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Cari amici,per me è arrivata la pensione e insieme a lei anche tanto tempo a disposizione per riflettere sul lavoro fatto, ripensarlo trarre delle conclusioni.Questo ha significato tanta carta da riordinare, da rivedere, da buttare. Con la carta i ricordi, le facce,i luoghi,le scuole,i progetti, i risultati positivi e quelli negativi. Fra le carte ho ritrovato la poesia di Nicola. Me l’aveva data un insegnante che aveva tentato insieme al consiglio di classe di realizzare una didattica cooperativa. Era una classe prima scombinata con ragazzini dalle diverse provenienze che non avevano nessuna voglia di crescere insieme. La riscrittura collettiva della poesia di Michele è stato un primo passo verso un percorso scolastico, irto di difficoltà e d’imprevisti, ma con esito positivo. Ho trovato anche la poesia di Valerio,un dolcissimo studente di quindici anni,figlio di una cara amica. Era il periodo in cui andavo spesso nella scuola di Valerio per risolvere alcuni problemi. Una mattina, grigia dopo una brutta alzataccia, un treno sempre in ritardo e un caffè peggiore del solito, trovo sulla porta della scuola Valerio che sorrideva, come sa sorridere lui. “Questo è per te - mi dice, porgendomi il foglio su cui era scritta una poesia- la mamma ha detto che ti fa piacere averla” Ora Valerio, frequenta l’università ,è diventato “grande”,come dice la sua mamma,chissà se si ricorda ancora le chiacchierate che facevamo al termine delle lezioni , mentre aspettavamo la sua mamma?,I suoi compagni uscivano correndo, salutandolo in fretta “A domani Valè” Altre poesie me le hanno date alcuni docenti, timidamente, quasi scusandosi del dono troppo piccolo, o del poco che mi dicevano. Erano doni, sono doni fatti con il cuore e con il timore di non essere accettati. Per me erano grandi cose che segnavano il cammino che tutti noi facciamo verso l’integrazione. e i doni non vanno tenuti nascosti, non sono segreti.
Non so se sono “belle poesie”, non so se i percorsi realizzati per poterle scrivere sono buone prassi, non so se qualche preside approva che i ragazzi invece di studiare la matematica scrivano poesie. Non so, ma spesso mi chiedo perché utilizziamo tante energie per insegnare ai ragazzi a leggere un vecchio orologio meccanico,quando tutti ormai possiedono quello digitale, e nessuna per insegnare loro a utilizzare al meglio il loro tempo, nessuna per insegnare loro a scrivere poesie,li rende più felici saper leggere l’ora nel vecchio orologio? Ma chi decide quali sono le cose importanti, per un ragazzo che sta crescendo? L’importante per me è aver ritrovato queste poesie, ricordare i ragazzi che le hanno scritte, le loro facce divertite, soddisfatte e preoccupate e fra tutte quella di Rachele che un po’ titubante mi chiedeva: “Ti piace davvero? ” Certo, mi piacciono davvero e per questo voglio dividerle con voi. Arrivederci al prossimo fascicolo!
Giovanna Cantoni
Incontro
Mi trascinavano a scuola infreddolito nella coperta che mi copriva insieme ai miei libri grigi e sgualciti Nel sonno, non ancora passato, sentivo il cigolare della carrozzella e il dolore di sempre al collo . Ho visto Un ciuffo biondo sollevato dal vento Mani bianche che stringevano libri colorati
Il freddo era passato. Michele con la 1°C ------------------------------- L’insegnante aveva proposto agli alunni di scrivere quello che a loro piaceva e quando ne avevano voglia (il testo libero) e poi lo avrebbero sistemato a scuola tutti insieme. Gli alunni arrivarono con i loro testi scritti su dei fogli quelli del compito in classe, con molte cancellature. La classe scelse alcuni testi e li rielaborò con le tecniche della scrittura collettiva”Non ho mai spiegato le regole di grammatica e di sintassi con una maggiore attenzione da parte degli alunni “.disse l’insegnante.. Fra i testi c’era anche il testo di Michele il ragazzo disabile che aveva fatto un tentativo di scrivere una poesia. La classe elaborò con grande entusiasmo la poesia di Mchele; ad ogni modifica si rivolgevano a Michele dicendo “Michè ci siamo?dillo se siamo fuori!” Fu il primo passo verso una buona esperienza di didattica cooperativa
L’ispettore
E’ arrivato l’ispettore a Carla urlava con furore “In classe deve stare con i compagni imparare può anche giocare” Maria, la bidella, piangeva Mentre la preside se la rideva. Io volevo stare un po’ solo Per pensare alle mie cose Alla mia mamma che è stanca Al mio papà che mi ha appena salutato E per i fatti suoi se ne è andato Io volevo stare un po’ solo Per pensare alle mie cose Alla fatica che devo fare Per leggere,imparare, giocare,guardare, Io volevo stare un po’ solo Per pensare alle mie cose Però,grazie ispettore Che di me ti sei preoccupata E con amore mi hai parlato, di me hai parlato con interesse vero di me tutto intero
ma credi Io volevo solo stare un po’ solo Per pensare alle mie cose MARIO
La storia di questa poesia è un po’ singolare. Ero andata nella scuola di Mario, chiamata dalla preside che non era molto contenta di come andavano le cose con Mario, che secondo lei “progrediva poco”.Avevo visto Mario solo,nel corridoio,seduto. con le mani a ciondoloni, vicino al muro lunghissimo del corridoio e poco distante la bidella che metteva in ordine alcuni fogli. Mi ero arrabbiata.Dopo alcuni giorni per posta mi è arrivata questa poesia.Ho risposto a Mario “Grazie, non volevo disturbarti”
CANZONE
Ti voglio bene per tutta la vita
Non gridare con orrore, ma correggi l’errore non dire lavoriamo ma sempre “giochiamo” non si deve sempre studiare Ti voglio bene per tutta la vita Ti voglio bene per tutta <la vita
Paolo
Questa poesia mi è stata data da Maria ,la docente specializzata nel sostegno che si occupa di Paolo, Il giorno del compleanno di Maria, il 3 febbraio,,Paolo le ha regalato questa poesia scritta su un foglio di quaderno con molti errori ortografici. Il giorno prima era stato spiegato a Paolo la struttura di una canzone, il ritornello, ecc.
