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MINORI - In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, 5 ong chiedono cittadinanza attiva per i Nats ROMA - In occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile indetta dall’Oil, il Movimento Laici America Latina di Verona, l’Associazione Solidarietà Paesi Emergenti di Cantù (CO), l’Associazione Studi America Latina di Roma, l’Organismo Sardo di Volontariato Internazionale Cristiano di Oristano ed il Movimento per la Cooperazione Internazionale di Reggio Calabria hanno sollecitato l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, le istituzioni che si occupano di lavoro minorile, la società civile, le Ong e i movimenti noglobal a riconoscere e tenere in considerazione la voce dei Movimenti NATs, assenti nel convegno che Oilorganizza oggi a Roma.
ILO Ufficio per l'Italia. Indirizzo:Villa Aldobrandini - Via Panisperna, 28 - 00184 - Roma (RM) Tel: 06 6784334 - 6794950 - 6791897, Fax: 06 679297 E-mail:rome@ilorome.it http://www.ilo.org/rome L'Italia - che è stato uno dei fondatori dell'Ilo - ha ratificato 102 Convenzioni Internazionali del Lavoro, sostiene i programmi di cooperazione tecnica dell'Organizzazione e mette a disposizione di questa il campus di Torino (insediato nel 1964) ove ha sede il Centro Internazionale di Formazione dell'ILO, ai cui costi di gestione concorre con una contribuzione annuale. Per il coordinamento della partecipazione italiana alle attività dell'Ilo, è stato istituito con decreto del 21 aprile 1993 un Comitato consultivo tripartito, presso il Ministero del Lavoro. L'Ufficio di Roma fu creato nel 1920; ospita una biblioteca contenente la collezione completa delle pubblicazioni dell'Organizzazione, offre al pubblico la possibilità di accedere alle sue banche dati attraverso Internet o CD-Rom, dispone di un servizio di video-comunicazione per conferenze e riunioni di lavoro a distanza. ASAL - Associazione Studi America Latina Indirizzo:Via Tacito, 10 - 00193 - Roma (RM) Tel: 06/3235389 , Fax: 06/3235388 E-mail:progetti@armadillo.org; asal@flashnet.it responsabile:Elide M. Taviani http://www.armadilla.org E' una Ong che opera dal 1966 nel campo dello sviluppo dei Paesi Latino-Americani e che si prefigge di dare informazione attraverso analisi e ricerche sulla realtà sociale, economica, politica e religiosa dell'America Latina; di sensibilizzare l'opinione pubblica italiana; di educare allo sviluppo attraverso iniziative di solidarietà, e di realizzare corsi di formazione per operatori, in una prospettiva democratica e di interdipendenza, delle conoscenze teoriche e tecniche a disposizione dei Paesi del Nord verso quelli del Sud. Gestisce il centro Armadillo all'interno del quale vengono ospitati immigrati e realizzate attività di integrazione, in particolare per i bambini e il centro di riferimento per gli immigrati 'Il Ponte'. Tuttavia il maggiore impegno dell'ASAL è riscontrabile nell'editoria dove vengono pubblicati volumi relativi ai problemi dell'economia globale ed altri più inerenti all'America Latina (la collana Quale sviluppo , i Quaderni Asal/ , l'Agenda Armadilla). Notevole è l’attenzione per l'educazione e diversi sono i materiali didattici per l’insegnamento della geografia della Linea Peters. MLAL - Movimento laici America Latina Indirizzo:Viale A. Palladio, 16 - 37138 - Verona (VR) Tel: 045-8102105, Fax: 045-8103181 E-mail:italia@mlal.org responsabile:Massimo Campedelli http://www.mlal.org E’ una ong di volontariato nazionale ed internazionale costituita nel 1966 con la duplice finalità di promuovere e sostenere l'attività dei volontari italiani in America Latina e sviluppare in Italia la solidarietà con i popoli latino-americani. Nel 