Rapporto
Eurispes
13
novembre 2002
Presentato
il Terzo Rapporto Nazionale sulla condizione dell'Infanzia e
dell'Adolescenza, realizzato da Eurispes
e Telefono Azzurro
Novità di quest’anno il tentativo di individuare “i confini
biologici, cognitivi e relazionali tra l’infanzia, l’adolescenza
e l’età adulta” attraverso la somministrazione capillare di un
articolato questionario, distribuito su tutto il territorio
italiano, grazie al quale sono stati individuati due Identikit:
quello del bambino e quello dell’adolescente. Sono 150 scuole
italiane di ogni ordine e grado interessate dall’indagine e 7.000
i questionari pervenuti e analizzati, che hanno consentito di
rappresentare, con “un sufficiente grado di precisione” i
comportamenti, gli atteggiamenti e le tendenze attuali dell’infanzia
e dell’adolescenza.
Identikit
dell' adolescente: poco interessati alla politica, ma pronti a
mobilitarsi...e con la testa nel pallone
Più complesso indagare la natura dei sentimenti e dei
rapporti degli adolescenti. Il terzo Rapporto Nazionale sulla
Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, realizzato da Eurispes
e Telefono Azzurro, dedica ampio spazio a questa età di transizione
e profondo cambiamento, in cui i ragazzi pur indipendenti ritengono
sempre la famiglia l’orbita della propria vita. L’identikit
tracciato grazie alle risposte dei ragazzi mostra adolescenti
diventati autonomi un po’ più tardi rispetto al campione dei
bambini. In particolare l’80% di loro ha dichiarato di aver avuto
le chiavi di casa tra i 10 e i 14 anni e quasi i due quinti del
campione tra gli 11 e i 12 anni, mentre naturalmente è maggiore la
disponibilità economica di cui dispongono (10 euro la settimana i
più, da 11 a 25 il 29,6%). I tre quinti del campione (63% circa dei
maschi, e 57% circa delle femmine) ha una stanza tutta per sé e
tutti confort -“arsenale tecnologico” è stato detto nella
presentazione del Rapporto - riservati anche ai più piccolini
sebbene in percentuale diversa: più della metà del campione
possiede un computer nella propria stanza (il 54,3% nelle Isole)
che, in misura maggiore rispetto ai giovani delle altre aree
geografiche, hanno dichiarato di non avere un computer nella propria
stanza, l’8% circa del campione (11,6% circa dei maschi, 5% delle
femmine) ha la webcam nella propria
stanza ed il 28% del campione possiede un telefono fisso. La playstation
è diffusa più al Sud e nelle Isole.
Un canale privilegiato per analizzare i cambiamenti nel mondo
adolescenziale rimane il modo in cui utilizzano il loro tempo
libero, le attività che svolgono fuori dell’orario scolastico. Le
associazioni più frequentate sono di gran lunga quelle sportive
(58,2%), mentre quelle a minore partecipazione sono i movimenti
politici (3,9%). Un dato confortante secondo gli esperti è quello
riferito al numero di ragazzi iscritti ad associazioni di
volontariato (8,5%), che mostra un maggiore livello di sensibilità
verso le tematiche sociali. Pochissimi dunque i ragazzi impegnati in
politica, 23% quelli disgustati e 49% indifferenti. Tuttavia cresce
un impegno personale ed una voglia di mobilitarsi soprattutto per
l'ambiente e le questioni legate al “Sud del mondo”. La maggior
parte dei ragazzi intervistati trascorre il proprio tempo libero
principalmente a casa (31,6%); il 19,6% lo trascorre nei parchi o
nei giardini e il 14,9% nella strada. I luoghi meno frequentati sono
la discoteca (0,9%), la parrocchia (1,1%) e la sala giochi (1,8%),
ma non è trascurabile quell’1% che passa il proprio tempo libero
in un centro commerciale, “luogo che si connota sempre più come
spazio di socializzazione e di incontro”. Lo sport più praticato
è naturalmente il calcio (26,8% rispetto al circa 24% dei bambini),
meno amati tennis e atletica, mentre il 16,1% degli adolescenti
intervistati ha dichiarato di non praticarne alcuno.
Indagati anche i comportamenti a rischio degli adolescenti con un
insieme di domande riguardanti l’uso di sostanze, le condotte
relative alla sicurezza stradale, le situazioni di disagio o
difficoltà, le minacce e gli atti di prevaricazione. La quasi
totalità del campione ha riferito di non aver mai usato Lsd/allucinogeni,
ecstasy/acidi, eroina e cocaina, senza differenze tra maschi e
femmine, mentre il 12% degli adolescenti del campione ha consumato
occasionalmente hashish o marijuana, il 7% le consuma spesso (i
maschi con una percentuale doppia rispetto alle femmine: 9,1% contro
il 4,6%). Il consumo di vino o birra risulta molto più alto
rispetto alle altre sostanze, quello di superalcolici, per più di
un terzo del campione (35,5%) è occasionale, per il 12% è
frequente.
Cinque sezioni, che indagano nelle più tradizionali aree
tematiche che riguardano i minori, per raccontare la condizione dell’infanzia
e dell’adolescenza e tentare di individuare quale possa essere a
fronte di bisogni e richieste a volte inespresse l’intervento
delle istituzioni e della società civile. Si presenta così il 3°
Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza,
nato dalla collaborazione tra Eurispes e
Telefono Azzurro, presentato questa mattina a Roma. Una
collaborazione “collaudata” come sottolineano i presidenti delle
due organizzazioni nella presentazione del volume.
Disagio, abuso, criminalità minorile, sfruttamento sessuale e
violenze sui minori, la disabilità e la
depressione infantile, il consumo di sostanze: sono questi alcuni
dei temi riassunti nelle schede del rapporto ma anche qualcosa di
più come spiegano gli estensori.: “La globalizzazione
dei mercati mondiali sembra presentare caratteristiche quasi di
irreversibilità: siamo di fronte a una grande trasformazione
caratterizzata, sul piano dell’iniziativa economica, da
consistenti processi di internazionalizzazione della produzione e
degli scambi. - sottolineano Gian Maria
Fara e Ernesto Caffo - Il carattere espansivo di questi processi
genera dinamiche sociali piuttosto complesse e di difficile
regolazione. La continua ricerca dell’efficientismo economicistico,
che guida i principali processi produttivi e competitivi, determina,
infatti, nuove forme di esclusione sociale, una nuova disuguaglianza
in termini di reddito e una divergenza delle prospettive di vita in
ampi strati della popolazione mondiale”.
