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DROGHE – Il fenomeno in Europa secondo l’Oedt, che invita alla cautela. ''Vi sono motivi di ottimismo ma cresce il consumo, soprattutto nelle grandi città''. I problemi conseguenti all’allargamento.
Il fenomeno della droga in Europa. L’Oedt (Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze) presenta oggi le relazioni annuali 2003. Si tratta di studi che evidenziano fatti, dati e analisi sulle droghe nell’Ue e per singolo paese, con un occhio particolare alle tendenze e alle risposte sociali in atto, sia giuridiche che politiche. Come nel 2002, anche quest’anno l’Oedt ha pubblicato due relazioni. La “Relazione annuale 2003: evoluzione del fenomeno della droga nell’Unione Europea e in Norvegia” affronta questioni specifiche sul consumo di sostanze e di alcool tra i giovani, l’emarginazione e il reinserimento sociale, la spesa pubblica nel settore della riduzione della domanda di stupefacenti. Il secondo, “Relazione annuale 2003: evoluzione del fenomeno della droga nei Paesi aderenti e nei Paesi candidati all’adesione”. Quest’ultimo seleziona tre problemi: consumo di droga e alcool tra i giovani, malattie infettive connesse alla droga e strategie nazionali. Con riferimento all’Ue, l’Osservatorio sottolinea come “nonostante alcuni segnali positivi nell’evoluzione del problema della droga in Europa, l’Agenzia europea delle droghe invita alla cautela. In alcune aree stanno sorgendo nuovi problemi e pare che nulla faccia prevedere un calo rilevante del consumo di droghe”. In questo ambito, il direttore dell’Agenzia, Georges Estievenart, afferma: “Sebbene vi sia qualche motivo di cauto ottimismo quando si analizza il problema della droga in Europa, è tuttavia oltremodo preoccupante constatare che l’impatto degli interventi sul consumo pesante e di lunga durata o sul consumo regolare di droga non sia ancora sufficiente per un numero ancora troppo elevato di giovani in molti Paesi dell’Ue. In aggiunta a ciò, dai nostri indicatori emerge ancora una tendenza all’aumento dell’uso di droga, nonché l’evidenziarsi di nuovi problemi, come il consumo crescente di cocaina in alcune grandi città europee”.
Quanto al secondo
studio, quello dedicato ai Paesi aderenti,
Estievenart ha aggiunto: “L’allargamento dell’Ue
solleva notevoli preoccupazioni nella società civile che non possono
essere ignorate.
Fra queste, il crescente traffico di droga,
l’aumento del consumo di stupefacenti nei nuovi Stati membri e la
diffusione delle malattie infettive. Ma
l’allargamento offre anche ai paesi un’opportunità unica di
beneficiare di una stretta collaborazione. La relazione evidenzia gli
aspetti positivi dell’allargamento: i nuovi
e i vecchi stati membri possono in tal modo progredire in un lavoro
congiunto che rafforza le risposte a un problema comune, attraverso
analisi concrete e un’azione improntata ad una migliore informazione”.
Note: Nell'Ue 1 persona su 5 ha fatto uso di cannabinoidi. Europa più grande mercato di hashish; 1,5 milioni di consumatori problematici. 9mila vittime La prima relazione dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze analizza la situazione nell’Ue e in Norvegia. I dati: 1 persona su 5 ha fatto uso di cannabinoidi e aumenta la domanda di trattamento. Da indagini condotte tra il 2000 e il 2002, infatti, si evince che in Europa almeno il 20% degli adulti ha fatto uso di cannabinoidi almeno una volta nella vita. Per i giovani tra i 15 e i 24 anni, invece, i dati sono generalmente più elevati, arrivando fino al 44%. Con delle variazioni: la Spagna ha una percentuale del 35%, la Francia del 40%, il Regno Unito del 42%, la Danimarca del 44%. Le stime dell’uso recente in questa stessa fascia di età vanno, nella maggior parte dei casi, dal 5 al 20%. Tra gli stati con i valori più alti figurano Spagna (17%), Irlanda (17%), Regno Unito (19%) e Francia (20%). Tra i più bassi: Svezia (1%), Finlandia (5%), Portogallo (6%) e Norvegia (8%). La relazione evidenzia che l’uso ‘una tantum’ e quello recente è spesso molto elevato, specialmente tra i giovani maschi. Un nuovo problema sottolineato nella relazione è che attualmente un gruppo “non cospicuo ma significativo” sembra far uso di cannabinoidi in modo regolare ed intenso. Da uno studio francese del 2001 risulta che oltre la metà degli uomini di 18 anni ha usato cannabinoidi, 13,8% dei quali in modo intenso. L’Agenzia segnala inoltre che “è necessario approfondire le ricerche sull’aumento dei soggetti inviati ai servizi specializzati per tossicodipendenti per uso di cannabinoidi dal 