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Lì, 13.11.2006 Comunicato stampa Ancona, 28 ottobre 2006
Per la regione Marche un istituto di 52 persone è una piccola comunità La regione Marche lo scorso 16 ottobre con la DGR 1168/2006 ha stabilito i criteri di compartecipazione alla spesa, tra gli enti, per la gestione di Comunità (CoSER) per disabili gravi. Le CoSER sono piccole comunità residenziali di 8-10 posti inserite nei normali contesti abitativi in alternativa alle logiche istituzionalizzanti delle vecchie strutture residenziali per disabili. Un disegno che questo Comitato ha sempre appoggiato con molta forza nella prospettiva della massima integrazione nella società delle persone disabili. Purtroppo la Regione ha inserito tra le comunità destinatarie del finanziamento anche l’Istituto Divina Provvidenza di Loreto (400.000 mila Euro), struttura composta da 52 persone peraltro non tutte disabili. Una residenza che nulla ha in comune con le comunità. Il fatto che la stessa sia organizzata su cinque piani non può significare che si sia in presenza di 5 comunità. Si tratta di un istituto su cinque piani. Il Comitato aveva espresso l’assoluta contrarietà all’inserimento di questa struttura in un provvedimento riguardante le CoSER, formulando peraltro ipotesi alternative per l’eventuale finanziamento. Non può però accettare in alcun modo l’assimilazione di un istituto ad una comunità. Non si può inserire tra le comunità una struttura che ha una organizzazione del tutto differente da quella prevista dalla regione Marche per le comunità socio educative riabilitative. L’Istituto Divina Provvidenza non ha nulla in Comune con le altre comunità (dalla tipologia di utenti, alle modalità di pagamento di retta da parte degli enti). E’ un Istituto e non è accettabile alcuna forma di confusione. Se dopo questo finanziamento si permetterà a questa struttura di 52 persone anche di essere classificata tra le comunità si metterà la parola fine al modello comunitario iniziato dalla regione Marche con le comunità alloggio nate alla fine degli anni ’90. Questo Comitato non può accettarlo e si batterà con tutte le sue forze perché questo non avvenga. Ogni cosa ha necessità di essere chiamata con il proprio nome. Assimilare un istituto ad una comunità significa stravolgere completamente l’idea che sta alla base della costruzione delle piccole comunità e del loro inserimento nel territorio. Significa far rientrare la logica istituzionale non dalla finestra ma dalla porta principale. Il Comitato chiede pertanto alla regione di modificare subito il provvedimento prevedendo il finanziamento delle comunità che siano tali (8-10 persone) e stabilendo come chiesto più volte l’impossibilità di accorpamenti. Comitato Associazioni Tutela |
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