In
Piemonte 12mila firme per denunciare la violazione del diritto di
assistenza
SANITA'
Il Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di
base ha raccolto 12.000 firme in calce a una petizione che è stata
consegnata ieri mattina al presidente della Regione Enzo Ghigo nel
corso di un presidio che si è tenuto davanti alla sede della
Regione (vedi lancio successivo). 12.000 persone che denunciano l’impossibilità
per minori in difficoltà, malati cronici, disabili, anziani non
autosufficienti di esigere i propri diritti.
“I diritti ci sono per legge – spiega Maria Grazia Breda,
presidente del coordinamento che rappresenta 22 associazioni – ma
se non ci sono le risorse per strutture e personale, è come se
questi diritti non esistessero. Addirittura un regio decreto del
1931 prevede l’obbligo di assistenza a persona non autosufficienti
e stabilisce l’intervento degli organismi di pubblica sicurezza.
Noi siamo arrivati a minacciare il ricorso alle autorità di polizia
in casi limite, e, quando lo abbiamo fatto, la situazione si è
risolta. Ma, naturalmente, non può essere questa la procedura
normale”.
La situazione denunciata dal coordinamento pare in effetti pesante:
tra gli anziani non autosufficienti sono 7.000 in lista d’attesa
in un posto nelle nuove Residenze Sanitarie di Assistenza, strutture
che non sono ancora state costruite o che restano inutilizzate. “Questo
è uno dei paradossi: non si fanno convenzioni con strutture private
già funzionanti, per non pesare sui bilanci e così i direttori
generali delle ASL ottengono il loro premio di ‘produttività’
proprio perché sono stati bravi a risparmiare. Spesso il carico di
queste persone malate ricade sulle famiglie, o sul servizio dell’assistenza.
A Torino è nato un progetto di assistenza domiciliare gratuita, ma
è riservato a fasce di reddito bassissime, lasciando fuori famiglie
che, seppure non poverissime, rischiano di diventarlo proprio per le
spese da sostenere: infermieri privati, se in casa, oppure rette in
istituto. E se ci si rivolge a un istituto che funzioni
dignitosamente bisogna spendere 5/6 milioni al mese, altrimenti si
rischia di finire il strutture con poche garanzie sanitarie”.
Inoltre il CSA fa notare che tali spese dovrebbero essere a carico
delle ASL, perché il mancato ricovero è uno sgravio dai bilanci
della sanità, e non a carico dei servizi sociali, che peraltro sono
tenuti a fornire servizi solo a determinate fasce di persone. Le
denunce del coordinamento riguardano anche la situazione dei minori
in difficoltà. “Gli orfanotrofi esistono ancora. Se infatti per
legge non è possibile avere istituti con più di 10 posti letto,
nulla vieta però di accorpare diversi istituti, formalmente
diversi, in un unica struttura. E situazioni di questo tipo si
segnalano un po’ ovunque in Italia”. Anche la situazione
rispetto ai disabili, fisici e psichici, è difficile e pesa sulle
famiglie in modo drammatico. “Siamo ancora ben lontani –
conclude Maria Grazia Breda – da avere una comunità alloggio ogni
30.000 abitanti, che sarebbe la condizione accettabile per uno stato
civile. Spesso quando i genitori anziani non possono assistere più
il proprio figlio disabile, capita che per lui ci sia posto solo in
istituti per anziani non-autosufficienti, una situazione
assolutamente non adatta. La politica dell’attuale giunta
regionale piemontese dà molto valore alla famiglia, ma non vengono
sostenute e aiutate proprio le famiglie che più ne avrebbero
bisogno”.
Le
richieste del Csa per il Piano regionale del Piemonte
12.000 firme di cittadini piemontesi per avere più diritti
e servizi certi. L'iniziativa è stata promossa dal Coordinamento
sanità e assistenza tra i movimenti di base, un organismo del quale
fanno parte 22 associazioni. Tra di esse sono presenti anche l’A.I.A.S.
(sez di Torino), l’A.I.S.M. (sez. piemontese), l’Associazione
nazionale famiglie adottive e affidatarie, l’Unione Italiana
Ciechi (sez. di Torino) l’U.I.L.D.M. (sez. di Torino) e l’Unione
per la lotta contro l'emarginazione sociale. In particolare si
denunciano le carenze del piano regionale riguardo agli anziani
malati cronici, ai disabili e ai minori in stato di difficoltà.
Per gli anziani non autosufficienti la petizione chiede il
riconoscimento nel piano sanitario del diritto:
- alle cure sanitarie domiciliari, in misura adeguata alle loro
esigenze e garantendo il servizio anche nei giorni festivi;
- ai centri diurni per i malati di Alzheimer gratuiti e aperti
almeno otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana, in modo
da permettere ai familiari di poter avere dei momenti indispensabili
di riposo;
- un contributo economico alle famiglie che accettano
volontariamente di farsi carico dei propri familiari malati e non
autosufficienti, quale riconoscimento delle maggiori spese che
devono ovviamente sostenere.
Per quanto riguarda i disabili invece le richieste del CSA
sono:
- centri diurni assistenziali per assicurare i necessari interventi
educativi anche a chi è in situazione di gravità (almeno un centro
diurno ogni 30 mila abitanti);
- comunità alloggio di tipo familiare (con non più di 8 posti
letto) per quando la famiglia non sarà più in grado di assicurare
l’assistenza. (almeno una ogni 30 mila abitanti);
- un contributo per le spese aggiuntive che le famiglie devono
sostenere.
Rispetto ai minori in difficoltà il documento chiede:
- adeguati aiuti socio-economici alle famiglie in difficoltà; -
sostegno agli affidamenti e alle adozioni, soprattutto dei minori
più grandi, handicappati o malati;
- definizione per legge di un limiti max di 8 posti letto in
comunità alloggio (da utilizzare solo per le emergenze) e divieto
di accorpamento di più comunità nella medesima struttura;
- assistenza alle gestanti e alle madri in difficoltà e ai loro
nati.