1996. Attualmente risulta la sostanza riportata più frequentemente dopo l’eroina tra i clienti dei servizi; i consumatori di cannabinoidi rappresentano il 12% di tutti i clienti ed il 25% dei nuovi clienti nell’UE”. Al momento, tuttavia, l’Europa resta il più grande mercato del mondo per la resina di cannabinoidi (hashish) e conta i tre quarti dei quantitativi sequestrati in tutto il mondo. E’ in aumento anche la disponibilità di cannabinoidi sotto forma di erba (marijuana) coltivata nell'UE. “I dati – è scritto nella Relazione - indicano che la potenza media dei cannabinoidi (quantità del suo ingrediente psicoattivo, il tetraidrocannabinolo – THC) nell’UE è aumentata e ora va dal 5% al 10% tanto per la resina quanto per l’erba. Alcuni campioni però sono molto più forti ed hanno un contenuto di THC che arriva fino al 30%, con possibili conseguenze negative in termini di salute pubblica”. Anfetamine ed ecstasy. L’Europa è sempre una zona chiave per la produzione e il consumo di anfetamine e ecstasy. Dopo i cannabinoidi, sono le droghe illecite più usate, con una percentuale di consumo una tantum tra gli adulti che va dallo 0,5% al 5%. Sebbene il consumo di ecstasy continui ad essere molto frequente tra i giovani delle realtà urbane d’Europa, nella popolazione generale non si riscontra un aumento significativo. I decessi legati all’ecstasy sono ancora piuttosto rari, ma tendono ad aumentare. Questa droga viene riportata in meno del 2% delle segnalazioni totali di decessi droga-correlati. (Nel 2000 i decessi droga-correlati nell’UE erano stimati a 8 756). Le anfetamine rappresentano circa un terzo delle persone trattate per problemi di droga in Finlandia e in Svezia e il 9% in Germania, ma nel resto dell’UE rappresentano in genere meno dell’1%. L’uso di metanfetamine è stato segnalato soltanto di recente e in modo sporadico nell’UE, mentre in Asia e negli Stati Uniti il consumo di questa droga è in generale aumento ed è fonte di gravi problemi. Cocaina. L’aumento del consumo di cocaina, secondo le indagini, si verifica soprattutto nel Regno Unito e in misura minore in Danimarca, Germania, Spagna e Paesi Bassi. Dai dati del 2000–2002 risulta che l’esperienza una tantum interessa dall’1% al 9% delle persone di età compresa tra 15 e 34 anni e che il suo consumo è concentrato nelle grandi città; per tale ragione l’aumento potrebbe non riflettersi in modo adeguato nei dati nazionali. L’aumento del consumo è confermato anche dai risultati tossicologici di analisi di casi di overdose, di sequestri di droga e di studi di gruppi ad alto rischio. Il numero totale di sequestri di cocaina nell’UE è aumentato costantemente dal 1980 con un incremento più marcato nel 2001. Negli ultimi anni i prezzi “di strada” si sono stabilizzati o sono diminuiti in tutti i paesi, salvo in Norvegia, dove sono aumentati. La purezza della cocaina si mantiene generalmente stabile negli Stati membri, sebbene nel 2001 siano stati segnalati aumenti in Danimarca, Germania, Portogallo e Regno Unito. Infine, il ricorso al trattamento terapeutico per consumo di cocaina risulta relativamente elevato nei Paesi Bassi (30%) e in Spagna (19%), più basso in Germania, Italia, Lussemburgo e Regno Unito (6–7%). La prevalenza di crack (o cocaina base) è tuttora bassa, con un consumo prevalentemente limitato alle comunità marginali di alcune città, ad es. in Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. Consumo problematico. Il consumo problematico di stupefacenti è caratterizzato dal consumo cronico di oppiacei nella maggior parte dei paesi, ad eccezione di Svezia e Finlandia dove, precisa la Relazione, le anfetamine hanno un ruolo rilevante. Le stime nazionali del consumo problematico di droga variano da 2 a 10 casi per 1000 adulti, il che corrisponde a circa 1–1,5 milioni di europei. Le percentuali più alte sono segnalate in Italia, Lussemburgo, Portogallo e Regno Unito (6–10 casi per 1000 adulti). Le percentuali più basse sono riportate in Germania, Paesi Bassi e Austria (3 casi per 1000 adulti). Prevenzione delle malattie. La prevalenza dell'Hiv tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale varia notevolmente all’interno dell’UE: da circa l’1% nel Regno Unito ad oltre il 30% in Spagna. In alcuni paesi si riscontrano localmente percentuali di oltre il 25% in determinati gruppi. “Si tratta – precisa la Relazione - prevalentemente di casi di epidemia in corso piuttosto che di nuovi casi di infezione, benché siano stati segnalati alcuni aumenti anche tra questi ultimi”. I dati nazionali sulla prevalenza dell’Hiv, sebbene si mantengano