Il rapporto si struttura attraverso schede tematiche suddivise in
cinque macroaree (Ascolto e Giustizia, Disagio e Abuso, Psicologia e
Salute, Educazione, cultura e tempo libero e Famiglia) con alcune
attenzioni particolari. Ad esempio l'analisi delle vecchie e nuove
povertà, lo studio delle politiche familiari e delle trasformazioni
demografiche familiari, la legge 328/2000 e il futuro dei servizi
socio-sanitari per l’infanzia e l’adolescenza. Altro ambito
d'indagine privilegiato il ruolo dei media nei confronti dei minori.
Lo studio guarda sopratutto al modo, al “gusto morboso”, con cui
vengono raccontati giornalisticamente
episodi di cronaca nera o giudiziaria, che li vedono vittime o
autori di ogni genere di crimini violenti e talvolta efferati.
Novità di quest’anno il tentativo di individuare “i confini
biologici, cognitivi e relazionali tra l’infanzia, l’adolescenza
e l’età adulta” attraverso la somministrazione capillare di un
articolato questionario, distribuito su tutto il territorio
italiano, grazie al quale sono stati individuati due Identikit:
quello del bambino e quello dell’adolescente. Sono 150 scuole
italiane di ogni ordine e grado interessate dall’indagine e 7.000
i questionari pervenuti e analizzati, che hanno consentito di
rappresentare, con “un sufficiente grado di precisione” i
comportamenti, gli atteggiamenti e le tendenze attuali dell’infanzia
e dell’adolescenza.
Identikit
del bambino: tra i 7 e gli 11 anni hanno la chiave di casa, la
propria camera e gestiscono soldi
Una delle novità contenute quest’anno nel Rapporto
Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza,
realizzato da Eurispes e Telefono
Azzurro, è il monitoraggio avviata attraverso questionari
distribuiti nelle scuole italiane e realizzati dopo un confronto con
esponenti del mondo politico ed opinion leader di diverse aree
disciplinari. L’intento era quello di indagare su un fenomeno che
gli estensori definiscono come “un’accelerazione dei ritmi di
crescita del minore” e sulle sue cause per arrivare a determinare
i meccanismi dello sviluppo cognitivo. Una questione delicata ma non
trascurabile: si pensi alla riforma della giustizia minorile dove la
proposta di un inasprimento delle sanzioni penali per i minorenni
tra i 16 e i 18 anni, poggia sulla considerazione che essi sono
considerati “i soggetti più vicini al completamento del processo
di formazione e maturazione”.
Dai 7000 questionari correttamente compilati ed analizzati sono
emersi due identikit, uno per il bambino ed uno per l’adolescente.
Per quanto riguarda i bambini, i formulari sono stati distribuiti
con la collaborazione dei docenti a 3.200 alunni di età 7-11 anni,
frequentanti le classi 3a, 4a, 5a elementare e 1a media per capire
meglio quale sia l’autonomia del bambino, le aspettative per il
futuro e dei rapporti con la famiglia e con il mondo esterno.
Indice di autonomia per i bambini il possedere le chiavi di casa
(29,1%), la propria stanza (49,9%) e soldi da poter gestire. Secondo
l’indagine la maggior parte è abituati a gestire somme di denaro
(in genere intorno ai 5 euro per settimana, ma c’è anche un 5,3 %
che può contare su più di 20 euro a settimana), che nel 71,6% dei
casi vengono messe da parte. Un comportamento che secondo gli
esperti indica una buona capacità di gestire il proprio denaro;
atteggiamento più spiccato al sud dove la percentuale di “bambini
risparmiatori” è quasi doppia rispetto a quella delle altre aree
geografiche. Chi spende il proprio denaro lo fa soprattutto per
comprare libri, fumetti, riviste, cd e musicassette o figurine. Il
6,1% del campione spende soldi in sala giochi (più i bambini che le
bambine) mentre il 12,6% del campione afferma di “non averne mai”.
Chi ha una propria stanza ha anche a disposizione televisore
(55,3%), radio (57,4%), stereo o lettore cd (50,4%), computer
(41,3%) e in percentuale minore playstation
(37,9%), videoregistratore (31,1%), telefono fisso (16,4%), webcam
(6,9%).
Il questionario affronta poi gli stati d’animo più diffusi tra i
piccoli -rispetto alla famiglia e al mondo esterno- che nella
maggior parte dei bambini, secondo l’indagine, è “positivo”:
il 37,9% afferma di essere felice, il 14,6% tranquillo, il 9,6%
sereno, il 4,4% soddisfatto. C’è però una percentuale
complessiva abbastanza rilevante di bambini che manifesta sentimenti
o stati d’animo “negativi” (31,5%). Di questi in particolare
il 17,1% si sente nervoso, il 7,8% stressato, il 3,5% ansioso, il
3,2% depresso. La felicità secondo l’analisi sembra appartenere
più al mondo femminile (il 40,3% infatti si dichiara felice a
fronte del 35,5% dei maschi) e si è più felici e meno stressati
nelle Isole (43,2% ). Il bambini trascorrono nella maggior parte dei
casi “abbastanza o molto tempo” con i genitori (l’84,9%), ma
solo il 70,4% di essi si sente “molto o abbastanza” ascoltato.
Questo conferma il fatto secondo gli esperti, che il tempo trascorso
insieme non sempre è indice della qualità dei rapporti.