1982 le è stato assegnato dalla Regione Veneto il Premio Veneto per la pace. Per la Realizzazione dei progetti di cooperazione il Mlal ha inviato nei paesi dell'America Latina circa 800 volontari (dei quali circa una trentina attualmente presenti in loco). Il MLAL si impegna a diffondere nell'opinione pubblica italiana e nella Chiesa italiana l'incontro fra le culture diverse ed un più equo rapporto con la realtà latino americana. Lavoro minorile: che cosa sono i MOVIMENTI NATS Sono organizzazioni di bambine e bambini e adolescenti lavoratori che si sono diffuse dapprima in America Latina, in Africa centro orientale, in India e da qualche anno anche in Europa contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Qualcuno ama definirli bambini sindacalisti , una definizione non condivisa dai sindacati occidentali e dalla stessa OIL, che insieme ad altre organizzazioni internazionali vedono in loro semplicemente bambini ai quali è stata negata l’infanzia. I Movimenti non si prefiggono l’abolizione del lavoro minorile, ma operano con la finalità di proteggere i bambini, le bambine, gli/le adolescenti, da ogni tipo di sfruttamento, per garantire condizioni degne di lavoro. Essi chiedono, tra l’altro, il riconoscimento dei loro problemi, delle loro iniziative, delle loro organizzazioni, il rispetto del loro lavoro, inteso come ricchezza perché contribuisce a combattere la povertà dei loro paesi, un’educazione innovativa adatta al loro tipo di maturità ed esperienza, formazione professionale, salari adeguati, ambienti di lavoro sani. Ma soprattutto chiedono di essere consultati nelle decisioni che li riguardano. Tra i diritti che desiderano promuovere, il primo riguarda la libertà di esprimere le proprie opinioni, seguito da quello ad un’educazione funzionale alle loro esigenze. In Perù si chiamano MOLACNATS(Movimento Latinoamericano e dei Carabi dei Nats), raggruppa tutti i Movimenti del continente; Nei paesi dell’Africa centro-orientale si chiamano MAEJT;In Asia la presenza dei Movimenti è rappresentata in India da BHIMA SANGHA sostenuta dall’associazione Concerned for Worhing Children e dall’organizzazione Butterflies. Fonte: ItaliaNats Giornata mondiale contro il lavoro minorile. L'Oil: sono 246 milioni nel mondo i bambini costretti a lavorare; 1,2milioni quelli vittime del traffico di esseri umani
Si celebra oggi, per il secondo anno consecutivo, la Giornata mondiale contro il Lavoro minorile istituita dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Quest’anno la giornata è dedicata al tema del traffico dei minori. Una considerazione rende l’idea del fenomeno: oggi nel mondo un bambino su sei è vittima del lavoro minorile ed è sottoposto a lavori nocivi per la sua salute mentale e fisica e per il suo sviluppo emozionale.
ILO 2003: Storie di bambini trafficati in AFRICA
Togo
- Meyeza è la più giovane
di quattro fratelli. Viveva a
Yoloum, un villaggio distante 270 km da
Lomé, dove frequentava la terza
elementare. Durante le vacanze estive del 2001-2002, il padre aveva
tolto Meyeza dalla scuola per affidarla ad
una signora togolese residente in Gabon
che cercava bambini per svolgere lavori domestici. Al pari
di altri cinquanta bambini della sua età,
Meyeza venne prelevata dal suo villaggio e
condotta verso Sokodé e
Tchamba.
Dovevano rompere le pietre con grossi martelli per ridurle in ghiaia. Dovevano riempire due secchi ciascuno prima di rientrare in casa la notte, altrimenti lo zio li avrebbe picchiati violentemente a bastonate. Dovevano trasportare la ghiaia sulla testa, senza carriola, sotto il sole cocente per due chilometri dentro due vecchi secchi di ferro fino al luogo dove lo zio voleva costruire l’allevamento di maiali.
