Aborto/ Lettera aperta a Giuliano Ferrara
di una ragazza con handicap: "La nostra vita è amara, provi a
farmi vivere con lei..."
Caro Perrino,
io vorrei scrivere a Ferrara ma siccome non so come raggiungerlo
e non credo che lui abbia tempo per aprire la mia mail, scrivo a
voi di Affaritaliani
sperando che dalle vostre pagine video il messaggio arrivi
prima, forte e chiaro.
Nella odierna polemica di Ferrara con il
ministro Turco, egli afferma che: "Il ministro dovrebbe
domandarsi, … perchè la signora che ha deciso di abortire
non abbia incontrato sulla sua strada procedure, strutture e
persone in grado di spiegarle bene che non era sola, che la
comunità si associava a lei per
ascoltarla, aiutarla a superare il suo rifiuto di maternità con
argomenti solidali di tipo scientifico, assistenziale e
psicologico."
Il nascituro era affetto dalla sindrome
Klinefelter che ha un quadro clinico complesso ma certamente non
tragico come molte malattie genetiche; comunque
spesso associata a disturbi caratteriali con livello
intellettivo di regola inferiore al normale.
Io sono un'esperta in materia un po' perché,
come dice mio padre e tutti quelli che mi conoscono,
caratterialmente sono tanto rompicoglioni ma soprattutto
perché, a causa di un parto andato male, ho avuto una paralisi
cerebrale che risulta in un livello intellettivo al di sotto
delle mie aspettative. Non
che io sia proprio "tonta" ma insomma non riesco a gestire
contemporaneamente molte variabili quando devo articolare un
discorso o un ragionamento. Sono
una persona semplice che capisce l'essenziale.
Da esperta posso assicurare a Ferrara che
persone con handicap, al di là dell'esistenza di strutture
assistenziali, sono sole, sono umanamente sole, non
hanno con chi compartire la propria esistenza malandata. Noi,
handicappati italiani, siamo fortunati perché gli italiani sono
brava gente e in molti batte
un cuore caldo: siamo il paese più solidale al mondo e sono
milioni le persone che fanno volontariato partendo dalle più
varie motivazioni.
Ma anche il migliore tra i volontari non
riuscirà mai a raggiungere con noi la prossimità dell'amore che
quello vero è senza motivo. La nostra vita, per
farla breve Ferrara mio caro, è amara. E soli sono i nostri
genitori ed amara è la loro vita: il rifiuto della maternità di
quella signora è più che comprensibile.
Insomma io credo che Ferrara, anche se ha dei coglioni molto
piccoli e delle mammelle molto grosse, non possa veramente aprir
bocca sulla scelta della signora
di abortire perché non sa di cosa sta parlando. Se volesse
imparare per poter parlare con cognizione di causa, potrebbe
prendermi in affido temporaneo,
farmi vivere con lui, insegnarmi il mestiere di giornalista (a
me piace molto scrivere), darmi da mangiare; insomma avermi sul
gobbo per un paio d'anni
almeno. Alla fine credo che diventerà così competente che senza
dubbio potrà riuscire un ottimo ministro della sanità, un
carismatico ed intelligente membro
della comunità che si associa alle persone che vivono nel dolore
e parla anche in loro nome.
Per il momento però stia zitto.
Cordiali saluti
Olga Andreoli
(scritto con mio papà)
Ore 13:31 - Affari Italiani contatta Giuliano
Ferrara per avere una risposta alla lettera che Olga Andreoli ha
scritto al direttore de Il Foglio. Impegnato,
forse, nella preparazione della raccolta firme per la sua lista,
non dimostra molta voglia di parlare.
"Sto lavorando, non ho tempo. Di che cosa si
tratta?", chiede Ferrara. Il tema è quello dell'aborto. Olga
scrive: 'Alla nascita ho avuto una paralisi cerebrale...'.
"Quindi? Era meglio se non fossi nata? E' questo il punto?",
domanda il direttore de Il Foglio. Proviamo a rispondere sempre
con le parole di Olga: 'Ferrara
non sa di cosa parla perché...'. "Pazienza. Arrivederci".
Ore 13:33 - Ferrara attacca il telefono e
chiude la comunicazione