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MEZZOGIORNO: E' EMERGENZA WELFARE Secondo il
rapporto IRPPS-CNR i servizi al Sud sono ''inefficienti e inadeguati''.
Troppe le disparita' con il Nord. Scuola, sanita', anziani, poverta', immigrati. Il Rapporto dell'Irpps-Cnr
sullo stato sociale in Italia mette in evidenza le criticita' delle
politiche sociali nel Sud, specialmente dal punto di vista del divario
tra bisogni e servizi. Insufficienti e inadeguati - rileva l'indagine -
i servizi per gli anziani e la loro distribuzione sul territorio. In
particolare, la storica frattura Nord-Sud appare rilevante se si
considera la diffusione delle residenze sanitarie (Rsa): solo il 5,1% al Sud, contro il 70,4 del Nord e il 24,6% del Centro.
La percentuale di anziani residenti in ospizi e case di riposo in Italia
meridionale piu' dello 0,52%, contro una media nazionale di 1,36 e un
picco nel Nordovest di 1,88. La ricerca sottolinea che nel Mezzogiorno
il maggior inserimento nei nuclei familiari poveri porta gli anziani a
contribuire con le loro risorse al sostentamento di tutto il nucleo, a
discapito del proprio diritto all'assistenza. Anche sul piano delle
pensioni in rapporto alla popolazione il Mezzogiorno appare penalizzato.
La distribuzione dei beneficiari vede il 49% al Nord, il 20% al
Centro e il 31% al Sud, contro una ripartizione della popolazione
generale rispettivamente del 44,19 e 36%. Ogni mille residenti, al Nord
sono pensionati 84, nel Centro 272 e nel Mezzogiorno 271; se si prende
invece in esame il rapporto tra pensionati e lavoratori la situazione si inverte: 692 al Nord, 719 nel Centro e 792 al Sud. Un effetto
combinato tra l'eta' media piu' giovane e la maggiore disoccupazione,
che nel Meridione e' quasi doppia rispetto alla media nazionale (19
contro 9% circa). L'importo complessivo delle pensioni e' nelle regioni
settentrionali di 96.993 milioni di euro, in quelle centrali di 39.879 e
nelle meridionali di 50.900 milioni. Un rapporto quasi di uno a due tra
gli estremi geografici, dovuto ai diversi importi medi delle prestazioni
e alla loro natura, prevalentemente assistenziale al Sud e contributiva
nel resto d'Italia; un dato confermato anche dal numero di pensioni
percepite da ciascun avente diritto grazie alla possibilita' di cumulo,
che al Sud e' maggiore rispetto alla media nazionale per gli uomini (1,32 contro 1,30), ma minore per le donne (1,45 contro 1,48). Curato dall'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche
sociali (Irpps) del Consiglio nazionale delle ricerche, il Rapporto e'
dedicato all'analisi delle disparita' tra Nord e Sud nel welfare: scuola, sanita', previdenza, assistenza, mercato del lavoro,
formazione. Oltre a questi aspetti, i saggi in esso contenuti inquadrano il
contesto piu' generale dell'economia e della societa' del Mezzogiorno e
le tendenze generali del sistema nelle regioni meridionali. ''Con il
modesto obiettivo'', sottolinea Enrico Pugliese, direttore dell'Irpps-Cnr
e sociologo all'Universita' di Napoli, ''di fornire una documentazione
dando anche, ove possibile, un'interpretazione delle cause della
situazione attuale''. Il quadro che emerge e' infatti tutt'altro che
rassicurante, sia per quanto riguarda la quantita' e qualita' dei
servizi forniti sia per la spesa e la sua efficacia. Dal sistema pensionistico a quello scolastico, anch'esso segnato da
un generale malfunzionamento nel Meridione del Paese di cui sono
indicatori la dispersione, l'abbandono, i percorsi accidentati piu' alti
e le peggiori performance negli studi. Tale disagio, che si palesa
soprattutto tra i 9 e i 14 anni, pone i ragazzi del Sud e delle Isole a
una media di punteggio in Matematica di 428 e 423, contro il 466
dell'Italia e il 489 dei Paesi Ocse; in Lettura il Sud e' a 445, le
Isole a 434, l'Italia a 476 l'Ocse a 488. Lo stato di salute sulla popolazione ha mostrato importanti progressi
negli ultimi anni 50 anni, portando il nostro Paese dagli ultimi ai
primissimi posti nel mondo in termini di speranza di vita (76,7 anni per
gli uomini, che equivale al terzo posto al mondo e 82,7 anni per le
donne, quarto posto al mondo). La mortalita' infantile (prima del primo
anno di eta' in rapporto al numero di nati vivi), parametro largamente
usato per definire lo stato di salute di una popolazione, conferma: gli
standard italiani sono migliori degli inglesi e pari a francesi e
tedeschi, con il 45% delle regioni a livelli molto buoni (inferiori al 3,9 per mille), contro il 31% dei laender tedeschi. Le differenze
interne nel nostro paese arrivano pero' a piu' del triplo, dal 2 al 6,3
per mille (mentre negli altri paesi sono piu' contenute), e oltretutto
nell'ultimo decennio si sono mantenute e, in alcuni casi sono cresciute.
Nel netto miglioramento generale, con una riduzione a livello
nazionale dall'8,2 per mille nel 1990 al 4,4 nel 2001, Sicilia e Calabria sono
ad esempio progredite piu' lentamente del Veneto. Uno sguardo alla graduatoria di distribuzione territoriale del potere
economico per comparti e aree geografiche consente di notare che le
prime 20 posizioni in classifica sono occupate, sia nel 1991 sia nel
2001, da attivita' con base nel Centronord, con le uniche eccezioni
dell'occupazione nel sistema politico delle Isole (15* posto nel 2001) e
del Mezzogiorno (19sima posizione). Al contrario, in tutte le 10
posizioni in coda alla graduatoria si trovano attivita' con base nel
Meridione. Anche la diffusione delle infrastrutture dell'Ict, mostra un ritardo
complessivo e appare altrettanto scarsa l'applicazione delle politiche
sociali per gli immigrati. Soprattutto a causa della poverta' e della sostanziale riduzione dei
finanziamenti in materia che si e' verificata negli ultimi anni. In
altri termini il quadro legislativo e istituzionale e' sostanzialmente
immutato ma i deficit di implementazione sono stati notevolissimi. Ed
essi sono piu' gravi proprio nel Mezzogiorno. |
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