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PINOCCHIO SFIDA I NORMODOTATI GRAVI Una sfida per lanno 2003, anno europeo delle persone con disabilit
Qualche tempo fa sono stato invitato a un convegno dedicato al tema favole e diversabilit, nellambito dellinaugurazione di una biblioteca. Si proponeva in quelloccasione il lancio di un catalogo di favole che avessero un legame con il mondo della diversit in genere. Io decisi di lodare liniziativa ma, pensando alle favole che pi ho sentito raccontare e che pi hanno avuto successo cinematografico, qualcosa dentro di me non tornava e quindi ho cominciato nella mia mente a ripercorrerle e sono riaffiorate domande che da tempo non mi ponevo. La prima volta che mi hanno raccontato la favola di Biancaneve, per esempio, giocai al toto-nano: volevo indovinare quale dei sette nani lavrebbe sposata! Ma le mie attese sono state deluse dallarrivo del bel principe azzurro: come se Biancaneve venisse salvata da una situazione sbagliata, ovvero la convivenza con linferiorit, rappresentata dai nani, per tornare a una situazione di normalit. Questo ha fatto s che il principe mi risultasse sempre particolarmente antipatico, ingrato e superficiale, insomma, il prototipo del normo-dotato grave. Ma nel 2003, anno europeo delle persone con disabilit, chi sono i normo-dotati gravi? Forse chi sicuro delle proprie abilit e non riconosce quelle altrui se non riflettono le proprie, forse chi vede nella diversit un problema e non una ricchezza, forse chi non disposto a lanciarsi in una relazione alla pari con la debolezza, forse chi ha bisogno della forza per avere delle conferme, sicuramente chi rivolge altrove lo sguardo per non vedere. Tutte queste riflessioni mi hanno portato a vedere le favole classiche con occhi diversi e mi hanno stimolato a ricercarvi percorsi di lettura che scavassero un po pi a fondo. Cos, pensando alla favola di Pinocchio, mi sono chiesto: Chiss Collodi cosa pensava della normalit e della diversit? Si sar posto il problema? E poi mi sono risposto: Forse ha scritto una favola e basta, senza farsi troppe domande! Credo, per, che questa favola si presti davvero ad una lettura interessante che vede i mondi di diversit e normalit intrecciarsi ripetutamente e in diversi modi, anche se forse non era esplicita intenzione di Collodi farlo. Mi sembra di poter leggere nei personaggi che accompagnano Pinocchio delle curiose metafore di realt che conosciamo molto bene e con le quali siamo quotidianamente in contatto; anzi, a volte, noi stessi ci troviamo ad assumere i ruoli che quei personaggi incarnano in maniera cos originale. Vediamoli un po... Pinocchio: il diversabile per eccellenza, bambino e non bambino perch di legno e, dunque, pensato pi spesso come un burattino, quasi una deformazione dellessere bambino. Un burattino che gioca, scherza, si diverte, ma che ha una grande ambizione, o meglio su cui molti che gli stanno intorno hanno una grande ambizione: che diventi un bambino normale. Cos il Grillo Parlante, la sua coscienza scocciatrice, sempre presente nei momenti che Pinocchio vorrebbe godersi in santa pace ... E a me questo Grillo Parlante ricorda molto la figura delloperatore, delleducatore. Non intendo con questo dire che gli educatori e gli operatori siano scocciatori, tuttaltro; per ricoprono un po quella figura di vicinanza alla persona, le forniscono consigli, la educano al vivere normale, che qualche volta rappresenta la meta ambita, quasi il risultato da raggiungere per ogni intervento educativo che si concluda con successo. Un intervento, quello degli educatori, indispensabile e insostituibile, una vera ricchezza se sfruttata per aiutare e promuovere, nella persona diversamente abile, una fiducia nelle proprie abilit che sono s diverse, ma non per questo non abilit. In questottica il lavoro degli operatori davvero una pietra preziosa che brilla nel variegato panorama degli interventi sul mondo della diversabilit...Lanno duemilatre unoccasione che si offre a tutti noi per valorizzare e formare tutte queste abilit diverse, facendo un po quel salto culturale - politico che va dal dis-valore al valore diverso. Mi piace poi vedere questa azione del Grillo Parlante combinata con quella della Fata Turchina che invece rappresenta, a mio modo di vedere, lorizzonte di normalit da raggiungere. Il vivere di Pinocchio, del resto, costantemente orientato al raggiungimento della fata per seguirla e per comportarsi come lei ha raccomandato di fare, diventando cos un buon bambino. Intravedo in questa bella figura turchina tutti quei sogni, quelle mete normali a cui il mondo della diversabilit