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INTEGRAZIONE SCOLASTICA · La politica dell'Unione Europea in tema di istruzione e formazione · Lo studio dell'OCSE sugli studenti con esigenze educative speciali nei Paesi europei La situazione Europea La garanzia dell'effettivo esercizio del diritto allo studio ed alla formazione costituisce uno dei capitoli che maggiormente tocca il mondo dei disabili, in quanto condizione essenziale ai fini di una loro completa integrazione ed inclusione nella vita sociale e lavorativa. Tre i momenti essenziali che tracciano il fenomeno: 1. il passaggio dalla famiglia, primo agente di socializzazione, alla scuola, secondo e fondamentale contesto di formazione personale; 2. il passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria, in cui si registrano i livelli più alti di abbandono scolastico tra la popolazione disabile; 3. il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro. Ciascuno di questi ambiti comporta una serie di garanzie che debbono essere riconosciute e attuate con politiche ed azioni positive, realizzate nella cornice dell'attuale filosofia di riferimento, data dall'approccio "mainstreaming" adottato dalla Comunità Europea, un approccio che affronta le problematiche all'interno di politiche generali, abbracciando il fenomeno "disabilità" trasversalmente a tutti gli ambiti in cui si manifesta. Non sarebbe pensabile concepire politiche per l'educazione delle persone disabili senza considerare le politiche per la famiglia, per il lavoro, per l'abbattimento delle barriere architettoniche etc.. L’integrazione delle persone con esigenze educative specifiche richiede molto più del semplice inserimento di uno studente in una scuola ordinaria. Si tratta di un processo in cui lo studente ha la possibilità di sviluppare e progredire sul piano educativo verso l’indipendenza economica e sociale. Consentire ad un ragazzo disabile di recarsi a scuola ogni giorno significa: consentire al ragazzo di prepararsi in autonomia per recarsi a scuola; provvedere ad un piano di trasporto per raggiungere il plesso scolastico; predisporre le misure necessarie perché l'edificio sia accessibile; attrezzare le aule, i laboratori, i servizi igienici e le palestre, come anche i locali esterni in modo che la persona disabile si muova in autonomia; predisporre un Piano Educativo Individualizzato che tenga conto del Profilo Dinamico Funzionale dello studente, delle sue capacità residue come di quelle compromesse; prevedere personale specializzato per il sostegno e l'affiancamento del ragazzo nel suo percorso educativo; strutture ed ausili informatizzati per la sua partecipazione attiva alla didattica etc... I dati contenuti nella seconda edizione del Rapporto Eurostat su "Disabled Persons. Statistical Data" relativi al numero di studenti disabili in Europa inseriti in un ciclo di istruzione ordinaria non evidenziano nessun chiaro e sistematico trend e non risultano molto efficienti. Tuttavia costituiscono l’evidenza di una difficoltà comune nella rilevazione e quantificazione del fenomeno “handicap” in qualunque contesto, come anche di una persistente cultura della separazione che vede, in molti Paesi, il persistere delle “scuole speciali”. Non tutti i Paesi sono stati in grado di fornire i dati richiesti ed evidenti rimangono le difficoltà di trovare un riferimento comune rispetto alla definizione degli ordini e gradi scolastici su cui operare le rilevazioni, la distinzione tra la scuola ordinaria e quella speciale, così come la tipologia delle disabilità risultanti dalle Diagnosi Funzionali. In generale l’unico dato sul quale sembrano ritrovarsi, la maggior parte dei Paesi coinvolti nella rilevazione, è quello di una forte concentrazione di studenti disabili nel ciclo della scuola primaria, cui fa seguito una sensibile diminuzione in quella secondaria: nell’a.s.1991-1992 in Spagna si è passati dal 79,8% (scuola primaria) al 12,4% (scuola secondaria); in Francia nello stesso anno dal 33,0% all’8,2%. Questo dato sembrerebbe indicare l’abbandono del sistema di istruzione ordinaria, incapace di creare le condizioni