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IL PIANO DELLE ATTIVITÀ TERRITORIALI di Carmelo Scarcella, Umberto Gelatti Studi Zancan
DALLA SANITÀ ALLA SALUTE Una rappresentazione generale dello stato di salute di una popolazione come quella distribuita dall'Organizzazione della sanità nel 2000 mette in luce come i parametri presi in considerazione per definire lo stato di salute siano profondamente mutati negli ultimi anni. Il concetto salute è inteso non soltanto come un'assenza di malattia, ma come uno stato di equilibrio tra diversi elementi che comprendono anche il campo delle relazioni degli esseri umani tra di loro e con l'ambiente in cui vivono. Questa profonda relazione tra più fattori permette anche di sottolineare come lo stato sanitario della popolazione di un paese moderno come l'Italia sia largamente influenzato non solo dalle attività strettamente sanitarie, ma anche sugli stili di vita (relazione sullo stato sanitario del Paese 2000).
Proteggere la salute, un dovere che non è solo degli operatori sanitari
Fatte queste premesse, il compito
di proteggere e promuovere la salute non può essere concepito come
un dovere solo dagli operatori sanitari, ma deve diventare un
patrimonio di confronto comune tra tutti gli operatori sociali e
istituzionali che sono chiamati a raffrontarsi su questa tematica. Come riportato nella prefazione dell'ex
ministro Veronesi alla <<relazione sullo stato sanitario del
paese 2000>>. Infatti, mentre la domanda di sanità risulta
essere strettamente legata a delle competenze tecnico professionali,
la domanda di salute coinvolge la comunità intera. Dall'esame di
alcuni indicatori contenuti nella stessa relazione si evince che
esistono nuove situazioni di rischio che vanno al di là di quelle
classificante controllabili con interventi di tipo strettamente
sanitario, come ad esempio quelli legati al fumo di sigaretta,
all'abuso di alcol, ai disturbi alimentari, alle morti evitabili per
incidenti domestici, sul lavoro o sulla strada.
Una comunità che assume la
responsabilità del proprio benessere
Non ha caso il nuovo Piano sanitario
nazionale esplicita questo concetto proprio a partire del titolo
<< dalla sanità alla salute>> : si passa dalla sanità
concepita come atto nei confronti della singola persona colpita da
una patologia all'idea di salute di una comunità che porta a
un'interazione tra tutti i suoi componenti per garantire a ogni
cittadino il pieno benessere fisico, psichico e sociale. Bisogna
<<passare dal welfare state al welfare community,
da uno stato cioè che, al vertice della piramide, distribuisce
assistenza e benessere, a una comunità intera che assume in prima
persona la responsabilità del proprio benessere>>.
Naturalmente, mentre questo tipo di concezione sembra essere ben
radicata dal punto di vista culturale, dal punto di vista
organizzativo e gestionale rimane molto cammino da percorrere,
soprattutto per integrare tra loro i diversi attori che
sull'argomento hanno competenze e che operano sul territorio. Il Piano delle attività
territoriali nella riforma ter della sanità
In quest'ottica si inserisce anche il
D.L.
del 19/06/1999, n. 229, << norme per la razionalizzazione
del servizio nazionale, a norma dell'art.1 della legge 30/11/1998 n.
419 >>, quando identifica il Distretto come il luogo e il
piano delle attività territoriali (Pat) come lo strumento operativo
dell'integrazione degli interventi a promozione e tutela della
salute. All'art. 3- quater dedicato al Distretto nel comma 2 recita:
<< Il Distretto assicura i servizi di assistenza primaria
relativi alle attività sanitarie e sociosanitarie …nonché il
coordinamento delle proprie attività con quelle dei dipartimenti e
dei servizi aziendali, inclusi i presidi ospedalieri, inserendole
organicamente nel Programma delle attività territoriali. Al
Distretto sono attribuite risorse definite in rapporto agli
obiettivi di salute della popolazione di riferimento >>. Il
Decreto prosegue poi al comma 3: <<Il Programma delle
attività territoriali, basato sul principio dell'intersettorialità
degli interventi cui concorrono le diverse strutture operative:
a)
prevede
la localizzazione dei servizi …;
b)
determina
le risorse per l'integrazione sociosanitaria…;
c)
è
proposto, sulla base delle risorse assegnate e previo parere del
Comitato dei sindaci del Distretto, dal direttore di Distretto ed è
approvato dal direttore generale>>.
