Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 


LEGAMBIENTE

Febbraio 2003

 

DOSSIER

LA SCUOLA PUBBLICA SI SMONTA

Cifre, dati, commenti
sui tagli operati dal Governo ai danni della scuola pubblica


 

INDICE

Paragrafo 1        -        Come cambia il sistema di istruzione in Italia tendenza
Paragrafo 2        -        Un taglio dopo l’altro
Paragrafo 3        -        Risparmiare sulla scuola pubblica
Paragrafo 4        -        Ma per le scuole paritarie …
Paragrafo 5        -        Non è per caso
Appendice A        -        Tutti i tagli Regione per Regione
Appendice B        -        La Finanziaria 2002 e 2003

a cura di
Legambiente Scuola e Formazione


Nota

Tutte le cifre, anche se riferite all’esercizio Finanziario 2001, che era in Lire, sono state convertite in euro per permettere un più agevole confronto con l’esercizio finanziario 2002


 

1       -        COME CAMBIA IL SISTEMA DI ISTRUZIONE IN ITALIA

 

 

“Il nostro progetto sarà ispirato dalla convinzione che l’istruzione italiana necessita di interventi rapidi e precisi… Per realizzare questi obiettivi abbiamo ottenuto nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, politiche di investimento che favoriscano un aumento della scolarizzazione, che migliorino la qualificazione professionale  di giovani ed adulti, che valorizzino le risorse umane impegnate, che sostengano la ricerca”.

Così interveniva il Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti il 18 luglio 2001 al Parlamento nelle sue dichiarazioni programmatiche.

A leggerle oggi, quelle dichiarazioni appaiono un grande bluff. L’unica cosa successa sono stati gli “interventi rapidi e precisi”, ma in direzione diametralmente opposta a quella allora dichiarata. Nessuna politica di investimento: basti pensare che la finanziaria 2003 prevede un taglio complessivo per il settore dell’istruzione pari a 1.304,5 milioni di euro, e siamo nell’anno del rinnovo contrattuale !

 

Finora l’azione del Governo si è mossa su due fronti complementari: riforme a costo zero e tagli per la scuola pubblica. Sul primo fronte rientra l’azzeramento delle riforme avviate dall’Ulivo e la proposta di una legge delega che non ha copertura finanziaria, tanto da sollevare il legittimo sospetto che si attueranno solo i decreti che non implicano spese.

Sul secondo fronte, come documentiamo in questo Dossier, si è proceduto con precisione a tagliare sul versante dell’organizzazione del sistema e su quello della qualità dell’offerta formativa della scuola pubblica.

 

I tagli sull’organizzazione del sistema si sono concentrati sull’organico, sulle sedi e sull’edilizia.

In merito all’organico, a fronte di un amento di 19.102 alunni negli ultimi due anni scolastici (2001/02 e 2002/03) scompaiono 180 classi e soprattutto 8.725 posti di lavoro (v. tab.1). Le previsioni parlano di ulteriori 12.500 posti tagliati per l’anno in corso ed altri 14.000 circa nel 2003/04. Inoltre, per facilitare l’operazione, con un decreto legge del settembre 2002 viene introdotta la possibilità di risolvere il problema degli insegnanti soprannumerari con la cassa integrazione ed il licenziamento. Per arrivare a questi risultati si è intervenuto sul prolungamento dell’orario di lavoro degli insegnanti, sulle regole per le supplenze, sull’accorpamento di classi finali e intermedie, sull’insegnamento dell’inglese, limitato nella scuola elementare al secondo ciclo, sul blocco dell’organico funzionale che, fino ad oggi, era stato la principale risorsa per la realizzazione dell’autonomia scolastica.

Con queste misure non sappiamo quanto si sia perso in qualità dell’insegnamento ed in possibilità di agire per le scuole autonome, sappiamo che negli ultimi due anni il rapporto docenti / alunni è passato da 1/10,09 a 1/10,23.

La scuola più colpita è la secondaria superiore dove negli ultimi tre anni, a fronte di un aumento di più di 53.000 studenti si è avuto un calo di 83 posti di lavoro (ma sono 3345 rispetto al 2001/02, anno in cui c’era stato un aumento consistente sia di classi che di cattedre) (v.tab.2). Mentre nella scuola media i tagli hanno colpito soprattutto il tempo prolungato (565 classi in meno), con evidenti danni per le famiglie, che hanno dovuto sopperire al mancato tempo scuola con attività presso privati.

A tutto ciò va aggiunto il taglio per il personale ATA: 20.000 posti, nel luglio 2001, e il 2% annuo, per i prossimi tre anni, disposto dalla finanziaria 2003.

Per quanto riguarda le sedi si è tentato un affondo in agosto, con la pubblicazione di un elenco di 2003 Istituti scolastici che presentavano un rapporto docente / alunno  inferiore a 9,5. Tra i più colpiti gli istituti dei piccoli comuni (cioè quelli in cui la chiusura di una scuola rappresenta una perdita irrimediabile di identità e valore culturale) e gli istituti tecnici e professionali, perché erroneamente si era calcolato nel novero anche gli insegnanti tecnico – pratici che, invece, non possono svolgere azioni di docenza. Un po’ per la confusione un po’ per la reazione che si è sviluppata in parecchie aree del Paese quell’elenco è stato messo da parte, ma in tanto in forma strisciante e più silenziosa sono scomparse 40 sedi di dirigenza in questo anno scolastico e 70 scompariranno nel prossimo, mentre sono state chiuse 75 sedi di elementari e 8 di scuola media. Non è casuale allora che a fronte di 2500 posti vacanti di dirigente scolastico, si sia indetto un concorso solo per 1500 posti. L’intenzione è evidentemente quella di ridurre drasticamente le sedi di dirigenza.

Ma forse il dato più significativo (ed anche più doloroso) sul piano simbolico e su quello del funzionamento concreto della scuola di tutti i giorni riguarda l’handicap. Aumentano gli studenti portatori di handicap (+5.216 negli ultimi tre anni) che frequentano la scuola pubblica e diminuiscono gli insegnanti (-1042 – v. tab. 4 e 5), mentre la finanziaria 2003 dispone di rivedere i criteri per la certificazione dell’handicap. Non essendo passato il tentativo di rivedere i criteri per determinare l’organico per il sostegno, si cerca di diminuire il numero di studenti bisognosi “declassando” alcune tipologie.

A completare il quadro interviene l’edilizia scolastica. La legge 23/96 disponeva il finanziamento di 60 miliardi di lire annui per l’adeguamento degli edifici scolastici, nel 2002 il finanziamento è stato azzerato, per l’anno in corso, solo dopo la catastrofe di S. Giuliano, è stato reintrodotto in finanziaria  un fondo di 10 milioni di euro.

 

Altrettanto “precisi” sono i tagli che incidono sulla qualità dell’offerta formativa della scuola pubblica. I tagli colpiscono tutte quelle voci su cui fino ad oggi si era investito per migliorare il successo formativo degli studenti, il diritto sociale all’istruzione e la qualità del sistema: il sostegno all’autonomia scolastica, l’integrazione degli immigrati, la formazione, l’handicap, l’innovazione tecnologica.

Per il sostegno all’autonomia scolastica, finanziato dalla legge 440/97 e da circolari ministeriali annuali, si passa da quasi 259 milioni di euro a poco meno di 226. Due voci subiscono un calo superiore al 50% rispetto all’anno precedente: l’handicap (-60%) e il progetto Lingue 2000 (-55%), quello che ha fino ad oggi finanziato l’incremento dell’insegnamento della prima o della seconda lingua straniera nella scuola media. Scompare il finanziamento, su base provinciale, dell’organico aggiuntivo a disposizione delle scuole autonome per le proprie attività educative, mentre fa per la prima volta la sua apparizione il finanziamento del Piano dell’offerta formativa delle scuole paritarie (circa 6 milioni di euro). Viene tagliato tutto ciò che può migliorare la qualità delle scuole pubbliche, viene tagliato tutto ciò che fino ad oggi (handicap, lingua, scuole ospedaliere) era andato incontro alle esigenze delle famiglie ed aveva consentito di cominciare a dare risposte avanzate al problema dell’integrazione degli immigrati (educazione degli adulti), mentre i finanziamenti a disposizione dell’amministrazione centrale sono stati utilizzati per la produzione e la diffusione di opuscoli per “comunicare” il processo di riforma.

Sull’integrazione degli immigrati non si investe, il finanziamento non viene decurtato ma aumentano gli studenti, così il calo per alunno è superiore al 18%(v. tab. 9). Questo sulla carta, perché in realtà questi soldi saranno cancellati dal decreto taglia spese di Tremonti.

I tagli poi toccano anche la seconda delle tre “i” della campagna elettorale, i finanziamenti per le nuove tecnologie calano infatti del 30% (v.tab.9). Né va meglio alla formazione, altro cavallo di battaglia di ogni processo riformatore, dove si registra un calo superiore al 5% (v. tab. 11). Qui desta addirittura sconcerto la negazione dell’unica misura di investimento e valorizzazione avviata: per il 2002 la finanziaria aveva disposto il rimborso spese per l’autoaggiornamento degli insegnanti (circa 40 euro a docente), misura che si attendeva da tempo e che va riconosciuto a questo Governo di essere riuscito a realizzare, ma nella finanziaria 2003 questa voce viene cancellata. Come a dire “abbiamo scherzato!”.

Ancora una volta è sulla voce dell’handicap che si misura la dimensione etica e politica del lavoro del governo. Calano i finanziamenti del 12,64% mentre aumentano gli studenti che hanno diritto al sostegno, e così la quota per alunno cala addirittura del 18% (v. tab. 10), scendendo a 118 € per alunno, mentre nelle scuole paritarie la quota per alunno si aggira sui 755 € a testa, quota stanziata già dai precedenti governi dell’Ulivo.

A fine anno il decreto “taglia spese” del ministro Tremonti  (29/11/2002) opera ulteriori pesantissimi interventi mirati: la formazione scende del 52% rispetto all’anno precedente, del tutto azzerati i finanziamenti per la scuola ospedaliera, per l’handicap, per l’educazione degli adulti e l’obbligo formativo (in aperta contraddizione con la rilevanza dell’intreccio tra scuola e formazione professionale che si dichiara nella legge delega).

