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Occupanti abusivi di Rolando Alberto Borzetti
DI FATTO E IN
DIRITTO Lo Stato deve garantire al maggior numero
possibile di cittadini un diritto sociale, quale è appunto quello
dell’abitazione. Esso rientra tra i diritti inviolabili dell’uomo,
riconosciuti e garantiti dall’articolo 2 della Costituzione, e trova un
riconoscimento espresso nell’art. 25 della dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo e nell’art. 11 del patto internazionale dei diritti
economici, sociali e culturali. L’abitazione costituisce indubbiamente, per
l’importanza che riveste nella vita di ogni uomo, un bene primario che
deve essere tutelato in modo adeguato e concreto. La casa è il luogo in
cui si riunisce la famiglia; in essa l’individuo cresce. I giovani che intendono, formare una nuova
famiglia, debbono avere a disposizione una casa per realizzare una
intimo legame tra loro. Per questo, la Costituzione all’art. 47 prevede
che la Repubblica debba favorire il diritto alla proprietà
dell’abitazione, con misure che possano aiutare le persone più bisognose
ad avere un alloggio in proprietà e, quindi, rendendo concreto questo
diritto. In più occasioni la Corte Costituzionale ha
affermato che rientra, tra i compiti della Repubblica, quello di
favorire l’accesso all’abitazione ai cittadini più deboli. La difficoltà
di avere una casa costituisce insomma una delle preoccupazioni alle
quali le amministrazioni pubbliche devono offrire risposte efficaci, in
particolare attraverso i piani di edilizia economica e popolare. I riferimenti costituzionali del “diritto alla
casa” sono gli art. 2, 3 e 32. Infatti le politiche legislative in
materia abitativa sono basate sulla tutela dei diritti inviolabili della
persona, tutela che è strettamente legata ai compiti che lo Stato ha nel
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale. Nella Carta dei valori, della cittadinanza e
dell’integrazione dell’ aprile 2007 viene affermato “L’Italia
è impegnata perché tutti possano fruire di una abitazione adeguata ai
bisogni della propria famiglia e a costi ragionevoli. Chi si trovi in
stato di bisogno o, sia costretto a subire costi eccessivi per la
propria abitazione, può rivolgersi alle autorità pubbliche o alle
associazioni sindacali per ricevere assistenza o ottenere il rispetto
dei propri diritti”.
Commento
sull’inserto pubblicato sul quotidiano “Latina Oggi” e “Corriere della
Città” del 20/07/2011, relativo alla “disperata” protesta posta in
essere da due cittadini Pometini: Sono solidale con la posizione assunta con il
Sig. DE FUSCO e pertanto, mi congratulo con il primo cittadino del
Comune di Pomezia, che si è dimostrato sensibile alla situazione dei due
“sfortunati” cittadini, a
cui la GIUSTIIZIA ha tolto
le case, illegalmente occupate. Detta situazione comunque mi porta ad
una piccola riflessione, ovvero se i beni immobili, magari (forse) siano
stati tolti a qualcuno che
ne aveva già il possesso o più
diritto ad averne l’ assegnazione. Non so, se gli aspiranti
“suicidi” siano nelle liste di attesa di un alloggio E.R.P., e, in caso
positivo quale sia il punteggio loro assegnato. L’encomiabile sindaco, salvatore dei due
disperati, che ben li conosce personalmente e con cui è legato da
amicizia, a mio avviso, prima di distogliersi da compiti Istituzionali
aventi il criterio del beneficio, in favore della collettività (infatti
si legge che veniva
distolto da un importante incontro), era bene,
che si documentasse sui beni patrimoniali dei due aspiranti
suicidi o meglio se per caso possedessero più mezzi di trasporto o
magari lussuosi e costosi fuoristrada. Altra cosa che avrei verificato, prima di
promettere sistemazioni abitative, in barba a coloro che attendono la
graduatoria per
l’ottenimento di una casa popolare (ma che per dignità non si
arrampicano o danneggiano i beni pubblici), sarebbe stata la loro
dichiarazione dei redditi. Ciò in virtù, del fatto che
non vorrei avere poi la sorpresa che gli stessi,
magari risultassero appartenere alla categoria privilegiata dalla
sorte, di dipendenti pubblici o magari facenti parte dell’elenco dei
dipendenti comunali, o a partecipazione pubblica;
pertanto in detto caso ben stipendiati. Chissà se essi
addirittura abbiano altri
membri del proprio nucleo
famigliare con altrettanti benefici e introiti mensili. Magari se così fosse, il primo cittadino
assegnando un appartamento con oneri a carico del comune rischierebbe,
sia d’immagine, che penalmente; in quanto se allocati illegittimamente
si configurerebbe il reato di abuso d’Ufficio. Piccola preghiera al rieletto sindaco è quella di tenere conto (come finora fatto), che i soldi che spende non sono i suoi personali, ma della popolazione, che lo ha votato per ben amministrare. Pur rimanendo lontano da sospetti, ritengo che le amicizie personali vanno curate e mantenute con il proprio portafoglio. Dico ciò, in quanto ho constatato da un giornale locale, che in particolare, uno dei due arrampicatori, in occasione della rielezione del sindaco DE FUSCO, unitamente ad un consigliere comunale lo innalza gioiosamente.
Per finire..
Premiare persone che negli ultimi anni, scavalcando qualunque
graduatoria, si sono impadronite con la violenza di abitazioni che
spettavano ad altri. Persone, oltretutto, che non potrebbero
propriamente essere definite “in stato di bisogno” ammesso che questa
possa essere una giustificazione.
Chiedere il dissequestro, da parte del Signor
De Fusco, per far rientrare le famiglie, che evidentemente non avevano e
non hanno diritto, visti i provvedimenti giudiziari presi a carico di
questi ultimi, è un ulteriore incentivo alla diffusione dell'illegalità
pubblica e privata, nella quale sembra ormai irrimediabilmente
impantanata in primis questa città e questo
Paese.
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