per una sua integrazione effettiva, ed il passaggio di questi studenti ad un’istruzione più specifica o “speciale”. Sensibile inoltre la differenza tra le femmine ed i maschi che accedono ai vari gradi istruzione. Ma sull’abbandono scolastico incide anche il tipo di disabilità dello studente: la maggior parte degli abbandoni avviene nella popolazione con disabilità mentale, intesa prevalentemente come lieve disturbo nell’apprendimento. Per quanto concerne le informazioni provenienti dalla Germania, Spagna e Francia, si ritiene che il numero di studenti con una disabilità sensoriale o fisica siano sovrarappresentati. I tassi di abbandono scolastico nella popolazione disabile per tipo di disabilità, così come la proporzione di studenti che frequentano la scuola primaria e secondaria, pur sollevando problemi connessi con le modalità di classificazione delle diverse tipologie di disabilità, costituiscono allo stesso tempo importanti indicatori della “robustezza” delle politiche sostenute nei diversi Paesi membri. Si registrano così Paesi come l’Irlanda, l’Italia, il Lussemburgo ed il Portogallo in cui sono in atto politiche decise e dirette ad integrare i ragazzi con disabilità sensoriali nelle scuole ordinarie; altri come la Grecia, la Germania e la Francia in cui si privilegia la scuola speciale. Passando ad esaminare il fenomeno delle “scuole speciali”, ossia le scuole riservate all’istruzione di quei ragazzi che non si ritiene possano essere integrati in cicli scolastici ordinari, si registrano Paesi come il Belgio, Danimarca, Germania, Francia ed Olanda in cui tale fenomeno è ancora in crescita, mentre è relativamente più contenuto in Grecia, Spagna, Italia e Regno Unito. Tuttavia anche nelle scuole speciali si assiste al fenomeno per cui i ragazzi disabili, pur completando gli studi primari, difficilmente riescono ad accedere a quelli secondari, e quando ciò avviene, non riescono a completarli. In questo fatto giocano vari fattori, tra cui, certamente il livello di scolarità obbligatoria fissato prevalentemente a 16 anni, ma anche l’inadeguatezza delle infrastrutture. Allo stato attuale è possibile affermare che la maggior parte dei disabili in Europa ha un basso livello di scolarizzazione, che va dall’analfabetismo al compimento della scuola primaria, ancor più vero per le femmine che non per i maschi. Inoltre risulta strettamente correlata la gravità dello stato disabilitante con il grado di istruzione raggiunta: quanto più grave è lo stato dell’handicap, tanto minore la scolarità raggiunta. Questi dati tracciano molto chiaramente la strada da percorrere in ordine alle scelte politiche da effettuare nel contesto generale della Comunità Europea: 1. concreta attuazione dell’integrazione scolastica ed abbandono del modello della scuola speciale; 2. tempestiva Diagnosi Funzionale ed adozione di criteri comuni di classificazione, all’interno del sistema scolastico, dei ragazzi per area di compromissione; 3. predisposizione di Piani Educativi Individualizzati che consentano ai ragazzi disabili di procedere nel percorso formativo fino ai livelli più alti, attraverso la piena valorizzazione delle capacità residue; 4. adattamento delle strutture scolastiche per la piena accessibilità degli spazi disponibili per le attività didattiche; 5. specializzazione del personale docente dedicato al sostegno ed all’accompagnamento dei ragazzi disabili nel loro progetto educativo. (torna su)
La politica dell’Unione Europea in tema di istruzione e formazione Negli ultimi dieci anni la Comunità Europea ha avviato un importante cammino di comprensione delle problematiche correlate alla disabilità, impegnandosi nello sforzo comune di introdurre un approccio mainstreaming, ossia diretto all'integrazione delle politiche sull'handicap trasversalmente a tutti gli ambiti in cui esse vanno ad innestarsi. Si è così giunti a dare visibilità ad una ampia fascia della popolazione europea, a lungo marginalizzata ed esclusa. La Raccomandazione adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 9 aprile 1992, recita "..Ciascun essere umano è unico e presenta una