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La spesa pubblica per l'infanzia e l'adolescenza

Non esistono in Italia dati analitici che consentono di individuare con precisione quanto la comunità organizzata in stato - ai suoi diversi livelli - destina in termini finanziari a favore dell'infanzia e dell'adolescenza. Possiamo solo trarre alcuni elementi dalla relazione all'ONU sulla attuazione dei diritti dei minori predisposta dal Centro Nazionale di Documentazione e analisi presentata dal Governo Italiano. Emerge da questa analisi che:

La spesa assistenziale nel 1994, a livello nazionale, è stata di 73.588 miliardi,1 pari al 4,6% del Pil: di questa solo il 12%, pari a 8.802 miliardi è stata destinata a Servizi assistenziali mentre l'88% è consistito in conferimenti monetari alle famiglie. Gran parte comunque della spesa per la protezione sociale è rivolta alla popolazione anziana. La spesa destinata alle famiglie e ai minori, a livello aggregato, è stata stimata nel 1995 intorno al 3,4%, valore nettamente inferiore a tutti gli altri paesi europei;

Lo stanziamento per l'attuazione di progetti destinati ai bambini, adolescenti e loro famiglie è stato dal 1998 in poi di 312 miliardi annui;

La spesa regionale destinata all'area materno-infantile da parte delle Regioni è stata nel 1994 di 157,6 miliardi pari a circa il 9,7% del totale;

La spesa delle Province, sempre nello stesso anno, destinata all'assistenza all'infanzia è stata di 116 miliardi pari al 31% delle spese provinciali per l'assistenza e all'1,6% delle spese correnti;

Le spese dei comuni per l'assistenza all'infanzia e gli asili nido è stata nel 1993 pari a 1.376 miliardi di cui però 999 miliardi per salari, stipendi e oneri sociali.

Emergono dal suddetto studio le macroscopiche differenze nella spesa pro capite per l'ssistenza dei comuni: dalle 229.273 lire pro capite dei comuni della Val d'Aosta alle 21.468 dei comuni calabresi nel 1994.

 

Note.

Infanzia e adolescenza a confronto nell’Unione Europea: Studio statistico sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nei quindici Paesi dell’Unione.

Un quadro statistico completo sulla condizione dei minori in Europa è contenuto ne "I numeri europei", Quaderno n.22 del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza.

Lo studio, che è il primo del genere in Europa, consente un confronto fra la situazione dei minori nei diversi Paesi attraverso l’esame di alcuni indicatori fondamentali in sedici aree tematiche come: famiglia, natalità, mortalità, interruzione volontaria di gravidanza, istruzione, devianza, tossicodipendenze, criminalità e giustizia, incidenti stradali.

In alcuni ambiti emergono forti differenze fra i Paesi, in altri, invece, i dati sono quasi omogenei.

In tutta Europa la popolazione infantile (0-14 anni) e quella minorile (0-17 anni) costituiscono una quota della popolazione sempre più ridotta: nel ’99 erano rispettivamente il 17% e il 20,6% della popolazione. Particolarmente significativo è il basso tasso di natalità, sempre in calo in Germania, Italia e gli altri Paesi mediterranei, mentre si registra una inversione di tendenza nel nord Europa e in quei Paesi dove si sono attuate politiche di sostegno alle famiglie come Danimarca, Francia e Olanda.

Cresce il numero delle coppie europee senza figli che è ormai pari a quello delle coppie con 1 figlio. Basso in tutta Europa e’ il dato dei figli per donna (2,1) che scende all’1,19 in Italia.

Ma la famiglia italiana tiene e condivide il primato (assieme agli altri Paesi mediterranei e all’Austria) delle famiglie più numerose, con almeno un nonno nel nucleo familiare.

Positivo in Italia è anche il basso tasso di interruzioni di gravidanza fra le minorenni (5,7 ogni 1000 ragazze di 14-19 anni) a confronto con quello dei Paesi nord-europei: in testa la Gran Bretagna con 35 mila Ivg l'anno (ossia 17 ogni 1000 ragazze di 14-19 anni), seguita da Svezia (15 ogni 1000), Danimarca (13 ogni 1000).

Cala in generale la mortalità fra i minori italiani (anche se resta alta nel primo anno di vita) e cala in particolare quella per incidenti stradali: 2,3 morti ogni 1000 ragazzi di 0-14 anni all'anno, contro i 5,4 nel regno Unito, 5,7 in Belgio, 4,7 in Svezia.

Il crollo della mortalità violenta in tutta Europa conferma la validità dei servizi e delle politiche di prevenzione.

Nell’area della criminalità minorile, pur tenendo conto dei diversi sistemi giudiziari, della diversa tolleranza sociale e della diversa attitudine alla denuncia, l'Italia ha una situazione migliore rispetto ad altri Paesi europei: fra i ragazzi entro i 17 anni il tasso è 9,7 su 1000, contro il 43,5 su 1000 in Francia, l’81,9 in Germania, il 32 nel Regno Unito, il 25 in Olanda e il 24 in Grecia.

Piu’ critica e’ la situazione italiana quando si passano ad analizzare i due principali indicatori: le politiche per il sostegno alla famiglia e l’istruzione. Per l’incidenza di spesa a favore di minori e famiglie sul totale della spesa sociale l'Italia, nonostante un crescente impegno negli ultimi anni è penultima con il 3,6%, seguita solo dalla Spagna 2,1%. In testa la Danimarca con il 13%.

Nel campo della spesa pubblica per l'istruzione in rapporto al Pil: l’Italia è terz'ultima con il 4,8%, seguita da Olanda e Lussemburgo. In testa la Svezia con il 6,9%.

Significativi infine i dati europei sulla povertà: si stima che nell’Unione il 17% delle persone e il 21% dei bambini da 0 a 16 anni vivano in famiglie a basso reddito(inferiore al 60% di quello medio europeo familiare).

CENTRO NAZIONALE DI DOCUMENTAZIONE E ANALISI
PER L’ INFANZIA E L’ ADOLESCENZA

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