costantemente ambisce e per le quali spesso lotta. Ancora una volta non posso fare a meno di considerare lanno in corso come unopportunit per far crescere una cultura che non aspiri ad annullare differenze e anormalit ma che giunga a dar loro il giusto significato, in quanto elementi di novit in grado di arricchire rapporti ed esperienze. Lungo la strada che vede Pinocchio burattino impegnato a raggiungere la fata, con il Grillo Parlante alle costole, si inseriscono poi figure ed elementi chiave nei confronti di Pinocchio e del mondo della diversabilit. La fata, il grillo, il babbo: tutti raccomandano a Pinocchio di andare a scuola e lui, solo dopo mille peripezie, riesce a resistere alle tante tentazioni che lo distolgono dal buon proposito e obbedisce. Ma non mi sembra che Pinocchio, il burattino venga accolto con grande gioia e approvazione n dal maestro n tanto meno dai compagni, fatta eccezione di Lucignolo che presto diventa il suo compagno di ventura. Immediatamente i due si trovano o meglio sono fatti trovare, perch sono subito messi in banco insieme, cos che le possibili fonti di disturbo e di devianza si trovano una accanto allaltra facilmente rintracciabili e tenute, soprattutto, a debita distanza dal resto della classe, dai bravi bambini. Unimmagine di classe che, fortunatamente, si addice sempre meno alle nostre scuole che invece si stanno prodigando sempre pi nell integrare il pinocchio, il burattino allinterno del gruppo classe, perch tutti raccolgano frutti dalla vicinanza e dal rapporto con la diversit. Gi nel suo primo giorno di scuola Pinocchio non resiste alla tentazione di buttarsi dentro un teatrino per assistere a uno spettacolo di marionette che lo affascina. Tutto va bene fino a quando il proprietario del teatro e dellequipe dei burattini non lo cattura per i sui spettacoli. Ecco il personaggio: Mangiafuoco, simbolo del mondo dei mass media e di quei settori dei mass media che, con i loro programmi e i loro servizi, sfruttano limmagine, le storie, le disgrazie della diversit per fare audience, per fare scalpore, per intenerire il pubblico che cos rimane fedele al programma. Ma quello stesso mondo che Mangiafuoco rappresenta potrebbe essere, e oggi lo sta diventando sempre di pi, una preziosissima risorsa per promuovere la cultura della diversabilit, attraverso le grandi potenzialit che sono parte costitutiva di questi mezzi. Si presentano come palcoscenici potenti per mettere a confronto il Pinocchio e il bambino, in un rapporto alla pari che permette ad entrambi di guardarsi negli occhi. Se i mass media informano e, in qualche modo, formano il loro pubblico, ne va tenuto conto particolarmente in questanno europeo delle persone con disabilit: promuovere, pubblicizzare, proporre programmi che diano visibilit a chi stenta ad averne, significa in qualche modo dare dignit e riconoscere il ruolo di protagonisti a queste persone anche al di l della loro disabilit. Insomma alla fine anche Pinocchio diventa bambino, anche Pinocchio vince la sua gara con la diversit che lo rendeva burattino e diventa come tutti gli altri, diventa normale. Non so se considerare la sua gara vinta o persa. So per che mi sarebbe piaciuto molto di pi se Collodi lo avesse fatto rimanere burattino, mantenendo le caratteristiche che lo distinguevano, rendendolo diverso e un po diversamente abile. E cos che penso anche allanno duemilatre: un anno in cui non necessariamente le persone con disabilit debbano in tutti i modi vincere non tanto la sfida della normalit quanto piuttosto quella della diversabilit: non necessariamente tutti dobbiamo essere ricondotti agli standard di normalit, ma dobbiamo accogliere e dare valore alle nostre abilit diverse perch abilit di persone. Ecco allora che avrei certamente preferito un Pinocchio burattino cos come avrei preferito, provate un po a fare mente locale su altre favole famose, una Sirenetta che avesse mantenuto la sua bella e sinuosa coda da pesce anzich perdere la voce, il suo dono pi prezioso. Oppure mi avrebbe certo affascinato di pi un cigno nero, anzich il conformista cigno bianco; sarebbe stato un bel colpo di scena se lamore che Belle dimostra alla bestia, baciandola quando questa in punto di morte, non lavesse trasformata in un baldo principe (eccolo che ritorna: il baldo principe!) ma lavesse semplicemente mantenuta in vita con le sue preziose e diverse sembianze di bestia. Insomma, mi piacerebbe che queste fiabe venissero riscritte e chiss se un giorno mi cimenter io in questimpresa... Claudio Imprudente a cura di Alessandra Pederzoli |
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