Rispetto a come sarà la vita futura l’83,0% dei bambini
intervistati crede che si sposerà e che avrà dei figli, l’86,9%
prevede di svolgere un lavoro che gli piace e nel 53,9% dei casi si
prevede che sia un lavoro importante. Esiste tuttavia una
percentuale non trascurabile di bambini -il 15,1%- che immagina la
propria vita futura da single mentre l’8,9% è disposto a sposarsi
ma non vuole figli. La percentuale dei bambini che immaginano di
vivere da soli è inferiore al Sud e nelle Isole rispetto al
Nord-Est ed al Centro (11,8% al Sud, 13,1% nelle Isole, 19,4% al
Centro, 18,4% al Nord-Est) mentre è inferiore la percentuale delle
femmine che immaginano di svolgere da grande un lavoro importante a
quella dei maschi della stessa età (48,4% delle femmine, contro
59,3% dei maschi). Segno questo di una concezione della famiglia
più tradizionale al Sud.
Ma come trascorrono i bambini di 7-11 anni il tempo libero?
La maggioranza degli intervistati passa i momenti liberi
con gli amici (46,8%), il 20,5% con i rispettivi fratelli/sorelle ed
il 16,5 % con i genitori. Le attività principali a cui si dedicano
“abbastanza” sono leggere (56,9%): guardare la Tv (53,8%),
ascoltare musica (47,7%) e utilizzare il computer (43,2%). Una larga
maggioranza (69,1%) guarda la Tv da 1 a 2 ore al giorno, il 17,3%
del campione afferma invece di seguire i programmi televisivi dalle
3 alle 5 ore al giorno. Il 5,7% dei bambini non segue mai la Tv,
mentre è meno sorprendente, ma “allarmante” secondo l’indagine
rilevare che il 7,9% si espone al piccolo schermo per più di 5 ore
al giorno. Al campione è stato domandato se gli è mai capitato di
essere impressionato da una scena di violenza vista in televisione.
Il 69,3% dei soggetti ha risposto di sì e dunque più di due terzi
dei bambini intervistati si sono quindi trovati di fronte ad una
scena, trasmessa dalla televisione, che li ha colpiti e turbati. È
stato poi chiesto ai bambini di indicare da che genere di scena
violenta sono stati impressionati. Si tratta nel 73,1% dei casi di
una scena violenta vista in un film o in un telefilm mentre il 44,5%
e 40,7% dichiarano che si trattava di un fatto di cronaca riportato
dal telegiornale o un fatto di cronaca che riguardava un bambino.
Solo il 19,3% ha citato scene di sesso o scene violente nei cartoni
animati. Per quanto riguarda invece l’uso di internet il 60,8% del
campione dichiara di non collegarsi mai alla rete, il 35,8% degli
intervistati qualche volta e il 3,4% dei soggetti si collega ogni
giorno. Ci si collega soprattutto per giocare, “per cercare cose
interessanti” e “per studiare”. Solo una minoranza degli
intervistati usa la rete per chattare,
usare la posta elettronica ed inviare sms
ed il 5,7% ammette di navigare per “cercare cose proibite”.
Al campione è stato chiesto, infine, se si è mai
collegato ad un sito con scene o messaggi violenti e solo una
minoranza (13,4%), “degna di attenzione considerata l’età dei
soggetti” specifica il rapporto ha dichiarato di sì. L’86,6%
dei soggetti non è invece mai capitato di collegarsi a siti del
genere. Nel maggior numero di casi le immagini violente trovate in
rete facevano parte di un videogioco (42,3%) scene/immagini di
guerra (34,8%), immagini pornografiche (29,9%), scene o immagini di
violenza su bambini (26%), scene o immagini di violenza su adulti
(25,5%).
La
depressione tocca il 5,3% dei ragazzi tra gli 11 ed i 14 anni e
circa il 2% dei bambini
La depressione non è solo un problema femminile. I dati
forniti nel Terzo rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza
di Eurispes e telefono Azzurro indicano
che nel 2002 il 7% della popolazione italiana tra i 6 ed i 19 anni
è afflitto da problemi depressivi, una percentuale che raggiunge
negli Stati Uniti l’8%: accusano uno stato depressivo il 5,3% dei
ragazzi tra gli 11 ed i 14 anni ed il 13,8% tra quelli dai 15 ai 19
anni. Nei bambini la percentuale riscontrata è modesta si aggira
intorno al 2%.
“A parlare per la prima volta della depressione in termini di
malattia è Ippocrate, che nel V secolo
a.C. conia il termine melanconia: da melàs,
“nero”, e cholè, “bile”. – si
legge nel rapporto - La causa della depressione era infatti vista
nell’eccesso di bile nera, uno dei quattro fluidi vitali (insieme
al sangue, alla bile gialla e alla flegma),
che, secondo la medicina antica, regolavano le emozioni e il
benessere psichico”. La depressione ha forme molto diverse ed in
particolare quando si parla di giovani questa patologia è legata
alle sensazioni che in quell’età di sperimentano: tristezza,
noia, angoscia, paura, timidezza. Secondo gli osservatori in questo
periodo della vita si avvertono frequentemente sensazioni di
tristezza perché ci si sente inadeguati. “Gli adolescenti
trascorrono ore davanti allo specchio a scrutare i segni del
cambiamento cercando di piegarli agli ideali estetici di
riferimento. Il requisito della bellezza assume il valore di un
lasciapassare per venire accettati/e e desiderati/e dall’altro
sesso”. Tra i fattori che possono favorire la depressione, secondo
gli esperti, la solitudine, problemi con la famiglia, il confronto
con nuovi ambienti, lutti ed insuccessi. Le statistiche rilevano che
si manifesta, in più del 50% dei casi, per la prima volta tra i 15
ed i 19 anni, tuttavia, il 70% dei ragazzi non è assistito da
servizi per la salute mentale. In questa fascia di età, un caso
depressivo dura in media dai 7 ai 9 mesi.
L’aspetto che più preoccupa è la “pericolosa associazione”
della depressione nei bambini e negli adolescenti con i suicidi, che
sono sempre di più negli anni adolescenziali e rappresentano la
terza causa di morte tra gli adolescenti e la sesta causa per i
bambini dai 5 ai 14 anni. Un rischio che secondo gli esperti aumenta
se la depressione è accompagnata dall’uso di alcool o droghe.
