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La povertà nel Lazio 1. Gli obiettivi Il Censis, su incarico dell’Assessorato per le Politiche per la Famiglia e Servizi Sociali della Regione Lazio, ha realizzato una mappa del disagio socio-economico nel territorio della regione. In particolare, ricorrendo ad una pluralità di strumenti e di metodologie qualitative e quantitative, si è proceduto a costruire un indicatore sintetico del disagio che ne rappresenta i diversi aspetti, da quelli materiali a quelli immateriali a quelli di contesto. In linea con i nuovi orientamenti organizzativi del sistema di politiche e interventi sociali, l'unità d’analisi territoriale prescelta è il Distretto, unità di riferimento delle politiche sociali, delle strategie di intervento e di quelle di integrazione socio-sanitaria. In concreto, le procedure hanno condotto alla costruzione di due graduatorie decrescenti (dal massimo al minimo disagio), una relativa all’intero Lazio ma escludente il comune di Roma e l’altra relativa a quest’ultimo; le graduatorie hanno ordinato i Distretti sulla base di un punteggio sintetico rappresentativo dell’intensità del disagio in essi presente. Le posizioni assunte in graduatoria, rispettivamente dai Distretti del Lazio e da quelli del comune di Roma, sono state motivate attraverso i risultati di una cospicua serie di interviste a testimoni privilegiati che hanno consentito di approfondire, sotto il profilo qualitativo, le diverse situazioni descritte quantitativamente dall’indicatore sintetico. Le graduatorie non hanno solo un elevato valore descrittivo dei contesti territoriali, ma costituiscono un efficace strumento di supporto alle decisioni pubbliche, sia in materia di allocazione delle risorse per le politiche e gli interventi sociali sia, più in generale, per la ridefinizione della struttura di offerta in modo più conforme alle effettive esigenze dei cittadini.
2. I principali risultati La ricerca ha evidenziato che il Lazio è una regione-contenitore di contesti territoriali fortemente diversificati da un punto di vista sociodemografico, economico, culturale e di articolazione del disagio sociale. Infatti, le tradizionali ed evidenti distinzioni tra Roma ed il resto del contesto regionale, tra i centri più o meno grandi, tra le aree urbane e quelle a maggiore vocazione agricola, si intrecciano con l’impatto delle più recenti fenomenologie legate all’evoluzione dei caratteri sociodemografici (dall’invecchiamento al mutamento delle famiglie sino ai fenomeni migratori), all’insorgere di un disagio multidimensionale, alla ridefinizione delle microeconomie locali, alla crescente attenzione alla qualità della vita. Convivono, così, nel Lazio: - un’area di dinamismo socio-economico, composto soprattutto dai Distretti del territorio del comune di Roma ove prevalgono forme del disagio tipicamente metropolitane (dai senza fissa dimora agli immigrati, alle nuove povertà familiari) e quelle legate ai minori ed agli adolescenti; - un’area dell’economia di sussistenza, rappresentata in sostanza dai Distretti reatini e da parte di quelli della provincia di Viterbo, molto condizionata dalla forte incidenza della popolazione anziana e da un quadro problematico del mercato del lavoro. Il disagio è qui legato al crescente bisogno di servizi socioassistenziali territoriali da parte degli anziani e a fenomeni di marginalità sociale per quanto riguarda i più giovani; - un’area della precarietà socio-economica che coinvolge, nei fatti, gran parte dei Distretti delle provincie di Latina e Frosinone, anche se con intensità diversa. Emerge un significativo disagio economico legato alla difficile transizione produttiva, e l’insorgere di problematiche legate alla devianza giovanile ed ai flussi migratori; - un’area del benessere economico riflesso che si compone, di una quindicina di comuni situati nel litorale laziale, ove il turismo e le elevate rendite immobiliari stanno creando ricchezza senza sviluppo, con annessi evidenti difficoltà occupazionali, squilibri sociali e allentamento del senso comunitario. La macroarticolazione viene espressa in modo più puntuale, approfondito