Ciao ispettrice
Ciao ispettrice .come lei, sei grassottella E forse anche bella
Ti vedo sempre volentieri Perché mi dai dei consigli veri Mi dici tante cose Che profumano come le rose Mi fai sentire grande Come un mare che si espande Mi fai sentire importante E utile come tante
Ciao ispettrice L’esame l’abbiamo dato E un bel voto abbiamo riportato nonostante la paura di non uscire da queste mura. Grazie ispettrice Ti voglio bene Il mondo ti risparmi tutte le pene.
Questa poesia me l’ha mandata Marina con un enorme mazzo di fiori dopo l’esame di maturità che ha superato a pieni voti. Ora Marina lavora con il telelavoro per una ditta della sua città; mi ha scritto che è felice perché ha incontrato l’amore. NON Non scrivo Non parlo Non cammino Non canto Non chatto Ma sogno E vivo
Non scrivo Non parlo Non cammino Non canto Non chatto Ma amo Sogno e sono viva
Non scrivo Non parlo Non cammino Non canto Non chatto Non ama Non sogno Sono viva E SOLA Rebecca
Partecipavo ad un convegno presso un IP:Andavo ogni giorno nell’aula della TIC ( tecnologia,informazione e comunicazione), l’aula della nuova disciplina introdotta con il “Progetto 2002”:In classe gli alunni imparavano ad utilizzare il computer.Anche Rachele una bella ragazzina con i capelli neri che le ricadevano sempre scomposti sui dolci occhi azzurri lavorava al suo computer con la nuova interfaccia appena arrivata.Ho passato con la classe di Rachele molte ore anche per vedere come andava la nuova strumentazione che il Ministero aveva acquistato.Alla fine del convegno quando, con la valigia in mano, sono passata per l’aula della TIC per un rapido saluto,Rachele mi ha consegnatola sua poesia scritta, senza errori, con il computer e stampata con la stampante che aveva appena imparato ad usare.
Poesia di Carlo
Dice la mia nonna””Sei il mio nipote d’oro” E la mia mamma “sei il mio tesoro” Il mio papà “ grande campione”, Ma io mi sento un po’ coglione
dice la Preside: “certificato” e la bidella “maleducato” e l’insegnante “ritardato ” e i compagni “sfigato” e Agnese” sei il mio figliolo” ma io mi sento molto solo.
Dice la Preside “handicappato” e l’insegnate “screanzato” e i compagni “ sei un po’ ammalato” e Agnese “ tu sei mio ti proteggo io, ti gestisco io”
Nessuno dice “ Carlo per favore, questo non farlo
CARLO
Questa poesia me l’ha data Agnese una docente di sostegno che avevo rimproverato per il modo possessivo e ossessivo con cui si comportava con Carlo,. Agnese l’aveva trovata la poesia scritta in un foglio di quaderno piegato e nascosto fra le pagine di un libro di scuola di Carlo. Non so che cosa mi voleva dire Agnese con questo dono.Io non glielo ho chiesto. Ora mi dispiace.
SONO SOLO E SONO STANCO
Sono solo e sono stanco Sono solo nel primo banco Dietro a me parlano le ragazzine Cicalando come galline.
L’ispettrice è arrivata e mi ha parlato e nel viso mi ha guardato “Enrico che si fa’ Enrico come va?” Mentre parlava sorrideva E dentro mi vedeva.
Sono solo e sono stanco Sono solo nel primo banco Voglio un compito copiare E non la prova equipollente fare Voglio sempre parlare Quando lo prof non sta a guardare Voglio essere normale e non uno che sta male Voglio la mamma e il papà Che sono lontani per lavoro Ma io voglio stare con loro Non voglio un cane da guardia Come Carla: devo essere libero di andare alla finestra guardare, nel cortile giocare, con tutti parlare.
L’ispettrice ha capito Anche se non ha sentito Quello che non ho detto, ma che ho nel petto. “Enrico non ho la magica bacchetta e neppure l’acqua benedetta! Qualcosa si può fare insieme vogliamo provare?”