Dall’indagine è anche emerso che tra gli adolescenti che
presentano disturbi depressivi, il 7% è esposto al rischio di
comportamenti suicidi nell’età adulta.
Cresce
il fenomeno dei ''young sex offenders'',
minorenni autori di violenze sessuali a danno di altri minori
Nuove forme di violenza per i ragazzi tra i 14 ed i 18 anni
nelle famiglia e nella scuola: atti di vandalismo, violenza negli
stadi, sassi dal cavalcavia, aggressioni razziali, “baby gang”,
violenza sessuali. Il Terzo Rapporto sulla condizione dell’infanzia
e dell’adolescenza di Eurispes e
Telefono Azzurro indaga sull’evoluzione del fenomeno della
delinquenza minorile a partire dai dati forniti dagli ingressi nei
Centri di Prima Accoglienza, che si dimostrano sostanzialmente
stabile tra il 1991-2001 3.700-4.200 ingressi circa) con una
discreta diminuzione degli ingressi complessivamente considerati
negli anni 2000 e 2001. Sul totale incide soprattutto la diminuzione
degli ingressi dei soggetti di sesso femminile, che passano dal 24%
del 1999 al 21,9% del 2000 e al 18,6% del 2001. Tra i ragazzi
stranieri transitati nei Cpa
“minori di 14 anni”, il dato più consistente (pari all’86,7%)
riguarda i ragazzi dei paesi dell’Europa dell’Est (in
prevalenza, Albania, Bosnia-Erzegovina,
Romania) e solo in misura molto inferiore quella proveniente dagli
altri paesi. Quanto invece all’utenza italiana, il dato più
consistente riguarda ragazzi tra i 16 e i 17 anni (58,1%).
Nel 2000 il 23,7% delle denuncie a carico di minorenni ha riguardato
reati contro la persona, compresi i reati sessuali. I ricercatori li
chiamano “Young Sex Offenders”;
sono minori autori di reati sessuali. Un fenomeno relativamente
contenuto eppure secondo gli osservatori sempre più consistente
anche in Italia dove nel 1998 sono stati denunciati 595 minori, nel
1999 583, mentre nel 2000 le denunce sono scese lievemente a 561. Il
reato di violenza sessuale ha inciso per l’87,2% sul complesso dei
reati denunciati a carico di minori. “I minori commettono abusi
sessuali per diversi motivi. – spiegano i ricercatori - Alcuni
adolescenti hanno un’apparenza goffa e sgraziata o presentano
difficoltà di inserimento sociale: per questi motivi possono
incontrare difficoltà nello stringere amicizia con i coetanei o
addirittura essere rifiutati e denigrati da questi. Questa
situazione può indurre il ragazzo, emarginato dai coetanei, a
rivolgere a bambini più piccoli il proprio bisogno di amicizia, di
relazione e quindi di sessualità. I bambini che vengono molestati
da questi ragazzi in genere non sono in grado di comprendere
pienamente la natura della relazione che li lega al loro abusante.
Così le piccole vittime possono reagire con spavento o comunque
sentendosi non in grado di opporsi alle molestie; gli abusanti, d’altro
canto, possono leggere queste reazioni come un segno di consenso e
quindi continuare l’abuso”.
Minori e giustizia: C.P.A.;
I.P.M.; U.S.S.M.;
Comunità. Piccolo glossario
Centri di Prima Accoglienza
Ospitano i minori arrestati, fermati o accompagnati fino
all''udienza di convalida, svolgendo nei loro confronti attività di
sostegno e di chiarificazione. Essi, inoltre, forniscono
all''Autorità Giudiziaria procedente i primi elementi di conoscenza
della situazione che riguarda il minore e cercano di attivare le
risorse familiari e ambientali, coinvolgendo gli altri servizi
minorili e quelli del territorio. Preparano le dimissioni del minore
dal centro o l''eventuale trasferimento ad altri servizi o
strutture.
Il C.P.A. si caratterizza come
una struttura non carceraria, collocata in gran parte presso gli
Uffici Giudiziari; pertanto, il periodo di permanenza nel centro,
anche se molto breve, permette di evitare l''impatto con l''istituto
penale.
E'' importante precisare che, ai sensi dell''art.18 c.2
D.P.R. 448/88, non tutti i minori arrestati o fermati vengono
condotti in C.P.A. Il pubblico
ministero, infatti, può disporre che il minorenne venga condotto
presso una comunità pubblica o autorizzata o, "tenuto conto
del fatto, dell''età e della situazione familiare", può
disporre che "il minorenne sia condotto presso l''abitazione
familiare perché vi rimanga a sua disposizione".
Istituti Penali per i Minorenni
Ospitano i minori sottoposti a provvedimento adottato
dall''Autorità Giudiziaria, relativamente alla custodia cautelare
e/o all''esecuzione della pena. Ospitano, inoltre, i "giovani
adulti" che hanno commesso reato da minorenni e che, come
previsto dalla legislazione italiana, espiano la pena nelle
strutture per minorenni fino al compimento del 21° anno di età.
Le finalità proprie dell''I.P.M. sono
identificabili nell''esecuzione dei provvedimenti dell''Autorità
Giudiziaria, nel rispetto dei diritti soggettivi dei minori, e
nell''attivazione di processi di responsabilizzazione e di
promozione umana del minore.
Gli I.P.M. sono 17, dislocati
in quasi tutte le Regioni; soltanto quattro (Milano, Torino, Roma e Nisida)
sono dotati di sezione femminile.
Uffici di Servizio Sociale per Minorenni
Il Servizio Sociale interviene per i minorenni coinvolti nel
circuito penale, concorrendo alla promozione ed alla tutela dei
diritti degli stessi.
Gli Uffici di servizio sociale per i minorenni operano in
collaborazione con gli altri Servizi della Giustizia Minorile e con
i Servizi territoriali degli EE.LL. e
del Privato Sociale, attraverso modalità operative integrate.