gamma differenziata di qualità ed aspirazioni. L'esistenza e la comparsa di un handicap sconvolge la vita della persona e di chi gli è accanto. Tuttavia, l'handicap non tocca le caratteristiche e le aspirazioni della persona, ma compromette la possibilità di realizzarle pienamente. Nessuno è al riparo di un handicap che può manifestarsi in qualsiasi momento dell'esistenza. Come l'handicap non è sempre uguale, i bisogni tanto della persona colpita che di quelle vicine possono essere molto diversi, così la capacità della collettività a rispondervi. Di conseguenza la società deve riconoscere a ciascun cittadino la possibilità di scegliere la propria forma di partecipazione alla vita collettiva...". Occorre anche ricordare che, con specifico riferimento all’integrazione scolastica, le Norme Standard delle Nazioni Unite sulle Pari Opportunità per le persone disabili, alla norma 6 punto 1 affermano che “Gli Stati devono riconoscere il principio di pari opportunità nei cicli di studio primario, secondario e superiore per i giovani ed adulti disabili, in un contesto integrato. Gli Stati devono far sì che l’istruzione delle persone disabili sia parte integrante del sistema scolastico”. E' stato posto al centro delle politiche comunitarie il diritto fondamentale alla parità di opportunità per tutti i cittadini: consentire ai disabili di sviluppare appieno le loro attività, potenziare, valorizzare ed applicare efficientemente le loro capacità residue non solo va a loro vantaggio ma a profitto della società nel suo complesso. La Commissione della Comunità Europea ha lavorato molto in ordine a tali obiettivi, adottando diversi programmi comunitari, promuovendo iniziative politiche, formulando proposte ufficiali a tutti gli stati ed intervenendo con azioni specifiche. I programmi di intervento Notevole inoltre l'impegno fattivo espresso attraverso varie iniziative e programmi diretti all'istruzione e alla formazione dei giovani, ed all'interno dei quali si sono innestate ed integrate azioni positive a favore di ragazzi disabili, finanziate attraverso il Fondo Sociale Europeo. Tra questi si evidenziano nel campo educativo, formativo e dedicato più in generale ai giovani, i seguenti programmi: a) Programma Socrate per l'istruzione: Il programma Socrate contribuisce alla promozione di un'Europa della conoscenza, mediante lo sviluppo della dimensione europea nel settore dell'istruzione e della formazione. Esso promuove l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, basato sulla formazione e sull'istruzione sia formale che informale. Esso sostiene lo sviluppo delle conoscenze, attitudini e competenze atte a favorire la cittadinanza attiva e l'idoneità all'occupazione. Fra gli obiettivi del progetto troviamo la promozione
delle pari opportunità in tutti i settori dell'istruzione; Il
programma mira a sviluppare la qualità, l'innovazione e la
dimensione europea nei sistemi e nelle prassi di formazione
professionale, tramite una cooperazione transnazionale. Il programma
si prefigge i seguenti obiettivi (art.2):
-
migliorare
la qualità della formazione professionale continua e l'accesso alla
stessa nonché l'acquisizione di abilità e competenze lungo tutto
l'arco della vita, al fine di ampliare e sviluppare l'adattabilità,
in particolare per accompagnare le innovazioni tecnologiche e
organizzative;
-
Nell'attuazione degli
obiettivi, particolare attenzione è riservata alle persone
svantaggiate sul mercato del lavoro, inclusi i disabili, ricorrendo
a pratiche che agevolino il loro accesso
alla formazione, alla promozione dell'uguaglianza e alle pari
opportunità tra le donne e gli uomini e alla lotta contro la
discriminazione. Fra gli obiettivi del programma vi è l'incremento della formazione dei giovani al di fuori dell'ambito scolastico e l'aumento della consapevolezza dei rischi legati all'esclusione dai processi formativi. Vi
è, inoltre, un programma denominato European
Voluntary Service
aperto a tutti i giovani e finalizzato alla promozione
del libero movimento dei giovani in Europa per sviluppare la
capacità di inserirsi in un contesto interculturale.
