2 milioni di morti
all'anno (12mila bambini), a causa di 270
milioni di incidenti (355mila mortali) o di malattie professionali.
L'Oil rende note alcune stime sul fenomeno.
Circa 2 milioni
di morti all'anno nel mondo, compresi
12mila bambini, a causa di 270 milioni di incidenti sul lavoro (di cui
355mila mortali) o di malattie professionali; in media, 5mila persone
muoiono ogni giorno nel pianeta a seguito di infortuni o problemi di
salute legati al lavoro. Nell'ottava Giornata internazionale di
commemorazione dei lavoratori morti e feriti sul lavoro,
l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, Agenzia delle Nazioni
Unite, ha comunicato alcune stime sul fenomeno in occasione della
conferenza “Per una cultura della sicurezza sul lavoro”, promossa
nella sede Ilo di Roma in collaborazione con l’Inail.
“Una raffica di cifre negative che non spingono a
una solidarietà generica – ha dichiarato Claudio
Lenoci, direttore dell’Ufficio Oil di Roma -, ma a un impegno
rinnovato per promuovere e sviluppare una cultura della sicurezza”.
Tra gli incidenti sul lavoro, 170mila (circa la metà) avvengono solo
nel settore agricolo. Altri settori ad alto rischio sono quelli delle
attività estrattive, della pesca industriale ed
edile. I casi di malattie professionali sono invece 160 milioni ogni
anno; un terzo di essi causano la perdita
di 4 o più giorni lavorativi; in particolare 340mila lavoratori
muoiono a causa di sostanze tossiche, e oltre 100mila a causa
dell'amianto; 11 milioni di persone vengono colpite da radiazioni
ionizzanti. Il cancro rappresenta la principale causa di morti legate
al lavoro (32% dei decessi), mentre gli incidenti e le violenze sul
lavoro provocano un numero di morti pari a quello delle malattie
contagiose. Altri studi indicano che in Europa il 50-60% del totale
dei giorni di assenza dal lavoro sono
dovuti allo stress causato dall’occupazione. “Occorre tener presente
il ruolo assunto dagli aspetti relazionali all’interno del mondo
lavorativo, analizzando lo stress ma anche
burn-out, mobbing, malattie
psicosomatiche”, ha rilevato Claudio Calvaruso,
direttore del Dipartimento informatico-statistico
dell’Ispels.
Il costo degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali
(sospensione del lavoro, cure mediche, pensioni di
invalidità e reversibilità) è pari, ogni anno, al 4% del
Pil mondiale: una cifra che ammonta a
1.251.353 milioni di dollari, somma “20 volte superiore all’ammontare
ufficiale dei fondi stanziati per lo sviluppo”, osserva l’Oil. “Le
imprese che realizzano sistemi di sicurezza adeguati – ha notato
Lenoci – conseguono traguardi
di eticità e giustizia sociale, ma anche
guadagni economici e competitività”.
L'Organizzazione Internazionale del Lavoro è impegnata a promuovere le
ratifiche da parte degli Stati membri delle convenzioni sull'igiene e
la sicurezza, favorire il dialogo tra governi, imprenditori e
sindacati per la prevenzione degli incidenti sul lavoro, sollecitare
programmi di formazione sulle norme internazionali sul lavoro e la
loro applicazione, monitorare l'applicazione delle convenzioni,
promuovere programmi per la definizione di buone pratiche al livello
nazionale e per l'adozione di programmi SafeWork
con monitoraggio e valutazione dei risultati. Inoltre l’Oil ricorda
che almeno 26 milioni di lavoratori tra i 15 e i 49 anni sono affetti
da Hiv-Aids: per evitare ogni
discriminazione nei loro confronti è stato elaborato nel 2000 un
Codice di condotta con linee guida internazionali.