Cina Quando Mei aveva 10 anni è stata trafficata nella provincia di Henan. Era il 1998 e Mei era con due compagne di classe della scuola locale. Le giovane ragazze hanno incontrato due stranieri che le hanno invitate a fare un gita di un giorno. Loro hanno consentito immediatamente e senza avvertire le famiglie o la scuola, sono partite con loro. Durante il lungo viaggio da Jiangcheng a Kun Ming e da lì a Henan, le ragazze non sospettavano nulla. Ma quando hanno raggiunto Henan, si sono rese conto di essere state ingannate e che sarebbero state vendute come mogli. Anche dopo aver realizzato che le ragazze erano scomparse, nessuno dei loro familiari si è rivolto alle autorità. In Cina, secondo il sito web dell’Interpol, non esiste nessuno specifico ordinamento per regolare la denuncia e il trattamento dei casi di bambini spariti. Di questi casi si occupano diverse unità in base al grado di sospetta criminalità. Inoltre la polizia distrettuale dove il bambino risiede decide quale unità di polizia deve trattare il caso. La famiglia di Mei è di etnia Han. La popolazione Han costituisce il gruppo etnico più ampio in Cina e nel mondo intero. Il reddito netto annuale della famiglia è pari a 3 000 RMB (375 USD). Fortunatamente, una delle ragazze è riuscita a scappare e a riferire sull’accaduto al dipartimento locale di sicurezza pubblica. Mei e le altre compagne sono state così salvate e riportate a casa dagli ufficiali di polizia della contea di Jiangcheng. Per un lungo periodo dopo il suo ritorno a casa Mei era terrorizzata all’idea di essere trafficata di nuovo. Aveva frequenti crisi di pianto e abbandonò i suoi studi. Due anni dopo Mei ha trovato lavoro in un albergo dove guadagna 400 RMB al mese (50 USD).
R. R. ha 10 anni. Il 30 novembre del 2002 è stata trovata da un mercante di Ciudad del Este. Erano le 9 del mattino quando è stata trovata su uno dei più frequentati angoli di Ciudad del Este (Paraguay). Era molto sporca, vestita in pantaloni e pullover e indossava dei sandali. Quando è stata trovata aveva circa 12 dollari in tasca, frutto del suo « lavoro sessuale ». Erano passate 48 ore da quando aveva lasciato la casa di sua madre ma aveva paura di tornare senza aver guadagnato quanto era stato stabilito dalla madre. Il primo contatto di R. R. fu con Petrona Perez del Comitato locale per la prevenzione e l’eliminazione dello sfruttamento sessuale di Ciudad del Este, un gruppo costituito dall’OIL lungo il confine tra l’Uruguay e il Brasile. Perez aveva osservato la bambina e le aveva offerto di tornare a casa. R. R. gli aveva risposto che non sarebbe tornata a casa perché era sicura che sua madre l’avrebbe picchiata. Il 2 dicembre 2002 Petrona insieme alla bambina si sono rivolte al tribunale dei bambini e degli adolescenti per affidare la bambina alle autorità. Il giudice ha riferito il caso al Ministero per i diritti dei bambini e degli adolescenti che ha affidato la bambina alla custodia provvisoria di un tutore che le avrebbe assicurato tutela e supporto come previsto dalla legge.