La Commissione sta sviluppando inoltre delle opzioni
che rendano questo programma più fruibile da parte dei giovani
disabili. (torna
su) Lo studio dell'OCSE sugli studenti con esigenze
educative speciali nei Paesi europei Gli
studenti disabili e quelli con difficoltà comportamentali o
dell'apprendimento rappresentano un insieme eterogeneo e numeroso di
persone che hanno un rischio elevato di insuccesso
scolastico e, verosimilmente, di non trovare un lavoro adeguato e
quindi di subire uno svantaggio sociale. Per tali motivi è
necessario stimolare i Paesi a
intervenire in modo adeguato e a monitorare l'innalzamento dei
livelli di istruzione. Sulla
base di queste
considerazioni, l'OCSE
ha condotto un monitoraggio fra i Paesi europei, attraverso il
progetto Special
Needs Education. Con tale definizione si comprendono in realtà gli studenti
disabili, quelli con difficoltà dell'apprendimento e, più in
generale, gli studenti svantaggiati. La classificazione utilizzata dall'OCSE è la seguente:
·
Categoria A: studenti
disabili, per i quali la situazione di svantaggio è
chiaramente dovuta a cause biologiche (ipovisione, sordità,
handicap mentale, ...)
·
Categoria B: studenti che
hanno problemi comportamentali e di apprendimento
non dovuti a cause particolari;
·
Categoria C: studenti che
hanno difficoltà derivanti da svantaggi sociali, conseguenti a
fattori socio-economici, culturali e/o
linguistici. Gli studenti disabili sono in gran parte
compresi nella categoria A, sebbene in alcuni casi e in
alcuni Paesi essi siano stati inclusi anche nella categoria B. Uno degli obiettivi principali del progetto è quello di verificare
il processo di integrazione degli
studenti svantaggiati nelle scuole normali, così come fortemente
indicato nelle linee guida europee. L'Italia, come noto, è probabilmente il Paese in Europa dove
maggiore è l'integrazione dei disabili nelle scuole normali, ma vi
sono Paesi che tendono ancora a preferire le scuole speciali
per gli studenti disabili. Ciò è però contrario al principio del mainstreaming,
che pervade l'intera politica della Comunità Europea nei confronti
dei disabili. Ricordiamo che il principio del mainstreaming
implica una gestione delle problematiche relativa
alla disabilità nel contesto
delle politiche generali, ognuna delle quali, per il suo ambito,
deve prevedere fin dall'inizio interventi che tengano in
considerazione le esigenze dei disabili. Lo studio ha rivelato situazioni molto diverse da Paese a Paese,
derivanti da normative differenti. Ciò ha portato anche a notevoli
problemi di confrontabilità dei dati.
In Italia, ad esempio, il concetto di studente svantaggiato è
piuttosto confuso; mentre esiste un chiaro processo di
inserimento scolastico per gli studenti disabili, dettato
dalla normativa, meno chiari sono gli interventi da adottare per
studenti che hanno generali difficoltà di inserimento. Forniamo ora alcuni risultati interessanti dello studio, relativi all'anno
1999:
Relativamente al numero di classi con studenti con esigenze speciali, si noti che gli unici Paesi a fornire dati per questo studio furono l'Italia (con 43.107 classi nelle elementari, pari al 28,7% delle classi, e 34.015 classi nelle medie, pari al 37,7% delle classi) e la Turchia (con 5.251 classi nelle elementari, pari all'1,98% delle classi, e 303 classi nelle medie, pari allo 0,56%) |
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