Niente flessibilità sul lavoro per i genitori?
Per la Corte Ue può essere discriminazione
Un giudizio preliminare della Corte di giustizia potrebbe
proteggere i parenti di disabili dalla ''discriminazione per
associazione''. Il caso di una segretaria britannica licenziata
perché chiedeva un orario flessibile per accudire il figlio
BRUXELLES - Un giudizio preliminare della Corte europea di giustizia
potrebbe proteggere i parenti di disabili dalla ‘discriminazione per
associazione’. La speranza dal pronunciamento dell’avvocato generale
della Corte sul caso di una segretaria britannica licenziata perché
chiedeva un orario flessibile per accudire il figlio disabile.
Il giudizio dell’avvocato generale (Poiares Maduro in questo caso)
non ha valore di sentenza, ma è un parere che viene espresso per
facilitare il lavoro alla Corte. Questa dovrebbe pronunciarsi nei
prossimi mesi. In genere i giudici tendono però a seguire le
indicazioni dell’avvocato generale.
Secondo Poiares Maduro, Sharon Coleman, segretaria dello studio
legale Attridge Law di Londra, è stata ingiustamente licenziata in
seguito alla sua richiesta di avere un orario flessibile per
accudire il figlio disabile. Secondo l’avvocato generale, Coleman
avrebbe subito ‘discriminazione per associazione’, e suggerisce
pertanto che le leggi europee che proteggono i diritti dei disabili
sul luogo di lavoro dovrebbero essere estese a chi si prende cura di
loro. “Una concezione robusta di uguaglianza prevede che queste
forme più sottili di discriminazione dovrebbero essere anch’esse
coperte dalla legge in vigore” ha concluso Poiares Maduro.
La signora Coleman ha accolto ovviamente con favore questo primo
orientamento della Corte, e parlando ai microfoni della Bbc ha
esternato la sua soddisfazione, in quanto si tratta di “un passo
avanti per impedire che le persone come me, con responsabilità di
assistenza, vengano discriminate e maltrattate sul luogo di lavoro.
C’è voluto molto coraggio per combattere questa causa, però credo
che nessuno debba essere obbligato a scegliere tra il proprio lavoro
e la cura dei propri parenti disabili”.
Soddisfazione anche da parte di Carers Uk, un’associazione di
parenti di disabili. Preoccupata invece la Fsb, organizzazione delle
piccole imprese britanniche: “Questa decisione potrebbe causare un
certo risentimento tra lavoratori e difficoltà nelle relazioni sul
posto di lavoro, con i datori di lavoro che potrebbero venire
accusati di favoritismo nei confronti dei colleghi che devono
occuparsi di famigliari disabili”. Alcuni esperti legali aggiungono
infine che una sentenza che ricalcasse il parere dell’avvocato
generale potrebbe provocare un’ondata di denuncie per
discriminazione indiretta in tutta Europa. (mm)
http://www.redattoresociale.it/
31 January 2008
A carer has won the initial stages of her
case at the European Court of Justice which could give new rights to
millions of carers.
The Advocate-General agreed today that the carer Sharon Coleman suffered
"discrimination by association". She had claimed that she was
discriminated against and harassed because she had a disabled son.
Sharon Coleman claimed that her employer, London law firm Attridge Law,
treated her less favourably than it did other parents of non-disabled
children. Amongst other things, she was accused of being “lazy” when she
needed to take time off to care for her child and threatened with
disciplinary action.
Commenting on the case, Imelda Redmond, Chief Executive of Carers UK,
said:
“This is a positive step towards true equality for carers. Too many
carers face discrimination at work, yet they are the bedrock of our
communities and society.”
“This landmark legal opinion means that employers will have to alter the
way they treat carers in their workforce. There are currently 2.5
million carers who are in work, yet one in five gives up work to care,
meaning that we are losing thousands of people from the workforce every
year. Every employer will have to look at their recruitment and
employment practices and make sure they are not discriminating against
carers. At a time when we have a shortage of skilled workers, this makes
good business sense.”
She continued:
“This is an important start, but we need to go further and ensure that
carers are protected from discrimination in all aspects of their lives,
not just employment. We think there should be a duty on public sector
organisations to actively promote equality between carers and non-carers
and that service providers should also be required to treat carers
equally.”
“The Prime Minister will publish his National Carers Strategy later this
year and we are lobbying for it to include carers in the new equalities
legislation which will be introduced next year. How we help families
care for elderly and disabled relatives will be one of the biggest
challenges of the 21st Century and Government has an opportunity to get
the right laws in place to deal with it.”
Ends.
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