 

Unica filiera di finanziamento in controtendenza è quella per le scuole paritarie. L’azione del Governo si articola in quattro mosse.

1^ mossa. Legge 60/00 sulla parità scolastica: i finanziamenti passano dai 179 milioni di euro del 2000 a 420 e 500 nel 2002, con un aumento del 134% (v. tab. 12)

2^ mossa. Il sostegno al Piano dell’offerta formativa, già finanziato dal governo dell’Ulivo con 5 milioni di euro nel 2000, passa a 14 milioni e mezzo di euro nel 2002, con una crescita del 183% (v. tab.12).

3^ mossa. Il decreto taglia spese del ministro Tremonti  non tocca alcun finanziamento per le scuole paritarie per le quali sono stati disposti provvedimenti in deroga.

4^ mossa. La finanziaria 2003 prevede uno sconto fiscale per 90 milioni di euro per tre anni sotto forma di credito di imposta per le famiglie che si serviranno delle scuole private.

 

In sintesi diminuiscono i finanziamenti nella scuola pubblica e aumentano quelli nella scuola privata paritaria. Questo, nella scuola pubblica ha determinato quattro fenomeni: diminuiscono le classi, diminuiscono gli insegnanti, diminuisce il numero e la sicurezza delle sedi scolastiche, mentre aumentano gli studenti.

Quali possono essere gli effetti di queste dinamiche? Aumenta il numero di studenti per classe, aumenta il carico di lavoro per gli insegnanti, la cui attività si riduce alla lezione frontale, aumenta la discontinuità didattica, peggiora il diritto allo studio e la qualità dell’apprendimento, peggiora il servizio per i genitori, le sedi si allontanano dalla residenza, le persone in difficoltà non hanno la possibilità di trovare l’accoglienza di cui avrebbero bisogno. La vittima predestinata di queste azioni è la qualità della scuola pubblica, la qualità dell’apprendimento e la possibilità stessa di far funzionare l’autonomia scolastica.

 

L’attacco all’autonomia, riconosciuta dalla Costituzione, è particolarmente grave. Con l’autonomia alla scuola è stata affidata la responsabilità di decidere su molte questioni importanti e fondamentali, a cominciare dal curricolo di scuola e dal POF. Ogni istituto ha la possibilità di darsi un modello organizzativo, di individuare e progettare le attività formative più idonee alle esigenze dei propri alunni. Tutto questo ha bisogno di tempi e spazi riconosciuti, di risorse economiche per consentire ai docenti di organizzare la riflessione, prendere decisioni condivise, entrare in relazione con le altre scuole del territorio e con i soggetti della comunità locale. Oggi le caratteristiche innovative acquisite rischiano di essere cancellate, la “voglia di fare” degli insegnanti annullata, la scuola di qualità che faticosamente stava emergendo può affogare in un rituale stanco, ripetitivo, “deresponsabilizzato”.

Portando tutte le cattedre a 18 ore settimanali spariscono quelle ore a disposizione per attività di sostegno o recupero, per le attività alternative alla religione cattolica, per l’accoglienza. Si allunga l’orario e si impediscono le attività di ricerca e sperimentazione, si eliminano gli spazi di progettazione collegiale.

Meno insegnanti di sostegno vogliono dire rallentare o impedire l’integrazione e il recupero sociale degli “alunni diversamente abili”.

Il taglio di un numero così consistente di collaboratori scolastici (36.000 in quattro anni) non è insignificante per il destino della scuola. Questo comporta dover sacrificare le attività extracurricolari, annullare attività di recupero, sostegno, approfondimento o arricchimento dell’offerta formativa. Sarà garantito solo l’ordinario, la lezione “nel solo mattino”, regalando il pomeriggio dei ragazzi ad un variegato mondo della formazione extrascolastica (a pagamento) o alla solitudine domestica e televisiva.

Le scuole che stanno tentando di riorganizzare le competenze professionali per superare la rigidità delle classi, per modificare i tempi e gli spazi dell’attività formativa, utilizzando l’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca e sviluppo che il DPR 275/99 concede loro, vengono ricacciate nella consueta lezione frontale, “rubinetto culturale inaridito” come lo definisce qualcuno.

Tutto concorre ad arrestare l’attività progettuale delle Istituzioni Scolastiche Autonome.

 

Nel  corso di questi 18 mesi l’azione congiunta del Ministro dell’Istruzione e delle Finanziarie 2002 e 2003 ha disegnato una scuola nuova, una scuola molto diversa, diversa dal panorama delineato dal precedente governo e dalla Riforma Costituzionale, diversa (e lontana) dalla tradizione della scuola italiana, diversa, paradossalmente, anche dalla scuola delle tre “i” promessa in campagna elettorale dalla Casa delle Libertà.

Ha invece cominciato ad abbozzare una scuola molto vicina alle richieste di una parte del mondo imprenditoriale: una scuola con meno ore di insegnamento obbligatorio per tutti, con meno insegnanti, che costi meno. L’indicazione, infatti, di una parte del mondo confindustriale era chiara: prima di parlare di livello europeo degli stipendi occorre adeguarsi al livello europeo di rapporto alunni / insegnanti.

Rimane tutto da svelare (e abbiamo qualche dubbio) se una scuola del genere possa davvero aggredire i mali storici della scuola italiana, ovvero l’alto livello di dispersione, la mancanza di titolo di studio per una quota troppo alta di giovani, i bassi livelli di apprendimento per chi arriva al titolo, la frustrazione per chi nella scuola lavora, l’insoddisfazione degli studenti e dei genitori.

 

Ma oltre a tutto ciò, c’è da tener presente un altro orizzonte.

Perché tanto accanimento contro la scuola pubblica? Possibile che si tratti solo di ragioni di bilancio? Ci piacerebbe crederlo, ma non è così. L’azione combinata dei ministri Tremonti e Moratti vuole smontare la scuola pubblica italiana. Un patrimonio ed una risorsa di tutto il Paese. Non si tratta solo di regali alle scuole private, questo è solo un aspetto. C’è un disegno strategico che mira a trasformare la natura del sistema scolastico italiano. Si punta a far funzionare sempre peggio la scuola pubblica così che il Paese si convinca che la scuola pubblica non va, per aprire lo spazio alla privatizzazione promossa e voluta dal WTO tramite i GATS, gli accordi internazionali che rispondono alle pressioni di alcune multinazionali per trasformare una parte dell’istruzione (e gli altri servizi) in una merce appetibile per il mercato (percorso che si concluderà a Cancun in Messico il prossimo settembre). In una parola si smonta la scuola pubblica per aprire spazi alla privatizzazione. Ma attenzione è la privatizzazione di "seconda generazione" quella che interessa il mercato, non è la scuola di tendenza, non è lo spazio per le scuole private cattoliche.

Per raggiungere questo obiettivo, nei Paesi del primo mondo, c’è bisogno che si consumino alcuni passaggi. Bisogna che si delineino i settori dove l’istruzione possa essere più facilmente standardizzabile in modo che la tecnologia possa impossessarsene per produrre pacchetti vendibili (è il caso delle lingue straniere, dell’informatica, della valutazione, ecc.). Bisogna che la scuola pubblica si ritiri o si dimostri del tutto incapace a coprire questi settori dell’istruzione. Bisogna che il lavoro dell’insegnante venga trasformato in un’attività trasmissiva, sempre più assimilabile alla funzione di una macchina, piuttosto che in un conduttore di contesti di apprendimento e ricerca mai standardizzabili.

A questo mira la metodica opera di “smontaggio” della scuola pubblica avviata dal Governo. Quello che si vuole smontare è la scuola pubblica come luogo collettivo in cui si apprende insieme agli altri e trasformare il servizio scolastico in un servizio a domanda individuale.

 

2.      UN TAGLIO DOPO L’ALTRO…

 

 

 

E’ la finanziaria 2002 che dà il primo scossone al mondo della scuola. L’art. 22 della legge finanziaria è reso attuativo con la C.M. n. 16/02 che fissa gli organici del personale docente per l’anno scolastico in corso. Per la prima volta le dotazioni organiche  vengono assegnate a livello regionale. La circolare citata sopprime le cattedre formate sugli spezzoni di orario per costituire posti di insegnamento a 18 ore, accorpa classi intermedie e finali, limita il numero di docenti distaccati su progetto, l’insegnamento dell’inglese nella scuola elementare è riservato solo al secondo ciclo compatibilmente con le disponibilità di organico, bloccato l’organico funzionale che ha dato gambe all’attività progettuale delle scuole.

 

 

Tab. 1: Alunni, classi, posti  (dati MIUR) 

Scuola

Alunni

Classi

Posti

Rapporto A/C (*)

 

2001/02

2002/03

2001/02

2002/03

2001/02

2002/03

2001/02

2002/03

Infanzia

940.336

945.904

40.690

40.903

83.724

83.626

23,11

23,13

Elementare

2.531.376

2.508.219

139.020

137.947

255.107

252.266

18,21

18,18

Sc. Sec. I grado

1.704.425

1.700.461

81.433

80.855

178.799

176.358

20,93

21,03

Sc. Sec. II grado

2.448.398

2.489.044

111.678

112.936

238.250

234.905

21,92

22,04

Totale

7.624.526

7.643.628

372.821

372.641

755.880

747.155

20,45

20,51

Variazione

+ 19.102

- 180

- 8.725

+ 0,06

 (*) Rapporto alunni/classe

 

 

Un aumento di 19.102 alunni porta alla soppressione di 180 classi e di 8.725 cattedre!

Con questo primo “taglio” di posti si passa dal rapporto docente/alunni di 10,09 dell’anno scolastico 2001/02 a 10,23 dell’anno in corso.

 

La più pesantemente toccata dagli interventi sugli organici dello scorso anno è la scuola superiore (v. tab. 2) che, a fronte di un aumento di 40.655 alunni, (prevalentemente dovuti all’obbligo scolastico) pari all’1,66% e un aumento di 1.258 classi pari all’1,13% ha avuto una diminuzione di 3.345 cattedre pari all’1,40%. Ancora più eclatante è il confronto con i dati riferiti all’anno scolastico 2000/2001. Nonostante un aumento di 53.346 alunni rispetto all’anno scolastico 2000/01 e di 2.706 classi si è avuta una riduzione di 83 posti E’ questo l’effetto del comma introdotto nella finanziaria 2002 che ha elevato, nella scuola superiore, l’orario di insegnamento alle 18 ore settimanali, potendo arrivare, su scelta del docente, fino a 24 ore.

