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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Cari amici,

per me è arrivata la pensione e insieme a lei anche tanto tempo a disposizione per riflettere sul lavoro fatto, ripensarlo trarre delle conclusioni.

Questo ha significato tanta carta da riordinare, da rivedere, da buttare.

Con la carta i ricordi, le facce,i luoghi,le scuole,i progetti, i risultati positivi e quelli negativi.

Fra le carte ho ritrovato la poesia di Nicola. Me l’aveva data un insegnante che aveva tentato insieme al consiglio di classe di realizzare una didattica

cooperativa. Era una classe prima scombinata con ragazzini dalle diverse provenienze che non avevano nessuna voglia di crescere insieme. La riscrittura collettiva della poesia di Michele è stato un primo passo verso un percorso scolastico, irto di difficoltà e d’imprevisti, ma con esito positivo.

Ho trovato anche la poesia di Valerio,un dolcissimo studente di quindici anni,figlio di una cara amica.

Era il periodo in cui andavo spesso nella scuola di Valerio per risolvere alcuni problemi.

Una mattina, grigia dopo una brutta alzataccia, un treno sempre in ritardo e un caffè peggiore del solito, trovo sulla porta della scuola Valerio che sorrideva, come sa sorridere lui.

“Questo è per te - mi dice, porgendomi il foglio su cui era scritta una poesia- la mamma ha detto che ti fa piacere averla”

 Ora Valerio, frequenta l’università ,è diventato “grande”,come dice la sua mamma,chissà se si ricorda ancora le chiacchierate che facevamo al termine delle lezioni , mentre aspettavamo la sua mamma?,I suoi compagni uscivano correndo, salutandolo in fretta “A domani Valè”

Altre poesie me le hanno date alcuni docenti, timidamente, quasi scusandosi del dono troppo piccolo, o del poco che mi dicevano.

Erano doni, sono doni fatti con il cuore e con il timore di non essere accettati. Per me erano grandi cose che segnavano il cammino che tutti noi facciamo verso l’integrazione. e i doni non vanno tenuti nascosti, non sono segreti.

 

 

 Non so se sono “belle poesie”, non so se i percorsi realizzati per poterle scrivere sono buone prassi, non so se qualche preside approva che i ragazzi invece di studiare la matematica scrivano poesie. Non so, ma spesso mi chiedo perché utilizziamo tante energie per insegnare ai ragazzi a leggere un vecchio orologio meccanico,quando tutti ormai possiedono quello digitale, e nessuna per insegnare loro a utilizzare al meglio il loro tempo, nessuna per insegnare loro a scrivere poesie,li rende più felici saper leggere l’ora nel vecchio orologio? Ma chi decide quali sono le cose importanti, per un ragazzo che sta crescendo?    

 L’importante per me è aver ritrovato queste poesie, ricordare i ragazzi che le hanno scritte, le loro facce divertite, soddisfatte e preoccupate e fra tutte quella di Rachele che un po’ titubante mi chiedeva: “Ti piace davvero? ”

Certo, mi piacciono davvero e per questo voglio dividerle con voi.

Arrivederci al prossimo fascicolo!

 

                                                                           Giovanna Cantoni


 

                      Incontro

 

 

 

Mi trascinavano a scuola

 infreddolito nella coperta che mi copriva

 insieme ai miei libri grigi e sgualciti

Nel sonno, non ancora passato,

sentivo il cigolare della carrozzella

e il dolore di sempre al collo

.

Ho visto

Un ciuffo biondo sollevato dal vento

Mani bianche

 che stringevano libri colorati

 

Il freddo era passato.

              Michele con la 1°C

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L’insegnante aveva proposto agli alunni di scrivere quello che a loro piaceva e quando ne avevano voglia (il testo libero) e poi lo avrebbero sistemato a scuola tutti insieme.

Gli alunni arrivarono con i loro testi scritti su dei fogli quelli del compito in classe, con molte cancellature. La classe scelse alcuni testi e li rielaborò con le tecniche della scrittura collettiva”Non ho mai spiegato le regole di grammatica e di sintassi con una maggiore attenzione da parte degli alunni “.disse l’insegnante.. Fra i testi c’era anche il testo di Michele il ragazzo disabile che aveva fatto un tentativo di scrivere una poesia.

La classe elaborò con grande entusiasmo la poesia di Mchele; ad ogni modifica si rivolgevano a Michele dicendo

“Michè ci siamo?dillo se siamo fuori!”

Fu il primo passo verso una buona esperienza di didattica cooperativa

 

 

 

 

                 L’ispettore

 

 

E’ arrivato l’ispettore

 a Carla urlava con furore

“In classe deve stare

con i compagni imparare

può anche giocare”

Maria, la bidella, piangeva

Mentre la preside se la rideva.

                                         Io volevo stare un po’ solo

                                         Per pensare alle mie cose

Alla mia mamma che è stanca

Al mio papà che mi ha appena salutato

E per i fatti suoi se ne è andato

                                         Io volevo stare un po’ solo

                                         Per pensare alle mie cose

Alla fatica che devo fare

Per leggere,imparare,

giocare,guardare,

                                         Io volevo stare un po’ solo

                                         Per pensare alle mie cose

Però,grazie ispettore

Che di me ti sei preoccupata

E con amore mi hai parlato,

di me hai parlato con interesse vero

di me tutto intero

 

 ma credi

                                         Io volevo solo stare un po’ solo

                                         Per pensare alle mie cose

                                                                         MARIO

 

  La storia di questa poesia è un po’ singolare.

Ero andata nella scuola di Mario, chiamata dalla preside che non era molto contenta di come andavano le cose con Mario, che secondo lei “progrediva poco”.Avevo visto Mario solo,nel corridoio,seduto. con le mani a ciondoloni, vicino al muro lunghissimo del corridoio e poco distante la bidella che metteva in ordine alcuni fogli. Mi ero arrabbiata.Dopo alcuni giorni per posta mi è arrivata questa poesia.Ho risposto a Mario  “Grazie, non volevo disturbarti”

 

 

                  CANZONE

 

 

 

Sei la mia prof preferita

           Ti voglio bene per tutta la vita

 

  Non gridare con orrore,

ma correggi l’errore

non dire lavoriamo

ma sempre “giochiamo”

non si deve sempre studiare

qualche volta anche passeggiare

          Sei la mia prof preferita

           Ti voglio bene per tutta la vita

 

Dici a tutti che sono bravo

anche se a fatica me la cavo

Sei una persona rara

per questo mi sei cara

Dici che ho potenzialità         

Fantasia e creatività

non so cosa sono

ma se mi fare amare da te

sono beato come un re

 

              oh  la mia prof preferita

              Ti voglio bene per tutta <la vita

 

                                              Paolo

 

 

 

Questa poesia mi è stata data da Maria ,la docente specializzata nel sostegno

che si occupa di Paolo,

Il giorno del compleanno di Maria, il 3 febbraio,,Paolo le ha regalato questa poesia scritta su un foglio di quaderno con molti errori ortografici. Il giorno prima era stato spiegato a Paolo la struttura di una canzone, il ritornello, ecc.

