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Sintesi dei lavori dell’Osservatorio scolastico FISH nazionale, del giorno 02/10/2003
Anno scolastico 2003/04 L’anno scolastico, sia pure con qualche diversità, non si è aperto bene, soprattutto per i conflitti tra bisogni e scarsità di risorse, soprattutto per i conflitti tra Comuni e Province, soprattutto per quanto riguarda gli assistenti educativi ma soprattutto per conflitti tra scuola ed Enti Locali con riguardo alla delimitazione delle competenze tra assistenti educativi e assistenti materiali per l’igiene personale. Una delle cause di fondo di questo mancato funzionamento, risulta essere, una mancata cultura di attuazione dell’autonomia tramite la programmazione dell’attività didattica nelle scuole. C’è una scarsa coscienza di questi due aspetti e questo produce una scarsa presenza per esempio nei POF, del problema dell’aggiornamento degli insegnanti sulle problematiche dell’integrazione, e questo, di conseguenza, produce anche un problema organizzativo con riguardo alla didattica Per l’handicap, non è vero che c’è bisogno sempre più di ore di sostegno, ma, ci vuole è una migliore organizzazione delle risorse attraverso un’impostazione della didattica, secondo quello che, ormai le scienze pedagogiche ci hanno dimostrato e, secondo quello che le norme sull’autonomia e sulla organizzazione della comunità scolastica ci possono offrire. Ci sono poi, dei problemi di carattere istituzionale, il problema per esempio delle nomine delle insegnanti ad anno scolastico iniziato, che impedisce proprio una impostazione programmatoria, perché se mancano alcune figure, non si può programmare anche per loro e quando poi arrivano fanno difficoltà ad inserirsi nella programmazione iniziata, o se la vogliono modificare, si creano dei grossi problemi. Alunni in situazione di handicap, che hanno insegnanti a loro dedicati con il più alto tasso di variabilità di tutto il sistema scolastico. Paradossale se si pensa alle esigenze di maggiore continuità didattica necessaria per questi alunni. Come del resto, l’eccessiva mobilità di anno in anno che determina un livello di prestazione professionale degli insegnanti di sostegno più bassa, in quanto non hanno il tempo di legare con i colleghi e più facilmente sono portati a ruoli di delega e isolamento.
FORMAZIONE La formazione iniziale di tutti i docenti, che è fortemente carente per gli aspetti educativi sull’integrazione scolastica, giacché sia i nuovi corsi universitari di Scienze della formazione primaria, sia le Scuole post lauream di abilitazione all’insegnamento secondario dedicano un tempo irrisorio a tali problematiche, le quali sono trasversali al sistema integrato d’istruzione e formazione. La formazione in servizio: qua ci vogliono delle norme sul profilo iniziale degli insegnanti per prevedere almeno un minimo di ore di formazione sulle problematiche della integrazione. Lo stesso vale per i dirigenti scolastici, perché sono figure determinanti nella impostazione della programmazione. La specializzazione per le attività di sostegno, che non realizza una piena preparazione per docenti che dovranno essere di sostegno sia agli alunni con diverse tipologie di minorazioni, sia alla loro integrazione nella classe, sia ai colleghi docenti curricolari che dovranno sempre più prendersi in carico il "progetto globale di vita" degli alunni disabili, orientandoli alle possibili future scelte lavorative o comunque di vita sociale. A livello istituzionale ci sono ancora alcuni problemi da affrontare. Il problema per esempio che riguarda le aree nelle scuole superiori. Resta comunque un fatto certo, che la normativa sembra fatta apposta per l’interesse dei lavoratori invece che per l’interesse degli “utenti”.
Riforma MORATTI Per quanto riguarda il problema della riforma Moratti, discriminante il forte taglio soprattutto al tempo pieno, che è invece una risorsa importante per garantire tutta una serie di programmazioni che riguardano non solo gli alunni con disabilità ma anche i casi di disagio e disadattamento. L'iscrizione anticipata crea grossi problemi per i bambini con disabilità intellettiva che necessitano di tempi più lunghi; così pure la contrazione di orario delle lezioni va nella direzione opposta a quella necessaria per gli stessi. La valutazione biennale, che può provocare un calo di attenzione per le difficoltà di apprendimento degli alunni con disabilità intellettiva, che poi si vedrebbero sbarrata la prosecuzione di scolarizzazione, se al termine del biennio non avessero raggiunto gli obiettivi previsti. La previsione di laboratori scolastici a pagamento che crea un'ulteriore discriminazione ai danni degli alunni con disabilità, specie intellettiva, poiché sono state formule organizzative molto utili per la loro integrazione. Negativo, inoltre, anche l'abbassamento del numero di anni di obbligo scolastico che è controindicato per gli alunni con disabilità, specie intellettiva che invece necessiterebbero di tempi più lunghi. Negativi i percorsi misti fra istruzione e formazione professionale previsti dalla norma sull'alternanza scuola-lavoro, che divengono discriminanti se si realizzano tutti nella formazione professionale e se riguardano i soli alunni con disabilità e non anche tutti i compagni di classe. Negativo il nuovo corso politico, che rivela, malgrado la continuità formale della normativa amministrativa ed un aumento di attenzione del Ministero dell’Istruzione negli ultimi mesi, un forte calo di tensione ed una inversione di tendenza sul fronte della integrazione e dei diritti del disabile sembrando esso essere, invece, più attento ai problemi di contenimento e di razionalizzazione della spesa pubblica con ciò disattendendo, quindi, il principio più volte affermato dalla giustizia amministrativa secondo cui qualsiasi altra esigenza di natura organizzativa oppure di contenimento della spesa pubblica deve recedere di fronte all’obiettivo fissato dal legislatore di garantire agli handicappati il diritto allo studio e all’integrazione. Rolando Alberto Borzetti - Salvatore Nocera |
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