 

 

Tab. 2: Scuola secondaria superiore  (dati MIUR)

Anno Scolastico

Alunni

Classi

Posti

2000/2001

2.435.698

110.230

234.988

2001/2002

2.448.398

111.678

238.250

2002/2003

2.489.044

112.936

234.905

Variazione

+ 53.346

+ 2.706

- 83

 

Nella scuola media, per risparmiare, si interviene sul tempo prolungato (v. tab. 3). Qui i tagli di organici (578 classi e 2.441 docenti) sono quasi interamente dovuti alla soppressione di classi a tempo prolungato (565 su 578 classi in meno rispetto all’anno precedente).

 

Tab. 3: Scuola media  (dati MIUR)

Anno scolastico

Classi a tempo normale

Classi a tempo prolungato

2001/2002

56.828 (69,78%)

24.605 (30,22%)

2002/2003

56.815 (70,27%)

24.040 (29,73%)

Variazione

- 13

- 565

 

 

Il tempo prolungato implica un aumento di organico quindi si taglia.  E così sparisce il 2,30% delle classi a tempo prolungato.

 E’ stato proprio il tempo prolungato la più significativa e innovativa esperienza didattica introdotta dal 1962, anno di entrata in vigore delle scuola media unica: tempi di insegnamento-apprendimento più distesi, stimolo all’innovazione didattica, compresenze che permettono flessibilità nella gestione della classe… “Il numero dei docenti aumenta in modo rilevante nella scuola media che funziona col tempo prolungato… certamente lo svolgimento di attività didattiche anche in orario pomeridiano comporta automaticamente l’aumento del personale docente e non docente nei rispettivi organici così come anche la sperimentazione del bilinguismo… con il conseguente aggravio finanziario per le casse dello Stato. In conclusione, le situazioni descritte prima abbassano il rapporto alunni/docente rispetto a quello standard (9,5) ma sono assolutamente conformi alla normativa e rispondono alle intenzioni, definite in precedenti interventi sia legislativi che ministeriali, di valorizzare sempre più il ruolo e la funzione della scuola cercando di offrire agli alunni opportunità formative sempre più varie e ricche, soprattutto in ambiti territoriali di grave disagio socio-economico-culturale”.

Questo il parere di un Dirigente Scolastico, condiviso da moltissimi altri, incluso nell’elenco delle “2003 scuole sottodimensionate” (v. più avanti).

 

Neppure l’area dell’handicap viene risparmiata (v. tabb. 4 e 5).

 

 

Tab. 4: Alunni portatori di handicap, docenti di sostegno (dati MIUR)

Anno scol.

Scuola Infanzia

Scuola Elementare

Scuola Media

Alunni

Docenti

A/D (*)

Alunni

Docenti

A/D (*)

Alunni

Docenti

A/D (*)

2000/01

9.184

4.527

2,02

50.035

20.774

2,40

42.535

17.785

2,39

2001/02

9.613

4.520

2,12

52.443

20.525

2,55

44.433

17.544

2,53

2002/03

9.215

4.441

2,07

52.327

20.139

2,59

45.428

17.464

2,60

Variazione

+ 0,34%

- 1,90%

+ 0,05

+ 4,58%

- 3,06%

+ 0,19

+ 6,80%

- 1,80%

+ 0,21

(*) A/D: rapporto alunni/docente

 

Tab. 5: Dati riassuntivi

 

2000/01

2001/02

2002/03

Variazione

Totale alunni

101.754

106.489

106.970

+ 5.216 (+ 5,13%)

Totale docenti

43.086

42.589

42.044

- 1042 (- 2,42%)

 

 

La linea di tendenza che emerge è quella di innalzare il rapporto numero di alunni/docente. E così, ad un incremento nei tre anni considerati di 5.216 alunni (5,13%) corrisponde una diminuzione di 1.042 docenti (- 2,42%). Troppi gli alunni riconosciuti portatori di handicap, troppi gli insegnanti di sostegno. Ecco allora che nella bozza di finanziaria presentata in ottobre si ipotizza di innalzare da 1/138 a 1/145 il rapporto per la determinazione degli organici provinciali degli insegnanti di sostegno (in questo modo sarebbero sparite circa 3.000 cattedre). Si aggira l’ostacolo delle polemiche introducendo il comma 7 dell’art. 35 della finanziaria 2003 che vuole rivedere i criteri per la certificazione dell’alunno portatore di handicap. “All’individuazione dell’alunno come soggetto portatore di handicap provvedono le Aziende Unità Sanitarie Locali sulla base di accertamenti collegiali, con modalità e criteri definiti con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri… da emanare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente legge”. E l’attivazione dei posti di sostegno in deroga per alunni particolarmente gravi sarà concessa solo dal Direttore Scolastico regionale. Come dire, punto e a capo anche per l’handicap!

 

Fin qui gli interventi che valgono per tutto il sistema. Durante l’estate 2002 tutte le istituzioni scolastiche sono passate al vaglio e così vengono individuate 2003 scuole sottodimensionate che sono indicate dalla Ministra Moratti come obiettivo della sua campagna per “l’equità e il rigore”, come luoghi dove c’è “bisogno di razionalizzare l’organico”. Questo perché sono riconosciute al di sotto della soglia di efficienza fissata nel rapporto di 1 docente ogni 9,5 alunni. La ridefinizione dei criteri di dimensionamento delle istituzioni scolastiche è stato messo al punto uno tra le strategie che il Dicastero dell’Istruzione ha individuato per contenere le spese. Il declassamento a plesso o succursale di questi istituti elimina i Dirigenti Scolastici e i Direttori Amministrativi (e i loro stipendi). La forte campagna di stampa che accompagna la “pubblicazione” dell’elenco delle “2000 scuole improduttive” e il dibattito che ne segue, porta il MIUR a emanare la nota prot. N. Uff.V/32444 del 30 ottobre 2002 “Operazioni sulle istituzioni scolastiche statali”. In essa si ribadisce l’opportunità di non procedere nell’immediato ad “attività incidenti sulle operazioni di dimensionamento già effettuate”. In poche parole viene sospeso l’accorpamento degli istituti, a meno che non ci sia la richiesta formulata d’intesa tra l’Ente Locale (Comune e Provincia) e le istituzioni scolastiche coinvolte. Il pericolo per ora sembra accantonato, almeno per un numero così consistente di scuole.

Come Legambiente, alla pubblicazione dell’elenco delle 2003 scuole sottodimensionate, abbiamo fatto un’indagine territoriale scoprendo che più di un terzo sono scuole collocate in piccoli comuni (al di sotto cioè di 5.000 abitanti). Abbiamo inviato una lettera ai Dirigenti Scolastici di quelle scuole, allarmati dalla possibile iniziativa del Ministero, convinti come siamo che i piccoli comuni rappresentino una grande ricchezza e le scuole in essi collocate costituiscano un presidio culturale insostituibile. La loro chiusura o la chiusura di piccoli plessi in zone montane o in zone di pianura non densamente popolate porterà a far riassorbire gli alunni in istituti più grandi. Conseguenza sarà l’aumento di mobilità degli alunni da comune a comune. Facile vedere, per chi lo voglia, gli effetti sul piano territoriale e sociale. Un servizio essenziale come la scuola sparirà, il tessuto di vita degli alunni si modificherà con spostamenti, inserimenti in nuovi contesti, ma anche aumenterà la tendenza ad inurbarsi per evitare il pendolarismo ai ragazzi, con il conseguente spopolamento di tanti piccoli comuni.

Centinaia i Dirigenti Scolastici che ci hanno risposto.

“Si vuole risparmiare sulla scuola vista come la causa dei tanti mali che affliggono le casse dello Stato. Eppure le giovani generazioni si formano tra i banchi di queste bistrattate scuole e sono loro a dover reggere in tempi prossimi la concorrenza con la globalizzazione sempre più imperante”.

“Già dall’inizio del corrente anno scolastico (n.d.r. 2002/03) sono sorte problematiche connesse alla formazione delle classi prime di scuola media ed a livello di C.S.A. provinciale è stata ripetutamente “caldeggiata” la via del trasferimento degli alunni da… a… L’Amministrazione Comunale si è fermamente opposta in primo luogo per difficoltà tecnico-finanziarie, secondariamente perché tale operazione porterebbe alla soppressione della scuola media e, gradualmente agli altri ordini di scuola, per cui il Comune, privo dei servizi di base, perderebbe molti nuclei familiari già soggetti al pendolarismo per esigenze di lavoro e quindi tenderebbe a scomparire nel giro di pochi anni. E’ facile immaginare che questi comuni vedano nella scuola un’importante Istituzione da non sopprimere”.

 “Lo stato di scoraggiamento derivante dalla precarietà del proprio lavoro e dalla constatazione che un nuovo durissimo colpo sta per essere inferto alla scuola pubblica, senza che essa ne sia preventivamente informata, certamente non favoriscono i lavori che il personale scolastico si accinge ad affrontare… Ma questo poco importa… se le tradizioni culturali e la memoria storica di duemila scuole svaniranno nel nulla. Purché i conti tornino, come se milioni di soggetti in formazione fossero dei semplici numeri”.

 

Intanto, nel precedente anno scolastico, sono state chiuse 40 Dirigenze Scolastiche (v. tab. 6) e i “punti di erogazione del servizio”, come li chiama il MIUR, sono stati in parte riaggregati, in parte soppressi (75 plessi di scuola elementare e 8 sezioni staccate di scuola media - v. tab. 8). Nella scuola dell’obbligo, che perde 11 dirigenze, la riaggregazione delle scuole ha portato ad un incremento degli istituti comprensivi, l’altra vera novità del panorama scolastico degli ultimi anni. “Si propone di sviluppare l’esperienza degli istituti comprensivi che, comportando una maggiore corrispondenza tra territori comunali e sedi di dirigenza scolastica, facilita  il rapporto istituzionale tra scuola ed ente locale e permette un migliore impiego delle risorse umane e finanziarie e della logistica scolastica”. Questo è quanto consigliato da una Direzione Scolastica Regionale in una direttiva agli Enti Locali e alle scuole all’inizio dell’anno scolastico in previsione del nuovo dimensionamento. Un’indicazione condivisibile che presenta soprattutto motivazioni pedagogiche e didattiche di continuità educativa tra gli ordini di scuola. Una scelta che però è difficilmente spiegabile se si considera che la proposta di riforma Moratti tende a tenere nettamente separate le due tappe dell’istruzione primaria.

