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Legge
sulla non autosufficienza ''Ora o mai più: è un'emergenza nazionale'' ''Abbiamo pazientato perché bisognava risanare i conti pubblici, ora il governo deve scegliere''. Così i capigruppo di alcuni partiti del centrosinistra in un'iniziativa insieme a un nutrito drappello di parlamentari, sindacalisti e associazioni ROMA - "Abbiamo pazientato perché bisognava risanare i conti pubblici, ora il governo deve scelgliere: la legge sulla non autosufficienza non si può più rimandare. E' ormai un"emergenza nazionale”. Questo il messaggio che è emerso oggi con forza da un incontro organizzato a Roma dai capigruppo di alcuni dei partiti della maggioranza di centrosinistra (Titti Di Salvo, Gennaro Migliore, Angelo Bonelli, Pino Sgobio e Robetto Villetti) e da un nutrito drappello di parlamentari della Commissione affari sociali della Camera (Cancrini, Dioguardi, Pellegrino, Poretti, Smeriglio, Trupia e Zanotti) insieme ai rappresentanti sindacali dei pensionati e delle associazioni delle persone disabili rappresentate al convegno da Pietro Barbieri, presidente della Fish. Il gruppo di parlamentari è coordinato da Katia Zanotti, che, dopo aver ripercorso tutte le tappe dell’iniziativa parlamentare in tema di non autosufficienza (sono state già presentate nove proposte di legge e si attende il testo della legge delega del governo), si impegna a dare battaglia per tentare di varare la legge entro la fine dell’anno. O comunque di arrivare alla presentazione del testo definitivo entro la fine dell’anno per poterlo poi discutere e varare con l’inizio del 2008. “Il governo che aveva messo la legge sulla non autosufficienza nel suo programma elettorale - ha detto oggi Katia Zanotti – deve dare un segnale. Ci deve essere una presa di posizione politica esplicita. E’ uno dei banchi di prova della politica che deve ritrovare la sua autorevolezza in un momento di crisi così delicato come quello attuale”. Quello che è mancato, finora, ha spiegato l’esponente della Commissione affari sociali, è stata proprio una volontà politica chiara di intervenire su un tema che è un problema urgente per milioni di cittadini. Katia Zanotti si è detta comunque fiduciosa rispetto alla volontù del governo Prodi di intervenire, anche se i costi di una legge del genere sono comunque alti. Anche Tutti Di Salvo ha voluto ribadire la priorità di una legge sulla non autosufficienza all’interno delle varie riforme del welfare che andranno fatte. Ne va della dignità delle persone ed è uno dei modi per cominciare a intervenire sulle gravi diseguaglianze che affliggono oggi il nostro paese. L’Italia, in termini di diseguaglianza, è seconda solo agli Usa nel mondo. Al convegno di questa mattina sono intervenuti anche molti rappresentanti delle associazioni e dei sindacati. Betty Leone, segretario generale dello Spi-Cgil, ha parlato della necessità di un nuovo patto tra i cittadini di un paese che è comunque ricco. Si tratta di fare – ha detto Betty Leone – quello che è stato fatto negli anni sessanta quando si discuteva della necessità di finanziare gli asili nido, sicuramente un costo per la collettività, ma anche una scelta strategica. Ora bisogna fare lo stesso percorso per la legge sulla non autosufficienza. Il problema vero è quello di scegliere di dedicare a questi temi molte risorse. La segretaria dello Spi ha detto anche di essere più favorevole al ricorso alla fiscalità generale e alla compartecipazione delle famiglie che hanno le risorse per farlo piuttosto che ricorrere alla tassa di scopo. Anche il segretario dei pensionati Uil, Miniati, ha parlato della necessità di queste scelte, ma ha anche messo in guardia sulla dispersione dei ruoli. La dualità del ministero del lavoro e della solidarietà sociale, ha spiegato per esempio Miniati, diventa spesso un peso. Molti gli interventi delle altre associazioni e dei politici. Per Cancrini, psichiatra ed esponente del Pdci, il percorso che porterà alla legge non è certo agevole. Le difficoltà da affrontare sono tante ed è complesso il quadro generale in cui la legge si dovrebbe collocare. Per questo il percorso più realistico. è quello di elaborare un testo serio che dovrebbe essere pronto per il gennaio del 2008. Infine, prima dell’intervento del ministro Paolo Ferrero (vedi il lancio successivo) ha parlato Pietro Barbieri, presidente della Fish, che ha messo in evidenza quattro questioni essenziali: il problema dell’accesso al diritto e all’accertamento dei requisiti, la necessità di elaborare progetti di presa in carico individuali, la questione dell’universalismo delle presentazioni e la decisioni in merito alla compartecipazione alla spesa da parte delle famiglie che se lo possono permettere. Barbieri ha denunciato