Le Comunità
Si tratta di strutture utilizzate per l''esecuzione delle misure
cautelari non detentive e del riformatorio giudiziario, con
dimensioni strutturali e organizzative connotate da una forte
apertura al contesto ambientale.
I collocamenti in comunità vengono disposti non soltanto
verso le comunità dell''Amministrazione della Giustizia Minorile,
ma anche verso comunità private, associazioni e cooperative, con
cui vengono stipulate convenzioni, al fine di aumentare le
possibilità di accesso dei minori a questo tipo di struttura.
Fonte: Ministero della Giustizia, 2001
Minori
e giustizia: Ingressi in Centri di Prima Accoglienza (CPA)
negli anni 1991/2000, per nazionalità e per sesso
|
ANNI
|
Italiani
|
Stranieri
|
Totale
|
M
|
F
|
m+f
|
M
|
F
|
m+f
|
M
|
F
|
m+f
|
1991
|
2.100
|
70
|
2.170
|
976
|
926
|
1.902
|
3.076
|
996
|
4.072
|
1992
|
2.512
|
79
|
2.591
|
1.020
|
941
|
1.961
|
3.532
|
1.020
|
4.552
|
1993
|
2.314
|
62
|
2.376
|
913
|
833
|
1.746
|
3.227
|
895
|
4.122
|
1994
|
2.089
|
72
|
2.161
|
1.067
|
857
|
1.924
|
3.156
|
929
|
4.085
|
1995
|
1.882
|
54
|
1.936
|
1.283
|
956
|
2.239
|
3.165
|
1.010
|
4.175
|
1996
|
1.880
|
72
|
1.952
|
996
|
842
|
1.838
|
2.876
|
914
|
3.790
|
1997
|
1.953
|
54
|
2.007
|
1.151
|
1.038
|
2.189
|
3.104
|
1.092
|
4.196
|
1998
|
1.848
|
69
|
1.917
|
1.385
|
920
|
2.305
|
3.233
|
989
|
4.222
|
1999
|
1.905
|
68
|
1.973
|
1.321
|
954
|
2.275
|
3.226
|
1.022
|
4.248
|
2000
|
1.686
|
58
|
1.744
|
1.433
|
817
|
2.250
|
3.119
|
875
|
3.994
|
Fonte:
Ministero della Giustizia, 2001
I
''puer aeternus''
all'italiana. Si esce da casa sempre più tardi
Nel corso degli ultimi anni in Italia il numero dei giovani
che permangono nelle famiglie di origine è cresciuto. Un fenomeno,
noto anche come “famiglia allungata”, che, secondo il Terzo
Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza di Eurispes
e Telefono Azzurro, riguarda più i maschi che le femmine ed il
divario è più grande tra i 30 ed i 34 anni, dove il 35,4% dei
maschi, contro il 18,3% delle femmine, continua a vivere con almeno
un genitore. Il fenomeno è più frequente al Sud.
Secondo un’indagine multi scopo sulle famiglie condotta nel 2000
nel 1993 i giovani tra i 18 e i 34 anni che vivevano nel proprio
nucleo di origine, rappresentavano il 55,5%, mentre nel 2000 la
percentuale era del 60,2%. In molti casi neanche avere un impiego
spinge i giovani fuori di casa, contrariamente a quanto afferma chi
individua nella disoccupazione giovanile una delle cause di questo
fenomeno: nel 1993, tra i giovani di 18-34 anni che restavano in
famiglia, il 41,9% aveva un lavoro, mentre nel 2000 risultavano
occupati il 46,5%. Nell’indagine presa in esame dall’Eurispes
è stato chiesto ai giovani italiani, di età compresa tra i 18 e i
34 anni, attraverso una domanda a risposta multipla, quali fossero i
motivi per restare nella casa dei genitori. Il 48,1% del campione ha
risposto che “gli sta bene così”, per poter mantenere la
propria libertà. La percentuale dei giovani che rimangono in casa
“perché sta bene così”, tende progressivamente a crescere con
l’aumentare dell’età (18-19 anni 41,4%, 20-24 anni 46,6%, 25-29
anni 50,8% e 30-34 anni 54,4%). Mentre comprensibilmente per il
gruppo di giovani di età compresa tra i 18 e i 19 anni il motivo
principale della permanenza in casa è lo studio (58,9%).
Il
52,5% dei bambini e il 44,1% degli adolescenti non conosce la
Convenzione Onu
Bambini e adolescenti italiani poco attenti ai loro
diritti: su un campione di 3.200 bambini tra gli 8 e i 12 anni e
3.800 adolescenti (alunni di seconda e terza media e delle
superiori) ben il 52,5% dei bambini e il 44,1% degli adolescenti non
conosce la Convenzione Onu sui diritti
del fanciullo. “Tra quanti la conoscono, però, è significativo
che la principale fonte di informazione sia risultata la scuola”,
per circa un terzo degli intervistati. Lo ha evidenziato Ernesto
Caffo, presidente di Telefono azzurro e docente di neuropsichiatria
infantile alle Università di Modena e Reggio Emilia, presentando
stamani nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza il III
Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza,
curato insieme all’Eurispes.
Il responsabile di Telefono azzurro ha ricordato i tre incontri
internazionali che negli ultimi dodici mesi hanno affrontato i temi
dell’infanzia: dal secondo Congresso mondiale contro lo
sfruttamento sessuale dei bambini, a Yokohama (dicembre 2001) all’Assemblea
generale dell’Onu riunita in sessione
speciale nel maggio scorso, fino al Summit sullo sviluppo
sostenibile, conclusosi a Johannesburg il 4 settembre. “Il
panorama della situazione dei bambini nel mondo è sconfortante –
ha dichiarato -: a causa delle guerre sono ben 30 milioni i
rifugiati e gli sfollati, di cui la maggioranza donne e bambini;
circa 250 milioni di minori tra i 5 e i 14 anni lavorano nei paesi
in via di sviluppo e più di 50 milioni tra i 5 e gli 11 anni
lavorano in situazioni pericolose”. Inoltre in questo decennio
oltre 2 milioni di bambini sono stati uccisi e più di 6 milioni
feriti o resi invalidi nei conflitti armati: “Nell’ultimo anno
sono stati reclutati a combattere le guerre degli adulti oltre
300mila ragazzi – ha ricordato Caffo -; il 30% dei bambini sotto i
5 anni soffre di malnutrizione grave o leggera, mentre uno su 4 vive
in una famiglia al di sotto della soglia della povertà”.