Grazie ispettrice Di avermi ascoltato Anche se non ho parlato Di aver capito lo stesso Che non sono fesso Che sono stanco Di star solo nel primo banco
Poi Carla delle mie compagne chiacchierine si è occupata e cicalavano tutte come galline Anna nel mio banco si è seduta ed è stata la benvenuta. Anna ha i capelli neri che la notte mi fanno sognare di poter un giorno amare e una ragazza sposare di fare qualcosa di grandioso e di essere di molte battaglie vittorioso. Anche il compito ho fatto dall’Anna l’ho copiato e in due l’abbiamo sbagliato poi con Carla abbiamo studiato e un bel voto meritato ENRICO
Questa poesia me l’ha data la nonna di Enrico.. Enrico l’aveva dimenticata in un cassetto.non aveva titolo e non è terminata. Enrico è stato una integrazione difficile, che, anche grazie alla nonna, si è risolta verso la fine dell’anno positivamente. Enrico viveva con la nonna perché i genitori erano emigrati all’estero per motivi di lavoro. Enrico soffriva di questa separazione e non tollerava la presenza della docente di sostegno. Frequentava un IPC ed era l’unico maschio in una classe formata da 25 ragazzine. L’anno seguente sono tornati i genitori e così Enrico ha cambiato scuola e città: Su richiesta della nonna sono andata a trovarlo: era ben inserito in una classe di trenta ragazzini che l’avevano “ adottato”. “Enrico che fai il sabato?” Ho chiesto Mi ha risposto sorridendo felice “Vado a pesca con il mio papà. Siamo bravi: portiamo sempre a casa molto pesce: Ne vuole anche lei?” MI PIACE
Mi piace la sera Quando con la mia mamma guardo il sole che se ne va, sapendo che tornerà
Mi piace la mattina quando la mamma mi sveglia nel mio grande letto E mi stringe al petto
Mi piace il pomeriggio Quando la mamma dice dobbiamo insieme studiare E molte cose imparare
Mi piace la cena Con la mamma e il papà Che sempre con noi starà Valerio
Questa poesia me l’ha data Valerio dicendomi “ la mamma ha detto che ti fa piacere leggerla”. La mamma di Valerio è una mia cara amica. Grazie a anche a lei l’integrazione scolastica di Valerio è stata positiva e Valerio ha trascorso cinque anni sereni nell’ IPSS e ha conseguito il diploma di tecnico dei servizi sociali con risultati soddisfacenti.Ora Valerio frequenta a Padova, l’Università.
LA SCUOLA
Vicini come le spighe mature Sotto la pallida lampadina che brillava Stavano i poveri alunni, ascoltando la preside che parlava Anch’io facevo la mia penitenza Stando seduto nella carrozzella con grande sofferenza
La preside con gran voce parlava, della scuola e della professione ma nessuno l’ascoltava “Dovete studiare, faticare sui libri e nei laboratori se grandi volete diventare
Ma io lo so che grande non sarò mi piacce la collezione dei francobolli e allevare polli mi piace veder fiorire le rose e tante piccole cose.
La preside dice “ voi dovete essere esperti Ad ogni novità aperti”. Ma io voglio con la mia mamma passeggiare E nei suoi occhi tutto il mondo guardare.
L’ispettrice ha detto: “Roberto Quello che ti fa felice Nessuno te lo dice solo tu lo sai Voglio che tu sia sereno E di fiducia pieno Verso la scuola Verso Carla, che ti aiuta”
Ispettrice, Carla dice che sei gentile Ma io sono pieno come un barile di belle parole che vanno dove il vento vuole. Non spero di parlare ancora con te E voglio di stare in pace senza di te.
Ma cara ispettrice, che te ne frega Io non faccio una piega quando qualcuno parla di me e non faccio eccezione per te. Cara ispettrice, forse sarò felice, ma di quello che dice la scuola non mi interessa neppure una parola. ROBERTO
Roberto un caro ragazzino ribelle che ci ha fatto faticare per tutti i cinque anni. che ha frequentato l’ IPAA.( Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente) Questa poesia me l’ha data Carla la docente specializzata nel sostegno che ha seguito Roberto per quattro anni. L’ha scritta Roberto dopo una mia visita e l’ha data a Carla dicendo:” Mandala a quella noiosa dell’ispettrice così capisce che può lasciarmi in pace”Non ho lasciato in pace Roberto. Roberto ha scritto altre poesie molto belle che ho letto e che non ho potuto avere. Parlavano del suo lavoro nelle serre, della crescita delle piante, del maturare delle fragole, del fiorire delle stelle di Natale Roberto ha conseguito il diploma di tecnico con buoni risultati. Ora lavora come floro vivaista Forse,ora il suo giudizio sulla scuola è mutato, ma non lo credo. Forse un giorno parlerò con lui delle sue ribellioni che lo hanno fatto crescere e diventare adulto.
I MIEI AMICI
Ho due amici Che spero siano felici Di stare con me E di stare vicini tutti e tre
Il mio dolce pesce rosso che vedere non posso mi piace però sentirlo toccarlo senza ferirlo. Quando la mia mano nell’acqua scende e il pesce non prende sento un frescolino e nelle dita un guizzolino mi sembra una carezza come una piccola brezza. E’ il suo modo di dire “Ricky, oggi, come stai e a scuola che cosa fai?” “Pesciolino,pesciolino sei dolce e piccolino io ti proteggerò e sempre ti parlerò mentre tu tra le mie dita scappi via più rapido di un’ave maria”
Il mio gatto è invece proprio matto ne fa una in ogni momento di non essere sorpreso è sempre attento salta qua,salta là e dorme sul sofà: graffia i cuscini rovina i piumini, ma quando è in braccio a me fa le fusa come un re. Io accarezzo il suo morbido pelo E lui sul mio petto si strofina e mi porge la zampina. mi dice “Ricky che fai oggi con me stai?”
Non dico una parola perché devo andare a scuola Ma presto tornerò e con te starò E nuovi giochi inventerò.
Dalla scuola son tornato e un disastro ho trovato: La nonna ha detto “il gatto sul tavolo è saltato il vaso con il pesce ha rovesciato e il pesce rosso si è mangiato” Ho pianto una giornata intera, dalla mattina alla sera., perché un gatto assassino ha mangiato il mio pesciolino. Eravamo in tre Ora sono solo da per me.