ARCHITETTURA E OBIETTIVI DEL PIANO
DELLE ATTIVITÀ TERRITORIALI
Il programma delle attività territoriali,
in quest'ottica di passaggio dalla sanità alla salute, può
pertanto rappresentare un importante strumento per integrare
l'attività dei servizi sanitari alla realtà socio-economica del
territorio (F.Oleari 2000,
territorio e Distretto come area di governo dopo il Dlg.229/99, in
<<studi Zancan>>, n.6, Padova).
Superare la programmazione
impostata solo sui bisogni sanitari
Una simile integrazione presuppone però
una capacità di superamento della programmazione impostata solo sui
bisogni sanitari. Si deve cioè giungere a un Piano delle attività
territoriali (Pat) che sia il risultato di un livello di
pianificazione strategica in cui si siano interfacciati sia gli
organismi che storicamente si sono occupati di promozione e tutela
della salute che altri enti territoriali (i comuni, le comunità
montane, i consorzi, le associazioni di volontariato ecc.) alfine di
ottenere una sinergia di obiettivi e un miglior uso delle risorse
impiegate. L'elaborazione del Pat dovrebbe portare
cioè a un integrazione di risorse e attività che già oggi sono
presenti sul territorio, ma che molto spesso si trovano ad agire in
modo isolato discontinuo e disomogeneo. L'integrazione delle
attività, delle competenze e conoscenze permette, considerate le
numerose variabili in gioco nel manifestarsi dei fenomeni di
malattia, la creazione di una rete di enti locali che possano agire
insieme in modo
coordinato per controllare i vari fattori di rischio che un ente da
solo difficilmente potrebbe tenere sotto controllo. Un esempio di
questo si può ritrovare nella creazione di gruppi per la gestione
di una rete di risorse presenti nella comunità per la
programmazione delle attività di educazione sanitaria (azienda
sanitaria locale, Brescia, delibera, del direttore generale n. 1025
del 5 maggio 1999). Come ricordato nel D.L.
229/99, il Distretto diventa il contesto territoriale per
l'attuazione del Pat in quanto rappresenta l'area privilegiata in
cui fare confluire le diverse strutture operative che si muovono
all'interno del territorio, ma che non necessariamente hanno una
dipendenza gerarchica dal Distretto stesso.