Per quanto riguarda il commercio sessuale, ogni anno circa un
milione di minori tra i 13 e i 18 anni ne sono coinvolti: lo ha
annunciato Gian Maria Fara, presidente
dell’Eurispes, notando che “il
problema è comune a paesi del nord e del sud del mondo: 100mila
nelle Filippine, 400mila in India, 100mila a Taiwan, 200mila in
Tailandia, tra i 244mila e i 325mila negli Stati Uniti, 100mila in
Brasile, 35mila nell’Africa occidentale, 175mila nell’Europa
orientale e centrale”. (lab)
''Le
Regioni dovrebbero accrescere le proprie competenze progettuali''
Si parla molto in questo periodo della Legge 328/2000
soprattutto in relazione alle difficoltà, denunciate da più di un’amministrazione
locale, legate al mancato finanziamento da parte dello Stato che
mettono a rischio servizi rivolti ai minori. Una riflessione su
questa normativa che “rappresenta insieme un punto di arrivo e un
punto di partenza” viene anche dal Terzo Rapporto sulla condizione
dell’infanzia e dell’adolescenza di Eurispes
e Telefono Azzurro, presentato questa mattina.
“L’importanza della legge quadro non risiede soltanto nella
rielaborazione delle competenze tra i diversi livelli istituzionali
o nel modello di integrazione operativa di interventi, entrambi
mirati al superamento delle antiche disfunzioni e sovrapposizioni e
neppure nel diverso rapporto prefigurato tra strutture pubbliche e
soggetti privati con finalità non lucrative. – si legge nel
rapporto - La vera scommessa è nel creare le condizioni affinché l’intervento
assistenziale consenta, come fase finale, l’uscita dal disagio e
il reinserimento, totale o parziale, nelle condizioni più gravi,
del soggetto nell’ambito civile”. La realizzazione della legge
quadro regionale sull’assistenza, secondo gli esperti, non può
limitarsi a regolare l’esistente, “deve invece porsi come punto
di rottura e di discontinuità rispetto al passato, dando un impulso
nuovo, indicando una rotta alternativa e rispondendo così al
radicale cambiamento richiesto dalle nuove dinamiche sociali”.
Gian Maria Fara dell’Eurispes
ha detto questa mattina che “le Regione dovrebbero accrescere le
proprie competenze progettuali ai fini dell’implemento di una
politica per l’infanzia e l’adolescenza in linea con la
Convenzione Onu per i diritti del
bambino: una politica cioè volta al potenziamento organico delle
strutture socio-educative, ricreative e culturali presenti sul
territorio”. “Si registra – ha detto – tra le regioni
settentrionali e quelle meridionali del Paese un sempre maggiore
squilibrio, in termini di tutela normativa, di risorse e di
strumenti di welfare destinati ai
bambini”. L’ambito che si propone di regolare la legge quadro di
riforma comprende la realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali, un sistema di “protezione attiva
capace di mettere in campo più opportunità, servizi, trasferimenti
economici, buoni servizio, a sostegno della persona e delle famiglie”.
Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per
l'infanzia e l'adolescenza - Istituzione del Fondo nazionale per
l'infanzia e l'adolescenza
La legge n.285 istituisce il fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza
presso la Presidenza del Consiglio.
Il Fondo è finalizzato alla realizzazione di interventi per la
promozione dei diritti dell’infanzia. Il 70% del Fondo è
ripartito tra le Regioni, mentre il 30% delle risorse è da
destinare a 15 Comuni 'riservatari',
individuati come luoghi dove necessitano particolari interventi sul
campo.
Sono ammessi al finanziamento progetti che perseguono la
realizzazione di servizi di preparazione e di sostegno alla
relazione genitore-figli, di contrasto della povertà e della
violenza, innovazione e sperimentazione di servizi socio-educativi
per la prima infanzia, nonché la realizzazione di servizi
ricreativi ed educativi per il tempo libero, la realizzazione di
azioni positive per la promozione di diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
e, infine, azioni per il sostegno economico ovvero di servizi alle
famiglie naturali o affidatarie che
abbiano al loro interno uno o più minori con handicap. Oltre al
finanziamento di progetti la legge 285 ha istituito presso
l'Istituto degli Innocenti di Firenze, il Centro nazionale di
documentazione e di analisi per l’infanzia, che si occupa di
informare, promuovere e fare consulenza sui temi riguardanti i
minori. Oltre a ciò ha il compito di monitorare i progetti in via
di realizzazione e di tenere una banca dati di quelli attuati.
Bullismo
fenomeno sempre più frequente: il 41% dei bambini ha minacciato o
picchiato un coetaneo
Il bullismo sembra un fenomeno
sempre più diffuso: ben il 41% dei bambini e il 46,6% degli
adolescenti ha minacciato o picchiato un coetaneo. “Spesso le
difficoltà a relazionarsi con il gruppo dei pari sfociano in
comportamenti di prevaricazione – ha spiegato Ernesto Caffo,
presidente di Telefono azzurro -. A causa di un’errata percezione
di sé, del rifiuto delle regole e della mancanza di autocontrollo,
unitamente ai modelli familiari, agli stereotipi imposti dai media,
a una scarsa attenzione da parte della scuola verso le dinamiche
relazionali, alcuni minori di età compresa tra i 7-8 anni e i 14-16
anni manifestano la loro aggressività, verbale o fisica, verso
coetanei più deboli”.