Lavoro UE: cause principali
dei
decessi sul lavoro e costi compensati degli
incidenti sul lavoro e delle malattie
professionali |
|
|
CAUSE DEI
DECESSI |
% |
Cancro |
32% |
Malattie
circolatorie |
23% |
Incidenti e
violenze |
19% |
Malattie
trasmissibili |
17% |
Malattie
respiratorie |
7% |
Altri |
2% |
COSTI
COMPENSATI |
|
Disagi
muscolo-scheletrici |
40% |
Cuore |
16% |
Incidenti |
14% |
Malattie
respiratorie |
9% |
Disagi
nervosi |
8% |
Disagi
mentali |
7% |
Cancro |
3% |
Pelle |
3% |
Fonte:
Inail, PRIME INDICAZIONI
SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO ITALIANO NELL'ANNO 2002 (dati
aggiornati al 28 marzo 2003) - STATISTICHE U.E.
Lavoro UE (INAIL'03):
Infortuni in complesso e casi mortali
Tassi
di incidenza standardizzati per
100.000 occupati
negli Stati membri dell'Unione Europea (9 sezioni NACE comuni)
Anno 2000 |
|
|
INFORTUNI
IN COMPLESSO |
|
STATI
MEMBRI |
Numero |
Spagna |
7.047 |
Portogallo |
5.196 |
Francia |
5.026 |
Lussemburgo |
4.885 |
Germania |
4.752 |
Belgio |
4.210 |
Olanda* |
4.096 |
Italia |
4.046 |
UE-15 |
4.037 |
Austria |
3.052 |
Finlandia |
3.043 |
Danimarca* |
2.866 |
Grecia |
2.592 |
Gran
Bretagna |
1.683 |
Svezia* |
1.474 |
Irlanda* |
1.027 |
* Paesi in
cui i dati non provengono dal sistema
assicurativo |
NOTA:
I tassi di infortunio più elevati si
riscontrano in Spagna, Portogallo, Francia, Lussemburgo e
Germania.
L'Italia si colloca in linea con la media UE dei 15; media,
peraltro, influenzata dai valori, generalmente molto bassi,
relativi a quei Paesi in cui i dati provengono da sistemi non
assicurativi e - fa notare EUROSTAT - "l'incentivo economico per
la dichiarazione degli infortuni sul lavoro non è molto forte".
Valori sensibilmente inferiori alla media UE si registrano in
Gran Bretagna, Svezia e Irlanda |
|
|
CASI
MORTALI(1) |
|
STATI
MEMBRI |
% |
Lussemburgo |
6,7 |
Portogallo |
6,1 |
Austria |
5,1 |
Spagna |
4,7 |
Francia |
3,4 |
Italia |
3,3 |
Belgio |
3,1 |
UE-15 |
2,7 |
Grecia |
2,7 |
Irlanda* |
2,3 |
Olanda* |
2,3 |
Germania |
2,1 |
Finlandia |
2,1 |
Danimarca* |
1,9 |
Gran
Bretagna* |
1,4 |
Svezia* |
1,1 |
(1)
Esclusi incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di
trasporto nel corso del lavoro
* Paesi in cui i dati non provengono dal sistema assicurativo |
NOTA:
- I più elevati tassi di infortunio
mortale si registrano in Lussemburgo, Portogallo, Austria, -
Spagna e Francia.
- Anche l'indicatore relativo all'Italia si pone al di sopra di
quello medio europeo.
- Nettamente inferiori alla media UE Danimarca, Gran Bretagna e
Svezia. |
Fonte:
Inail, PRIME INDICAZIONI
SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO ITALIANO NELL'ANNO 2002 (dati
aggiornati al 28 marzo 2003) su dati EUROSTAT 2000 - STATISTICHE
U.E.
Lieve flessione
degli infortuni in Italia: 981mila nel 2002, 40mila in meno rispetto
all’anno precedente
Lieve flessione
degli infortuni in Italia: 981mila lo scorso anno - 40mila in meno
rispetto al 2001 -, di cui circa 1.300 mortali, secondo i dati
provvisori che diventeranno definitivi a giugno.