in generale stabili, possono nascondere notevoli variazioni a livello locale e tra determinati gruppi. Negli ultimi anni è stato segnalato un aumento dell’Hiv tra consumatori di stupefacenti per via parenterale in Spagna, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Finlandia e Regno Unito. Nella relazione si osserva che “i costi a lungo termine dell’infezione da virus dell’epatite C sono probabilmente considerevoli tanto sul piano della spesa di assistenza sanitaria quanto su quello della sofferenza personale. I tassi di prevalenza tra i consumatori attuali e precedenti di droga per via parenterale sono estremamente alti in tutti i paesi (40–90%) ed il fatto che siano elevati tra i più giovani indica che molti contraggono ancora rapidamente il virus dell’epatite C dopo un breve periodo di assunzione per via parenterale, il che evidenzia la necessità di interventi tempestivi”. “Non è facile fare previsioni ed i risultati devono essere interpretati con cautela - precisa la Relazione -, tuttavia i dati disponibili suggeriscono un aumento dalla metà degli anni ’90 in almeno la metà dei 16 paesi che hanno fornito dati. Otto paesi segnalano stime maggiori per il consumo problematico di stupefacenti: Germania, Spagna, Italia, Lussemburgo, Finlandia, Svezia, Belgio e Norvegia, dei quali, gli ultimi due per consumo per via parenterale. Circa il 60% dei consumatori problematici di stupefacenti sono assuntori abituali per via parenterale (circa 600.000– 900.000). Le percentuali di consumo per via parenterale tra i consumatori di oppiacei in terapia sono diminuite in alcuni paesi negli anni ’90 ma il calo è stato, in generale, modesto e in alcuni casi si è osservato un aumento”. Vittime. Nell’ultimo decennio sono stati segnalati da 7.000 a 9.000 decessi droga-correlati nell’UE ed in Norvegia e la tendenza è all’aumento; i più colpiti sono i giovani sui 20 e 30 anni. In quasi tutti i paesi, nella maggior parte dei decessi (oltre l’80%) sono presenti gli oppiacei, spesso combinati con altre sostanze, ad es. alcol, benzodiazepine o cocaina. Un rischio particolare nei casi di overdose di eroina è l’uso simultaneo di alcol o sedativi, come pure una tolleranza diminuita, come risulta dall’elevato tasso di overdose tra coloro che escono dal carcere
N.B: I dati provengono dalle indagini nazionali più recenti disponibili nei vari paesi. Per i giovani adulti, l'OEDT utilizza la fascia d'età da 15 a 34 anni (la Danimarca ed il Regno Unito partono da 16 anni, la Germania e l'Irlanda da 18). Tali variazioni nella fascia d'età possono influenzare leggermente alcune differenze nazionali. In alcuni paesi i dati sono stati ricalcolati a livello nazionale, per adattarli nella misura del possibile alla fascia d'età standard adottata dall'OEDT. Fonti: Relazioni nazionali Reitox 2003
N.B:
Le differenze fra i vari paesi devono essere interpretate con cautela
a causa della diversa tipologia delle fonti ed in alcuni casi della
presenza di dati di carattere locale La situazione nei Paesi aderenti all'Ue: ''Alcuni sono i più minacciati dalla diffusione di Hiv''. Elevati i tassi di Epatite B e C Nel 2004, l’arrivo di 10 nuovi Stati membri dell’UE potrebbe rendere il problema della droga, già difficile, ancora più complesso; l’allargamento tuttavia offrirà ai paesi anche l’opportunità di svolgere un ruolo importante nell’elaborazione di risposte concordate e coordinate tramite una maggiore cooperazione tra i paesi. E’ quanto affermato nella Relazione dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.
La relazione dell’Oedt
avverte che alcuni paesi dell’Europa orientale sono “i più paesi
minacciati dalla diffusione dell’epidemia di Hiv
più rapida al mondo”. Il rapporto cita alcuni recenti e improvvisi
aumenti di infezione da
Hiv tra i “consumatori di droga per via
parenterale” (Idu) in due Stati baltici
(Estonia e la Lettonia)nei quali l’infezione si è diffusa ad una
“velocità allarmante”, con tassi di prevalenza che nei campioni
nazionali di Idu arrivano rispettivamente
fino al 13% e 12%. I dati del 2001 riportano un tasso di prevalenza
locale di Hiv del 41% tra gli
Idu nella capitale dell’Estonia,
Tallinn, mentre dati dello stesso anno
puntano ad un aumento del 282% di infezioni
di Hiv nuovamente diagnosticate tra gli
Idu in Estonia e un aumento del 67% in
Lettonia. “Tali aumenti – si dice - potrebbero
essere dovuti ad una maggiore disponibilità di eroina nella
regione alla fine degli anni ‘90, unita ad una scarsa consapevolezza
del rischio tra i consumatori e ad una propensione all’iniezione a
rischio elevato”.