però anche molti ritorni indietro. Tra questi è urgente affrontare la questione del ritorno degli istituti. Invece di favorire la cura e l’assistenza domiciliare, molte persone disabili si ricominciano a mandare negli istituti che invece andrebbero chiusi. Il ministro della Solidarietà sociale: ''Solo con la politica, con lo scontro interno al governo, non ce la facciamo: c'è bisogno di una mobilitazione di massa''. Ma si dice contrario alla ''tassa di scopo'' e al sistema dei ''vaucher'' Il fondo per la non autosufficienza dovrà arrivare a un miliardo e mezzo di euro. Oggi siamo a 100 milioni. "Ma solo con la politica, con lo scontro interno al governo, non ce la facciamo: c'è bisogno di una mobilitazione di massa”. Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che oggi ha partecipato al convegno sulla legge per la non autosufficienza, ha ammesso pubblicamente che gli attuali equilibri interni alla maggioranza di governo rischiano di rimandare troppo in là il varo di una legge sulla non autosufficienza. Come ministero della Solidarietà sociale, ha spiegato oggi Ferrero, c"è da superare due ostacoli principali. Il primo riguarda appunto il confronto politico interno alla maggioranza di governo, che come ha dimostrato la vicenda delle pensioni, non è ancora risolto e non è affatto tranquillo. L’altro problema molto spinoso riguarda gli effetti della riforma del Titolo quinto della Costituzione che ha spostato sulle Regioni la gestione dei fondi delle spese sociali. “Siamo al feudalesimo - ha detto oggi provocatoriamente Ferrero – visto che molte Regioni non sono neppure disponibili a darci i dati esatti sulle loro spese in campo sociale. Non si riesce a fare dunque neppure il monitoraggio preliminare alle scelte. Nel campo delle politiche sociali, dunque, la riforma del Titolo quinto (riforma che Ferrero e il suo partito avevano al tempo contrastato), “ha fatto più disastri di quello che ci si poteva aspettare”. Per quanto riguarda gli equilibri interni, Ferrero auspica un ritorno della mobilitazione di piazza. “Tocca alla società farsi sentire – ha detto Ferrero – io non potrò partecipare visto il mio ruolo, ma credo sia molto opportuna una mobilitazione in autunno su questi temi. La legge sulla non autosufficienza o si fa quest’anno o non si farà più”. L’aumento delle risorse finanziarie per il fondo della non autosufficienza, ha chiarito il ministro, dovrà essere comunque vistoso: almeno 500 milioni in più. Ferrero si è anche detto contrario a un’eventuale “tassa di scopo” (serve la fiscalità generale) e al sistema dei “voucher” in cambio dei trasferimenti monetari per le persone disabili. In ogni caso Ferrero ha spiegato che il suo ministero sta lavorando intensamente sul tema della non autosufficienza da tre angolazioni differenti. La prima riguarda la questione delle risorse, la seconda la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (diritti esigibili) e la terza la scelta del modello, ovvero la promozione dei servizi o il ricorso al “mercato dei servizi”. Si tratta di temi e di scelte difficili che hanno bisogno di tempo, ma anche di tempestività. Non ci si può infatti nascondere dietro le difficoltà per rimandare di nuovo l’appuntamento. La legge e la rivalutazione del Fondo per la non autosufficienza dovranno marciare con la finanziaria per il 2008. Ferrero ha spiegato poi anche alcuni particolari di quella che sarà la possibile legge delega del governo in tema di non autosufficienza. Uno dei temi che sarà affrontato è quello della valutazione dei redditi reali delle famiglie e quindi dell’Isee (a cui contribuiranno anche gli assegni e le pensioni di invalidità) e quello della valutazione sul grado di compartecipazione alla spesa delle famiglie con più risorse economiche. Si tratta anche – ha precisato il ministro – di organizzare un sistema efficace per combattere tutti quei furbi che spesso approfittano delle norme a danno di chi ha veramente bisogno del sostegno e dell’intera collettività. Si deve quindi mettere in piedi un grande sistema di monitoraggio della spesa e del funzionamento effettivo dei servizi nei vari territori. Difficile ipotizzare un costo reale di un’operazione del genere che non potrà essere più breve di tre anni. Una cifra però il ministro l’ha già fatta. Dai 100 milioni di euro iniziali per il Fondo della non autosufficienza si dovrà passare a 500 milioni. L’obiettivo, nei tre anni, è quello di portare il Fondo a un miliardo e mezzo di euro. Tutto dovrà essere graduale, ha concluso il ministro, ma la gradualità deve cominciare da subito e si devono notare i salti, o gli “scalini”, parafrasando il dibattito che c’è stato sullo scalone e sugli scalini pensionistici. (pan) °°°°°°°°°
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