Dai risultati emersi dall’indagine risulta che il 30,7%
dei bambini e il 33,5% testimonia di aver assistito a minacce o atti
di prepotenza all’interno della propria scuola; il 15,5% dei più
piccoli e il 10,8% degli adolescenti afferma che si verificano anche
continue violenze fisiche. Quindi circa il 40% degli alunni delle
elementari e il 28% degli studenti delle medie afferma di aver
subito prepotenze “qualche volta o piuttosto spesso”;
rispettivamente il 20% e il 15% dice di aver inflitto prepotenze ad
altri compagni con la stessa frequenza. Per quanto concerne gli
Stati Uniti, “più della metà dei giovani americani viene
malmenato o minacciato nel corso del periodo scolare – ha riferito
Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes
– e almeno il 10% subisce regolarmente episodi di bullismo”.
Inoltre circa un quarto dei ragazzi nota gesti di discriminazione
nei confronti dei compagni di scuola stranieri. Non è trascurabile
neppure il dato relativo ai furti: ne è a conoscenza il 23,7% dei
bambini e il 56,9% dei ragazzi. E il 23,6% dichiara che nel proprio
istituto avviene lo spaccio di droga. “Un altro aspetto del
disagio è costituito dall’attrazione verso comportamenti
rischiosi per soddisfare il desiderio di vivere ‘sensazioni forti’
– ha rilevato Caffo -: tra questi, rapporti sessuali non protetti,
guida pericolosa, gioco d’azzardo. Condotte sostenute da un
ingiustificato ottimismo, fondato sulla credenza di essere immuni
dal pericolo, e dall’egocentrismo tipico dell’età”. Dalla
ricerca condotta nelle scuole, ad esempio, emerge che il 56,% degli
intervistati va in motorino senza casco qualche volta (35%), spesso
(12%) o sempre (9,5%); i limiti di velocità non vengono mai
rispettati dal 17,8% dei ragazzi. E quasi la metà degli adolescenti
(45,7%) non usa sempre o spesso le cinture di sicurezza in
automobile; circa il 40% dei bambini si comportano allo stesso modo:
un comportamento “da imputare maggiormente all’incuria degli
adulti”.
L’attrattiva per il rischio torna anche nei rapporti sessuali: se
il 29,6% degli adolescenti dichiara di averne avuti (i maschi
presentano una percentuale doppia rispetto alle femmine), solo il
58,8% ha sempre usato un anticoncezionale (preservativo nel 53% dei
casi), ma il 9,6% non ha preso nessuna precauzione. I dati sulle
conoscenze relative alle malattie a trasmissione sessuali
evidenziano che il 98,4% inserisce l’Aids in questa forma di
malattie; al contrario, risulta molto più bassa la conoscenza della
modalità di trasmissione dell’epatite virale. “I costumi
sessuali degli adolescenti sembrano essersi modificati nel corso
degli ultimi anni – nota la ricerca -. I giovani conoscono più
del passato i metodi contraccettivi efficaci, riflettono sulla
contraccezione e ne parlano con i coetanei”. Anche se le
gravidanze si verificano anche durante la prima adolescenza. Occorre
potenziare gli investimenti a favore “di una politica di
promozione della salute e del benessere in adolescenza – auspicano
Eurispes e Telefono azzurro – sul
piano degli interventi di educazione sessuale e prevenzione del
rischio di contrarre il virus dell’Aids”.(lab)
BULLISMO
NELLE SCUOLE SUPERIORI:
Gli stati d'animo dei ragazzi -
Valori %
|
|
Molto
|
Abbast.*
|
Poco
|
Per
niente
|
Non
so
|
Tot.
|
Quando
entro in un ambiente nuovo mi capita di sentirmi a
disagio
|
10,4
|
35,6
|
40,3
|
11,4
|
2,3
|
100
|
Spesso mi sento annoiato/a
|
55
|
20,7
|
44,8
|
24,9
|
4,1
|
100
|
Spesso mi sento triste
|
4,6
|
14,9
|
37,3
|
39,0
|
4,2
|
100
|
In alcune situazioni mi sembra proprio di
"perdere la testa"
|
6,1
|
14,8
|
27,4
|
43,2
|
8,4
|
100
|
Provo spesso paura
|
2,5
|
10,2
|
35,6
|
46,1
|
5,6
|
100
|
Sono capace di ridere di me stesso/a
|
12,8
|
30,0
|
24,7
|
24,0
|
8,5
|
100
|
Frequentemente mi sento confuso/a
|
5,5
|
17,0
|
37,7
|
34,9
|
4,9
|
100
|
Nella vita se non riesci a farti notare non sei
nessuno
|
6,0
|
17,5
|
18,2
|
48,5
|
9,8
|
100
|
Sento di potermi assumere delle responsabilità
|
28,4
|
55,5
|
10,7
|
2,8
|
2,6
|
100
|
So impegnarmi molto per ciò in cui credo
|
45,7
|
41,6
|
9,1
|
1,8
|
1,8
|
100
|
Sento che sono io a decidere della mia vita
|
47,5
|
36,5
|
10,2
|
3,9
|
1,9
|
100
|
Quando mi sento in difficoltà so che è inutile
chiedere aiuto
|
7,2
|
14,7
|
24,5
|
48,8
|
4,8
|
100
|
Mi piace stare a volte da solo e pensare un po' a me
stesso/a
|
29,6
|
33,2
|
27,0
|
9,0
|
1,2
|
100
|
Sento che le persone per me importanti riconoscono il
mio valore
|
37,0
|
43,1
|
11,3
|
3,7
|
4,9
|
100
|
Credo che si viva bene solo se si evita qualsiasi
dolore
|
10,5
|
24,4
|
26,9
|
30,8
|
7,4
|
100
|
Ho sempre paura che gli altri mi critichino
|
14,0
|
22,5
|
34,2
|
27,2
|
2,1
|
100
|
Credo che le opinioni degli altri su quel che faccio
siano importanti e le ascolto
|
17,8
|
36,5
|
25,9
|
15,9
|
3,9
|
100
|
Note:
(*) Abbastanza
Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo
nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001
Minori
in Italia: popolazione residente per classe
di età inferiore a 18 anni e regione
|
|
E T A'
|
Regioni
|
0-4 anni
|
5-9 anni
|
10-14 anni
|
15-17 anni
|
Totale
|
Piemonte
|
174.399
|
170.383
|
170.503
|
107.242
|
622.527
|
Valle d'Aosta
|
5.433
|
5.010
|
5.015
|
2.995
|
18.453
|
Lombardia
|
411.277
|
394.189
|
389.439
|
244.456
|
1.439.361
|
Trentino A.A.