<< La sanità pubblica non deve perciò sottovalutare
le variabili parziali e la localizzazione delle attività del
territorio ….La pianificazione distrettuale sarà quindi una vera
pianificazione strategica per poter essere controllo del territorio
inteso come lo spazio funzionale, relazionale e delle transazioni
che gli consentono, nel campo della salute, la realizzazione dei
profili assistenziali adeguati, con le necessarie possibili
combinazioni fra livelli di assistenza sociosanitaria e relative
infrastrutture >>. Attraverso una profonda conoscenza delle
realtà territoriali, il Distretto, con l'attivazione del Pat
diventa cioè in grado di governare e di portare a integrazione
tutti i vari percorsi di << produzione >> di salute
presenti nel suo territorio, anche con la messa in atto di <<
piani d'uso del territorio >>. I contenuti del piano delle
attività territoriali In linea generale un Pat dovrebbe
contenere:
-
L'analisi dei bisogni e della domanda di salute a livello
locale,
-
I percorsi per permettere interfaccia di tutte le
Associazioni e gli enti entrati a fare parte del Pat;
-
Gli obiettivi di salute;
-
La quantità, la qualità e l'accessibilità dei servizi e
delle prestazioni da rendere alla popolazione;
-
La previsione delle risorse necessarie per garantire
l'implementazione del Pat;
-
Indicatori per la misurazione del raggiungimento degli
obiettivi di salute, sia con la stima di eventi diretti o di loro
<<proxy>> sia con la rilevazione della soddisfazione
degli utenti nei confronti del raggiungimento degli stessi. Il Pat scaturisce pertanto
dall'incontro della analisi dei bisogni di salute e delle risorse
presenti a livello distrettuale e le priorità e le risorse
stabilite a livello aziendale. Il Pat potrebbe essere inteso come
una <<programmazione negoziata>> tra il Distretto
sanitario e la Direzione dell'Azienda sanitaria e mira a definire i
risultati di salute attesi, le attività previste e le risorse
assegnate, diventando uno strumento idoneo a effettuare scelte di
dimensionamento dei servizi a cui fare riferimento per la
programmazione degli investimenti (fig. 1)
Direzione Aziendale e
Distretto nelle elaborazioni del Pat
Dalla pianificazione aziendale deve
pertanto giungere un impulso alla attivazione a livello distrettuale
del Pat. Questo input a livello centrale deve però
permettere un importante spazio di autonomia al Distretto per
consentirgli di tarare il piano stesso in modo da rispondere alle
esigenze locali. La direzione aziendale potrebbe elaborare delle
linee guida per l'attuazione del Pat che servano a orientare e allo
stesso tempo a uniformare gli aspetti generali e procedurali del Pat
che verranno poi implementati a livello locale. Nella fase di
preparazione e implementazione del Pat un importante contributo
potrà avvenire anche dal confronto e dall'interazione con i livelli
dipartimentali presenti a livello aziendale. Opportuna potrebbe essere anche la
creazione di un team di operatori che collabori con il
direttore del Distretto alla gestione di tutte le varie fasi di
progettazioni e verifica del Pat. Un ulteriore punto da tenere in
considerazione nella fase di programmazione è una chiara
esplicitazione degli obiettivi di salute che si vogliono raggiungere
e dei parametri per misurarne il raggiungimento. E' necessaria
inoltre la preparazione di un adeguato set di indicatori che
permettano di monitorare <<in corso d'opera>>
l'andamento del Pat. Questo tipo
di indicatori possono essere naturalmente diversi a seconda
del tipo di Pat implementato e delle specifiche necessità
evidenziate a livello locale.
Le fasi della progettazione
Un'esemplificazione
delle varie fasi di programmazione di un Pat potrebbe così essere
schematizzato:
-
presa d'atto da parte aziendale della necessità di
implementare il Pat;
-
creazione di uno staff a livello centrale per l'elaborazione
di linee guida per la gestione dei Pat coerentemente con gli
obiettivi aziendali;
-
decisioni delle dimensioni territoriali per l'attivazione dei
Pat (distrettuale o interdistrettuale),
-
creazione di uno staff a livello locale per la gestione di
ogni singolo Pat;
-
attivazione di un sistema informativo ad hoc che tenga
in considerazione anche dati non sanitari per l'analisi di bisogno
di salute;
-
elaborazione del Pat attraverso l'apporto sinergico delle
molteplici realtà presenti a livello distrettuale,
-
negoziazione del Pat tra Distretto e Direzione aziendale per
verificarne sia la coerenza con gli obiettivi aziendali che la
disponibilità delle risorse necessarie per il raggiungimento degli
obiettivi;
-
implementazione del Pat;
-
attivazione di un sistema di monitoraggio di alcuni
indicatori per il controllo del
buon andamento del Pat;
-
verifica finale del raggiungimento degli obiettivi di salute
stabiliti.
