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Premessa Tale fenomenologia è oggi così diffusa perché è difficile crescere in una società al tempo stesso permissiva su alcuni piani ed esigente su altri, che spinge freneticamente all'avere e al consumare ma che inibisce al giovane di procacciarsi legittimamente risorse economiche, che predica alcuni valori ma nel contempo ne vive altri con essi contraddittori, che illude il giovane di essere protagonista ma che spesso sostanzialmente lo emargina e lo tiene fuori dalle porte della vita vera. In realtà dovremmo innanzi tutto interrogarci se molti atteggiamenti dei giovani siano indicativi di una reale devianza nei confronti di valori ampiamente condivisi ovvero se - per avventura - essi non evidenzino invece un conformistico adattamento a quelli che sono i valori realmente vissuti e seguiti nella nostra società anche se portati - con la radicalità propria dei giovani - alle estreme conseguenze. Si dice oggi che i giovani sono arroganti, intolleranti, incuranti degli altri e dei loro problemi, ripiegati su se stessi, incapaci di accettare le parziali sconfitte, desiderosi di sempre nuove sensazioni, avidi di molte cose e legati all'etica del consumo, perennemente inappagati, incapaci di accettare e rispettare le regole, troppo sensibili ai propri diritti e pochissimo attenti a riconoscere i diritti degli altri, portati a privilegiare le scorciatoie anziché affrontare la fatica della strada più lunga ma risolutiva, continuamente oscillanti tra esaltazione e depressione ma è questa una situazione di disagio che colpisce solo i giovani o anche le generazioni sedicenti mature ne sono portatrici? In realtà la condizione giovanile di oggi non è il "buco nero" della nostra società ma piuttosto "la finestra spalancata" su una realtà sociale spesso camuffata sotto valori solo declamati: per superare la "devianza" giovanile e il disagio dei giovani è indispensabile prima di tutto eliminare la "devianza" adulta e la situazione di profondo disagio, anche se non avvertito, che attanaglia il mondo degli adulti oggi |
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