Li ha resi noti Mauro Fanti, direttore centrale
Inail per la prevenzione, intervenendo
stamani alla conferenza “Per una cultura della sicurezza sul lavoro”,
svoltasi nella sede romana dell’Organizzazione internazionale
del lavoro in occasione della VIII Giornata internazionale di
commemorazione dei lavoratori morti o feriti sul lavoro.
“I parasubordinati restano una categoria a grave rischio – ha rilevato
Fanti – ma diminuiscono i casi mortali nell’industria e nei servizi,
passati dai 1.268 del 2001 ai 1.229 del 2002”. Diminuzione anche al
centro-sud, ma aumento degli incidenti
mortali al sud e nelle isole. Tuttavia tra le
donne la mortalità infortunistica registra un modesto
incremento (da 109 a 112 casi nel 2002). Aumento
anche dei casi mortali avvenuti sulla strada casa-lavoro, quindi “in
itinere”, passati in pochi anni da un centinaio a circa 280.
Se si rapporta il numero degli infortuni a
quello degli occupati, sembra consolidarsi nel nostro paese il trend a
ribasso iniziato già nel 2000. Il maggior rischio si registra nelle
aziende più piccole, nei giovani e negli anziani; il 6% degli
incidenti è provocato dalle macchine e nella metà dei casi da
“comportamenti errati”. “Oltre la metà dei casi
mortali è legato all’uso di mezzi di trasporto”, ha rilevato il
dirigente Inail.
Il costo complessivo dei danni da lavoro per l'Italia? “Supera i 28
miliardi di euro”, ha informato Fanti, che
invita a fornire “incentivi economici alle piccole e medie imprese
perché abbiamo apparecchiature a norma e secondo l’innovazione
tecnologica, e perché promuovano informazione e formazione”. L'Italia
si attesta nella media europea per numero di
infortuni sul lavoro, facendo registrare indici infortunistici
inferiori anche rispetto a Paesi che vengono considerati di più
consolidata tradizione nell'attuazione delle normative sulla sicurezza
(Francia e Germania). Nel nostro paese, infatti, avvengono 41 su 1.000
infortuni (media europea: 48), il 3,3 per 100mila mortali (media
europea 2,7%). “Tuttavia non si deve
abbassare la guardia nei confronti del fenomeno infortunistico che è
purtroppo un problema comune a tutta l'Europa e che va risolto anche
nell'ambito delle politiche comunitarie in materia di salute e
sicurezza sul lavoro”, ha auspicato Fanti.
Anche l'Inail è
da tempo impegnato concretamente nella prevenzione degli infortuni con
azioni mirate alla costruzione di una cultura della sicurezza nelle
scuole e nelle aziende, nella formazione dei lavoratori. Sono stati
finanziati oltre 5.000 progetti per la formazione e informazione di
800.000 lavoratori, 17.000 rappresentanti dei lavoratori per la
sicurezza, 94.000 addetti alla gestione delle emergenze, 23.000 datori
di lavoro e responsabili dei servizi di prevenzione e protezione.
Inoltre è in corso il finanziamento di
7.100 programmi presentati dalle piccole e medie imprese e da quelle
dei settori agricolo e artigianale per l'adeguamento delle strutture e
dell'organizzazione alle normative di sicurezza.