L'ANALISI DEI BISOGNI DI SALUTE
Dopo quanto detto risulta evidente come
l'analisi dei bisogni di salute della popolazione rappresenti un
elemento critico per la stesura di un Pat. L'analisi dei bisogni di
salute e delle risorse disponibili a livello del Distretto
rappresentano una funzione strategica del Distretto sanitario in
quanto presupposto essenziale per l'elaborazione del Pat. Essendo un'articolazione prioritaria
dell'azienda sanitaria locale, tale funzione trasforma i distretti
sanitari in una rete di <<sensori intelligenti>> che
consente all'ASL di comporre un quadro complessivo e ragionevolmente
attendibile dello stato di salute della popolazione e del
territorio, definendo le azioni programmatiche utili per la
determinazione degli obiettivi di salute distrettuale e individuando
le risorse globali da ripartire attraverso un percorso di
contrattazione con i distretti sanitari. Essendo un'articolazione prioritaria
dell'azienda sanitaria locale, tale funzione trasforma i distretti
sanitari in una rete di <<sensori intelligenti>> che
consente alla ASL di comporre un quadro complessivo e
ragionevolmente attendibile dello stato di salute della popolazione
e del territorio, definendo le azioni programmatorie utili per la
determinazione degli obiettivi di salute distrettuale e individuando
le risorse globali da ripartire attraverso un percorso di
contrattazione con i distretti sanitari. L'analisi delle caratteristiche dei
fenomeni sanitari deve tenere in considerazione il fatto che:
-
sono fenomeni sociosanitari multidimensionali;
-
sono dinamici, in rapida evoluzione:
-
hanno dimensioni temporali e territoriali;
-
devono integrare diverse fonti di indagine.
La necessità di conoscere
lo stato di salute del territorio
A questo punto conoscere lo <<stato
di salute>> di un territorio non rappresenta un semplice atto
informativo, ma diventa uno strumento decisionale essenziale per la
valutazione e la programmazione di servizi sanitari coerenti con i
bisogni di salute della comunità distrettuale?. Pertanto, il
possesso di un efficace sistema che renda disponibili informazioni
di qualità in grado di interpretare la realtà territoriale è un
requisito indispensabile per una programmazione degli interventi,
per il Distretto che deve costruire e implementare un Pat. E'
necessario tenere in considerazione che il sistema informativo deve
raccogliere informazioni anche da database che si trovano al
di fuori dei normali flussi informativi sanitari, ma che sono un
importante patrimonio di conoscenza in possesso degli altri enti
chiamati a concorrere alla realizzazione del Pat stesso. Molti sono i soggetti che a questo
proposito potrebbero disporre di valide fonti di informazioni, quali
ad es. le amministrazioni comunali, il sistema scolastico, le
organizzazioni sindacali, le organizzazioni imprenditoriali, le
comunità montane, i consorzi, le associazioni ricreative e
culturali, le associazioni di volontariato e di auto aiuto, le
parrocchie, gli organi di pubblica sicurezza.