 

 

                                              Ciao ispettrice

 

 

 

Ciao ispettrice

Assomigli alla mia nonna

 anche tu porti la gonna

.come lei, sei grassottella

E forse anche bella

 

Ti vedo sempre volentieri

Perché mi dai dei consigli veri

Mi dici tante cose

Che profumano come le rose

Mi fai sentire grande

Come un mare che si espande

Mi fai sentire importante

E utile come tante

 

Ciao ispettrice

L’esame l’abbiamo dato

E un bel voto abbiamo riportato

nonostante la paura

di non uscire da queste mura.

Grazie ispettrice

Ti voglio bene

Il mondo ti risparmi tutte le pene.

                             MARINA

 

 

 

 

Questa poesia me l’ha mandata Marina con un enorme mazzo di fiori dopo l’esame di maturità che ha superato a pieni voti.

Ora Marina lavora con il telelavoro per una ditta della sua città; mi ha scritto  che è felice perché ha incontrato l’amore.

                                                NON

Non scrivo

Non parlo

Non cammino

Non canto

Non chatto

Ma sogno

E vivo

 

Non scrivo

Non parlo

Non cammino

Non canto

Non chatto

Ma amo

 Sogno e sono viva

 

Non scrivo

Non parlo

Non cammino

Non canto

Non chatto

Non ama

Non sogno

Sono viva

E SOLA

                Rebecca

 

 

Partecipavo ad un convegno presso un IP:Andavo ogni giorno nell’aula della TIC ( tecnologia,informazione e comunicazione), l’aula della nuova disciplina introdotta con il “Progetto 2002”:In classe gli alunni imparavano ad utilizzare il computer.Anche Rachele una bella ragazzina con i capelli neri che le ricadevano sempre scomposti sui dolci occhi azzurri lavorava al suo computer con la nuova interfaccia appena arrivata.Ho passato con la classe di Rachele molte ore anche per vedere come andava la nuova strumentazione che il Ministero aveva acquistato.Alla fine del convegno quando, con la valigia in mano, sono passata per l’aula della TIC per un rapido saluto,Rachele mi ha consegnatola sua poesia scritta, senza errori, con il computer e stampata con la stampante che aveva appena imparato ad usare.

 

 

                                               Poesia di Carlo

 

 

 

Dice  la mia nonna””Sei il mio nipote d’oro”

E la mia mamma “sei il mio tesoro”

Il mio papà “ grande campione”,

Ma io mi sento un po’ coglione

 

dice la Preside: “certificato”

e la bidella “maleducato”

e l’insegnante “ritardato  ”

e i compagni “sfigato”

e Agnese” sei il mio figliolo”

ma io mi sento molto solo.

 

Dice la Preside “handicappato”

e l’insegnate “screanzato”

e i compagni “ sei un po’ ammalato”

e Agnese “ tu sei mio

ti proteggo io,

ti gestisco io”

 

Nessuno dice “ Carlo

per favore, questo non farlo

 

                                         CARLO

 

 

 

 

Questa poesia me l’ha data Agnese una docente di sostegno che avevo rimproverato per il modo possessivo e ossessivo con cui si comportava con Carlo,. Agnese l’aveva trovata la poesia  scritta in un foglio di quaderno piegato e nascosto fra le pagine di un libro di scuola di Carlo. Non so che cosa mi voleva dire Agnese con questo dono.Io non glielo ho chiesto. Ora mi dispiace.

 

 

                                        SONO SOLO E SONO STANCO

 

 Sono solo e sono stanco

Sono solo nel primo banco

Dietro a me parlano le ragazzine

Cicalando come galline.

 

L’ispettrice è arrivata

e mi ha parlato

e nel viso mi ha guardato

“Enrico che si fa’

Enrico come va?”

Mentre parlava sorrideva

E dentro mi vedeva.

 

Sono solo e sono stanco

Sono solo nel primo banco

Voglio un compito copiare

E non la prova equipollente fare

Voglio sempre parlare

Quando lo prof non sta a guardare

Voglio essere normale

 e non uno che sta male

Voglio la mamma e il papà

Che sono lontani per lavoro

Ma io voglio stare con loro

Non voglio un cane da guardia

Come Carla: devo essere libero di andare

alla finestra guardare,

nel cortile giocare,

con tutti parlare.

 

L’ispettrice ha capito

Anche se non ha sentito

Quello che non ho detto,

ma che ho nel petto.

“Enrico non ho la magica bacchetta

e neppure l’acqua benedetta!

Qualcosa si può fare

insieme vogliamo provare?”

 

Grazie ispettrice

Di avermi ascoltato

Anche se non ho parlato

Di aver capito lo stesso

Che non sono fesso

Che sono stanco

Di star solo nel primo banco

 

Poi Carla delle mie compagne chiacchierine

si è occupata e cicalavano tutte come galline

Anna nel mio banco si è seduta

ed è stata la benvenuta.

Anna ha i capelli neri

che la notte mi fanno sognare

di poter un giorno amare

e una ragazza sposare

di fare qualcosa di grandioso

e di essere di molte battaglie vittorioso.

Anche il compito ho fatto

dall’Anna l’ho copiato

e in due l’abbiamo sbagliato

poi con Carla abbiamo studiato

e un bel voto meritato

                                      ENRICO

 

 

 

 

Questa poesia me l’ha data la nonna di Enrico.. Enrico l’aveva dimenticata in un cassetto.non aveva titolo e non è terminata.

Enrico è stato una integrazione difficile, che, anche grazie alla nonna, si è risolta verso la fine dell’anno positivamente. Enrico viveva con la nonna perché i genitori erano emigrati all’estero per motivi di lavoro. Enrico soffriva di questa separazione e non tollerava la presenza della docente di sostegno. Frequentava un IPC ed era l’unico maschio in una classe formata da  25 ragazzine.