 

 

Tab. 6: Istituzioni scolastiche (dati MIUR)

Istituzioni Scolastiche

Anno scolastico 2001/2002

Anno scolastico 2002/2003

Circoli Didattici

2.703

2.691

Istituti Comprensivi

3.284

3.300

Istituti principali di I grado

1.611

1.596

Istituti principali di II grado

2.355

2.318

Istituti di istruzione superiore

877

885

Totale istituzioni scolastiche

10.830

10.790

 

 

Tab. 7: Punti di erogazione del servizio (dati MIUR)

Scuola

Anno scolastico 2001/02

Anno scolastico 2002/03

Variazione

Infanzia

13.534

13.552

+ 18

Elementare

16.352

16.277

- 75

Scuola Secondaria I grado

7.034

7.026

- 8

Scuola Secondaria II grado

4.828

4.872

+ 44

Totale

41.748

41.727

- 21

 

 

E’ altamente probabile che le condizioni “strutturali” che hanno portato alla soppressione dei plessi e delle sezioni staccate  sono dovute alla presenza di pochi alunni, in pluriclassi, sicuramente una collocazione geografica in piccoli comuni. Ma le scuole in questi comuni non possono essere considerate solo rami secchi da tagliare, piuttosto sono un fattore di coesione culturale e sociale. Il ruolo della scuola all’interno delle piccole comunità è insostituibile: agenzia culturale, centro di aggregazione, soggetto promotore e organizzatore di iniziative culturali e ricreative...

L’azione di risparmio intanto va avanti con nuove manovre per altre chiusure. Il D.M. 130 del 12. 12. 02 fissa la dotazione organica dei Dirigenti Scolastici per l’anno scolastico 2003-04 in 10.720 (unità a cui aggiungere 47 istituti educativi calcolati a parte). Se ne vanno così altre 70 dirigenze!

 

C’è un altro tassello che va a completare lo scenario sin qui delineato. E’ il decreto legge n. 212 del 25 settembre 2002 “Misure urgenti per la scuola, l’Università, la ricerca scientifica…”. “I docenti in situazione di soprannumerarietà, appartenenti a classi di concorso che presentino esubero di personale rispetto ai ruoli provinciali, sono tenuti a partecipare ai corsi di riconversione professionale… In caso di perdurante situazione di soprannumerarietà dovuta alla mancata partecipazione ai corsi di riconversione ovvero di partecipazione, con esito negativo, ai corsi medesimi ovvero di mancata accettazione dell’insegnamento per il quale si è realizzata la riconversione… si applica l’art. 33 del Decreto Legislativo 165 del 2001”. Tale articolo prevede il passaggio del personale in esubero ad altra amministrazione nella stessa provincia o in ambito nazionale. Per chi non accettasse una simile collocazione scatta “un’indennità pari all’80% dello stipendio per la durata di 24 mesi”. Cassa integrazione e licenziamento anche per i docenti, mentre aumentano gli alunni.

 

 

 

3.      RISPARMIARE SULLA SCUOLA PUBBLICA

 

 

Ma il sistema scolastico pubblico scricchiola anche per altri pesanti tagli attuati dal Ministro delle Finanze. Si sono infatti drasticamente ridotti i flussi di finanziamento che arrivano alle scuole. Qui trascuriamo quelli erogati per il funzionamento, ci limitiamo a prendere in considerazione quelli che hanno una ricaduta didattica-organizzativa: la legge 440/97, la formazione, l’handicap, gli immigrati, le nuove tecnologie… Non mancano le sorprese!

 

Tab. 8: Ampliamento offerta formativa

L. 440/97

 

E.F. 2001

C.M. 131 3. 8. 2001

E.F. 2002

C.M. 53 15. 5. 2002

C.M. 93 6. 8. 2002

D.M. n. 84.460

Variazione

(%)

Formazione

15.493.706

15.493.706

0

Lingue 2000

41.316.551

18.592.558

- 55,00

Pof scuole statali

58.038.445

58.875.096

+ 1,44

Attività complementari ed integrative per studenti

20.658.275

18.127.641

- 12,25

Amministrazione centrale

10.587.366

(*) 8.934.705

-15,61

Direzioni Scolastiche Regionali per interventi perequativi

5.903.567

10.330.380

+ 74,98

Handicap

10.547.599

4.168.283

- 60,48

Scuola ospedaliera

438.988

774.685

+ 76,47

IFTS, EDA, Obbligo Formativo

67.899.105

61.510.000

- 9,40

Accordo di programma per valorizzazione lingua sarda

4.131.655

 

 

Potenziamento cultura musicale e sportiva

 

2.530.637

 

Integrazione organici provinciali

17.856.390

 

 

Valutazione del sistema scolastico e monitoraggio

6.284.247

 

 

Pof scuole paritarie

 

6.197.482

 

Funzionamento didattico ed amministrativo

 

20.193.598

 

TOTALE

258.885.889

225.728.771

- 12,81

(*) la quota si divide in 1.187.852 per progetti nazionali collegati al processo di riforma. Utilizzati per la sperimentazione legge delega; ed in 7.746.853 utilizzati per iniziative finalizzate alla comunicazione del processo di riforma. Utilizzati cioè per le pubblicazioni “Una scuola per crescere” e “Ragioni e sfide del cambiamento” per far conoscere la legge delega.

 

Il finanziamento più consistente arriva alle scuole con la circolare applicativa della Legge 440/97 per il potenziamento dell’autonomia scolastica e l’ampliamento dell’offerta formativa. Dall’anno di entrata in vigore di questa legge si è avuto sempre un incremento dei finanziamenti erogati.

L’esercizio finanziario  (di seguito E.F.) 2001, conseguenza della finanziaria del dicembre 2000, approntato dal governo di centro-sinistra, assegna alle scuole 258.885.899 euro mentre l’E.F. 2002, impostato dal governo della Casa delle Libertà investe nella L. 440/97 231.771.912 euro che diventano 225.728.771 quando il 15 agosto 2002 il Ministro Tremonti firma il decreto n. 84.460 per la copertura finanziaria: un taglio del 12,81% rispetto all’anno precedente (v. tab. 8). La variazione diventa ancora più pesante per le scuole statali se si tiene conto del fatto che occorre togliere 6.197.482 euro destinati al POF delle scuole paritarie. Restano alla scuola pubblica 219.531.289 euro e così il taglio è del 15,20%.

Destano sorpresa i finanziamenti erogati dalla Ministra Moratti per il progetto Lingue 2000 e per le Nuove Tecnologie, due delle tre “i” sbandierate in campagna elettorale da Berlusconi. I finanziamenti per il Progetto Lingue 2000 sono più che dimezzati (una perdita di 22.724.531 euro pari al 55% serviti a finanziare i “progetti nazionali coerenti con il processo di riforma” (sperimentazione), “iniziative finalizzate alla comunicazione del processo di riforma” (opuscoli “Una scuola per crescere” e “Ragioni e sfide del cambiamento” ), il POF delle scuole paritarie. E l’innovazione tecnologica delle scuole, non è più un obiettivo così urgente se subisce un taglio del 30,07%! Evidente l’incongruenza tra la scuola prospettata durante la campagna elettorale e le scelte politiche attuate.

 

 

Tab. 9: Altri finanziamenti

Finanziamenti

E.F. 2001

E.F. 2002

Variazione (%)

Processo immigratorio

5.164.568

C.M. 155 26. 10. 2001

n. alunni: 154.109

quota x alunno: 33,51

5.164.568

C.M. 106 27.9. 2002

n. alunni: 187.998

quota x alunno: 27,47

Variazione  per alunno

- 18,02

Nuove tecnologie

115.944.573

C.M. 152 18. 10. 2001

81.080.006

C.M. 114 24. 10. 2002

- 30,07

 

 

Un discorso a parte merita l’handicap, pesantemente penalizzato (v. tab. 10). L’investimento per alunno subisce una perdita del 18,32%. Fortemente decurtate sono le risorse per l’acquisto dei sussidi didattici e tecnologici (-18,61%). Facile capire la ricaduta sulle attività educative per questi alunni. Si sta stringendo il cerchio attorno ai più deboli: troppi alunni portatori di handicap (di qui la revisione dei criteri delle certificazioni introdotta in finanziaria), troppi gli insegnanti di sostegno, troppe le risorse assegnate. Restano invece invariate le risorse assegnate alle scuole paritarie che, con un numero di alunni certificati di circa trenta volte inferiore a quello delle scuole statali (4.784), hanno a disposizione 755,68 euro per alunno (per gli alunni delle scuole statali solo 118,94 euro).

Non va meglio per gli alunni immigrati (vedi tabella 10) che si vedono assegnare la stessa quantità di euro nei due E.F. considerati (5.164.568) ma passano da 154.109 alunni dell’anno scolastico 2001/02 a 187.998 del 2002/03 con una variazione di –18,02% nella quota per alunno.

 

 

Tab. 10: Finanziamenti per handicap

Finanziamenti per handicap

E.F. 2001

E.F. 2002

Variazione  (%)

Scuole paritarie

Per applicazione L. 440/97

11.736.699

C.M. 139  13. 9.2001

 

10.210.829

C.M. 81  17. 6.2002

C.M. 186  3. 4. 2002

- 13,00

3.615.198,29

C.M. 12. 11.2001

Per L. 62/00

Sussidi didattici e tecnologici

 

 4.241.364

C.M. 139 del 13. 9. 2001

3.451.862

- 18,61

Formazione docenti e personale ausiliario/collaboratori scolastici)

2.346.091

C.M. 139  13. 9. 2001 C.M. 9 . 11. 2001

2.345.745

C.M. 74 del 27. 6. 2002

 

- 0,01

TOTALE

18.324.156

16.008.435

- 12,64

3.615.198,29

QUOTA PER ALUNNO

145,61

alunni: 125.847

118,94

alunni: 134.591

-18,32

755,68

alunni: 4.784

 

 

Infine, la formazione del personale della scuola (v. tab. 11). C’è subito un taglio del 5,58%. E i 35 milioni di euro stanziati nella finanziaria 2002 per il rimborso spese per l’autoaggiornamento (poco meno di 40 euro a docente) non ricompaiono nella finanziaria 2003.

