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Due italiani su tre sono contrari all'indulto
Indagine di Eurispes. Dal Redattore Sociale Più ''intransigenti'' i giovani fino a 34 anni e chi vive nel Mezzogiorno e nel Nord Italia. Il provvedimento fa crescere nei cittadini il senso di insicurezza e sfiducia nelle istituzioni. Fara: ''Metafora della carenza di legalità'' ROMA - Due italiani su tre sono contrari all'indulto. Più "intransigenti” i giovani fino a 34 anni (più della metà dichiara di essere contrario a qualsiasi sconto di pena), e chi vive nel Mezzogiorno e nel Nord Italia. Il 14% condivide l"atto di clemenza nel modo in cui è stato realizzato, mentre un italiano su cinque ignora completamente l'argomento. Il dato emerge dalla prima anticipazione del Rapporto Eurispes (la presentazione il prossimo 26 gennaio), che riguarda un"indagine condotta tra dicembre 2006 e gennaio 2007. Tra i contrari (66%), equamente divisi tra uomini e donne, quasi la metà (46,9%) dichiara la propria avversione verso ogni provvedimento di clemenza, indipendentemente dalle ragioni che lo motivano. L’altra metà (45,8%) si dimostra possibilista ma critica l’elevato numero di reati inclusi nel condono attuato nel 2006 oppure considera eccessivo lo sconto di pena di tre anni (6,8%). Più della metà dei cittadini considera l’indulto per niente (43,6%) o poco indispensabile (14%), mentre solo il 5,6% lo condivide pienamente e il 16,9% lo fa con qualche riserva. Il provvedimento sembra aver aumentato
nei cittadini il senso di insicurezza e sfiducia nelle istituzioni: il
59,7% del campione ritiene che abbia influito negativamente sulla
fiducia che i cittadini ripongono nella giustizia; il 37,3%, afferma che
dopo l’indulto la propria fiducia nella giustizia è diminuita, anche se
prevale la quota di chi la definisce invariata (40%); solo l’1,6% si
dice più fiducioso nella giustizia. Inoltre quasi il 60% crede che
l’indulto, mettendo in libertà un alto numero di detenuti, anche autori
di reati gravi, abbia generato seri problemi di sicurezza per i
cittadini italiani. Responsabili secondo il 41,5% degli italiani
maggioranza e opposizione. L’avversione degli italiani sembra essere
bipartisan: contrari all’indulto la stragrande maggioranza degli
elettori di destra e centro-destra (78,9%), ma anche elettori di centro
e di centro sinistra. Trasversale anche la sfiducia nella giustizia ed
il crescente senso di insicurezza, che riguardano gli elettori di tutti
gli schieramenti politici, con percentuali che oscillano tra l’80% degli
elettori di destra e di centro ed il 60% di quelli di sinistra. La
questione del sovraffollamento delle carceri infine sembra interessare
soltanto il 30% degli elettori di centro e poco più del 40% degli
elettori di sinistra. A distanza di un mese dall’entrata in vigore del provvedimento di clemenza, sono stati scarcerati 16.568 detenuti (11.313 dei quali con pena residua inferiore ad un anno), compresi un migliaio di detenuti in semilibertà. Altri 7.178 sono stati scarcerati essendo in custodia cautelare nei mesi d’applicazione dell’indulto. Tra questi, fino al 15 novembre, 4.456 erano detenuti anche per un titolo di reato definitivo venuto meno con l’indulto, e 2.722 erano sottoposti unicamente alla custodia cautelare. "Si tenga presente che in tutto il 2006, fino al 15 novembre, su 69.408 persone uscite in libertà per motivi diversi dall’indulto, ben 49.761 erano in stato di custodia cautelare. - sottolinea ilr apporto - Ancora 17.423 i soggetti che erano già fuori dal carcere per i quali erano applicate misure alternative, cessate per effetto dell’indulto. Mentre ammontano a quasi 4.757 coloro che hanno usufruito del provvedimento di clemenza per uno o più titoli di detenzione, ma che sono rimasti in carcere per altre condanne. Sono 480 infine, i detenuti ammessi a misure alternative per effetto del condono". L'indulto pesa su una ''giustizia al collasso'': 10 milioni i processi pendenti ad oggi, 6 milioni penali Invocato un provvedimento di amnistia ''per evitare migliaia di processi destinati a chiudersi con condanne a pene estinte, non eseguibili''. Anche 10 anni per ottenere una sentenza definitiva Le anticipazioni del rapporto Eurispes fotografano una "giustizia al collasso”: la durata media dei processi è pari a 35 mesi per il giudizio di primo grado e a 65 mesi per quello d'Appello ed è possibile attendere anche 10 anni per emettere una sentenza definitiva. Sono 10 milioni i processi pendenti, dei quali circa 4 milioni civili e 6 milioni penali, mentre risultano 70mila condanne definitive non ancora eseguite. Nel periodo 2001-2004 le cause civili giacenti davanti ai giudici di pace sono aumentate del 64%, quelle in Corte d"Appello del 122% e quelle in Corte di Cassazione del 33%. Le cause penali sono aumentate del 16% in istruttoria, del 60% in prima istanza, del 24% in Appello e del 4% in Cassazione. “La macchina della giustizia – sottolinea il rapporto - è gravemente indebitata ed i mezzi finanziari disponibili sono inadeguati al fabbisogno ordinario delle procure. I debiti accumulati nei confronti di aziende che si occupano per i tribunali di assistenza informatica, di verbalizzazione e di intercettazioni sono esorbitanti”. Il debito complessivo del Ministero della Giustizia ammonta a circa 250 milioni di euro: negli ultimi 4 anni le risorse per la gestione ordinaria sono diminuite del 51,2%. Ora il sistema giudiziario italiano subisce gli effetti della nuova legge sull’indulto. “Nel 2005 oltre l’80% delle condanne inflitte risultano pari o inferiori a tre anni di pena detentiva o a 10.000 euro di pena pecuniari. – sottolinea il rapporto - Ciò significa che 4/5 dei processi pendenti per reati commessi entro il 2 maggio 2006 si concluderanno, in caso di condanna, con la formula «pena interamente condonata”. La soluzione resta l’amnistia, provvedimento invocato da subito “per evitare che possano essere aperti migliaia di processi destinati a chiudersi con condanne a pene estinte, quindi non eseguibili; con un enorme spreco di risorse umane e materiali”.