Lavoro Italia (INAIL'03):
occupazione e infortuni sul lavoro
Periodo 2001 - 2002
|
|
OCCUPATI
(Fonte Istat migliaia
di unità) |
|
|
|
|
Settore
Attività |
Anno
2001 |
Anno
2002 |
Variazione |
Assoluta |
% |
Industria e
Servizi |
20.388 |
20.733 |
+345 |
+1,7 |
Agricoltura |
1.126 |
1.096 |
-30 |
-2,7 |
Totale
occupati |
21.514 |
21.829 |
+315 |
+1,5 |
|
|
|
|
|
INFORTUNI
DENUNCIATI
Infortuni in
complesso* |
|
|
|
|
Settore
Attività |
Anno
2001 |
Anno
2002 |
Variazione |
Assoluta |
% |
Industria e
Servizi |
938.863 |
907.621 |
-31.242 |
-3,3 |
Agricoltura |
81.821 |
73.902 |
-7.919 |
-9,7 |
Totale
infortuni
- di cui in
itinere |
1.020.684
50.940 |
981.523
55.753 |
-39.161
+4.813 |
-3,8
+9,4 |
|
|
|
|
|
CASI
MORTALI** |
|
|
|
|
Settore
Attività |
Anno
2001 |
Anno
2002 |
|
|
Industria e
Servizi |
1.268 |
1.229 |
|
|
Agricoltura |
140 |
131 |
|
|
Totale
infortuni mortali
- di cui in
itinere |
1.408
252 |
1.360
273 |
|
|
·
dati
provvisori
** dati provvisori (aggiornamento al 28 febbraio 2003)
NOTE:
Nel 2002
l'occupazione ha segnato un incremento dell'1,5%
(315.000 unità) quale effetto di un aumento dell'1,7% nell'Industria e
Servizi e di un calo del 2,7% in Agricoltura. Nello stesso periodo gli
infortuni sul lavoro risultano, alla data del 28/03/2003, diminuiti
del 3,8% (-3,3% nell'Industria e Servizi e -9,7% in Agricoltura).
Sulla base di previsioni statistiche il
dato consolidato della variazione complessiva dovrebbe attestarsi
intorno a -2%.
Per quanto riguarda
i casi mortali i dati necessitano di
ulteriori prolungati periodi di consolidamento e verifica.
Fonte:
Inail, PRIME INDICAZIONI
SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO ITALIANO NELL'ANNO 2002 (dati
aggiornati al 28 marzo 2003)
Lavoro Italia (INAIL'03):
Evoluzione infortunistica
Quinquennio 1998
- 2002 |
|
|
|
|
|
|
INFORTUNI
IN COMPLESSO
Valori assoluti |
|
|
|
|
Settore
di attività |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
INDUSTRIA E
SERVIZI
var. % su anno precedente |
866.278
+2,5 |
895.243
+3,3 |
906.580
+1,3 |
938.863
+3,6 |
907.621
-3,3 |
AGRICOLTURA
var. % su anno precedente |
96.984
-6,7 |
91.501
-5,7 |
85.555
-6,5 |
81.821
-4,4 |
73.902
-3,8 |
Tutte le
attività
var. % su
anno precedente |
963.262
+1,5 |
986.744
+2,4 |
992.135
+0,5 |
1.020.684
+2,9 |
981.523
-3,8 |
|
|
|
|
|
|
INDICI DI
INCIDENZA
( Infortuni in complesso x 1000
occupati ISTAT-dati elaborati) |
|
|
|
|
Settore
di attività |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
INDUSTRIA E
SERVIZI
var. % su anno precedente |
44,7
+1,0 |
45,5
+1,6 |
45,1
-0,8 |
44,6
-1,1 |
43,5
-2,5 |
AGRICOLTURA
var. % su anno precedente |
85,8
-2,9 |
85,9
+0,1 |
81,9
-4,6 |
78,3
-4,4 |
73,4
-6,3 |
Tutte le
attività
var. % su
anno precedente |
47,1
+0,3 |
47,7
+1,3 |
47,1
-1,3 |
46,4
-1,5 |
45,0
-3,1 |
NOTE:
In
valori assoluti, all'andamento crescente del numero
di infortuni che ha caratterizzato l'ultimo
quinquennio, si contrappone un'inversione di tendenza per il 2002.
Considerazione questa che vale sia per il complesso delle attività,
che per quelle dell'Industria e Servizi; l'Agricoltura accentua un
calo avviato già da molti anni.