 

 

Tab. 11: Formazione

E.F. 2001

Direttiva 143 1. 10. 2001

E.F. 2002

Direttiva 74 1. 7. 2002

VARIAZIONE (%)

15.906.872,49

Amministrazione Centrale

11.606.964

Amministrazione Centrale

- 27,03

22.724.103

Scuole

25.284.403

Scuole

+ 11,26

6.817.231

Direzioni Scolastiche Regionali

2.809.371

Direzioni Scolastiche Regionali

- 58,79

 

2.345.745

formazione handicap(*)

 

TOTALE               (·)  45.448.208

(··) 42.046.483

- 7,48

15.493.706

Direttiva 131 1. 8. 02 

L. 440/97

15.493.707

Direttiva 53 15. 5. 02

L. 440/97

- 0,02

60.941.914

57.536.483

- 5,58

 

Risorse aggiuntive (**)

35.000.000 per art. 16 L. 28. 12. 2001 n. 448 (iniziative di autoaggiornamento)

 

 (·) comprensivi 2.346.091 per formazione docenti e personale ausiliario sull’ handicap

(··) comprensivi di 2.345.745 per formazione docenti sull’ handicap

 

Ma se i tagli vi sembran pochi, occorre aggiungere l’effetto del decreto taglia spese di Tremonti del 29.11.02: 805,4 milioni di euro tolti al bilancio 2002 dell’istruzione, una riduzione del 15%. I tagli non sono stati distribuiti equamente nei vari capitoli di spesa, pesano soprattutto su alcune voci. Per quel che ci riguarda la formazione si riduce a 20,20 milioni di euro (portando a – 51,96% la variazione rispetto allo scorso anno), azzerati gli 11.940.000 euro destinati dalla L. 440/97 all’educazione degli adulti, bloccati i 30 milioni di euro per l’obbligo formativo come pure quelli destinati all’handicap, spariti i 774.685 euro per la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare. Ai C.S.A., che hanno l’incarico di erogare i finanziamenti alle scuole autonome, arrivano a getto continuo circolari che bloccano i finanziamenti assegnati, a volte già messi in bilancio dalle scuole e utilizzati come “disponibilità di cassa”. Forte il disagio che si respira.

 

 

 

4       -        MA PER LE SCUOLE PARITARIE …

 

 

Del tutto diversa l’attenzione posta alle scuole paritarie. La legge sulla parità scolastica (n. 62/2000) prevede contributi di 7 miliardi di vecchie lire (3.615.198 euro) per l’integrazione dell’handicap, “60 miliardi (30.987.413 euro) per contributi per il mantenimento delle scuole elementari parificate”, “280 miliardi (144.607.931 euro) per spese di partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato”: complessivamente 347 miliardi (179.210.543 euro). Nell’E.F. 2002 ne sono stati erogati, per le voci suddette, 420.490.162 con un aumento del  134,63% rispetto a quanto previsto dalla legge 62/2000 (v. tab. 12). Ma anche il finanziamento erogato alle scuole paritarie per il miglioramento dell’offerta formativa per le scuole secondarie di 1° e 2° grado fa un salto non da poco: +183,90%.

Nessuno di questi finanziamenti è stato decurtato o bloccato dal decreto taglia-spese di Tremonti. Il Ministro ha previsto l’emanazione di appositi provvedimenti in deroga!

Le scuole paritarie ricevono un ulteriore “regalo”. La finanziaria 2003 prevede uno sconto fiscale di 90 milioni di euro destinato alle famiglie che decideranno di mandare i loro figli nelle scuole private. Il bonus, 30 milioni per anno a partire dal 2003, viene dato sotto forma di credito d’imposta, cioè sarà possibile detrarre dalla dichiarazione dei redditi le rette pagate nelle scuole non statali. La cifra non è molto consistente (poco meno di 53 euro per ognuno dei circa 560.000 studenti delle paritarie dalle elementari alle superiori) ma il messaggio politico è rilevante in un momento in cui la scuola pubblica sembra in liquidazione: tagli al personale, nessun nuovo assunto, ridotti i finanziamenti, nessuna lira per il contratto, mentre, nel tentativo di rispondere alle disfunzioni crescenti, sempre più nelle scuole pubbliche si diffondono le attività a pagamento, facendo affidamento sui “risparmi” che ciascun istituto ha operato negli anni precedenti.

 

Tab. 12. Finanziamenti scuole paritarie

 

E.F. 2000   (L. 62/00)

E.F. 2001

E.F. 2002

Variazione (%) (*)

Scuola infanzia

144.607.931

323.294.398

Prot. 831 21. 12. 2001

Prot. 739 19.11. 2001

304.374.853

C.M. 86 23. 7. 2002

+165,58

Scuola elementare

30.987.413

Dato non disponibile

112.500.111

C.M. 86 23. 7. 2002

+263,05

Handicap

3.615.198

3.615.198

C.M. 12. 11. 2001

3.615.198

0

TOTALE

179.210.542

(**) 326.909.596

420.490.162

+134,63

POF SECONDARIA 1°/2°

5.175.078

D.M. 20.12. 2000

5.170.086

D.M. 16. 10. 2001

14.692.074

D.M. 19.7. 2002

D.M. 30. 10. 2002

D.M. 22. 11. 2002

+ 183,90

 (*) la variazione è calcolata su quanto previsto dalla L. 62/00 sulla parità scolastica

 (**) non comprensivo dei finanziamenti erogati alla scuola elementare

 

 

 

5       -        NON E’ PER CASO

 

 

Quanto fin qui documentato corrisponde ad una precisa strategia. In data 2 agosto 2001 il Ministro Moratti avvia con il collega Tremonti una corrispondenza epistolare che rappresenta, a posteriori, una chiave di lettura che permette di interpretare le scelte di politica scolastica sin qui attuate.

In essa, la Ministra Moratti individua l’elevamento dell’obbligo scolastico (L. 9/99), l’aumento di iscrizioni alla scuola materna e la generalizzazione delle lingue straniere nella scuola elementare come cause della mancata contrazione degli organici. Individua anche possibili aree di intervento di risparmio quali ridefinizione dei criteri di dimensionamento delle scuole, mobilità professionale per le graduatorie con docenti in esubero, trasformazione dell’orario di insegnamento e razionalizzazione delle classi di concorso,  riduzione del numero di insegnanti specialisti per l’insegnamento delle lingue straniere nelle elementari, ridefinizione dei compiti e dei ruoli del personale ATA e l’esternalizzazione delle funzioni. Solo nel rispetto di questi impegni, il Ministro Tremonti comunica alla collega il 9 novembre 2001 di aver firmato il decreto relativo alla determinazione degli organici.

Sono queste le linee programmatiche che guidano il governo negli interventi sulla scuola. Occorre risparmiare riducendo del 15% le spese per il prossimo triennio per il personale. Si comincia con il taglio di 20.000  posti del personale ATA nel luglio 2001.

 

Caro Tremonti …

“Caro Ministro,… (n.d.r. On.le Prof. Giulio Tremonti, On.le Prof. Franco Frattini)

…occorre precisare che nell’ultimo triennio non è stato possibile realizzare una contrazione degli organici per i seguenti motivi:

-         elevamento dell’obbligo scolastico (legge 9/99)

FATTO!

La legge delega “per la definizione delle norme generali sull’istruzione” abolisce la legge suddetta e indirizza gli alunni, al termine della terza media, direttamente alla formazione professionale regionale così si decongestiona la scuola superiore statale)

-         costante aumento del numero di bambini iscritti alla scuola materna statale, non solo per il fisiologico incremento della domanda, ma anche per la garanzia a tutti i bambini tra i 3 e 6 anni di poter frequentare la scuola dell’infanzia (art. 2 della legge 30/2000)

FATTO!

La proposta di riforma abolisce la legge 30/2000.

-         necessità di garantire la generalizzazione dell’insegnamento delle lingue straniere nella scuola elementare…

FATTO!

L’art. 22, comma 5 della legge 448 (finanziaria 2002) dispone che l’insegnamento della lingua straniera nella scuola elementare sia garantito solo all’interno dell’orario obbligatorio, compatibilmente con la disponibilità di organico (la C.M. n. 16 applicativa lo riserverà solo alle classi del 2° ciclo, organico permettendo).

 

Consapevole dell’impegno che il governo ha assunto di contenere la spesa corrente questo Ministero provvederà ad adottare interventi strutturali finalizzati a tale obiettivo. Le iniziative che si stanno definendo riguardano tra l’altro:

  1. la ridefinizione dei criteri di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, d'intesa con le Regioni e con gli Enti locali;

Impostato!

È stata pubblicata una lista di 2003 scuole sottodimensionate. Sono stati messi a concorso per dirigenti scolastici solo 1.500 posti, contro i 2.500 vacanti.

 

2.      la promozione della mobilità professionale e intercompartimentale del personale appartenente a ruoli che presentano situazioni di esubero (per esempio: insegnanti tecnico pratici, docenti di educazione tecnica e di educazione fisica). Le posizioni di esubero ammontano a oltre 8.000 unità;

FATTO!

Il decreto legge n. 212 del 25 settembre 2002 “Misure urgenti per la scuola, l’Università, la ricerca scientifica…” prevede, per i docenti in situazione di soprannumerarietà, la riconversione professionale, pena la cassa integrazione ed il licenziamento dopo due anni.

