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Un po' meno invisibili dopo New York
Pochi
risultati significativi dal Summit Mondiale di New York sulla Povertà e
la
Riforma
dell'ONU. Tra questi, però, il riconoscimento della disabilità come
priorità delle Nazioni Unite.
Summit
Mondiale di New York sulla Povertà e la Riforma dell’ONU
si è concluso con pochi risultati significativi. A causa anzi
dell’ostruzionismo dichiarato degli
Stati Uniti, si è
rischiato un completo fallimento. Per fortuna - e la cosa ha
dell’incredibile a questi livelli - è stato redatto
un documento finale,
che però ripete impegni già presi in passato e largamente disattesi. Altro elemento negativo è che l'ONU, tra particolarismi e burocrazia, rischia di non essere più il punto di riferimento reale per "gli ultimi della terra", svuotato com’è di poteri e credibilità. E questo avviene proprio in presenza di un peggioramento della condizione dei poveri nel mondo: in Africa il numero delle persone che vivono in povertà dal 1990 a oggi è aumentato di 100 milioni; dal 1997 coloro che soffrono la fame sono in continua crescita e oltre 150 milioni di bambini che vivono nei Paesi poveri sono malnutriti; sempre dal 1990, infine, l’aspettativa di vita in quel continente si è abbassata di ben 15 anni, in gran parte a causa dell’HIV/AIDS.
Il
documento finale presenta alcuni fattori positivi, come l’impegno
concreto nel perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile basato
sull’integrazione tra ambiente
e sviluppo: questo dovrebbe impegnare i governi nei
prossimi anni quando decideranno le proprie politiche di sviluppo. C’è stato qualche progresso anche rispetto agli Aiuti allo Sviluppo. Ai Paesi che avevano già preso l’impegno di destinare lo 0,7% del proprio Prodotto Interno Lordo a favore della cooperazione è stato espressamente richiesto di farlo al più tardi entro il 2015, rendendo esplicita la necessità di un piano attuativo con scadenze precise. Inoltre, per la prima volta alle Nazioni Unite i Paesi ricchi si sono impegnati a migliorare la qualità degli aiuti. La Coalizione Mondiale contro la Povertà è convinta che la mobilitazione di massa dei cittadini europei sia stata alla base di questi impegni.
Un
successo particolare, infine - che ci preme sottolineare con forza - è
l’inclusione all’interno del paragrafo 129 del documento finale del
Summit della questione della
disabilità. Vi si recita esattamente: Si tratta di un grande risultato: per la prima volta, infatti, in un documento mondiale di carattere generale la disabilità ha suscitato attenzione. Finalmente, quindi, sembra che la dimensione della disabilità sia stata inclusa tra le priorità delle Nazioni Unite.
Le
attività degli ultimi mesi e la straordinaria mobilitazione di
DPI
(Disabled Peoples' International), della
FISH (Federazione
Italiana per il Superamento dell'Handicap) e del
CND (Consiglio
Nazionale sulla Disabilità), con decine di persone con disabilità e loro
familiari che hanno partecipato alla
Marcia
per
la
Giustizia e
la
Pace Perugia-Assisi
hanno sortito un effetto positivo.
L’intreccio del tema della
disabilità con quello della
povertà è reale anche
in Italia:
negli ultimi anni le persone con disabilità hanno subito infatti, nel
nostro Paese, un impoverimento
sostanziale, con il taglio delle risorse destinate ai
servizi dei Comuni, al Fondo Sociale Nazionale, alle politiche di
inclusione scolastica e lavorativa, all’assenza di politiche di
mainstreaming. |
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