Ricky
Questa poesia mi è stata data Serena ,la docente specializzata nel sostegno che di occupa di Ricky, dicendomi “ Mi hanno detto che raccoglie le poesie scritte da alunni disabili.” Ricky frequentava la prima classe un istituto professionale: un piccolo istituto in un piccolo paese vicino a una grande città. Era l’unico disabile iscritto all’istituto ed era amato e coccolato da tutti Secondo Serena, Ricky è un ragazzino triste e melanconico che preferisce stare solo. Non ha molti amici Ha perduto la mamma quando era ancora piccolo. Ora vive con la nonna.. La perdita del pesciolino, ha molto rattristato Ricky e neppure l’acquisto di un altro vaso con relativo pesce rosso è riuscito a consolarlo .Dopo il fatto raccontato nella poesia, secondo la nonna, Richy non ha più giocato con il gatto. Ho visto Ricky poche volte perché pensavo che tutto andasse bene. Ma ora,ripensandoci, credo di aver sbagliato, si poteva,forse, fare di più. Ma che cosa? Che cosa serve per rendere se non felice, almeno sereno un quindicenne? . ,
LA FAMIGLIA NUMEROSA Siamo una famiglia numerosa e viverci è una cosa avventurosa perchè ognuno fa quello che vuole e non solo a parole. Il papà è il solo normale neppure a una mosca può far male, quando va a lavorare, dalla famiglia si va a riposare.
In famiglia c’è la mia mammina dolce e tenera d’aspetto che per la sua bambina è sempre piena d’affetto.
Ci sono i gemelli che della mamma sono i gioielli li guarda con orgoglio e svuota il portafoglio
poi c’è Giulio il piccolino che corre come un topino e si nasconde in ogni angolino
poi c’è Elia che è molto calmo e ha il naso lungo un palmo
poi c’è Franco che è molto disordinato e di lavarsi si è sempre scordato dice “sono smemorato” e la mamma risponde “trascurato”
poi c’è Carlo il maggiore che vuole fare il dottore perché mi vuole curare e io devo solo aspettare.
Ci sono anch’io che sono fortunata se tutto intera alla sera sono arrivata perché i miei fratelli qua e là da tutte le parti mi tirano mille cose mi mostrano e si danno da fare per aiutarmi e spesso consolarmi. Io sono felice con questa famiglia numerosa che con me è molto affettuosa. Senza i miei fratelli non posso stare Perché sono le persone a me più care. Gisella
Gisella vive con la sua famiglia in una gran casa alla periferia di una città del Nord Il papà, il preside del liceo cittadino,mi ha dato questa poesia dicendomi “L’ha scritta la mia figlia piccola, che gliene pare?.Forse i fratelli l’hanno aiutata nelle rime: l’aiutano sempre. La nostra è una famiglia molto unita…. Mi pare che Gisella cresca bene e sia felice. Lei che dice?” In realtà Gisella era felice. Tutta la famiglia seguiva i suoi progressi scolastici molto da vicino Io che dovevo dire? Timidamente dissi al papà che forse qualche amica,qualche compagna di scuola poteva essere un buon interlocutore di Gisella “Perché non pensa che i suoi sei fratelli siano sufficienti per riempirle la giornata? Sono bravi ragazzi …” Che potevo ancora dire al Preside di Liceo ?
Le Poesie dall’istituto d’arte Queste poesie me le ha mandate una cara amica, Antonella,una brava docente specializzata nel sostegno con questo biglietto: “Cara amica di noi tutti,ti invio alcune bellissime, almeno per noi, poesie scritte da due dolcissimi alunni dell’istituto d’arte – Matteo(3°A) e Ivan(1°C) –Spero ti piacciono” Cara Antonella, amica e compagna di tante fatiche, certo che mi piacciono, non solo ma, per prendere a prestito un’’immagine dalle poesie di Ivan, “sono i fiori del mio prato”.
MESSAGGIO
Ripiegando il blu del mare sulla mia allegria messa in un libro e in una bottiglia
MATTEO
COM’E’ CARA LA MIA MAMMA
Bella è l’acqua degli oceani come la pelle della mia mamma.
Belle le farfalle leggere come le mani della mia mamma..
Bella natura Pulita Come il cuore della mia mamma
Belli i raggi del sole Come i capelli della mia mamma.
IVAN
IL SOLE
IL sole È dentro al mio cuore A me sembra di volare Nel cielo E toccarlo Vorrei anche assaggiarlo! Dopo un po’ il sole tramonta E comincia a venire la sera Poi ci sarà un altro giorno E il sole tornerà a risplendere
IVAN
MI PIACE VIVERE……..
A me piace molto vivere La vita è come la felicità, come la luce. La vita mi piace perché È come un grande prato Pieno di fiori. Questi fiori sono l’amore da cogliere… La vita è anche piena di persone che hanno dei problemi mi infondono tristezza come le fragili e belle foglie d’autunno…
IVAN
LA GUERRA
La guerra È molto brutta Nera come il petrolio Mi fa sentire La tristezza Come un fiore che Si spezza
IVAN
QUANTA SETE HA IL MIO CUORE…
Io quando ho molta sete Devo riempire il mio corpo bevendo dell’acqua Anche il mio cuore Deve essere riempito di allegria Di sorrisi e di tenerezza
IVAN
LA PACE
Pace significa amore Pace significa speranza Come la vita che rinasce con le foglioline di un albero La pace ha bisogno di dialogo. La ricerca di potere è pericolosa per la pace La pace ha tutti i colori del mondo. La pace è il coro di tante voci assieme, la danza allegra di tanti corpi,che si tengono per mano. Solo la pace può rendere gli uomini liberi. La pace è molto bella e io spero che noi uomini non la dimenticheremo mai e Che rimanga sempre dentro ai nostri cuori!!!