Il Parlamento la scorsa estate ha approvato la legge sull'indulto. Secondo Lei, si è trattato di un provvedimento giusto? Sì 14,1 No 66,0 Non conosco l'argomento 19,9 Totale 100,0 Perché non lo ritiene giusto? Sono contrario a qualsiasi sconto di pena 46,9 Avrei previsto l'indulto soltanto per alcune tipologie di reato 45,8 Uno sconto di pena di tre anni mi sembrato eccessivo 6,8 Altro 0,6 Totale 100,0 In che misura, condivide la seguente affermazione: L'indulto ha causato seri problemi di sicurezza per i cittadini Per niente 10,7 Poco 10,2 Abbastanza 39,1 Molto 20,1 Non sa/non risponde 19,9 Totale 100,0
Il provvedimento è stato votato da tutte le forze politiche, tranne An,
Lega, Di Pietro e qualche altro parlamentare. Ai partiti della maggioranza 18,9 Ai partiti dell'opposizione 1,4 A entrambi gli schieramenti 41,5 Al Ministro della Giustizia Mastella 18,3 Non sa/Non risponde 19,9 Dopo la legge sull'indulto, la sua fiducia nella giustizia è… Diminuita 37,3 Rimasta invariata 40,0 Aumentata 1,6 Non sa/non risponde 21,1 Totale 100,0 * Sondaggio realizzato dall'Eurispes su un campione rappresentativo della popolazione italiana di entrambi i sessi per fornire spunti di riflessione riguardo alla percezione che dell'indulto ha avuto l'opinione pubblica nazionale. Un italiano su cinque ignora completamente l'argomento, soltanto il 14% condivide l'indulto nella forma in cui è stato realizzato, mentre due italiani su tre sono contrari al provvedimento di clemenza. Fonte: Eurispes
Il provvedimento di clemenza piace solo a un italiano su tre http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=108417&START=2021 di Felice Manti Felice Manti da Milano L’indulto lacera i partiti, ma non gli elettori. Mentre in Parlamento Polo e Unione si sono spaccate al loro interno, tra sofferti distinguo e coscienze in crisi, i loro elettori non hanno avuto dubbi. L’indulto, approvato in via definitiva ieri dal Senato con una maggioranza trasversale agli schieramenti, in realtà non si doveva fare. Lo rivela un sondaggio condotto da Fn&g (Ferrari Nasi & Grisantelli) per Il Giornale. La ricerca è stato realizzata tra il 3 e il 7 luglio scorso, mediante interviste telefoniche su questionario informatizzato a un campione di 794 adulti, rappresentativo, probabilistico controllato per quote di sesso età e titolo di studio. I risultati, si legge nel rapporto, sono stati normalizzati tenendo conto delle quote di sesso, età, area geografica e titolo di studio, relative all’universo di riferimento. Dal sondaggio emerge che solo un italiano su 3 è favorevole all’amnistia o all’indulto «come soluzione per evitare l’affollamento carcerario», mentre per il 60% «sarebbe meglio costruire carceri nuove». La zona geografica dove il «no» all’indulto è più accentuato è la cosiddetta «Zona rossa», cioè le regioni storicamente vicine alla sinistra come Emilia-Romagna, Umbria e Toscana, dove i contrari all’indulto sono il 62,2%, mentre la fascia d’età meno favorevole all’indulto è quella compresa tra i 18 e i 35 anni (66%).
Non mancano le sorprese quando si analizza
l’appartenenza politica dei contrari all’indulto, soprattutto perché
sono proprio i partiti delle due coalizioni più determinati nel chiedere
il provvedimento di clemenza (Forza Italia, Udc, Margherita e Ds) quelli
dove si registra una forte contrarietà. Nei Ds sono il 57,5%, in Forza
Italia il 64,5%, nell’Udc sono quasi l’80% (77,6%), mentre nella
Margherita sono il 62,2%. Dentro An i contrari all’indulto sfiorano il
90% (88,3%). In totale gli elettori dell’Unione favorevoli all’indulto
sono solo il 38,6%, quelli della Casa delle Libertà ancora meno (27,
2%), a fronte di un 69,2% contrari alle misure di clemenza. |
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