|
52.336
|
50.263
|
48.108
|
28.858
|
179.565
|
Veneto
|
209.357
|
200.361
|
197.521
|
123.781
|
731.020
|
Friuli V.G.
|
45.715
|
44.420
|
44.030
|
27.810
|
161.975
|
Liguria
|
55.967
|
57.064
|
56.827
|
34.755
|
204.613
|
Emilia R.
|
160.223
|
151.773
|
146.673
|
91.287
|
549.956
|
Toscana
|
137.068
|
136.067
|
139.386
|
87.491
|
500.012
|
Umbria
|
33.079
|
34.003
|
35.706
|
23.108
|
125.896
|
Marche
|
61.528
|
63.135
|
65.214
|
41.162
|
231.039
|
Lazio
|
243.078
|
251.247
|
253.945
|
158.826
|
907.096
|
Abruzzo
|
55.101
|
60.963
|
64.864
|
41.991
|
222.919
|
Molise
|
13.860
|
15.953
|
17.332
|
11.219
|
58.364
|
Campania
|
342.231
|
370.591
|
387.930
|
241.724
|
1.342.476
|
Puglia
|
213.822
|
232.698
|
249.346
|
157.547
|
853.413
|
Basilicata
|
28.392
|
32.222
|
35.902
|
22.952
|
119.468
|
Calabria
|
101.238
|
116.787
|
131.643
|
82.853
|
432.521
|
Sicilia
|
270.495
|
304.920
|
323.528
|
197.913
|
1.096.856
|
Sardegna
|
68.452
|
77.293
|
88.599
|
58.931
|
293.275
|
ITALIA
|
2.683.051
|
2.769.342
|
2.851.511
|
1.786.901
|
10.090.805
|
Fonte:
Istituto degli Innocenti su dati Istat,
2002
Telefono Azzurro
Indirizzo:Via Montebello,
2/2 - 40121 - Bologna (BO) Tel: 051 241111, Fax: 051
243324 E-mail:childta@tin.it
responsabile:Ernesto Caffo
addetto alla comunicazione:Paolo Palleschi
(Epr srl 06
681621)
http://www.azzurro.it
Telefono Azzurro (ente morale) è la prima linea telefonica
nazionale per la prevenzione dell'abuso all'infanzia e la tutela dei
minori. E' stata fondata l'8 giugno 1987 da Ernesto Caffo, docente
di neuropsichiatria infantile all'Università di Modena. Alla linea
istituzionale (199.15.15.15), si rivolgevano prevalentemente gli
adulti per segnalare problemi che coinvolgevano i minori. Nel 1990
viene creata la prima linea telefonica gratuita, destinata
esclusivamente ai minori e trasformata, nel 1994, nel numero breve
1.96.96 attivo su tutto il territorio nazionale. La linea gratuita
è riservata ai bambini e ai ragazzi fino ai 14 anni. La linea
istituzionale, a pagamento, è destinata a un'utenza adulta.
Entrambe sono attive 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno. Nei
suoi primi dodici anni di vita il Telefono Azzurro dichiara di aver
risposto a oltre 2 milioni di telefonate di bambini e adulti,
accogliendo circa 35.000 casi con problematiche rilevanti.
Nato e cresciuto come linea telefonica dedicata all'ascolto dei
bambini, Telefono Azzurro ha nel tempo sviluppato una serie di
progetti rivolti al mondo dell'infanzia. In particolare all'interno
di Telefono Azzurro opera il settore legale, istituito per
approfondire, attraverso uno studio sistematico delle problematiche
dell'infanzia e della famiglia, le principali tematiche civilistiche
e penalistiche che possono interessare
l'operatore telefonico. Inoltre, il settore legale raccoglie e
studia i testi di legge che interessano i diritti dei minori
elaborando proposte per modificare o migliorare gli interventi
legislativi. Il settore educazione, invece, è nato dalla necessità
di estendere l'azione dell'associazione dall'emergenza alla
prevenzione. L'attività del settore educazione, dunque, si svolge
attraverso la ricerca educativa in merito a specifici temi e
l'elaborazione di materiali didattici e di progetti educativi.
In tutta Italia si sono via via
costituiti i Comitati di sostegno a Telefono Azzurro formati da
volontari e coordinati dalla sede di Milano in via Termopili n. 27,
tel. 02/281831 (addetta stampa Elena Delbò).
Telefono Azzurro è membro dell'Intenational
Forum for Child
Welfar
Eurispes
- Istituto di studi politici economici e sociali
Indirizzo:Largo Arenula, 34
- 00186 - Roma (RM), Tel:
06/68210205, Fax: 06/6892898, E-mail:istituto@eurispes.com
- responsabile:Gian Maria Fara
addetto alla comunicazione:Luciano Pecchi, sito/i
internet: http://www.eurispes.com
L’Eurispes è un istituto di
studi senza fini di lucro che opera dal 1982 nel campo della ricerca
politica, economica e sociale. Realizza studi di ricerche per conto
di imprese, enti pubblici e privati, di istituzioni nazionali ed
internazionali; promuove e finanzia autonomamente indagini su temi
di interesse sociale, attività culturali, borse di studi,
iniziative editoriali, proponendosi come centro autonomo di
informazione ed orientamento dell’opinione pubblica e delle grandi
aree decisionali del nostro paese. L’Istituto opera attraverso
gruppi specialistici interni di lavoro costituiti di volta in volta.
L’ Eurispes senza
rappresentare la proiezione di una singola forza politica, riesce a
costituire un valido momento di sintesi che gli permette di essere
interlocutore di differenti centri decisionali, ispirato come è
dall’impegno di contribuire a costruire una società più coesa e
meno afflitta da dislivelli e squilibri socio-geografici e
socio-culturali.