 

  1. la destinazione di una quota percentuale dell'organico di ciascuna istituzione scolastica (tale percentuale potrebbe corrispondere alla "quota locale" del curricolo che il DPR n. 275/99 quantifica nel 15% dell'orario complessivo settimanale) preferibilmente a contratti d'opera;
  2. la trasformazione, per i docenti dell'istruzione secondaria, dell'orario di cattedra in "orario annuale di lavoro" rispetto al quale dovrebbero essere previste, ove necessarie, prestazioni aggiuntive obbligatorie, da retribuire in eccedenza, e il consequenziale contenimento delle supplenze brevi;

FATTO!

Le scuole secondarie di 1° e 2° grado suppliscono i docenti assenti fino ai 15 giorni utilizzando personale interno.

 

  1. la razionalizzazione delle classi di concorso per una utilizzazione ottimale del personale;

FATTO!

La finanziaria 2003 ribadisce quanto già previsto in quella 2002. L’intento è di portare tutte le cattedre a 18 ore, anche mediante l’individuazione di moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre

 

  1. la ridefinizione del profilo professionale dell'assistente tecnico e della funzione docente dell'insegnante tecnico pratico, creando le condizioni per eliminare o ridurre i tempi di compresenza;
  2. la riduzione del numero dei docenti "specialisti" (circa 11.000) impegnati nell'insegnamento delle lingue straniere nella scuola elementare facendo ricorso in misura più ampia alla formazione del personale e favorendo il reclutamento di docenti che abbiano superato la prova di lingua straniera;
  3. la ridefinizione dei compiti e dei ruoli del personale Ata, nel quadro dell'autonomia degli istituti, attraverso un miglior impiego delle tecnologie informatiche e l'esternalizzazione delle funzioni strumentali

FATTO!

La finanziaria 2003 attribuisce ai collaboratori scolastici i compiti di accoglienza, sorveglianza e vigilanza e alle scuole la possibilità di affidare in appalto i servizi di pulizia, di igiene ambientale e di vigilanza dei locali scolastici

 

Pertanto, già per il prossimo anno scolastico sono state realizzate, con DM 27 luglio 2001 n. 128 misure di contenimento delle dotazioni organiche del personale ATA modificando alcuni parametri di calcolo previsti in precedenza…”

Roma, 2 agosto 2001, Letizia Moratti

 

…Cara Moratti

“Cari Colleghi,… (n.d.r. Dott.ssa Letizia Moratti, On.le Prof. Franco Frattini)

ho firmato il decreto relativo alla determinazione degli organici del personale docente…Mi corre tuttavia l’obbligo di evidenziare un tendenziale andamento crescente delle dotazioni organiche del personale del Ministero dell’Istruzione. E pertanto, nel quadro dell’impegno assunto dal Governo di contenere la spesa corrente, la firma del decreto è avvenuta proprio sulla base dei precisi impegni assunti dal Ministero dell’Istruzione per l’adozione di interventi strutturali finalizzati a tale obiettivo comune. Mi riferisco, in particolare, alle iniziative compendiate in otto punti nella lettera del Ministro dell’istruzione in data 2 agosto 2001… Nel presupposto che si proceda alla concreta realizzazione del contributo al processo riduttivo della spesa, in coerenza con le iniziative suindicate, ho dato seguito alla richiesta.”

Roma, 9 novembre 2001, Giulio Tremonti

 

 

 


APPENDICE A

 

 

 

TUTTI I DATI REGIONE PER REGIONE

 

 

 

 

 

TAB. A1:  LINGUE 2000

 

REGIONE

E.F. 2001

C.M. 131 3. 8. 2001

L. 440/97

E.F. 2002 (*)

C.M. 53 15. 5. 2002

C. 93 6. 8. 2002  L. 440/97

VARIAZIONE

(%)

ABRUZZO

1.114.513,99

479.800

-56,95

BASILICATA

569.651,96

276.400

-51,48

CALABRIA

2.158.273,36

946.000

-56,17

CAMPANIA

5.347.911,19

2.420.800

-54,73

E. ROMAGNA

2.049.817,43

1.000.000

-51,22

FRIULI V. GIULIA

703.930,75

335.400

-52,35

LAZIO

3.831.077,28

1.674.000

-56,30

LIGURIA

866.098,22

398.800

-53,95

LOMBARDIA

5.177.480,41

2.395.200

-53,74

MARCHE

1.131.040,61

486.600

-56,98

MOLISE

321.236,19

136.000

-57,66

PIEMONTE

2.486.223,51

1.190.000

-52,14

PUGLIA

3.710.226,36

1.605.600

-56,73

SARDEGNA

1.811.730,80

667.400

-63,16

SICILIA

4.579.939,78

2.040.800

-55,44

TOSCANA

2.014.698,36

997.800

-50,47

UMBRIA

583.596,30

284.600

-51,23

VENETO

2.859.105,39

1.277.000

-55,34

TOTALE

41.316.551,93

18.592.200

-55,00

 (*) Riparti ricavati dalla tabella A allegata alla C. M. n° 93 del 6. 08. 2002 e dalle indicazioni in essa contenute (“Nel disporre l’assegnazione dei fondi destinati alle scuole, i Direttori degli Uffici Scolastici Regionali terranno presenti i criteri indicati dalla Direttiva n. 53/2002…. estrapolazione dalla quota di un massimo del 20% per il Progetto Lingue 2000…”). Noi abbiamo calcolato la quota massima del 20%.


TAB. A2: FORMAZIONE  L. 440/97

REGIONE

SCUOLE

DIR. SCOL. REGIONALI

TOTALE

E.F.2001 (*)

E.F.2002 (**)

VAR %

E.F.2001 (*)

E.F.2002 (**)

VAR %

E.F.2001 (*)

E.F.2002 (**)

VAR %

ABRUZZO

       370.450

       359.910

-2,84

       41.162

       39.990

-2,84

       411.612

       399.900

-2,84

BASILICATA

       242.166

       207.360

-14,37

       26.907

       23.040

-14,37

       269.073

       230.400

-14,37

CALABRIA

         765.544

       709.560

-7,31

       85.060

       78.840

-7,31

       850.604

       788.400

-7,31

CAMPANIA

    1.658.910

    1.815.532

9,44

     184.324

     201.725

9,44

    1.843.234

    2.017.257

9,44

E. ROMAGNA

       779.953

       750.060

-3,83

       86.661

       83.340

-3,83

       866.614

       833.400

-3,83

FRIULI V. G.

       274.235

       251.505

-8,28

       30.471

       27.945

-8,28

       304.706

       279.450

-8,28

LAZIO

    1.195.023

    1.255.500

5,06

     132.781

     139.500

5,06

    1.327.806

    1.395.000

5,06

LIGURIA

       294.220

       299.160

1,67

       32.692

       33.240

1,67

       326.911

       332.400

1,67

LOMBARDIA

    1.842.551

    1.796.445

-2,50

     204.724

     199.605

-2,50

    2.047.275

    1.996.050

-2,50

MARCHE

       396.018

       364.905

-7,85

       44.002

       40.545

-7,85

       440.020

       405.450

-7,85

MOLISE

         124.569

       102.060

- 18,06

     13.841

       11.340

- 18,06

       138.410

       113.400

-18,06

PIEMONTE

       915.213

       892.485

-2,48

     101.690

       99.165

-2,48

    1.016.903

       991.650

-2,48

PUGLIA

   1.081.150

    1.204.200

11,38

  120.128

     133.800

11,38

    1.201.278

    1.338.000

11,38

SARDEGNA

       546.617

       500.580

-8,42

       60.735

       55.620

-8,42

       607.352

       556.200

-8,42

SICILIA

    1.487.860

    1.530.630

2,87

     165.318

     170.070

2,87

    1.653.178

    1.700.700

2,87

TOSCANA

       755.313

       733.320

-2,91

       83.924

       81.480

- 2,91

       839.231

       814.800

-2,91

UMBRIA

       218.922

       213.435

-2,50

       24.325

       23.715

-2,50

       243.245

       237.150

-2,50

VENETO

       995.620

       957.690

-3,80

     110.625

     106.410

-3,81

    1.106.250,68

    1.064.100

-3,81

TOTALE

13.944.336

  13.944.337

0,00

1.549.370

  1.549.370

0,00

  15.493.706

  15.493.707

0,00

(*) C.M. 131 3. 8. 2001

(**) C.M. 53 15. 5. 2002 e C.M. 93 6. 8. 2002. Le cifre di queste colonne sono state ricavate da quanto indicato nella circolare medesima che invita a trattenere per la formazione il 15% del finanziamento complessivo. Di tale cifra il 10% va assegnato alle Direzioni Scolastiche Regionali, il resto va dato alle Istituzioni Scolastiche.

 

TAB. A3: POF SCUOLE STATALI L. 440/97        

REGIONE

E.F. 2001

C.M. 131 3. 8. 2001

E.F. 2002

C.M.  53  15. 5. 2002

C.M.  93  6. 8. 2002

VARIAZIONE

(%)

ABRUZZO

1.516.524

1.519.300

+ 0,18

BASILICATA

937.679

875.200

-6,66

CALABRIA

3.040.020

2.995.600

-1,46

CAMPANIA

7.232.721

7.665.673

+5,99

E. ROMAGNA

3.194.544

3.166.600

-0,87

FRIULI V. GIULIA

1.078.878

1.062.150

-1,55

LAZIO

5.080.231

5.301.000

+4,35

LIGURIA

1.209.438

1.262.800

+4,41

LOMBARDIA

7.637.312

7.584.750

-0,69

MARCHE

1.602.927

1.540.950

-3,87

MOLISE

474.417

430.600

-9,23

PIEMONTE

3.740.336

3.768.350

+0,74

PUGLIA

4.762.610

5.084.400

+6,75

SARDEGNA

2.171.960

2.113.400

-2,70

SICILIA

6.300.877

6.462.500

+2,56

TOSCANA

3.112.169

3.096.400

-0,51

UMBRIA

879.165

901.250

+2,51

VENETO

4.066.633

4.043.900

-0,56

TOTALE

58.038.445

58.875.093

+1,44

 

TAB. A4: SCUOLA IN OSPEDALE

REGIONE

E.F. 2001

C.M. 149 10.10.2001

E.F. 2002 (*)

C.M. 84 22. 7. 2002

VARIAZIONE

(%)