Ricomporre informazioni
provenienti da una pluralità di fonti
Il grande sforzo è pertanto quello di
ricomporre in un unico quadro iniziative, bisogni e flussi
informativi che derivino non solo dall'attività dell'Azienda
sanitaria, ma anche da quella di altre realtà territoriali, al fine
di conoscere e approfondire fenomeni che si configurano come momenti
critici per i diversi aspetti della salute. Un valido sistema
informativo permetterà di elaborare un Pat che consenta di stimare
correttamente i bisogni della salute della popolazione, di definire
le modalità ottimali di risposta ai bisogni stessi, di stimare la
compatibilità degli interventi nei confronti della realtà locale,
di pianificare gli interventi e di valutare i risultati ottenuti. Un importante elemento da tenere in
considerazione nell'analisi dei bisogni di salute è quello della
possibile georeferenziazione dei dati disponibili: banche dati o
analisi epidemiologiche di molteplice provenienza potrebbero così
permettere, attraverso particolari sistemi (Geographic
information sistem, Gis), un'analisi di livelli informativi
diversi collegabili dal punto di vista geografico. Questo di
procedure permetterebbe di verificare se variazioni geografiche di
alcuni fattori di rischio siano casuali o riconducibili a
particolari situazioni dell'area in esame o se la presenza di una
determinata patologia nei residenti del Distretto sia riconducibile
ad esempio ad un'eventuale fonte inquinante. La possibilità di
georeferenziare altri archivi (ad esempio registro tumori, registri
di altre patologie) potrebbero fornire importanti elementi nella
costruzione degli obiettivi di salute e nella verifica del loro
raggiungimento. Al termine del processo conosciuto il
Distretto dovrebbe disporre di elementi sufficienti e idonei a:
-
documentare la frequenza e la distribuzione dei fenomeni di
salute / malattia;
-
conoscere i bisogni sanitari nella loro genesi, dinamica e
distribuzione;
-
individuare i possibili fattori determinanti la distribuzione
dei fenomeni/malattia,
-
identificare le <<aree problematiche>>, cioè
quei fenomeni sanitari, quelle aree geografiche o quelle condizioni
organizzative dei servizi che, in relazione alla loro rilevanza
epidemiologica, richiedono un intervento prioritario.
Individuare aree omogenee di
adeguata dimensione
Naturalmente un elemento importante è la
suddivisione del territorio di pertinenza aziendale in aree omogenee di adeguate dimensione. In alcune particolari situazioni
territoriali, o per affrontare particolari problematiche, potrebbe
essere indicata la gestione di Pat anche a livello
interdistrettuale. Risulta chiaro come la rivelazione di
bisogni di salute debba però superare i tradizionali confini
dell'epidemiologia analizzando gli aspetti sociali, economici,
culturali del bacino di utenza distrettuale, nonché le
caratteristiche naturali e antropiche dell'ambiente fisico, Così
facendo il Distretto sanitario costruisce lo scenario in cui vengono
riconosciuti i fattori di rischio per la salute collettiva (lavoro,
tempo libero, problemi legati alla circolazione stradale ecc. ecc.)
e individuale (alimentazione, uso di sostanze, attività fisica
ecc.), ma anche messi in atto gli interventi sociosanitari atti a
contrastarli. Variabili di natura economica, sociale,
culturale, demografica, produttiva possono rivestire un importante
significato nelle peculiari coordinate geografiche di ogni realtà
distrettuale. Per quanto riguarda le variabili di natura economica
un dato importante potrebbe derivare dal monitoraggio dell'attività
dello sportello unico, che in quest'ottica diventerebbe un punto
strategico per la conoscenza della distribuzione di questo tipo di
attività sul territorio stesso. Ai fini delle scelte di dimensionamento dei
servizi a cui fare riferimento per la programmazione degli
investimenti è necessario poi esprimere anche in forma quantitativa
i bisogni di salute presenti nella comunità attraverso opportuni
parametri da monitorare che comprendano un'analisi della situazione
demografico sociale, della domanda di salute e di ricorso ai servizi
sociosanitari, dell'ambiente di vita, dell'ambiente di lavoro, delle
abitudini e stili di vita, dei programmi e delle attività di
prevenzione e della presenza di associazioni o enti che offrano
interventi a tutela della salute (G.C.
Vanini, M.Fiumano, A.G. De Belvis -1999 -Relazione sullo stato di
salute della colazione, Asl RM E. F. Vian - 2001, Programmazione
ed economia sanitaria, Summa Ed., Padova). Un esemplificazione di alcuni possibili elementi
da tenere in considerazione nella rilevazione dei bisogni di salute
sono indicati nella tabella 1. La conoscenza dello <<stato di salute>>
di un territorio potrà avvenire attraverso protocolli concordati
tra dipartimenti e Distretti sanitari per guidare la ricognizione
locale, la creazione di collegamenti stabili con osservatori già
presenti sul territorio o creati ad hoc e
l'individuazione nel team di supporto al direttore di
Distretto di un referente cui demandare queste specifiche funzioni.