IVAN
I LIBRI
Se i libri fossero di torrone Ne leggerei uno a colazione.
Se i libri fossero di prosciutto Stasera me li mangerei Prima di tutto.
Se i libri fossero di marmellata Stasera darei loro una Ripassata.
Se i libri fossero di frutta candita Me li leggerei leccandomi Le dita.
SE i libri fossero di nutella Me li farei con una frittella!!!
IVAN
IL SONNO
Il sonno E’ molto potente Il sonno è come un tonno Che nuota nell’acqua L’acqua del sonno Non si muove E non fa rumore I tonni Sono tutti Dei sogni
IVAN
I COLORI
IL blu mi fa nascere Il rosso mi fa essere felice Il verde mi fa essere il mare
IL nero come la notte mi fa essere a casa
Il bianco mi fa sognare
I colori sono molto simpatici e mi fanno vedere dei canti di gioia I colori sono molto allegri.
IVAN
L’ANELLO DELL’AMORE
Io vorrei avere un anello Che si mette quando si fa l’amore Perché vorrebbe dire che sono fidanzato con quella Persona: Che significa amarsi! Vorrei quell’anello per essere più felice Io vorrei farlo adesso l’amore Ma ho solo l’età per sognarlo e fantasticare Comunque ho avuto un braccialetto al polso Che era iun regalo di Marianna IVAN
Questa poesia e le altre che seguono non mi sono state date da Antonella , ma dall’ufficio progetti del Comune di San Lazzaro. .Ivan abita a San Lazzaro, dove ha frequentato la scuola media e ha collaborato con il consiglio comunale dei ragazzi(CCR) In particolare la collaborazione di Ivan si è realizzata nella pubblicazione del giornalino del ccr “ Lazzarone”. Ivan ha pubblicato poesie, articoli, disegni davvero bellissimi. Quest’anno Ivan ha lasciato la scuola media di San Lazzaro e si è iscritto all’istituto d’arte e ha continuato a scrivere poesie. LE LUCI DI NATALE
LE luci di Natale Sono molto belle Illuminano allegre come delle damigelle. Le luci di Natale Sono colorate e sono simpatiche Come torce incendiate. Le luci di Natale Delicate e chiare Ti fanno compagnia Come le persone care. IVAN
LA CABINA DEI SOGNI
Questa cabina mi fa sognare Perché mi piace tanto A vederla sembra un po’ più piccola di me Sembra piccola piccola da vedere A me piace molto vedere la cabina dei sogni E per questo sono felice IVAN
Da “Lazzarone” n.9 anno 2003, pag.27
PER TUTTI I NONNI DELLA BAITA
Caro nonno Marino, sei allegro come un cavalluccio marino; caro nonno Giovanni, sei felice dei gran “pani” che sforni; cara nonna Veglia, ogni giorno sei contenta come una sveglia; cara nonna Gabriella lavori molto come una frittella; cara nonna Irma, ogni giorno devi fare una bella firma. IVAN
Da “Lazzarone” n.10,2003,pag.30
GLI INCONPETENTI
Che cosa c’è di peggiore nella vita? 1.i ragazzacci esuberanti; 2.i razzisti totalitari 3.i ladri astuti; 4.gli assassini disonesti; 5.i criminali pericolosissimi 6.i vandali cattivissimi Non si capisce più niente Di questa gente molto incompetente I bianchi trattano male gli stranieri C’è un mondo bello che è molto rovinato da tutti i nostri problemi e da tutti i nostri pessimi e maleducati atteggiamenti!!! IVAN
DA “ Lazzarone”n.11,2004,pag.30
POESIE DA ALTRE SCUOLE
VORREI Parole in libertà
Vorrei svegliarmi la mattina e non avere più nessun problema Vorrei non capitasse più che tutte quelle persone che appena vedono un diverso facessero finta di non vederlo perché è quello che succede a noi disabili Vorrei non pensare al passato e a chi diceva “lui deve usare la sedia a rotelle come una seconda pelle” Vorrei essere un motociclista Con la mia Harley Partecipare ai raduni E parlare sempre di moto Vorrei essere un DJ E far ballare tutto il popolo Della notte alla mia musica Vorrei essere un prof di educazione fisica come il mitico Corticelli. Vorrei andare in Giappone Con il mio autista Beppo E insieme scoprire quel paese Iacopo
Questa poesia scritta da Iacopo Bartolomei è stata pubblicata sul giornale”le Notizie corrono,,,” del liceo “Laura Bassi” di Bologna ( maggio 2004,anno v n.2 pag2)
INDICE Le poesie dagli istituti professionali L’incontro L’ispettore Canzone Ciao ispettrice Non poesia di Carlo Sono solo e sono stanco Mi piace La scuola I miei amici LA famiglia numerosa Le poesie dall’istituto d’arte Messaggio Com’è cara la mia mamma Il sole Mi piace vivere La guerra Quanta sete ha il mio cuore La pace I libri Il sonno I colori L’anello dell’amore Le luci di Natale La cabina dei sogni Per tutti i nonni della Baita Gli inconpetenti Le poesie da altre scuole Vorrei - Cari amici,
anche questo secondo fascicolo contiene alcune poesie scritte dagli studenti disabili che frequentano gli istituti professionali e altre scuole. La maggior parte di queste poesie è stata scritta da ragazze e da ragazzi di 14,15 anni. Dopo la raccolta di poesie contenuta nel primo fascicolo, ho ricevuto molte telefonate e molte poesie: alcune me le hanno regalate i docenti specializzati nel sostegno, altre me le hanno mandate i nonni o i genitori degli alunni che avevano custodito queste poesie amorosamente. in un cassetto o nel portafoglio. Dobbiamo essere grati a coloro che ci hanno fatto partecipi dei loro tesori perché di tesori si tratta.