ABRUZZO

13.332,85

19.475,00

46,07

BASILICATA

2.597,78

3.950,00

52,05

CALABRIA

16.431,59

32.645,00

98,67

CAMPANIA

39.764,08

106.754,00

168,47

EMILIA ROMAGNA

48.778,32

92.605,00

89,85

FRIULI V. GIULIA

3.849,67

3.947,00

2,53

LAZIO

74.224,15

125.065,00

68,50

LIGURIA

13.098,38

52.399,00

296,69

LOMBARDIA

79.246,18

112.127,00

41,49

MARCHE

14.647,75

20.114,00

37,32

MOLISE

2.597,78

3.946,00

51,90

PIEMONTE

29.013,52

50.643,00

74,55

PUGLIA

13.003,35

19.320,00

48,58

SARDEGNA

6.666,43

12.735,00

91,03

SICILIA

16.431,59

42.870,00

160,90

TOSCANA

14.365,77

18.700,00

30,17

UMBRIA

3.849,67

3.750,00

- 2,59

VENETO

46.994,48

53.640,00

14,14

TOTALE

438.893,34

 774.685,00

76,51

 (*) Interamente bloccati dal decreto taglia spese del 29. 11. 2002

 

TAB. A5: PROCESSO  IMMIGRATORIO

REGIONE

E.F. 2001 (*)

C.M. 155 26. 10. 2001

E.F. 2002

C.M. 106 27. 9. 2002

VARIAZIONE

(%)

 

N.  alunni

Quota x alunno

Finanziamento

 

N.  alunni

Quota x alunno

Finanziamento

 

Quota x alunno

ABRUZZO

2.740

38,50

105.503,37

3.487

32,07

111.846,00

- 16,70

BASILICATA

245

25,90

6.346,23

425

32,68

13.891,00

+ 26,17

CALABRIA

1.960

25,90

50.768,23

2.795

34,25

95.754,00

+  32,23

CAMPANIA

2.152

19,83

42.675,35

2.445

20,98

51.316,00

+ 5,79

E. ROMAGNA

18.498

41,88

774.848,03

23.554

35,14

827.817,00

- 16,09

FRIULI V. G.

3.904

39,01

152.295,92

4.833

23,28

112.550,00

- 40,32

LAZIO

16.085

20,62

331.826,15

15.993

21,23

339.575,00

+ 2,92

LIGURIA

5.209

33,22

173.069,35

6.453

35,60

229.786,00

+ 7,16

LOMBARDIA

37.662

31,33

1.180.287,88

46.428

29,05

1.348.763,00

- 7,27

MARCHE

6.234

38,81

241.984,28

8.074

23,68

191.203,00

- 38,98

MOLISE

356

31,92

11.363,61

302

8,24

2.489,00

- 74,18

PIEMONTE

14.314

35,91

514.022,32

18.036

24,36

439.520,00

- 32,16

PUGLIA

3.985

19,74

78.680,14

4.979

12,41

61.811,00

- 37,13

SARDEGNA

794

24,71

19.623,29

1.060

27,84

29.513,00

+ 12,66

SICILIA

4.068

22,43

91.253,80

4.982

22,83

113.778,00

+ 1,78

TOSCANA

14.099

35,66

502.808,92

15.475

31,06

480.745,00

- 12,89

UMBRIA

3.572

54,87

196.005,72

4.915

29,37

144.392,00

- 46,47

VENETO

18.232

34,62

631.206,40

23.762

23,98

569.819,00

- 30,73

TOTALE

154.109

33,51

5.164.568,99

187.998

27,47

5.164.568,00

- 18,02

 (*) Si devono aggiungere € 619.748, 27  (C.M. 160 del 6. 11. 2001) per “Corsi scolastici di lingua a favore dei cittadini extracomunitari” destinati “ai minori e alle loro famiglie”. Tali corsi, nell’E.F. 2002  non sono stati più finanziati.

 


 

TAB. A6: NUOVE TECNOLOGIE

REGIONE

E.F. 2001

C.M. 152  18. 10. 2001

E.F. 2002

C.M. 114 24. 10. 2002

VARIAZIONE

(%)

 

ABRUZZO

3.702.732

2.200.281

- 40,56

BASILICATA

1.587.157

1.366.728

- 13,88

CALABRIA

5.339.022

4.520.715

- 15.32

CAMPANIA

12.239.184

10.318.045

- 15,69

EMILIA ROMAGNA

6.940.698

4.212.827

- 39,30

FRIULI V. GIULIA

2.537.617

1.426.803

- 43,75

LAZIO

11.816.432

7.149.039

- 39,49

LIGURIA

2.911.019

1.824.807

- 37,31

LOMBARDIA

15.914.387

9.890.003

- 37,85

MARCHE

3.475.406

2.102.658

- 39,49

MOLISE

1.215.236

690.873

- 43,14

PIEMONTE

8.374.304

5.159.022

- 38,38

PUGLIA

7.977.953

6.991.339

- 12,36

SARDEGNA

2.944.917

3.191.535

+ 8,37

SICILIA

10.684.593

8.943.808

- 16,29

TOSCANA

6.968.735

4.182.788

- 39,97

UMBRIA

2.260.033

1.329.181

- 38,37

VENETO

9.055.148

5.579.554

- 38,37

TOTALE

115.944.573

81.080.006

- 30,07

 

 

TAB. A7: FORMAZIONE SCUOLE E DIREZIONI SCOLASTICHE REGIONALI

REGIONE

SCUOLE

 

DIREZIONI SCOLASTICHE REGIONALI

TOTALE

 

VARIAZ

(%)

 

E.F. 2001

C.M. 143

E.F. 2002

C.M. 74

VARIAZ (%)

E.F. 2001

C.M. 143

E.F. 2002

C.M. 74

VARIAZ. (%)

E.F. 2001

C.M. 143

E.F. 2002

C.M. 74

 

ABRUZZO

603.738

639.199

5,87

181.121

71.021

- 60,78

784.859

710.220

- 9,50

BASILICATA

394.573

391.783

- 0,70

118.372

43.531

- 63,22

512.945

435.314

- 15,13

CALABRIA

1.247.760

1.357.823

8,2

374.328

150.869

- 59,69

1.622.088

1.508.692

- 6,99

CAMPANIA

2.703.652

3.075.677

13,76

811.095

341.740

- 57,86

3.514.747

3.417.417

- 2,76

E. ROMAGNA

1.270.484

1.381.844

8,76

381.145

153.538

- 59,71

1.651.629

1.535.382

- 7,03

FRIULI V.G.

447.768

462.612

3.31

134.331

51.401

- 61,73

582.099

514.013

- 11,69

LAZIO

1.947.042

2.298.212

18,03

584.113

255.356

- 56,28

2.531.155

2.553.568

+ 0,88

LIGURIA

478.756

579.277

20,99

143.627

64.364

- 55,18

622.383

643.641

+ 3,41

LOMBARDIA

3.002.164

3.226.984

7,48

900.649

358.550

- 60,18

3.902.813

3.585.534

- 8,12

MARCHE

645.571

689.319

6,77

193.671

76.591

- 60,45

839.242

765.910

- 8,73

MOLISE

202.967

176.302

- 13,13

60.890

19.589

- 67,82

263.857

195.891

- 25,75

PIEMONTE

1.491.011

1.605.134

7,65

447.303

178.348

- 60,12

1.938.314

1.783.482

- 7,98

PUGLIA

1.762.152

2.111.532

19,82

528.645

234.614

- 55,61

2.290.797

2.346.146

+ 2,41

SARDEGNA

890.888

926.276

3,97

267.267

102.919

- 61,49

1.158.155

1.029.195

- 11,13

SICILIA

2.424.765

2.836.489

16,97

727.430

315.165

- 56,67

3.152.195

3.151.654

- 0,01

TOSCANA

1.231.749

1.405.866

14,13

369.525

156.207

- 57,72

1.601.274

1.562.073

- 2,44

UMBRIA

356.355

383.267

7,55

106.907

42.585

- 60,16

463.262

425.852

- 8,07

VENETO

1.622.708

1.736.807

7,03

486.812

192.978

- 60,35

2.109.520

1.929.785

- 8,52

TOTALE

22.724.103

25.284.403

11,26

6.817.231

2.809.371

- 58,79

29.541.334

28.093.774

- 4,90

 


TAB. A8:  HANDICAP

REGIONE

C.M.139

2001

C.M.

 81- 186

2002

Variaz.

%

Sussidi Didattici

2001

Sussidi Didattici

2002

Variaz.

%

Forma-

zione

2001

Forma-

zione

2002

Variaz.

%

ABRUZZO

302.634

266.650

-12,08

109.365

104.506

- 4,44

60.494

66.106

+9,28

BASILICATA

121.986

105.944

-13,15

44.082

40.675

- 7,73

24.384

24.273

-0,45

CALABRIA

577.755

487.454

-15,63

208.787

179.142

- 14,20

115.489

107.939

-6,54

CAMPANIA

1.403.681

1.272.515

-9,34

507.256

518.416

- 2,20

280.586

325.884

+16,14

E.ROMAGNA

693.213

606.730

-12,47

250.511

235.246

- 6,09

138.569

130.147

-6,07

FRIULI

210.864

177.841

-15,66

76.201

65.320

- 14,28

42.150

38.734

-8,10

LAZIO

1.268.824

1.108.472

-12,64

458.523

429.210

- 6,39

253.630

262.360

+3,44

LIGURIA

266.262

230.279

-13,51

96.220

93.527

- 2,80

53.224

53.195

-0,05

LOMBARDIA

1.524.361

1.317.210

-13,59

550.868

501.977

- 8,88

304.710

274.755

-9,83

MARCHE

247.796

217.822

-12,09

89.547

85.088

- 4,98

49.532

48.547

-1,99

MOLISE

62.671

55.090

-12,09

22.648

21.520

- 4,98

12.527

13.944

+11,31

PIEMONTE

779.480

675.548

-13,33

281.685

270.836

- 3,85

155.813

149.773

-3,88

PUGLIA

1.026.531

875.984

-14,66

370.963

327.624

- 11,68

205.197

200.385

-2,34

SARDEGNA

371.647

323.240

-13,02

134.304

124.362

- 7,40

74.290

75.919

+2,19

SICILIA

1.336.532

1.177.243

-11,92

482.991

461.184

- 4,51

267.164

281.469

+5,35

TOSCANA

547.166

466.130

-14,81

197.732

173.886

- 12,06

109.375

106.907

-2,26

UMBRIA

131.592

117.734

-10,53

47.554

47.128

- 0,90

26.304

26.856

+2,10

VENETO

803.711

722.932

-16,30

312.119

286.462

- 8,22

117.107

158.552

+35,39

TOT. NAZ.