Dall'elaborazione dei dati sanitari, eseguita con riferimento alla
realtà territoriale da cui sono originati, potranno anche nascere
tavoli di confronto per aree problematiche con soggetti
istituzionali e l'implementazione <<percorsi terapeutici ad
hoc>> per specifiche patologie.
IL RUOLO DEI COMUNI NELLA
PROGRAMMAZIONE DEL PAT
Il ruolo dei comuni nella
programmazione del Pat
Nel D.Lgs
229/99 all'art. 3-quater comma 3 si legge.<<Il programma
delle attività territoriali, basato sul principio degli interventi
cui concorrono le diverse strutture operative …è proposto, sulla
base delle risorse assegnate e previo parere del Comitato dei
Sindaci del Distretto, ed è approvato dal direttore generale,
d'intesa, limitatamente alle attività sociosanitarie, con il
Comitato medesimo e tenuto conto delle priorità stabilite a livello
regionale>>. Al comma 4 prosegue: <<Il Comitato dei
sindaci del Distretto, la cui organizzazione e il cui funzionamento
sono disciplinati dalla Regione, concorre alla verifica del
raggiungimento dei risultati di salute definiti dal programma delle
attività territoriali>>.
La Legislazione lombarda sul
rapporto tra enti locali e ASL
Su questo argomento la Regione Lombardia
con la legge n.31 del 1997 (norme
per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione
con le attività dei servizi sociali) avvertiva il bisogno di impostare un rapporto di
collaborazione e di interscambio tra Servizio sanitario ed enti
locali. Infatti all'art.6, dedicato
all'integrazione dei servizi sociosanitari e alle competenze degli
enti locali, al comma 7 si legge: <<I comuni attraverso la
conferenza dei sindaci del territorio di ciascuna ASL :
a)
provvedono
alla formulazione, nell'ambito della programmazione regionale, delle
linee di indirizzo per l'impostazione programmatica delle attività;
b)
esaminato
il bilancio pluriennale di previsione e il bilancio di esercizio,
rimettendo alla regione le relative osservazioni;
c)
verificano
lo stato di attuazione dei programmi e dei progetti, trasmettendo le
proposte e le valutazioni al direttore regionale e alla regione. I comuni attraverso l'assemblea dei
sindaci…..formulano proposte e pareri alla conferenza dei sindaci
in ordine alle linee di indirizzo e di programmazione dei servizi
sociosanitari ed esprimono il proprio parere sulla finalizzazione e
sulla distribuzione territoriale delle risorse finanziarie>>.
La legge regionale prosegue poi nell'articolo dedicato al Distretto
con le seguenti affermazioni: <<A livello distrettuale, è
istituita l'assemblea dei sindaci, ed è garantita la partecipazione
dei cittadini secondo le modalità previste dalle norme vigenti.
L'assemblea è composta da tutti i sindaci dei comuni ricompresi
nell'ambito territoriale>> ( art. 9, comma 6). Questo quadro normativo, anche alla luce
della legge n. 328/2000, sottolinea l'importanza di uno stretto
rapporto tra comuni e Distretto. In quest'ottica la realtà comunale
è chiamata a concorrere con quella distrettuale nella ricerca di
una risposta ai bisogni di salute della popolazione e
nell'elaborazione di un piano che, allocando le risorse in modo
specifico sul territorio fornisca
risposte concrete ai bisogni rilevati. Allo stesso modo al
comitato dei sindaci viene concessa una sua legittimazione per
un'operazione di verifica dei risultati raggiunti nell'ambito del
Pat elaborato. In conclusione, l'implementazione di un Pat
rappresenta un importante opportunità di tradurre a livello locale
quel nuovo concetto di salute in cui la comunità intera interagisce
per portare il cittadino al raggiungimento del proprio benessere
fisico, psichico e sociale.
Figura 1 - Architettura del Piano delle attività territoriali
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