Fonte: ILO L'Unicef: ''Per porre fine alle peggiori forme di lavoro minorile gli stati devono combattere il traffico di bambini''
GINEVRA – "Gli
sforzi per porre fine alle peggiori forme di lavoro minorile non
avranno successo senza un’efficace
integrazione con quelli tesi a combattere il traffico di bambini e di
donne dentro e fuori i confini nazionali. Nella giornata mondiale
contro il lavoro minorile, l’Unicef
sottolinea come il traffico di esseri
umani, con un fatturato annuo di 12 milioni di dollari, inizi ad
assumere le medesime proporzioni del traffico illegale di armi e di
stupefacenti. Si chiede Carol
Bellamy, direttore generale dell’Unicef:
“Come possiamo mettere fine alle più ignobili forme di lavoro minorile
quando il traffico di bambini e donne continua
incontrastato? I bambini sono sempre più trattati come merci dalle
reti criminali. Non possiamo semplicemente guardare alle peggiori
forme di lavoro minorile come una vergogna: dobbiamo considerarle come
una parte di un commercio criminale e inumano che deve essere
fermato”. “E’ necessaria una coraggiosa presa di posizione da parte dei governi nazionali, cui per primi spetta la responsabilità di considerare il traffico un crimine, garantendo che i bambini siano protetti da questa forma di sfruttamento. Molti paesi sono già firmatari del Protocollo contro il commercio, traffico e pornografia minorile della Convenzione sui diritti dell’infanzia, ma molto resta da fare per assicurarne l’effettiva attuazione, attraverso, ad esempio, campagne di sensibilizzazione, la creazione di una cornice legale appropriata, la registrazione alla nascita di tutti i bambini e una forte cooperazione internazionale. Un’altra importante misura è garantire il visto per motivi umanitari, o concedere lo status di rifugiato, ai bambini vittime del traffico, e non c’è momento migliore per dare avvio a questo processo”, conclude il Direttore Generale dell’Unicef, “della Giornata mondiale contro il lavoro minorile”. L’Unicef è impegnato nella prevenzione e per l’eliminazione del traffico di bambini, attraverso un approccio mirato ad aiutare i singoli paesi a creare un ambiente protettivo per i bambini, che li salvaguardi dallo sfruttamento e dall’abuso prima che questi abbiano luogo. La creazione di tale “ambiente protettivo” si fonda su 8 interventi comuni: “I Governi devono mostrare un deciso impegno politico per combattere il traffico di minori, mettendo in vigore un’efficace legislazione che consideri illegale il traffico punendo i trafficanti. Gli interventi concreti devono essere sempre guidati dal principio del superiore interesse del bambino. La legislazione deve essere fatta rispettare in modo rigoroso e nella certezza del diritto, inclusi gli accordi internazionali per prevenire il traffico e agevolare il ritorno sicuro dei bambini vittime del traffico. Si devono mutare attitudini e comportamenti, mandando e tenendo tutti i bambini – e soprattutto le bambine - a scuola, cosa che accresce decisamente il loro livello di protezione: 120 milioni di bambini, la maggior parte dei quali sono femmine, non vanno però ancora a scuola. Si devono attuare campagne di sensibilizzazione che aiutino le comunità, le famiglie e gli stessi bambini a prevenire il traffico. I bambini devono essere consapevoli dei pericoli del traffico in modo da potersi proteggere. I bambini sono spesso ingannati da promesse di soldi e di una “vita migliore”: per contrastare tali pericoli i bambini a rischio devono ricevere quelle informazioni e conoscenze fondamentali che permettano loro di non farsi ingannare. Queste potrebbero comprendere la formazione professionale o attività generatrici di reddito, realizzate a livello comunitario, che li tengano a distanza dalle false promesse dei trafficanti”. Ed ancora: “Tutti coloro che sono a stretto contatto con i bambini devono essere in grado di riconoscere i pericoli del traffico e di agire di conseguenza. I maestri devono individuare prontamente i segnali di avvertimento provenienti da un ambiente familiare difficile. La polizia che effettua irruzioni nei bordelli deve essere consapevole del fenomeno delle ragazze provenienti da altri paesi, evitando di discriminarle ulteriormente. Una polizia di frontiera con una conoscenza limitata del fenomeno del traffico potrebbe non effettuare gli adeguati controlli quando si trovi in presenza di bambini che oltrepassano il confine non accompagnati dai genitori”. Infine, “l’attenzione dei media costituisce un fondamentale strumento di sensibilizzazione per la lotta al traffico e per richiamare un’efficace e sistematica protezione dei bambini che ne restano vittime; e quanto al reinserimento e recupero delle vittime del traffico, i bambini che sono stati vittime del traffico hanno bisogno di servizi adeguati che li aiutino ad uscire dalla loro situazione e a tornare a casa in un ambiente protettivo. I servizi di assistenza per i bambini vittime del traffico devono seguire il principio guida del superiore interesse del bambino, compreso il suo ritorno ad un ambiente sicuro e accogliente”. |
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