La nonna di Simone è venuta a trovarmi”:Ti ho portato una poesia di Simone - ha detto - l’ha scritta quando frequentava la scuola alberghiera(IPSAR). E’ molto bella! Me l’ha regalata quando compivo settanta anni. L’ho sempre tenuta con me nel portafoglio insieme alla foto di Simone. Ora lo vedo poco perché lavora alla CAMST. Sono tutti molto contenti di lui. All’inizio erano molto diffidenti, pensavano che non riuscisse a fare qualcosa di utile eppoi hanno dovuto ricredersi. Adesso lo stimano molto. Pensa che quando un suo collega si è sposato, lo ha invitato al suo matrimonio e Simone gli ha fatto un regalo con i suoi soldi e ha aiutato a preparare il pranzo di nozze !” Mentre parlava frugava nella capace borsa. Finalmente ha tirato fuori un portafoglio consunto e gonfio, non certamente di soldi ma di ricordi di Simone - bigliettini,foto, fiori appassiti – i ricordi di una vita - e anche una poesia. La poesia era scritta su un foglio di quaderno ripiegato e consunto dove c’erano le piegature . Nel momento di salutarmi la nonna di Simone mi ha detto: “quando non ti serve più, me la restituisci? Mi piace rileggerla ogni tanto” Anche a me piace rileggere ogni tanto le poesie dei nostri ragazzi. Qualcuno(1) ha detto che scrivere poesie, è inviare un segnale: può essere un fatto intenzionale rivolto ad un pubblico oppure può essere, una sonda lanciata nello spazio verso mondi ignoti o una bottiglia gettata nel mare in attesa dell’arrivo del salvatore (un lettore,un amico) Se la poesia è un segnale, si potrebbe chiedere quale segnale inviano questi ragazzi a tutti noi e alla scuola. Dovremo riflettere su questi segnali,forse non sono tutti chiari ed evidenti perché ognuno ascolta soltanto i suoi, cioè quello che vuole o può ascoltare. Se una persona non ha la possibilità di emettere segnali mimici di ricezione di messaggi verbali o non verbali,viene ritenuta incapace di capire? Fino a che punto si tratta di incapacità di corrispondere nella comunicazione o dell’incapacità di cogliere segnali originali da parte dei suoi interlocutori.
Queste poesie sono scritte da ragazzi diversi che vivono in contesti diversi, ma che cosa significa “diversi”,”diversità”, ”differenza”,differenza nelle forme espressive, differenza nella pluralità delle intelligenze, differenze nei modi di vivere e di studiare; le differenze hanno un segno più: corre di più, vede di più,sente di più, capisce di più ecc. o un segno meno, cammina adagio, vede poco, non sente, ragiona lentamente, Più e meno, la vita non è questo: non è più, più rispetto a che cosa? Che cosa è il più’? più alto? Più bianco? continuando di questo passo il “più” é il biondo con gli azzurri, di razza ariana di recente e tragica memoria. E allora? Ho recentemente letto un libro di Busiati(2) che spiega come le differenze siano il sale della vita, e siano indispensabili per la sopravvivenza. La storia della conoscenza scientifica da Mendel alla mappatura del DNA, dalla teoria della purezza della razza all’ingegneria genetica non è altro che un elogio alla diversità biologica e sociale e ci porta a ritenere che la perfezione della vita non è l’invariabilità, ma la variabilità dei geni che danno luogo a migliaia di diverse combinazioni e la variabilità anche del contesto sociale responsabile al pari dei primi dell’evoluzione dei comportamenti umani. I comportamenti umani, i comportamenti di questi ragazzi che scrivono poesie quando nessuno glielo ha insegnato.rientrano nella variabilità o sono messaggi consapevoli che ci informano che “si può” sempre comunicare.
Scrivere poesie in questi tempi e a scuola mi sembra un segno positivo un segno di speranza di un mondo meno feroce e alieno. . Questa è la mia interpretazione, ma forse i ragazzi vogliono comunicarci che sono solo dei ragazzi.
La notizia che raccolgo poesie dei disabili continua a diffondersi e così me ne stanno arrivando delle altre Presto ci sarà un altro fascicolo nella medesima edizione casalinga.