e modulato sulle realtà territoriali distrettuali dalle due graduatorie emerse dalla ricerca e, di seguito, commentate. La graduatoria dei Distretti laziali Al vertice della graduatoria del disagio socioeconomico relativa ai Distretti del Lazio (esclusi pertanto quelli del comune di Roma) si individuano ben 4 Distretti della provincia di Rieti (RI4, RI2, RI5, RI3), uno di quella di Viterbo (VT1), uno della provincia di Frosinone (C) ed uno della provincia di Roma (G4) (tab. 4). E’ chiaro che sotto il profilo della distribuzione territoriale del disagio socio-economico, la provincia di Rieti merita un’attenzione specifica poiché, se si esclude il distretto includente il comune di Rieti, il resto dell’area provinciale è caratterizzata da un’elevata concentrazione di una pluralità di tipologie del disagio. Più in generale, è un’area con una struttura produttiva ancora molto condizionata da piccolissime coltivazioni agricole che, insieme ad attività di allevamenti di animali, continuano a svolgere un ruolo importante nella formazione dei redditi locali. L’altro aspetto caratteristico è di tipo demografico, poiché l’area presenta tassi di invecchiamento superiori alla media nazionale. La collocazione territoriale, lontana da vie di comunicazione importanti, e la distanza da centri urbani rendono gran parte dei comuni dei microcosmi compatti, centrati sulla tradizione, capaci di garantire percorsi di vita solidi. Esiste, in sostanza, una solidarietà comunitaria che opera sia come rete di protezione per i soggetti più deboli, che come supporto per le loro famiglie. Tab. 4 - Graduatoria dei Distretti laziali per intensità del disagio socio-economico
Fonte: elaborazione Censis, 2002 Inoltre, i tempi e le modalità di vita di questi contesti comunitari si adattano bene alle esigenze degli anziani che, come rilevato, ne rappresentano la popolazione prevalente. Tuttavia, sul piano del disagio vanno sottolineate almeno due criticità rilevanti: - concentrazione in frazioni piccole e piccolissime di anziani soli, con crescenti problemi di autosufficienza, determina una consistente domanda di servizi socio-assistenziali, che, tuttavia, stenta a trovare le risposte adeguate per la difficoltà all’accesso ai servizi data la topografia delle aree e l’inadeguatezza dei trasporti pubblici; - la seconda, invece, più specificamente legata alla condizione giovanile, indotta dall’intreccio tra carenza di possibilità lavorative e assenza di opportunità per il tempo libero, determina un disagio diffuso che, spesso, si esprime in un preoccupante grado di diffusione dell’alcoolismo. Caratteri simili, anche se molto meno marcati, presenta la provincia di Viterbo, dove si registra un’elevata criticità sotto il profilo del disagio soprattutto in uno dei Distretti in cui si ripartisce il territorio provinciale. Infatti, al terzo posto della graduatoria si colloca il distretto di Viterbo 1 (VT1), composto da 19 comuni con un totale di 55.690 abitanti. Il più grande è Montefiascone con poco meno di 13 mila, poi Acquapendente con poco più di 5 mila abitanti e Bolsena con circa 4 mila abitanti. Malgrado nel distretto si concentri una evidente fenomenologia del disagio, è da sottolineare come siano anche emersi interessanti fermenti di potenziale futura vitalità economica, ad esempio, nel territorio della locale Comunità Montana (con iniziative relative all’agricoltura biologica ed alla valorizzazione dei prodotti tipici locali). Sensibilmente diversa, per intensità e tipologia di disagio socio-economico, risulta la situazione nelle province di Latina e Frosinone, dove la fragilità del sistema produttivo pone con forza le problematiche occupazionali e del disagio, relativamente ai più giovani. In particolare, nella provincia di Frosinone si riscontra una rete di operatori economici meno fitta rispetto ad altri contesti provinciali, una consistente incidenza di redditi di fascia bassa, e l’insorgere di tensioni sotto il profilo occupazionale. Al sesto posto della graduatoria si colloca il distretto di Frosinone C, che presenta patologie sociali legate ad un sensibile indebolimento del tessuto