I livelli essenziali
dei servizi
I livelli essenziali dei servizi,
anche se dovesse venire lasciata alle regioni e all’Ente locale
comunale la più ampia discrezionalità nella individuazione e
organizzazione degli strumenti più idonei per dare concreta risposta
alle esigenze da appagare – dovrebbero essere i seguenti.
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L’area del necessario sostegno alle relazioni
familiari perché divengano significative. E’ questo un obiettivo
già indicato dalla legge n. 285/97 e quindi, per il riferimento ad
essa contenuto nella legge quadro 328/2000, può essere ritenuto
obiettivo essenziale anche per quest’ultima legge. L’Ente locale
dovrà pertanto preoccuparsi in via preventiva di sviluppare una
adeguata attività di formazione dei professionisti sociali che sono
a continuo contatto con le famiglie, perché siano in grado di
aiutare le stesse a superare le proprie difficoltà arricchendo la
competenza dei genitori e valorizzando le risorse del nucleo; dovrà
sviluppare e facilitare momenti di incontro – in occasione della
nascita, al momento dell’inserimento del bambino nel ciclo
scolastico, durante tutto il corso della scuola – tra i genitori per
una presa di coscienza della loro responsabilità e delle difficoltà
di crescita dei figli; dovrà potenziare l’intervento psico-sociale e
creare strumenti e occasioni di sostegno per i ragazzi appartenenti
a famiglie in difficoltà (monoparentali, con malati cronici, con
disturbi mentali, con ragazzi tossicodipendenti, ecc.). Potrebbe
anche essere utilmente istituita – come del resto già previsto dalla
proposta di legge elaborata dalla Fondazione Zancan e come da tempo
è stato sperimentata in Francia e anche recentemente a Torino con
l’affidamento diurno del bambino a domicilio – una nuova figura
professionale, quella del cosiddetto coadiutore familiare, che
accompagna i genitori aiutandoli a prendere coscienza del proprio
ruolo educativo e relazionale in rapporto ai figli e che sostiene
nel contempo i genitori e il bambino evitando che questi debba
allontanarsi dalla sua famiglia.
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L’area del sostegno al bambino che non può
permanere nella sua famiglia o con entrambi i suoi genitori: gli
Enti locali dovranno realizzare strutture per il reperimento e la
formazione delle famiglie sostitutive, affidatarie o adottive;
dovranno valutare se l’attuale ricorso all’affidamento familiare non
professionale sia sufficiente per assicurare un ambiente familiare a
tanti ragazzi in difficoltà o se invece – sulla base dell’esperienza
di altri paesi a noi molto vicini, come la Francia – non sia il caso
di inserire anche un affidamento familiare di tipo professionale,
specie per i ragazzi di cui non si prevede la possibilità di un
rapido rientro in famiglia; dovranno istituire servizi di mediazione
familiare per consentire che il processo di separazione o di
divorzio sia il meno conflittuale possibile e salvaguardi al ragazzo
entrambe le figure senatoriali; dovranno predisporre strutture
neutre e vigilate per gli incontri tra il genitore non affidatario e
il figlio, quando questi incontri siano stati regolati dal giudice
per i rischi di un genitore violento e disturbante.
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L’area della prevenzione e del recupero del
maltrattamento e dell’abuso: in questo settore devono ritenersi
essenziali sia interventi preventivi di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica; sia di formazione degli operatori sociali,
medici e scolastici per percepire tempestivamente i segnali di
disagio conseguenti al maltrattamento o alla trascuratezza; sia una
attività di sostegno delle vittime sin dal momento della denuncia e
nel corso del processo; si infine una attività di recupero
attraverso un superamento dei traumi subiti dal ragazzo. La
difficoltà del trattamento di vittime di maltrattamenti e di abusi,
specie se sessuali, esige che i servizi territoriali siano
adeguatamente specializzati in questo settore e che risorse
sufficienti siano destinate ai servizi deputati alla presa in carico
e alla tutela dei minori vittime di violenza.
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L’area delle difficoltà preadolescenziali e
adolescenziali: devono essere innanzi tutto sviluppate strutture
di chiarimento per i giovani, come per esempio i Consultori per gli
adolescenti che si sono aperti in alcune città e sviluppano una
intensa attività di informazione, orientamento e consulenza in area
sociale, psicologica e medica, contribuendo così notevolmente ad
evitare che l’incipiente disagio adolescenziale si radicalizzi e si
incrementi. Ma sono necessarie anche strutture di aggregazioni per i
giovani, e per questo sia per consentire un proficuo contatto del
giovane in difficoltà con un operatore specializzato, sia per
permettere incontri tra coetanei intorno a contenuti o interessi
diversi, superando l’isolamento e il pericolo di un ripiegamento
narcisistico o l’annoiata ricerca di occasioni per riempire un tempo
libero e spesso vuoto di contenuti. Inoltre, può essere assai
opportuna l’istituzione di quella nuova figura dell’educatore di
strada – di cui sono state realizzate significative esperienze – con
la funzione di contrastare comportamenti ritenuti dannosi per i
giovani e la comunità; di promuovere competenze, capacità risorse;
di riaprire un dialogo tra mondo dei giovani e mondo degli adulti;
di sviluppare processi di partecipazione comunitaria.
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L’area della prevenzione e del recupero della
devianza minorile: sul piano della prevenzione, vale la
constatazione fatta dalla dottrina criminologia, secondo cui gli
interventi devono essere rivolti non tanto a prevenire un
comportamento di tipo deviante o delinquenziale, perché si
rimarrebbe in una logica tendente solo ad evitare in qualche modo il
disagio, quanto principalmente a promuovere situazioni di agio,
attraverso azioni volte a incrementare le competenze e le abilità
dei giovani per far fronte a situazioni di rischio e ai compiti
evolutivi. Tale approccio impegna gli Enti locali a promuovere
strutture nuove per sviluppare tali capacità promozionali dell’agio,
e ciò sulla base proprio delle peculiari caratteristiche di un
determinato territorio. Sul piano invece del recupero della devianza
– che esige, sulla base delle nuove norme sul processo penale
minorile, una ampia e significativa collaborazione degli Enti locali
– appare indispensabile non solo la creazione di strutture di
ricovero per minori coinvolti in fatti penalmente sanzionati ma
anche una specifica formazione degli operatori sociali territoriali
alle tematiche della devianza e del recupero.
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L’area della accoglienza dei minori stranieri:
appare indispensabile in questo settore non solo
l’identificazione e la creazione di strutture capaci di operare per
l’integrazione nella scuola dei bambini nomadi ma anche per
l’accoglienza dei bambini stranieri non accompagnati, per la loro
integrazione scolastica e lavorativa, per il loro sostegno
attraverso l’individuazione di figure che possano svolgere una
funzione tutoria, per un aiuto al loro difficile inserimento
attraverso l’istituzione della figura del mediatore culturale che
aiuti a trovare gli elementi comuni tra due civiltà e culture
diverse, realizzando modelli alternativi di convivenza, per un
sostegno in libertà dei minori stranieri devianti, onde evitare che
la risposta alla devianza sia solo una risposta carceraria.
Minori e Disagio
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