1.D’arco Silvio Avella, Poesia, Enciclopedia del 900, V, pag.408 2Marcello Busiati, La diversità dei viventi fra scienza e società..Utet libreria. San Lazzaro , novembre 2004
LE POESIE DAGLI ISTITUTI PROFESSIONALI IL MIO ZIO CARLO
La nonna racconta di mio zio Carlo Che in montagna è andato perché al distretto non si era presentato Poi dai tedeschi fu preso Anche se lui non si era arreso “Domani sei finito perché sei un bandito” diceva il fascista rispondeva lui che era comunista: “tu sei un uomo da galera perché sei una camicia nera Io sono un partigiano Perché sono un italiano”
IL giorno dopo, come in processione Lo portarono alla fucilazione. Attraversarono il paese intero Tutto il paese mentre lo guardava per i mitra puntati tremava
Lui tutti li guardava E fiero camminava Alla gente che piangeva Con lo sguardo diceva ”Non ho paura di morire, ma questo schifo deve ormai finire Presto ci sarà la libertà E il tedesco scapperà”
Io non andrò in processione Alla fucilazione Spesso sogno di essere morto. ma al mattino mi sveglio, ed è come se fossi risorto La morte deve venire perché questa vita ahimè deve finire
Di morire ho paura Perché penso che sarà molto dura Vorrei serenamente morire Senza molto soffrire Vorrei finire con dignità così ognuno saprà che sono coraggioso e della mia malattia vittorioso come mio zio Carlo di cui sempre parlo. Nicola
Questa poesia me l’ha la docente di sostegno di Nicola., Nicola, quando ha scritto questa poesia era un quindicenne disabile con distrofia muscolare già avanzata. Nicola teneva nel diario di scuola le foto dei campioni sportivi preferiti e quella dello zio Carlo che era il suo eroe, il suo modello.Parlava spesso di lui ai suoi compagni. ricordando che lo zio Carlo, era partigiano ed era stato fucilato dai tedeschi. Non ho conosciuto N icola, perché nel suo percorso d’integrazione non vi sono stati problemi. ed io, in quel periodo, ero molto presa da miei problemi e potevo dedicarmi solo alle situazioni in difficoltà. Nicola ha conseguito il diploma di tecnico informatico dopo un percorso sereno. Ora Nicola ci ha lasciato, lo ricordano tutti, compagni e docenti, e anch’ io con il rimpianto di non averlo conosciuto e di aver perso un’occasione preziosa..UNA STORIAPiccolina Era molto bella E un po’ grassottella Non aveva le gambine, ma solo due ruotine. Correva qua e là E batteva tutti in velocità
Un giorno s’innamorò e le sue gambe cercò E non le trovò.
Andò dalla fata Ditiramba “Fata, per favore,mi dai una gamba?” “Non te la dò perché non ce l’ho”
Andò dalla fata Tricolore “Fata, fammi passare l’amore” “L’amore passa solo con la fata Dolore”
“Bella fata,mi fai passare l’amore”
“L’amore è già passato perché lui se ne è andato a cercare una bambina senza ruotine, ma con due belle gambine”. LISA
UN SOGNOC’era una bambina Che si chiamava Isabella E viveva su una carrozella
C’era Carlo che l’amava e sempre la cercava e mai la trovava.
Carlo con il suo denaro, perché non era avaro, comperò una rosa e un fiore glieli donò con il suo cuore Ma Isabella era partita Per una discesa era fuggita.
Carlo allora comperò un panettone Con tanto torrone Isabella aveva male ai denti , lo accolse con grida ruggenti
e ad Isabella lo donò. Ma Isabella stava navigando E un capitano intervistando.
Carlo un fiore colse E a lei si volse Per dirle il suo amore E darle il suo cuore. Ma Isabella era partita E con Franco era fuggita. LISA Questa poesia e la precedente mi sono arrivate per e-mail. Me le ha spedite una docente specializzata nel sostegno che, in un corso di aggiornamento mi aveva sentito dire che stavo raccogliendo le poesie scritte da studenti disabili.. Lisa, l’autrice di queste due poesie, è una brava studentessa e frequenta la seconda classe di un IPC della Calabria, ha molti interessi,e le piace frequentare la scuola Non la conosco e non so neppure se sono stata nella sua scuola. Mi sarebbe piaciuto parlare con lei.
IL GATTO PERFETTO
Ho un bel gatto in doppio petto Che non ha nessun difetto. Bruca l’erba tenerina E fa l’uovo ogni mattina. Taglia, abbaia tesse tele Con le antenne o con le chele. Poi svolazza sopra il tetto E non ha nessun difetto. …………………………………….. SILVIA
Qesta poesia me l’ha inviata, insieme ad altre due, Claudio, un caro amico, dicendomi che questa poesia l’ha scritta Silvia quando aveva 15 anni. Ora Silvia ha ventidue anni, chissà se scrive ancora poesie. Claudio non me l’ha detto ed io non glielo ho chiesto
LA MIA ETA’
….……”E’ uno specchio perché vedo le cose astratte.Per me la mia età è come una avventura,perché la mia intelligenza nel mare sfuma di vari colori, il mio mondo è fatto di montagne,laghi,mari ,oceani, esperimenti possibili,ma anche della scuola,lavoro,casa e inoltre è fatto di comportamento sessuale e degli altri
RICCARDO
Anche questa poesia me l’ha inviata Claudio.L’ha scritta Riccardo a 13 anni nel 1992. Ora Ricky, Riccardo,, ha venticinque anni,è grande, dolce, gentile ed è l’orgoglio del suo papà. CARA NONNA
Cara nonna,mia bella, sei la mia stella e il mio sostegno. Ti voglio tanto bene Non vorrei mai recarti delle pene.
La mia vita con te È stata bella come quella di un re. Quando ero piccolino Stavi con me al mattino Al pomeriggio e alla sera. Quando grande son diventato mi hai sempre aiutato ad imparare,leggere e studiare e adesso anche a lavorare. Lo sai faccio sempre molta fatica, ma quando penso a te,accelero e in men che non si dica vado forte e apro tutte le porte per portarti un fiore e con lui tutto il mio cuore. Buon compleanno nonna! SIMONE
.Questa poesia l’ha scritta Simone quando ancora frequentava le prime classi dell’istituto professionale per la ristorazione (IPSAR). per il settantesimo compleanno della nonna. La nonna di Simone, una deliziosa signora che ha seguito Simone per tutto il percorso scolastico e l’inserimento lavorativo, aiutandolo e incoraggiando, me l’ha data togliendola da un portafoglio pieno di ricordi del nipote: “ Quando l’hai copiata me la restituisci, perché mi aiuta ad arrivare a sera., Ora Simone lavora e non è’ mai a casa.”