produttivo e dell’economia locale (il numero di unità locali per abitante è di quasi il 20% inferiore a quello medio regionale) anche in seguito al fallimento di strategie di sviluppo territoriale che avevano confidato nel ruolo trainante delle attività industriali. Il distretto di Frosinone C risulta composto da 27 comuni con una popolazione totale di oltre 107 mila abitanti, di cui quasi 27 mila residenti nel comune di Sora, circa 13 mila in quello di Monte San Giovanni Campano e 12.669 a Isola del Liri. Tranne Arce (6.131) e Arpino (7.815) gli altri comuni sono ben al di sotto dei cinquemila abitanti. La mappa distrettuale del disagio evidenzia: - l’incidenza delle problematiche legate alla disoccupazione e, più nello specifico, all’ingresso nel mercato del lavoro dei più giovani; - una certa vulnerabilità dell’area connessa al disagio economico, in termini di inadeguato livello di reddito e consumi, anche se è importante sottolineare come tutta la provincia sia caratterizzata da solide e radicate reti familiari, nonché dal persistere di una microeconomia agricola che contribuisce ad integrare i livelli di consumo delle famiglie; - la diffusione del disagio giovanile con fenomeni di devianza e, in alcuni casi, di microcriminalità; - il progressivo insorgere delle problematiche legate ai flussi migratori. Per la provincia di Latina si evidenziano gli impatti, sia pure attenuati rispetto a quella di Frosinone, di un processo di transizione mancato, in cui l’abbandono della struttura economica tradizionale non è sfociata in nuovi modelli produttivi territoriali. Ciò genera il rischio di un affievolimento dell’identità collettiva e dei legami comunitari anche nei piccoli centri, e l’ingresso in un’area di incertezza e di disorientamento nella quale la questione giovanile assume una centralità innegabile, poiché essa risente in misura più intensa sia la carenza di una identità sociale solida, sia la carenza di opportunità di lavoro. Comunque, a livello di graduatoria regionale del disagio socioeconomico, i tre Distretti della provincia di Latina si collocano nella parte medio-bassa, a segnalare un’intensità del disagio inferiore rispetto agli altri contesti distrettuali. La provincia di Roma, invece, si presenta con una condensazione molto meno rilevante di criticità in tema di disagio, anche se è opportuno non sottovalutare l’articolazione territoriale interna che impone di monitorare alcune situazioni locali, come nel caso del Distretto G4. La sua conformazione territoriale, con la prevalenza di numerosi piccoli comuni, la connessa ridotta densità di popolazione ed altri fattori legati alle caratteristiche socio-demografiche e del tessuto produttivo, lo rendono piuttosto anomalo rispetto agli altri Distretti della stessa provincia. Sul piano dell’economia locale, si segnala il ridimensionamento delle poche attività industriali presenti, la scarsa dinamicità espressa da un numero di operatori economici per abitante che risulta il più basso di tutta la regione, mentre il suo tasso di crescita è stato pari a meno del 50% di quello registrato a livello regionale; inoltre, il livello del reddito pro-capite è del 7% inferiore a quello medio regionale, mentre la sua distribuzione indica un addensamento di contribuenti nella fascia medio-bassa. Da notare che le pensioni di invalidità e di vecchiaia giocano un ruolo primario nella formazione dei redditi locali. In termini di mappa del disagio, nel territorio distrettuale si concentrano patologie sociali tipicamente legate a fenomeni di scarsa crescita strettamente connessi con la crisi di attività industriali ed artigianali che, in passato, hanno giocato un ruolo primario nell’economia locale. Da segnalare come problematica emergente quella relativa all’accoglienza degli immigrati extracomunitari che sono attratti dalla disponibilità di abitazioni a fitti contenuti e dalla relativa vicinanza con la città di Roma. Nella provincia di Roma si collocano anche i due Distretti che, sulla base del confronto territoriale regionale, hanno presentato il valore più basso dell’indicatore di disagio. Si tratta dei Distretti H4 della provincia