L’anno seguente sono tornati i genitori e così Enrico ha cambiato scuola e città: Su richiesta della nonna sono andata a trovarlo: era ben inserito in una classe di trenta ragazzini che l’avevano “ adottato”. “Enrico che fai il sabato?” Ho chiesto Mi ha risposto sorridendo felice “Vado a pesca con il mio papà. Siamo bravi: portiamo sempre a casa molto pesce: Ne vuole anche lei?”

                               MI PIACE

 

Mi piace la sera

Quando con la mia mamma guardo il sole che se ne va,

sapendo che tornerà

 

Mi piace la mattina

quando la mamma mi sveglia nel mio grande letto

E mi stringe al petto

 

Mi piace il pomeriggio

Quando la mamma dice dobbiamo insieme studiare

E molte cose imparare

 

Mi piace la cena

 Con la mamma e il papà

Che sempre con noi starà

                              Valerio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa poesia me l’ha data Valerio dicendomi “ la mamma ha detto che ti fa piacere leggerla”. La mamma di Valerio è una mia cara amica. Grazie a anche a lei l’integrazione scolastica di Valerio è stata positiva e Valerio ha trascorso cinque anni sereni nell’ IPSS e ha conseguito il diploma di tecnico dei servizi sociali con risultati soddisfacenti.Ora Valerio frequenta a Padova, l’Università.

 

 

 

 

                           LA SCUOLA

 

Vicini come le spighe mature

Sotto la pallida lampadina che brillava

Stavano i poveri alunni,

 ascoltando la preside che parlava

Anch’io facevo la mia penitenza

Stando seduto nella carrozzella

 con grande sofferenza

 

La preside con gran voce parlava,

della scuola e della professione

ma nessuno l’ascoltava

“Dovete studiare, faticare

sui libri e nei laboratori

se grandi volete diventare

 

Ma io lo so

che grande non sarò

mi piacce la collezione dei francobolli

e allevare polli

mi piace veder fiorire le rose

e tante piccole cose.

 

La preside dice “ voi dovete essere esperti

Ad ogni novità aperti”.

Ma io voglio con la mia mamma passeggiare

E nei suoi occhi tutto il mondo guardare.

 

L’ispettrice ha detto: “Roberto

Quello che ti fa felice

Nessuno te lo dice

solo tu lo sai

Voglio che tu sia sereno

E di fiducia pieno

Verso la scuola

Verso Carla, che ti aiuta”

 

Ispettrice, Carla dice che sei gentile

Ma io sono pieno come un barile

di belle parole

che vanno dove il vento vuole.

Non spero di parlare ancora con te

E voglio di stare in pace senza di te.

 

Ma cara ispettrice, che te ne frega

Io non faccio una piega

quando qualcuno parla di me

e non faccio eccezione per te.

Cara ispettrice, forse sarò felice,

ma di quello che dice la scuola

non mi interessa neppure una parola.

                                                ROBERTO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto un caro ragazzino ribelle che ci ha fatto faticare per tutti i cinque anni. che ha frequentato l’ IPAA.( Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente) Questa poesia me l’ha data Carla la docente specializzata nel sostegno che ha seguito Roberto per quattro anni. L’ha scritta Roberto dopo una mia visita e l’ha data a Carla dicendo:”   Mandala a quella noiosa dell’ispettrice così capisce che può lasciarmi in pace”Non ho lasciato in pace Roberto. Roberto ha scritto altre poesie molto belle che ho letto e che non ho potuto avere. Parlavano del suo lavoro nelle serre, della crescita delle piante, del maturare delle fragole, del fiorire delle stelle di Natale  Roberto ha conseguito il diploma di tecnico con buoni risultati. Ora lavora come floro vivaista

Forse,ora il suo giudizio sulla scuola è mutato, ma non lo credo. Forse un giorno parlerò con lui delle sue ribellioni che lo hanno fatto crescere e diventare adulto.

 

 

 

 

                                 I MIEI AMICI

 

Ho due amici

Che spero siano felici

Di stare con me

E di stare vicini tutti e tre

 

Il mio dolce pesce rosso

che vedere non posso

mi piace però sentirlo

toccarlo senza ferirlo.

Quando la mia mano nell’acqua scende

e il pesce non prende

sento un frescolino

e nelle dita un guizzolino

mi sembra una carezza

come una piccola brezza.

E’ il suo modo di dire

“Ricky, oggi, come stai

e   a scuola che cosa fai?”

“Pesciolino,pesciolino

 sei dolce e piccolino

io ti proteggerò

e sempre ti parlerò

mentre tu tra le mie dita scappi via

più rapido di un’ave maria”                   

 

Il mio gatto

è invece proprio matto

ne fa una in ogni momento

di non essere sorpreso  è sempre attento

salta qua,salta là

e dorme sul sofà:

graffia i cuscini

rovina i piumini,

ma quando è in braccio a me

fa le fusa come un re.

Io accarezzo il suo morbido pelo

E lui sul mio petto si strofina

e mi porge la zampina.

mi dice “Ricky che fai

oggi con me stai?”

 

Non dico una parola

perché devo andare a scuola

Ma presto tornerò e con te starò

E nuovi giochi inventerò.

 

Dalla scuola son tornato

e un disastro ho trovato:

La nonna ha detto “il gatto sul tavolo è saltato

il vaso con il  pesce ha rovesciato

e il pesce  rosso si è mangiato”

Ho pianto una giornata intera,

dalla mattina alla sera.,

perché un gatto assassino

ha mangiato il mio pesciolino.

Eravamo in tre

Ora sono solo da per me.

 

                                             Ricky

 

 

 

Questa poesia mi è stata data Serena ,la docente specializzata nel sostegno che di occupa di Ricky, dicendomi “ Mi hanno detto che raccoglie le poesie scritte da alunni disabili.”

Ricky frequentava la prima classe un istituto professionale: un piccolo istituto in un piccolo paese vicino a una grande città. Era l’unico disabile iscritto all’istituto ed era amato e coccolato da tutti Secondo Serena, Ricky è un ragazzino triste e melanconico che preferisce stare solo. Non ha molti amici Ha perduto la mamma quando era ancora piccolo. Ora vive con la nonna.. La perdita del pesciolino, ha molto rattristato Ricky e neppure l’acquisto di un altro vaso con relativo pesce rosso è riuscito a  consolarlo .Dopo il fatto raccontato nella poesia, secondo la nonna, Richy  non ha più giocato  con il gatto.