11.730.699

10.210.828

-13,00

4.241.364

3.451.862

- 18,61

2.346.091

2.345.745

-0,01

 

 

 

TAB. A9: PROSPETTO RIASSUNTIVO HANDICAP

REGIONE

Totale

2001

Totale

2002

Variazione

(%)

ABRUZZO

472.494

437.262

- 7,46

BASILICATA

190.454

170.892

- 10,27

CALABRIA

902.033

774.535

- 14,13

CAMPANIA

2.191.525

2.116.815

- 3,41

EMILIA ROMAGNA

1.082.294

972.123

- 10,18

FRIULI V. GIULIA

329.217

281.895

- 14,37

LAZIO

1.980.978

1.800.042

- 9,13

LIGURIA

415.707

377.001

- 9,31

LOMBARDIA

2.379.940

2.093.942

- 12,02

MARCHE

386.877

351.457

- 9,16

MOLISE

97.847

90.554

- 7,46

PIEMONTE

1.216.981

1.096.157

- 9,93

PUGLIA

1.602.695

1.403.993

- 12,40

SARDEGNA

580.242

523.521

- 9,78

SICILIA

2.086.688

1.919.896

- 7,99

TOSCANA

854.274

746.923

- 12,57

UMBRIA

205.451

191.718

- 6,68

VENETO

1.232.937

1.167.946

- 5,27

TOTALE  NAZIONALE

18.324.156

16.008.435

- 12,64

 


 

TAB. A10: FINANZIAMENTI SCUOLE PARITARIE SECONDARIE DI I E II GRADO

 Finanziamenti finalizzati al miglioramento dell’offerta formativa

 

REGIONE

E.F. 2001

E.F. 2002

VARIAZIONE (%)

 

 

(A)

(B)

(C) (*)

TOTALE (A+B+C)

 

ABRUZZO

38.261,19

15.493,00

94.191,88

145.556,73

255.241,61

567,10

BASILICATA

20.658,27

0

30.987,42

21.563,96

52.551,38

154,38

CALABRIA

20.658,27

28.143,50

63.152,57

16.172,97

107.469,04

420,22

CAMPANIA

395.052,97

428.209,28

295.922,38

469.016,13

1.193.147,79

202,02

E. ROMAGNA

449.692,44

401.955,22

223.752,84

307.286,43

932.994,49

107,47

FRIULI

40.403,45

32.302,00

24.490,04

37.736,93

94.528,97

133,96

LAZIO

915.793,97

968.044,28

601.556,72

986.551,17

2.556.152,17

179,11

LIGURIA

136.725,76

211.249,85

152.064,41

210.248,61

573.562,87

319,49

LOMBARDIA

1.721.580,60

1.576.808,64

931.104,53

1.590.342,05

4.098.255,22

138,05

MARCHE

14.611,59

31.761,71

28.272,22

70.082,87

130.116,80

799,50

MOLISE

0

0

0

0

0

0

PIEMONTE

489.327,32

415.542,00

272.196,84

398.933,26

1.086.672,10

122,07

PUGLIA

114.953,10

79.544,25

158.975,65

204.857,62

1.159.377,52

908,56

SARDEGNA

20.658,27

30.751,82

10.225,00

48518,91

89.495,73

333,21

SICILIA

0

0

0

129.383,76

129.383,76

////

TOSCANA

198.185,73

267.260,84

143.646,82

247.985,54

658.893,20

232,46

UMBRIA

0

0

16.079,25

32.345,94

48.425,19

////

VENETO

593.523,70

683.053,87

277.853,26

247.985,54

1.208.692,67

103,64

TOTALE

5.170.086,72

5.170.120,18

3.324.471,83

(**) 5.164.569

13.659.161,01

163,89

(*) Il decreto non riporta la suddivisione regionale. L’abbiamo calcolato  in base al numero di scuole paritarie presenti in ogni regione secondo quanto riportato all’art. 2 comma 1 del decreto su citato: “Il riparto dei fondi è disposto per ambito regionale in proporzione al numero delle scuole medie di I e II grado paritarie funzionanti nella regione”.

(**) A questa cifra si devono aggiungere € 1.032.913 per la formazione dei responsabili di direzione delle scuole paritarie

 

 


Appendice B

 

 

 

 

FINANZIARIA 2002

 

All’art. 22 L. 448/01 si prevede che:

1.      gli organici sono determinati in base al numero di alunni presenti in una scuola, all’entità oraria dei curricoli obbligatori;

  1. la dotazione organica complessiva è decisa a livello nazionale e ripartita a livello regionale. Sarà compito del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale ripartirla tra le province;
  2. sono soppresse le cattedre formate sugli spezzoni di orario che sono invece utilizzati prioritariamente per costituire posti di insegnamento a 18 ore, anche prescindendo dai decreti istitutivi delle cattedre. Gli spezzoni residui saranno assegnati prioritariamente, e fino a 24 ore, a docenti interni che siano disponibili;
  3. l’insegnamento della lingua straniera nella scuola elementare è garantito solo all’interno dell’orario obbligatorio, compatibilmente con la disponibilità di organico (la C.M. n. 16 applicativa lo riserverà solo alle classi del 2° ciclo, organico permettendo).

Tutto questo per abbassare il rapporto docente/alunni: 10,09 nell’anno scolastico 2001/02 (ritenuto troppo basso), 10,23 dopo il taglio di 8.725 cattedre effetto di questa finanziaria.

  1. Le scuole secondarie di 1° e 2° grado suppliscono i docenti assenti fino ai 15 giorni utilizzando personale interno;
  2. viene modificato in modo radicale l’esame di stato. Le commissioni d’esame sono costituite da docenti interni alle classi. Solo il Presidente, nominato dal Direttore Scolastico Regionale, è esterno. Per le scuole paritarie la commissione è composta dal 50% di commissari interni e dal rimanente 50% da membri esterni all’istituto. I motivi per riformare l’esame di stato non sono né didattici né pedagogici, solo il risparmio nel bilancio dello stato: da circa 165,26 milioni di euro a 40,24 milioni di euro (oltre che un favore post elettorale ai diplomifici)

 

 

 

FINANZIARIA 2003

 

All’art. 35 L. 289/02 troviamo che:

  1. prosegue l’intento di portare tutte le cattedre a 18 ore, con una restrizione aggiuntiva rispetto allo scorso anno: è possibile ottenere ciò anche mediante l’individuazione di moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre. Questo comma, unito al punto 2 della precedente finanziaria, fa stimare una riduzione di posti di circa 27.000 (dati MIUR) a cui aggiungere i 12.500 già programmati con la finanziaria dello scorso anno;
  2. viene prevista una riduzione del 6% nel triennio 2003-2005 dei collaboratori scolastici pari a circa 15.900 posti (v. tab. 13);
  3. i collaboratori scolastici rimasti vengono gratificati di un ampliamento del loro profilo professionale: accoglienza, sorveglianza e vigilanza durante la mensa, il tutto per legge e senza un corrispettivo riconoscimento economico (questo solitamente viene erogato dall’Ente Locale al personale scolastico che, volontariamente, presta i servizi suddetti. La finanziaria ha ridotto i flussi di finanziamento agli Enti Locali e questo è un modo per sopperire alla loro diminuzione di risorse);
  4. tutto il personale amministrativo, tecnico e ausiliario distaccato presso i distretti scolastici torna a scuola: di fatto si disattivano questi organi collegiali territoriali;
  5. non vengono risparmiati neppure i dirigenti/docenti collocati fuori ruolo per motivi di salute. L’invito è a passare nei ruoli dell’amministrazione scolastica o ad altra amministrazione. Se così non fosse, passati 5 anni si procede alla risoluzione del contratto ovverosia: licenziati;
  6. cessano al 31 agosto 2003 i collocamenti fuori ruolo del personale ATA dichiarato inidoneo;
  7. verranno modificate le procedure per la certificazione dell’handicap. L’attivazione dei posti di sostegno in deroga avverrà solo per casi particolarmente gravi e su autorizzazione del Direttore Scolastico Regionale;
  8. le scuole possono affidare in appalto i servizi di pulizia, di igiene ambientale e di vigilanza dei locali scolastici. Ciò facendo, si riduce il numero dei collaboratori scolastici in organico nella scuola e vengono a mancare quei servizi affidati al personale come ad esempio l’assistenza di base ai disabili.

Niente è previsto per il rimborso spese per l’autoaggiornamento. Lo scorso anno furono stanziati, per la prima volta, 35 milioni di euro (circa 40 euro per docente).

 

 

Tab. 13: Previsione tagli organici collaboratori scolastici (comma 2 art. 35 finanziaria 2003)

Regione

Organico di diritto

2002/03

-2%

2003/04

-2%

2004/05

-2%

2005/06

Totale Tagli

Abruzzo

6.922

138

138

138

414

Basilicata

4.086

82

82

82

246

Calabria

13.716

274

274

274

822

Campania

32.167

644

644

644

1.932

Emilia Romagna

14.804

296

296

296

888

Friuli

5.078

101

101

101

303

Lazio

23.461

469

469

469

1.407

Liguria

5.867

118

118

118

354

Lombardia

34.771

695

695

695

2.085

Marche

7.595

152

152

152

456

Molise

1.956

39

39

39

117

Piemonte

17.562

351

351

351

1.053

Puglia

21.295

426

426

426

1.278

Sardegna

9.454

189

189

189

567

Sicilia

28.561

571

571

511

1.733

Toscana

14.726

294

294

294

882

Umbria

4.290

86

86

86

258

Veneto

18.739

375

375

375

1.125

Tot. nazionale

265.050

5.300

5.300

5.300

15.900


La pagina
- Educazione&Scuola©