di Roma e di quello di Fiumicino. E’ da sottolineare che l’indicatore sintetico esprime il disagio di un distretto in confronto a quello individuato negli altri, quindi i Distretti che si collocano in fondo alla graduatoria non sono immuni da fenomenologie del disagio, ma globalmente esse hanno un’intensità minore rispetto agli altri Distretti del territorio laziale. Il Distretto H4, con circa 78 mila abitanti, si compone dei territori dei due comuni di Pomezia e di Ardea che presentano notevoli diversità sotto il profilo economico, produttivo e sociale. Il primo si è tradizionalmente caratterizzato come il principale insediamento industriale della provincia di Roma e presenta un’alta incidenza di imprese industriali medio-grandi; il secondo, invece, è autonomo dall’inizio degli anni settanta ed è un contesto segnato prevalentemente dalle attività legate alla sua collocazione prossima al litorale. Non a caso l’area comunale è il punto d’approdo di investimenti immobiliari legati all’acquisto della seconda casa e ha nella dinamica del settore edilizio un fattore cruciale dell’economia locale. Pertanto, il distretto ha una consistente articolazione socioeconomica interna e, con tutta probabilità, la ridotta incidenza del disagio rispetto ad altri contesti distrettuali è dovuta al combinato disposto positivo delle due forze trainanti: il rilevante insediamento produttivo industriale e l’economia turistica. L’area si presenta come particolarmente giovane (i residenti con età fino a 14 anni sono il 17% del totale della popolazione di contro ad una media regionale del 14,2%, mentre gli anziani con oltre 65 anni sono il 9,6%, di contro al 16,7% del valore medio regionale). Come rilevato, il basso valore dell’indice sintetico di disagio socioeconomico non vuole ovviamente dire che l’area distrettuale sia immune da problematiche e criticità sociali. Infatti, dall’analisi qualitativa sono emerse problematiche legate all’assenza di un tessuto comunitario forte, capace di tenere insieme situazioni familiari e individuali molto diversificate. La mappa del disagio segnala soprattutto la centralità delle problematiche tipicamente giovanili come bullismo, tossicodipendenza, devianza giovanile in genere e le criticità legate ad un’intensa e accelerata penetrazione di extracomunitari, molti dei quali clandestini e irregolari, attratti sia dalle opportunità occupazionali presenti nell’economia locale che dalla disponibilità di alloggi a prezzi adeguati. In sostanza, il distretto si è andato caratterizzando per una sorta di “Disagio da benessere” legato non tanto alla carenza di risorse o opportunità, ma all’esistenza in ambito locale di una crescita senza sviluppo, ad una dinamica economica brillante non affiancata, però, da una altrettanto efficace crescita del tessuto connettivo a livello sociale ed a livello di comunità locale. E’ emerso, in particolare, l’impatto negativo di una scarsa attenzione verso l’universo dei giovani, come dimostra la sostanziale mancanza di spazi per il tempo libero, siano essi culturali o sportivi. A questo proposito, l’area di Pomezia si caratterizza come un vero e proprio “non luogo” con una sorta di introiezione urbanistica della mancanza di socialità. Il Distretto che coincide con il territorio del comune di Fiumicino si compone di un’area con una popolazione residente pari a quasi 52 mila abitanti e una densità di 243,4 abitanti per kmq. La popolazione di Fiumicino è mediamente più giovane rispetto a quella regionale con un tasso di dipendenza degli anziani pari a 17,4% (il valore medio regionale è 24,2%); anche l’indice di vecchiaia (pari a 81,9%) è di molto più basso rispetto a quello regionale che risulta essere pari a 117,1%. Ad una demografia giovane, fa riscontro un tessuto economico molto articolato, fortemente caratterizzato dalla presenza del principale scalo aeroportuale romano e del porto, nonché dai flussi turistici legati alla presenza di stazioni balneari. L’economia ha mostrato negli ultimi anni notevoli segnali di vitalità ed il territorio sta anche vivendo una fase di forte crescita dei valori immobiliari legata ad un’impennata della