 Ho visto Ricky poche volte perché pensavo che tutto andasse bene. Ma ora,ripensandoci, credo di aver sbagliato, si poteva,forse, fare di più. Ma che cosa? Che cosa serve per rendere se non felice, almeno sereno un quindicenne? . ,

 

                               LA FAMIGLIA NUMEROSA

 Siamo una famiglia numerosa

e viverci è una cosa avventurosa

perchè ognuno fa quello che vuole

e non solo a parole.

Il papà è il solo normale

neppure a una mosca può far male,

quando va a lavorare,

dalla famiglia si va a riposare.

 

In famiglia c’è la mia mammina

dolce e tenera d’aspetto

che per la sua bambina

è sempre piena d’affetto.

 

Ci sono i gemelli

che della mamma sono i gioielli

li guarda con orgoglio

e svuota il portafoglio

 

poi c’è Giulio il piccolino

che corre come un topino

e si nasconde in ogni angolino

 

poi c’è Elia che è molto calmo

e ha il naso lungo un palmo

 

poi c’è Franco che è molto disordinato

e di lavarsi si è sempre scordato

dice “sono smemorato”

e la mamma risponde “trascurato”

 

poi c’è Carlo il maggiore

che vuole fare il dottore

perché mi vuole curare

e io devo solo aspettare.

 

Ci sono anch’io che sono fortunata

se tutto intera alla sera sono arrivata

perché i miei fratelli

qua e là da tutte le parti mi tirano

mille cose mi mostrano

e si danno da fare per aiutarmi

e spesso consolarmi.

Io sono felice

con questa famiglia numerosa

che con me è molto affettuosa.

Senza i miei fratelli non posso stare

Perché sono le persone a me più care.

                                                    Gisella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gisella vive con la sua famiglia in una gran casa alla periferia di una città del Nord

Il papà, il preside del liceo cittadino,mi ha dato questa poesia dicendomi

“L’ha scritta la mia figlia piccola, che gliene pare?.Forse i fratelli l’hanno aiutata nelle rime: l’aiutano sempre. La nostra è una famiglia molto unita…. Mi pare che Gisella cresca bene e sia felice. Lei che dice?”

In realtà Gisella era felice. Tutta la famiglia seguiva i suoi progressi scolastici molto da vicino

Io che dovevo dire? Timidamente dissi al papà che forse qualche amica,qualche compagna di scuola poteva essere un buon interlocutore di Gisella

“Perché non pensa che i suoi sei fratelli siano sufficienti per riempirle la giornata?

Sono bravi ragazzi …”

Che potevo ancora dire al Preside di Liceo ?

 

           Le Poesie dall’istituto d’arte

Queste poesie me le ha mandate una cara amica, Antonella,una brava docente specializzata nel sostegno con questo biglietto:

“Cara amica di noi tutti,ti invio alcune bellissime, almeno per noi, poesie scritte da due dolcissimi alunni dell’istituto d’arte – Matteo(3°A) e Ivan(1°C) –Spero ti piacciono”

Cara Antonella, amica e compagna di tante fatiche, certo che mi piacciono, non solo ma, per prendere a prestito un’’immagine dalle poesie di Ivan, “sono i fiori del mio prato”.

 

 

                                       MESSAGGIO

 

 

 

Ripiegando

il blu del

mare

sulla mia allegria

messa in un libro

e in una bottiglia

 

MATTEO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                               COM’E’ CARA LA MIA MAMMA

 

 

 

Bella è l’acqua degli oceani

come la pelle della mia mamma.

 

Belle le farfalle

leggere

come le mani della mia mamma..

 

Bella natura

Pulita

Come il cuore della

 mia mamma

 

Belli i raggi del sole

Come i capelli della mia mamma.

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SOLE

 

 

IL sole

È dentro al mio cuore

A me sembra di  volare

Nel cielo

E toccarlo

Vorrei anche assaggiarlo!

Dopo un po’ il sole tramonta

E comincia a venire la sera

Poi ci sarà un altro giorno

E il sole

tornerà a risplendere

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MI PIACE VIVERE……..

 

 

A me piace molto vivere

La vita è come la felicità,

come la luce.

La vita mi piace perché

È come un grande prato

Pieno di fiori.

Questi fiori sono l’amore

da cogliere…

La vita è anche piena di

 persone che hanno dei problemi

mi infondono tristezza

come le fragili e belle foglie d’autunno…

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA GUERRA

 

 

 

La guerra

È molto brutta

Nera come il petrolio

Mi fa sentire

La tristezza

Come un fiore che

Si spezza

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUANTA SETE HA IL MIO CUORE

 

 

 

Io quando ho molta sete

 Devo riempire il mio corpo bevendo  dell’acqua

Anche il mio cuore

Deve essere riempito di allegria

Di sorrisi e di tenerezza

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA PACE

 

 

 

Pace significa amore

Pace significa speranza

Come la vita che rinasce con le foglioline di un albero

La pace ha bisogno di dialogo.

La ricerca di potere è pericolosa per la pace

La pace ha tutti i colori del mondo.

La pace è il coro di tante voci assieme,

la danza allegra di tanti corpi,che si tengono per mano.

Solo la pace può rendere gli uomini liberi.

La pace è molto bella e io spero che noi uomini non la dimenticheremo mai e

Che rimanga sempre dentro ai nostri cuori!!!

 

                                       IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I LIBRI

 

 

 

Se i libri fossero  di torrone

Ne leggerei uno a colazione.

 

Se i libri fossero di prosciutto

Stasera me li mangerei

Prima di tutto.

 

Se i libri fossero di marmellata

Stasera darei loro una

Ripassata.

 

Se i libri fossero di frutta candita

Me li leggerei leccandomi

Le dita.

 

SE i libri fossero di nutella

Me li farei con una frittella!!!

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SONNO

 

 

 

Il sonno

E’ molto potente

Il sonno è come un tonno

Che nuota nell’acqua

L’acqua del sonno

Non si muove

E non fa rumore

I tonni

Sono tutti

Dei sogni

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I COLORI

 

 

 

IL blu mi fa nascere

Il rosso mi fa essere felice

Il verde mi fa essere il mare

 

IL nero come la notte

 mi fa essere a casa

 

Il bianco mi fa sognare

 

I colori sono molto simpatici

e mi fanno vedere dei canti

 di gioia

I colori sono molto allegri.

 

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ANELLO DELL’AMORE

 

Io vorrei avere un anello

Che si mette quando si fa l’amore

Perché vorrebbe dire che sono fidanzato con quella

Persona:

Che significa amarsi!