In termini relativi
(rapportando cioè gli infortuni alla forza
lavoro che li esprime) si consolida il trend al ribasso iniziato già a
partire dall'anno 2000, nell'ambito di tutte le attività.
Fonte:
Inail, PRIME INDICAZIONI
SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO ITALIANO NELL'ANNO 2002 (dati
aggiornati al 28 marzo 2003)
Sicurezza: il
Ministero traccia le linee del semestre europeo ma
i sindacati attaccano: ''Non abbiamo sedi di confronto con il
Governo''
Più formazione
dei lavoratori sulla sicurezza, semplificazione della burocrazia nella
legislazione, responsabilità sociale delle imprese anche nelle tutele
dei dipendenti: sono alcuni dei temi che l’Italia affronterà durante
il semestre di presidenza dell’Unione europea. Lo ha annunciato Paolo
Onelli, direttore generale per la tutela
delle condizioni di lavoro del Ministero
del Welfare. Ma
i sindacati chiedono più ispezioni nelle aziende e di riaprire un
dialogo con le istituzioni “non a decisioni già prese”. Il confronto
è avvenuto durante la conferenza “Per una cultura
della sicurezza sul lavoro”, svoltasi nella sede romana
dell’Organizzazione internazionale del lavoro in occasione della VIII
Giornata internazionale di commemorazione dei lavoratori morti o
feriti sul lavoro.
“Il mondo del
lavoro è cambiato, l’epoca macchinista ha ceduto il posto a situazioni
autonome, atipiche, parasubordinate, che chiedono tutele – ha
proseguito Onelli -. Quindi la sicurezza
deve essere parte integrante di chi organizza il lavoro in azienda,
non una semplice lista di articoli di legge
da osservare”. Occorre pertanto “una formazione adeguata dei
lavoratori, soprattutto dei giovani” e allo stesso tempo “una
traduzione della normativa europea perché sia efficace”. Per quanto
riguarda il sistema dei controlli, ora è “prevalentemente
regionalizzato e delegato alle
Asl”, anche se Onelli
ha ammesso “un andamento non lineare dell’attività ispettiva, che deve
fare alleanze con sindacati e organizzazioni dei lavoratori”. Inoltre
alla cultura della salute e della sicurezza il Ministero dedicherà,
insieme all’Ue, un convegno dal 1° al 3
ottobre, che riguarderà tutti i paesi dell’allargamento trattando di
“responsabilità sociale delle imprese e di sostanze pericolose”.
Nell’Anno
europeo dei disabili “le conferenze vengono
organizzate quasi prescindendo dalle cause dell’handicap, che spesso
sono gli infortuni sui luoghi di lavoro o fattori di inquinamento
ambientale”, ha osservato Paola Agnello Modica, segretario nazionale
Cgil, aggiungendo: “Non abbiamo più sedi
di confronto con il Governo: la commissione consultiva prevista dalla
legge 626 al Ministero del Lavoro non si riunisce da circa 2 anni,
anche se continuiamo a chiedere di essere convocati”.
Secondo Modica “serve una legislazione
forte e una responsabilità vera delle imprese: il pericolo è che si
passi da una legge con troppi vincoli a una generica responsabilità
sociale, ma chi la controlla?”. “Non abbiamo l’idea
dell’autosufficienza – ha concluso –
vogliamo il dialogo con gli altri soggetti sociali, con le istituzioni
e gli imprenditori per discutere insieme lo sviluppo sostenibile”.
Hanno
partecipato al dibattito anche Isidoro Marino, Funzionario Area
Lavoro e Relazioni Industriali di
Confindustria; Renzo Bellini, Segretario
Confederale Sviluppo Sostenibile Cisl;
Carlo Fabio Canapa, Segretario Confederale Uil,
e Giorgio Russomanno, responsabile settore
sicurezza di Confartigianato