domanda indotta dalle richieste di nuove famiglie, soprattutto giovani, alla ricerca di abitazioni a locazioni o a prezzi d’acquisto più convenienti. La mappa del disagio risulta particolarmente articolata e non pare evidenziarsi una problematica che, più di altre, si pone al centro dell’attenzione degli operatori per estensione o intensità. In particolare, negli ultimi anni l’intenso ritmo di crescita economica dell’area rischia di non accompagnarsi ad uno sviluppo parallelo degli interventi per quei soggetti che stentano a mantenere il ritmo della crescita economica. A questo proposito sono richiamate: - le esigenze di nuclei familiari che per ragioni diverse (famiglie a basso reddito, numerose, monogenitoriali o composte da anziani con pensioni basse) affrontano gravi problemi economici e di reddito e che necessitano di adeguati supporti monetari e di servizi; - le problematiche dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati extracomunitari che lavorano e/o abitano nel territorio distrettuale; - le necessità di prevenzione e di reinserimento sociale legate alla tossicodipendenza, con particolare riferimento alla penetrazione delle nuove droghe tra gli adolescenti. Secondo i testimoni intervistati occorre un potenziamento delle risorse investite ed una valorizzazione delle iniziative dal basso che vedono come protagonisti i soggetti del terzo settore. La graduatoria dei Distretti del Comune di Roma Anche nella seconda graduatoria realizzata, relativa alla distribuzione del disagio socio-economico nell’area del comune di Roma, emerge una significativa articolazione delle situazioni distrettuali (tab. 5). Il più alto indice di disagio socioeconomico si è registrato nel distretto RMB/3 (VIII), situato al margine sud-est della città lungo la via Casilina e in prossimità del GRA, che include le zone di Acqua Vergine (parte), Lunghezza, S. Vittorino, Torre Spaccata (parte), Torre Angela, Borghesiana, Torre Maura (parte), Torrenova (parte), Torregaia (parte), Tor Bellamonaca (parte). L'Ottavo Municipio ha una superficie di 11.335 ettari, una delle più vaste del territorio del Comune di Roma, e una popolazione di circa 197 mila abitanti. In questa vasta area si registra il più basso tasso di vecchiaia della città e la più elevata incidenza della quota di popolazione fino a 14 anni. Nel territorio municipale emergono sostanzialmente tre zone dove si riscontra una notevole concentrazione di disagio sociale: Tor Bellamonaca, Ponte di Nona e la Borghesiana. In particolare, nell’area di Tor Bellamonaca più della metà degli abitanti del quartiere vive una situazione di forte precarietà occupazionale e di reddito e si registra, inoltre, un’altissima dispersione scolastica. Tab. 5 - Graduatoria dei Distretti del comune di Roma per intensità del disagio socio-economico*
*tra parentesi sono indicati i Municipi Fonte: elaborazione Censis, 2002 Tuttavia, va segnalata una proliferazione di iniziative come, ad esempio, alcuni progetti di riqualificazione finanziati nell’ambito del Programma di Iniziativa comunitaria (PIC) Urban e progetti focalizzati sulle diverse tipologie del disagio. Iniziative e progetti, però, continuano ad assumere l’aspetto di risposte ex-post, in un contesto dalle relazioni sociali e umane fortemente sfilacciate e dove si sviluppano forme cumulative di disagio soprattutto negli ambiti familiari più fragili. Non è un caso che nel territorio del Municipio VIII risieda la più elevata quota di adulti che ha fatto ricorso all’assistenza economica. In sintesi, riguardo alla mappa del disagio emergono alcune esigenze quali: - la conoscenza più approfondita del territorio, finalizzata ad un quadro più preciso del disagio “sommerso” fatto di contesti familiari che non entrano nei circuiti della protezione sociale; - la più efficace offerta di sicurezza che restituisca a tutti i cittadini il senso di un comunità e di un territorio proprio, nel quale impegnarsi e riconoscersi; - la connessione migliore con il resto della città ed il miglioramento, in particolare in alcune zone come Ponte di Nona, dell’illuminazione, dell’arredo urbano e degli spazi di fruizione