Vorrei quell’anello per essere più felice

Io vorrei farlo adesso l’amore

Ma ho solo l’età per sognarlo e fantasticare

Comunque ho avuto un braccialetto al polso

Che era iun regalo di Marianna

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa poesia e le altre che seguono non mi sono state date da Antonella , ma dall’ufficio progetti del Comune di San Lazzaro. .Ivan abita a San Lazzaro, dove ha frequentato la scuola media e ha collaborato con il consiglio comunale dei ragazzi(CCR)

In particolare la collaborazione di Ivan si è realizzata nella pubblicazione del giornalino del ccr “ Lazzarone”. Ivan ha pubblicato poesie, articoli, disegni  davvero bellissimi.

Quest’anno Ivan ha lasciato la scuola media di San Lazzaro e si è iscritto all’istituto d’arte e ha continuato a scrivere poesie.

LE LUCI DI NATALE

 

LE luci di Natale

Sono molto belle

Illuminano allegre

come delle damigelle.

Le luci di Natale

Sono colorate e sono simpatiche

Come torce incendiate.

Le luci di Natale

Delicate e chiare

Ti fanno compagnia

Come le persone care.

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA CABINA DEI SOGNI

 

Questa cabina mi fa sognare

Perché mi piace tanto

A vederla sembra un po’ più piccola  di me

Sembra piccola  piccola da vedere

A me piace molto vedere la cabina dei sogni

E per questo sono felice

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da “Lazzarone” n.9 anno 2003, pag.27

 

 

 

 

 

PER TUTTI I NONNI DELLA BAITA

 

 

Caro nonno Marino,

sei allegro come un cavalluccio marino;

caro nonno Giovanni,

sei felice dei gran “pani” che sforni;

cara nonna Veglia,

ogni giorno sei contenta come

una sveglia;

cara nonna Gabriella

lavori molto come una frittella;

cara nonna Irma,

ogni giorno devi fare una bella firma.

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da “Lazzarone” n.10,2003,pag.30

 

 

GLI INCONPETENTI

 

 

Che cosa c’è di peggiore nella vita?

1.i ragazzacci esuberanti;

2.i razzisti totalitari

3.i ladri astuti;

4.gli assassini disonesti;

5.i criminali pericolosissimi

6.i vandali cattivissimi

Non si capisce più niente

Di questa gente molto incompetente

I bianchi trattano male gli stranieri

C’è un mondo bello che

è molto rovinato da tutti

i nostri problemi e da

tutti i nostri pessimi

e maleducati atteggiamenti!!!

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DA “ Lazzarone”n.11,2004,pag.30

 

 

 

 

 

POESIE DA ALTRE SCUOLE

 

 

                               VORREI

Parole in libertà

 

 

          Vorrei svegliarmi la mattina

e non avere più nessun problema

         Vorrei non capitasse più

che tutte quelle persone

che appena vedono un diverso

facessero finta di non vederlo

perché è quello che succede

a noi disabili

          Vorrei non pensare al passato e a chi diceva

“lui deve usare la sedia a rotelle

come una seconda pelle”

        Vorrei essere un motociclista

Con la mia Harley

Partecipare ai raduni

E parlare sempre di moto

       Vorrei essere un DJ

E far ballare tutto il popolo

Della notte alla mia musica

       Vorrei essere un prof

di educazione fisica

come il mitico Corticelli.

      Vorrei andare in Giappone

Con il mio autista Beppo

E insieme scoprire quel paese

                              Iacopo

 

Questa poesia scritta da Iacopo Bartolomei è stata pubblicata sul giornale”le Notizie corrono,,,” del liceo “Laura Bassi” di Bologna ( maggio 2004,anno v n.2 pag2)

 

 

 

INDICE

                       Le poesie dagli istituti professionali

L’incontro                                                                                      

L’ispettore                                                                                    

Canzone                                                                                                 

Ciao ispettrice                                                                                    

Non                                                                                                          

poesia di Carlo

Sono solo e sono stanco

Mi piace

La scuola

I miei amici

LA famiglia numerosa

                                    Le poesie dall’istituto d’arte

Messaggio

Com’è cara la mia mamma

Il sole

Mi piace vivere

La guerra

Quanta sete ha il mio cuore

La pace

I libri

Il sonno

I colori

L’anello dell’amore

Le luci di Natale

La cabina dei sogni

Per tutti i nonni della Baita

Gli inconpetenti

                                         Le poesie da altre scuole

Vorrei

-


Cari amici,

 

anche questo secondo fascicolo contiene alcune poesie scritte dagli studenti disabili che frequentano gli istituti professionali e altre scuole.

La maggior parte di queste poesie è stata scritta da ragazze e da ragazzi di 14,15 anni.

 Dopo la raccolta di poesie contenuta nel primo fascicolo, ho ricevuto molte telefonate e molte poesie: alcune me le hanno regalate i docenti specializzati nel sostegno, altre me le hanno mandate i nonni o i genitori degli alunni che avevano custodito queste poesie amorosamente. in un cassetto o nel portafoglio. Dobbiamo essere grati a coloro che ci hanno fatto partecipi dei loro tesori perché di tesori si tratta.

 

La nonna di Simone è venuta a trovarmi”:Ti ho portato una poesia di Simone - ha detto - l’ha scritta quando frequentava la scuola alberghiera(IPSAR). E’ molto bella!  Me l’ha regalata quando compivo settanta anni. L’ho sempre tenuta con me nel portafoglio insieme alla foto di Simone. Ora lo vedo poco perché lavora alla CAMST. Sono tutti molto contenti di lui. All’inizio erano molto diffidenti, pensavano che non riuscisse a fare qualcosa di utile eppoi hanno dovuto ricredersi. Adesso lo stimano molto. Pensa che quando un suo collega si è sposato, lo ha invitato al suo matrimonio e Simone gli ha fatto un regalo con i suoi soldi e ha aiutato a preparare il pranzo di nozze !” Mentre parlava frugava nella capace borsa. Finalmente ha tirato fuori un portafoglio consunto e gonfio, non certamente di soldi ma di ricordi di Simone - bigliettini,foto, fiori appassiti – i ricordi di una vita - e anche una poesia. La poesia era scritta su un foglio di quaderno ripiegato e consunto dove c’erano le piegature . Nel momento di salutarmi la nonna di Simone mi ha detto: “quando non ti serve più, me la restituisci? Mi piace rileggerla ogni tanto”

Anche a me piace rileggere ogni tanto le poesie dei nostri ragazzi.