Elevati anche i
tassi di Epatite B e C nella maggior parte
dei paesi. Per tutti i “PECO” per cui sono
disponibili delle stime, i dati mostrano una prevalenza del virus
dell’epatite C tra gli Idu generalmente
molto più elevata di quella dell’Hiv. In
Bulgaria, Estonia, Lettonia e Lituania, le
stime tra gli Idu sono del 60% e oltre,
conformemente ai dati dei paesi dell’UE, dove la prevalenza varia dal
40% al 90%. In altri paesi – Repubblica ceca, Ungheria, Slovacchia e
Slovenia – i tassi sono in media inferiori,
seppur ancora elevati, e generalmente intorno al 20–40%. Studi locali
evidenziano un aumento dei tassi di Epatite
C proprio in quest’ultimo gruppo di Paesi. Riduzione dei danni. Benché tutti i 10 Paesi dell’Europa Centrale e Orientale abbiano ormai messo in atto misure preventive e di riduzione dei danni, nella maggior parte di tali paesi la disponibilità di servizi e la copertura sono ancora fortemente limitate, se si considera la dimensione del problema: dalla prevalenza del consumo di droga al comportamento a rischio e alla portata delle potenziali conseguenze. “Alcune misure – specialmente i programmi di scambio di siringhe nonché i trattamenti sostitutivi con metadone – restano questioni controverse in molte realtà dell’Europa centrale e orientale”, precisa l’Oedt. Solo la Repubblica ceca è riuscita a sensibilizzare una proporzione importante degli Idu (stimata oltre il 50%) attraverso una rete nazionale di programmi di scambio di siringhe e progetti a bassa soglia. In Slovenia, alcune città hanno raggiunto un buon livello di copertura. Il trattamento sostitutivo con metadone, quale strumento di riduzione dei danni per la salute, è disponibile in tutti i paesi, ma la copertura è estremamente limitata, fatta eccezione per la Slovenia. Tuttavia, nel periodo 1997–2001 il numero di persone che hanno chiesto un trattamento con metadone è aumentato in alcuni di questi paesi. L’attuale basso livello dei tassi di infezione da Hiv tra i consumatori di droga nella maggior parte dei paesi non deve essere tuttavia sottovalutato. Alcuni studi hanno evidenziato, infatti, come il comportamento ad alto rischio sia ancora molto diffuso. In uno studio svolto nel 2001 in una regione dell’Estonia, è emerso che il 45% degli Idu si scambia le siringhe. Un’indagine dello stesso anno svolta a Budapest, si evidenzia come il 33% si scambia aghi e siringhe, e il 41% altri strumenti per l’iniezione. “In tale aerea – precisa l’Oedt -le misure di sanità pubblica finalizzate al cambiamento del comportamento tra gli Idu e alla prevenzione dell’iniezione ad alto rischio, nonché del comportamento sessuale, sono ancora scarsamente presenti”. Strategie . La relazione rivela che nell’ultimo decennio la maggior parte dei 13 paesi aderenti e candidati ad entrare nell’UE hanno apportato modifiche importanti alla legislazione sulle droghe. Sette di essi – Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Romania e Slovacchia – hanno sostituito o rivisto i codici penali ridefinendo il reato o la contravvenzione in materia di droga. Nel frattempo, la Repubblica ceca e l’Ungheria hanno compiuto un ulteriore passo avanti effettuando delle analisi sull’impatto dei cambiamenti giuridici sul problema e intraprendendo azioni in base ai risultati ottenuti. Per quanto concerne l’orientamento giuridico sulle droghe, in alcuni paesi è comparsa sin dal 1990 la tendenza a criminalizzare il possesso di droga per uso personale e/o il consumo personale di droga. “Ciò, sembrerebbe in contrasto con le più recenti modifiche della legislazione sulla droga in alcuni paesi dell’UE, che hanno affrontato la questione in maniera decisamente diversa”, precisa l’Oedt. Nove paesi – Bulgaria, Cipro, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia e Turchia – considerano attualmente il possesso di piccole quantità di droga per uso personale come un reato, mentre tre stati – Repubblica ceca, Estonia e Lettonia – la considerano un’infrazione amministrativa. Tre paesi ritengono che il possesso di droga per uso personale sia un reato – Cipro, Malta e Turchia – benché a Malta il reato si applichi esclusivamente al consumo di oppio. Le pene previste per il traffico di droga sono analoghe a quelle in vigore nell’UE.
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