pubblica, con particolare attenzione a minori e adolescenti. Nella posizione immediatamente successiva nella graduatoria del disagio del Comune di Roma troviamo il distretto costituito dal territorio del distretto RMD/3 (XV). I principali quartieri del territorio municipale sono Portuense, Trullo, Ponte Galeria, Magliana e Montecucco e, complessivamente, i residenti sono 155 mila circa. Da tempo è in atto un lento declino del numero dei residenti sostanzialmente in linea col più generale fenomeno di riduzione dei residenti a Roma città. Il territorio è caratterizzato dall’emergere di numerosi segnali di un diffuso disagio di carattere economico, sia in relazione agli adulti che fanno ricorso all’assistenza economica sia per quanto riguarda l’indice di povertà anziana che risulta superiore alla media comunale. Altri aspetti di esclusione sociale riguardano la tossicodipendenza (nel Municipio si registra una elevato numero di decessi per overdose e di siringhe raccolte), la presenza di malati di Aids ed i fenomeni di fallimento e di dispersione scolastica. In sostanza, sono il disagio minorile e la devianza giovanile i due fenomeni che più spiccano nella mappa dei disagi del XV Municipio. Da notare che, sono proprio le strutture per i più giovani, come i luoghi di socializzazione per il tempo libero, a scarseggiare tanto che l’inadeguatezza delle risposte a queste tipologie di disagio costituisce un vero e proprio moltiplicatore delle cause “private” (economiche, relazionali, culturali) dei disagi. Sempre ai vertici della graduatoria del disagio si colloca il distretto RMB/2. Si tratta di un’area territoriale sostanzialmente limitrofa a quella che compone l’VIII Municipio e infatti, presenta caratteristiche analoghe. Il Municipio include quartieri come Tuscolano, Prenestino, Centocelle, Alessandrino e zone come La Rustica e Tor Sapienza. Molte delle aree incluse nel territorio municipale sono state punto d’approdo per famiglie mononucleari di nuova costituzione, anche in virtù di una disponibilità di abitazioni a costi più contenuti. La mappa del disagio dell’area si differenzia comunque da quella dell’VIII Municipio per una maggiore incidenza delle problematiche relative agli anziani, con particolare riferimento alla diffusione della povertà in questa classe di età. Tuttavia, resta importante il peso dei fenomeni di povertà anche in altre fasce di popolazione, tanto che la percentuale di adulti che fa ricorso all’assistenza economica è particolarmente elevato. Inoltre, il territorio municipale presenta una quota di famiglie numerose, notoriamente a più alto rischio di povertà, pari al 4,7%, valore che lo colloca al secondo posto della graduatoria dei Municipi. Il valore più basso dell’indice sintetico di disagio socioeconomico si registra nell’area del RMA/2 (II), che è situato nella zona Nord della città ed include le zone Flaminio, Parioli, Pinciano, Salario e parte del quartiere Trieste. Si tratta di un territorio con una superficie di 13,67 kmq e una popolazione residente di 124.750 abitanti, mentre la densità abitativa è particolarmente elevata (fatta 100 la base cittadina il valore dell’indice relativo al territorio municipale è pari a 416,2). Caratteristica sociodemografica e culturale fondamentale è rappresentata dall’elevato tasso di invecchiamento con l’incidenza degli ultrasessantacinquenni che risulta pari a 24,4% di contro ad una media cittadina del 18,5%. Tuttavia, risiede nel territorio un segmento forte di popolazione anziana che ha un elevato grado di autosufficienza, redditi medio-alti e buona patrimonializzazione. Altro dato significativo è che i residenti di questo Municipio esprimono il più alto grado di soddisfazione per i servizi circoscrizionali, in particolare per quanto riguarda le scuole materne e gli asili nido. In sostanza, nell’area si registra un’integrazione positiva tra il livello di benessere “privato” e la dotazione di servizi e strutture pubbliche alla quale, con tutta probabilità, è da ascrivere il basso valore dell’indicatore sintetico di benessere socioeconomico riscontrato. |
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