Qualcuno(1) ha detto che scrivere poesie, è inviare un segnale: può essere un fatto intenzionale rivolto ad un pubblico oppure può essere, una sonda lanciata nello spazio verso mondi ignoti o una bottiglia gettata nel mare in attesa dell’arrivo del salvatore (un lettore,un amico)

Se la poesia è un segnale,  si potrebbe chiedere quale segnale inviano questi ragazzi a tutti noi e alla scuola.

Dovremo riflettere su questi segnali,forse non sono tutti chiari ed evidenti perché ognuno ascolta soltanto i suoi, cioè quello che vuole o può ascoltare.

Se una persona non ha la possibilità di emettere segnali mimici di ricezione di messaggi verbali o non verbali,viene ritenuta incapace di capire? Fino a che punto si tratta di incapacità di corrispondere nella comunicazione o dell’incapacità di cogliere segnali originali da parte dei suoi interlocutori.

 

Queste poesie sono scritte da ragazzi diversi che vivono in contesti diversi, ma che cosa significa “diversi”,”diversità”, ”differenza”,differenza nelle forme espressive, differenza nella pluralità delle intelligenze, differenze nei modi di vivere e di studiare; le differenze hanno un segno più: corre di più, vede di più,sente di più, capisce di più ecc. o un segno meno, cammina adagio, vede poco, non sente, ragiona lentamente,

Più e meno, la vita non è questo: non è più, più rispetto a che cosa? Che cosa è il più’? più alto? Più bianco? continuando di questo passo il “più” é il biondo con gli azzurri, di razza ariana di recente e tragica memoria. E allora?

 Ho recentemente letto un libro di Busiati(2) che spiega come le differenze siano il sale della vita, e siano indispensabili per la sopravvivenza.

La storia della conoscenza scientifica da Mendel alla mappatura del DNA, dalla teoria della purezza della razza all’ingegneria genetica non è altro che un elogio alla diversità biologica e sociale e ci porta a ritenere che la perfezione della vita non è l’invariabilità, ma la variabilità dei geni che danno luogo  a migliaia di diverse combinazioni e la variabilità anche del contesto sociale responsabile al pari dei primi dell’evoluzione dei comportamenti umani.

I comportamenti umani, i comportamenti di questi ragazzi che scrivono poesie quando nessuno glielo ha insegnato.rientrano nella variabilità o sono messaggi consapevoli che ci informano che “si può” sempre comunicare.

 

Scrivere poesie in questi tempi e a scuola mi sembra un segno positivo un segno di speranza di un mondo meno feroce e alieno.

. Questa è la mia interpretazione, ma forse i ragazzi vogliono comunicarci  che sono solo dei ragazzi.

 

La notizia che raccolgo poesie dei disabili continua a diffondersi e così me ne stanno arrivando delle altre

Presto ci sarà un altro fascicolo nella medesima edizione casalinga.

Giovanna Cantoni 

 

1.D’arco Silvio Avella, Poesia, Enciclopedia del 900, V, pag.408

2Marcello Busiati,  La diversità dei viventi fra scienza e società..Utet libreria.

San Lazzaro , novembre 2004


 

LE POESIE DAGLI ISTITUTI PROFESSIONALI

 

                  IL MIO ZIO CARLO

 

La nonna racconta di mio zio Carlo

Che in montagna è andato

perché al distretto non si era presentato

Poi dai tedeschi fu preso

Anche se lui non si era arreso

“Domani sei finito

 perché sei un bandito”

diceva il fascista

rispondeva lui che era comunista:

“tu sei un uomo da galera

perché sei una camicia nera

Io sono un partigiano

Perché sono un italiano”

 

IL giorno dopo, come in processione

Lo portarono alla fucilazione.

Attraversarono il paese intero

Tutto il paese mentre lo guardava

per i mitra puntati tremava

 

Lui tutti li guardava

E fiero camminava

Alla gente che piangeva

Con lo sguardo diceva

”Non ho paura di morire,

ma questo schifo deve ormai finire

Presto ci sarà la libertà

E il tedesco scapperà”

 

Io non andrò in processione

Alla fucilazione

Spesso sogno di essere morto.

ma al mattino mi sveglio,

ed è come se fossi risorto

La morte deve venire

perché questa vita ahimè deve finire

 

Di morire ho paura

Perché penso che sarà molto dura

Vorrei serenamente morire

Senza molto soffrire

Vorrei finire con dignità

così ognuno saprà

che sono coraggioso

e della mia malattia vittorioso

come mio zio Carlo

di cui sempre parlo.

                                  Nicola

 

 

 

Questa poesia me l’ha la docente di sostegno di Nicola.,

  Nicola, quando ha scritto questa poesia era  un quindicenne disabile con distrofia muscolare già avanzata. Nicola teneva nel diario di scuola le foto dei campioni  sportivi preferiti e quella dello zio Carlo che era il suo eroe, il suo modello.Parlava spesso di lui ai suoi compagni. ricordando che  lo zio Carlo, era partigiano ed era stato fucilato dai tedeschi.

Non ho conosciuto N icola, perché nel suo percorso d’integrazione non vi sono stati problemi. ed io, in quel periodo, ero molto presa da miei problemi e potevo dedicarmi solo alle situazioni in difficoltà. Nicola ha conseguito il diploma di tecnico informatico dopo un percorso sereno.

Ora Nicola ci ha lasciato, lo ricordano tutti, compagni e docenti, e anch’ io con il rimpianto di non averlo conosciuto e di aver perso un’occasione preziosa..

     UNA STORIA

C’era una bambina

Piccolina

Era molto bella

E un po’ grassottella

Non aveva le gambine,

ma solo due ruotine.

Correva qua e là

E batteva tutti in velocità

 

Un giorno s’innamorò

e le sue gambe cercò

E non le trovò.

 

Andò dalla fata Ditiramba

“Fata, per favore,mi dai una gamba?”

“Non te la dò

perché non ce l’ho”

 

Andò dalla fata Tricolore

“Fata, fammi passare l’amore”

“L’amore passa solo con la fata Dolore”

 

Andò dalla fata Dolore

“Bella fata,mi fai passare l’amore”

 

“L’amore è già passato

perché lui se ne è andato

a cercare una bambina

senza ruotine,

ma con due belle gambine”.

                              LISA

 

            UN SOGNO

C’era una bambina

Che si chiamava Isabella

E viveva su una carrozella

 

C’era Carlo che l’amava

e sempre la cercava

e mai la trovava.

 

Carlo con il suo denaro,

perché non era avaro,

comperò una rosa e un fiore

glieli donò con il suo cuore

Ma Isabella era partita

Per una discesa era fuggita.

 

Carlo allora comperò un panettone

Con tanto torrone

Isabella aveva male ai denti ,

lo accolse con grida ruggenti

 

Allora Carlo un anello comperò

e ad Isabella lo donò.

Ma Isabella stava navigando

E un capitano intervistando.

 

Carlo un fiore colse

E a lei si volse

Per dirle il suo amore

E darle il suo cuore.

Ma Isabella era partita

E con Franco era fuggita.

                   LISA

Questa poesia e la precedente mi sono arrivate per e-mail. Me le ha spedite una docente specializzata nel sostegno che, in un corso di aggiornamento mi aveva sentito dire che stavo raccogliendo le poesie scritte da studenti disabili.. Lisa, l’autrice di queste due poesie, è una  brava studentessa e frequenta la seconda classe di un IPC della Calabria, ha molti interessi,e le piace frequentare la scuola Non la conosco e non so neppure se sono stata nella sua scuola. Mi sarebbe piaciuto parlare con lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                 IL GATTO PERFETTO

 

Ho un bel gatto in doppio petto

Che non ha nessun difetto.

Bruca l’erba tenerina

E fa l’uovo ogni mattina.

Taglia, abbaia tesse tele

Con le antenne o con le chele.

Poi svolazza sopra il tetto

E non ha nessun difetto.

                          ……………………………………..  SILVIA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qesta poesia me l’ha inviata, insieme ad altre due, Claudio, un caro amico, dicendomi che questa poesia l’ha scritta Silvia quando aveva 15 anni.

Ora Silvia ha ventidue anni, chissà se scrive ancora poesie. Claudio non me l’ha detto ed io non glielo ho chiesto

 

 

 

 

 

        LA MIA ETA’

 

….……”E’ uno specchio perché vedo le

 cose astratte.Per me la mia età è come

una avventura,perché la mia

intelligenza nel mare sfuma di vari

colori, il mio mondo è fatto di

montagne,laghi,mari ,oceani,

esperimenti possibili,ma anche della

scuola,lavoro,casa e inoltre è fatto di

comportamento sessuale e degli altri

 

                                 RICCARDO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche questa poesia me l’ha inviata Claudio.L’ha scritta Riccardo a 13 anni nel 1992. Ora Ricky, Riccardo,, ha venticinque anni,è grande, dolce, gentile ed è l’orgoglio del suo papà.

  CARA NONNA

 

Cara nonna,mia bella,

sei la mia stella

e il mio sostegno.

Ti voglio tanto bene

Non vorrei mai recarti delle pene.

 

La mia vita  con te

È stata bella come quella di un  re.

Quando ero piccolino

Stavi con me al mattino

Al pomeriggio e alla sera.

Quando grande son diventato

mi hai sempre aiutato

ad imparare,leggere e studiare

e adesso anche a lavorare.

Lo sai faccio sempre molta fatica,

 ma quando penso a te,accelero e in men che non si dica

 vado forte

e apro tutte le porte

per portarti un fiore

e con lui tutto il mio cuore.

Buon compleanno nonna!

                 SIMONE

 

.Questa poesia l’ha scritta Simone quando ancora frequentava le prime classi dell’istituto professionale per la ristorazione (IPSAR). per il settantesimo compleanno della nonna.

La nonna di Simone, una deliziosa signora che ha seguito Simone per tutto il percorso scolastico e l’inserimento lavorativo, aiutandolo e incoraggiando, me l’ha data togliendola da un portafoglio pieno di ricordi del nipote: “ Quando l’hai copiata me la restituisci, perché mi aiuta ad arrivare a sera.,  Ora Simone lavora e non è’ mai a casa.”

 

 IL TEMPO

 

IL tempo non torna indietro

Il tempo non è uguale

Quello passato è fatto di cose importanti

Quello futuro di sogni

Quello presente è fatto di gente che parte e di gente che arriva

Ci sono molti tempi

Il mio comincia quando sono nata

E finisce quando muoio.

Nel mezzo c’è il mio tempo a volte breve

A volte lungo

Perché il tempo non si misura con il sole

Ma con il dolore.

                    LUISA

 

 

 

 

 

Questa poesia e la seguente che hanno come tema il tempo, mi sono state date dalla docente specializzata nel sostegno che segue Luisa.

Luisa è una bella ragazzina con i capelli biondi e gli occhi azzurri,vivace e sempre pensierosa che frequenta la seconda classe di un istituto professionale per il commercio (IPC). Quando l’ho incontrata. le ho detto che avevo letto le sue poesie e che mi erano piaciute.

“Sono contenta,- mi ha risposto e ha continuato- ma tu sai che cosa è il tempo?”

Ho fatto rapidamente ricorso a tutte le mie nozioni di fisica ho risposto:
”IL tempo è quella cosa che si misura con l’orologio”
”Ma va……..” ha detto allontanandosi. Che altro potevo dire? Era tutto quello che mi hanno insegnato sul tempo.

 

                 IL CALENDARIO

 

 

La mia nonna misura il tempo con il calendario

Ci sono scritti gli appuntamenti

I compleanni, le visite del medico,

le sedute con il dentista e con il parrucchiere.

Questo è il tempo della mia nonna.

Sfogliando il calendario si legge

Il passato e il futuro e anche il presente.

Ogni persona ha un calendario

Che misura il  suo tempo 

Quando il calendario finisce

Finisce anche il tempo.

LUISA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

              IL LIBRO MIO AMICO

Un amico ho trovato

Tra tanti libri l’ ho scovato

Era ben riposto

Ma io l’ho preso a nessun costo

 

Sta con me la mattina

Quando gli do una sbirciatina

Sta con me durante la giornata

Come una persona molto amata.

 

Quando dormo, sta sul comodino

Tranquillo fino al mattino

Il mio libro interessante

Che mi parla con voce riposante

della vita e della morte

E mi apre tutte le porte

 

Fra tutti è il più caro

Ed è un amico assai raro

Mi piace da morire

E vorrei che non dovesse mai finire

                                   PIERO

 

 

 

 

 

Questa poesia l’ho trovata allegata ad una relazione mai spedita. Ero andata nella scuola di Piero, un IPC, per uno dei tanti microseminari che facevamo per aiutare i docenti nella realizzazione del “Progetto 92”..

Durante il microseminario la Preside dell’istituto mi ha detto che aveva un problema. Il problema erano alcuni furti che si verificavano nella scuola.Pensai subito ad un ladro di merendine o di cellulari. Invece si trattava di un ladro di libri della biblioteca.

”Libri?che se ne fa ? – dissi meravigliata- se vuole li leggere li può chiedere a prestito”

“No,li porta nello zaino – mi rispose la preside- non si cura minimamente di nasconderli: il ladruncolo è Piero”

“Piero!?” Ero sbalordita Piero è un ragazzino disabile molto simpatico con un gran ciuffo biondo sempre sugli occhiali.:veniva a scuola molto volentieri e  av eva un buon rapporto con i compagni e con gli insegnanti.

Ho chiesto a Piero perché aveva preso i libri dalla biblioteca :

”Mi piace leggerli ogni tanto e non volevo restituirli L’ultimo che ho preso è’ troppo forte”

Carla la docente specializzata nel sostegno mi ha detto che Piero, la mattina,tra una lezione e l’altra e, a volte, anche durante le lezioni ,leggeva i libri che aveva nello zaino

Che dovevo fare? Ho comperato una copia dei libri presi da Piero e li ho dati alla Preside

Però bisogna punirlo- disse la Preside mentre consegnava i libri alla biblioteca- deve capire che non sì ruba1”

Punire? Pensai alle punizioni che mi erano state inflitte che ancora ricordo come un incubo: “ Scrivi cento volte “Benito Mussolini, duce del fascismo, fondatore dell’impero”  Però la Preside aveva ragione. Che fare? Parlaii con Piero

“Sa prof- mi disse Piero con un visino compunto-se vuole le restituisco tutti i li bri meno uno che è il mio preferito”

Gli dissi che poteva tenerli,perché avevo pensato io a restituirli,in futuro però doveva prendere i libri solo attraverso il normale prestito

“Prof lei è mitica!” urlò Piero facendo una piroetta con la carrozzella

Rimaneva la punizione che bisognava in un qualche modo dare.

“Per punizione scrivi perché hai preso i libri.”Me lo consegni fra una settimana,quando torno”

Dopo una settimana Piero mi dato questa poesia e le fotocopie di alcune pagine del suo libro preferito.

Dimenticavo ;il libro preferito da Piero è Rainer Maria Rilke¸”I quaderni di Malte Laurids Brigge

Forse dovevamo ringraziare Piero di esistere !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MIO FRATELLO

 

 

Ho un fratello

Che molto bello

Ha solo otto mesi

Ma noi ci siamo subito intesi

Io sono il capo e il suo protettore

Lo porto a passeggio

Lo faccio divertire

Gli racconto storie a non finire

Lui mi ascolta

Sorride felice

Mi ama anche se non lo dice

Il mio fratello  è il mio tesoro

E vale più dell’oro

perchè è una persona

Che vuole stare

Sempre con me.

Quando mi vede tende le braccine,

mi chiama “uca”  “uca”

Come sarà quando mi chiamerà “Luca”

                                      LUCA

 

 Q

 

Questa poesia è arrivata per e-mail con la seguente notazione”Poesia di Luca. Z. 2°B  IPSC.”

 

 

 

 

 

 

L’ESAME E’ TERMINATO

L’esame è terminato

Ed il solo sono restato

“lavoro?”non se ne parla

“università?” come farla?

Sarò solo nella mia casa

ad aspettare il postino

o a parlare con il vicino

Ad aspettare qualche amico caro

Che sarà sempre più raro

 

Il computer ho acquistato

E tanto l’ho studiato

Sempre solo nella mia stanza

Faticando con costanza

Facendo con perizia mia

giochi di strategia

 

Un giorno ho provato

in Internet a navigare

per vedere se c’è

qualche cosa per me

Niente ho trovato,

ma la bolletta ho pagato.

Anche Internet è terminato

E solo sono stato lasciato.

                              GIORGIO

Questa poesia me l’ha inviata Giorgio dopo l’esame di maturità chiedendomi aiuto per trovare lavoro.Non  sono riuscita ad aiutarlo: Trovare lavoro non è come risolvere i problemi dell’integrazione a scuola. Il lavoro lo ha trovato l’ufficio provinciale. Ora Giorgio lavora negli uffici del Comune del Paese dove abita. Ha continuato a scrivere poesie che sono pubblicate nel locale giornalino.

 

 

 

 

 

 

 

      

 

LE POESIE DA ALTRE SCUOLE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

            POESIA SULLA  PACE

 

Dalla gabietta chiusa

La pace volò via

E mangiò le guerre

Come un uccello rapace

Dormì silenziosa

Nel cuore degli uomini

E colorò tutto il mondo

MAGDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa poesiache mi è stata inviata da Claudio, non doveva fare parte di questa raccolta:.Infatti Magda, quando l’ha scritta ,nel 1998, aveva nove anni e frequentava la quarta elementare.Ma come potevo non includerla?

 

 

 

                DIVERSITA’

 

Essere diversi, è un problema

Una responsabilità?

Siamo di diverso colore:

bianchi,

neri,

gialli;

siamo di qualsiasi colore

ma l’importante non è quello.

Un odio profondo tra noi,

che ci ha oscurato gli occhi,

il cuore;

non proviamo niente per gli altri

ma solo odio.

Una persona diversa da noi è

Un rifiuto.

IVAN

 

 

 

 

 

 

 

Anche il primo fascicolo contiene poesie di Ivan ,uno studente iscritto alla prima classe dell’istituto d’arte. Ivan scrive molte bellissime poesie, abita vicino a me e mi arriva puntualmente il giornalino del locale Consiglio Comunale dei Ragazzi.(CCR) a cui Ivan collabora. Questa poesia si trova ne “Il Lazzarone,n.11,2004”il giornale del CCR.pag.30.

IL motivo che mi ha fatto includere questa poesia è la domanda che Ivan pone:”la diversità è un problema o una responsabilità?” Ci sto pensando da alcuni giorni.Pensateci anche voi.

 

 

 

 

 

                      Indice

 

             Le poesie dagli istituti professionali

Mio zio Carlo  Nicola

Una storia..Lisa

Un sogno..Lisa

Un gatto perfetto  Silvia

La mia età  Riccardo

Cara nonna  Simone

Il tempo  Luisa

Il calendario  Luisa

Il libro mio amico  Piero

Il mio fratello  Luca

L’esame è terminato  Giorgio

 

 

 

               Le poesie da altre scuole

Poesia sulla pace  Magda

Diversità   Ivan

 

 


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