IL TEMPO
IL tempo non torna indietro Il tempo non è uguale Quello passato è fatto di cose importanti Quello futuro di sogni Quello presente è fatto di gente che parte e di gente che arriva Ci sono molti tempi Il mio comincia quando sono nata E finisce quando muoio. Nel mezzo c’è il mio tempo a volte breve A volte lungo Perché il tempo non si misura con il sole Ma con il dolore. LUISA
Questa poesia e la seguente che hanno come tema il tempo, mi sono state date dalla docente specializzata nel sostegno che segue Luisa.
IL CALENDARIO
Ci sono scritti gli appuntamenti I compleanni, le visite del medico, le sedute con il dentista e con il parrucchiere. Questo è il tempo della mia nonna. Sfogliando il calendario si legge Il passato e il futuro e anche il presente. Ogni persona ha un calendario Che misura il suo tempo Quando il calendario finisce Finisce anche il tempo. LUISA
IL LIBRO MIO AMICOUn amico ho trovatoTra tanti libri l’ ho scovato Era ben riposto Ma io l’ho preso a nessun costo
Sta con me la mattina Quando gli do una sbirciatina Sta con me durante la giornata Come una persona molto amata.
Quando dormo, sta sul comodino Tranquillo fino al mattino Il mio libro interessante Che mi parla con voce riposante della vita e della morte E mi apre tutte le porte
Fra tutti è il più caro Ed è un amico assai raro Mi piace da morire E vorrei che non dovesse mai finire
Questa poesia l’ho trovata allegata ad una relazione mai spedita. Ero andata nella scuola di Piero, un IPC, per uno dei tanti microseminari che facevamo per aiutare i docenti nella realizzazione del “Progetto 92”.. Durante il microseminario la Preside dell’istituto mi ha detto che aveva un problema. Il problema erano alcuni furti che si verificavano nella scuola.Pensai subito ad un ladro di merendine o di cellulari. Invece si trattava di un ladro di libri della biblioteca. ”Libri?che se ne fa ? – dissi meravigliata- se vuole li leggere li può chiedere a prestito” “No,li porta nello zaino – mi rispose la preside- non si cura minimamente di nasconderli: il ladruncolo è Piero” “Piero!?” Ero sbalordita Piero è un ragazzino disabile molto simpatico con un gran ciuffo biondo sempre sugli occhiali.:veniva a scuola molto volentieri e av eva un buon rapporto con i compagni e con gli insegnanti. Ho chiesto a Piero perché aveva preso i libri dalla biblioteca : ”Mi piace leggerli ogni tanto e non volevo restituirli L’ultimo che ho preso è’ troppo forte” Carla la docente specializzata nel sostegno mi ha detto che Piero, la mattina,tra una lezione e l’altra e, a volte, anche durante le lezioni ,leggeva i libri che aveva nello zaino Che dovevo fare? Ho comperato una copia dei libri presi da Piero e li ho dati alla Preside “Però bisogna punirlo- disse la Preside mentre consegnava i libri alla biblioteca- deve capire che non sì ruba1” Punire? Pensai alle punizioni che mi erano state inflitte che ancora ricordo come un incubo: “ Scrivi cento volte “Benito Mussolini, duce del fascismo, fondatore dell’impero” Però la Preside aveva ragione. Che fare? Parlaii con Piero “Sa prof- mi disse Piero con un visino compunto-se vuole le restituisco tutti i li bri meno uno che è il mio preferito” Gli dissi che poteva tenerli,perché avevo pensato io a restituirli,in futuro però doveva prendere i libri solo attraverso il normale prestito “Prof lei è mitica!” urlò Piero facendo una piroetta con la carrozzella Rimaneva la punizione che bisognava in un qualche modo dare. “Per punizione scrivi perché hai preso i libri.”Me lo consegni fra una settimana,quando torno” Dopo una settimana Piero mi dato questa poesia e le fotocopie di alcune pagine del suo libro preferito. Dimenticavo ;il libro preferito da Piero è Rainer Maria Rilke¸”I quaderni di Malte Laurids Brigge Forse dovevamo ringraziare Piero di esistere !
MIO FRATELLO
Ho un fratello Che molto bello Ha solo otto mesi Ma noi ci siamo subito intesi Io sono il capo e il suo protettore Lo porto a passeggio Lo faccio divertireGli racconto storie a non finire Lui mi ascolta Sorride felice Mi ama anche se non lo dice Il mio fratello è il mio tesoro E vale più dell’oro perchè è una persona Che vuole stare Sempre con me. Quando mi vede tende le braccine, mi chiama “uca” “uca” Come sarà quando mi chiamerà “Luca” LUCA
Q
Questa poesia è arrivata per e-mail con la seguente notazione”Poesia di Luca. Z. 2°B IPSC.”
L’ESAME E’ TERMINATOL’esame è terminatoEd il solo sono restato “lavoro?”non se ne parla “università?” come farla? Sarò solo nella mia casa ad aspettare il postino o a parlare con il vicino Ad aspettare qualche amico caro Che sarà sempre più raro
Il computer ho acquistato E tanto l’ho studiato Sempre solo nella mia stanza Faticando con costanza Facendo con perizia mia giochi di strategia
Un giorno ho provato in Internet a navigare per vedere se c’è qualche cosa per me Niente ho trovato, ma la bolletta ho pagato. Anche Internet è terminato E solo sono stato lasciato. GIORGIOQuesta poesia me l’ha inviata Giorgio dopo l’esame di maturità chiedendomi aiuto per trovare lavoro.Non sono riuscita ad aiutarlo: Trovare lavoro non è come risolvere i problemi dell’integrazione a scuola. Il lavoro lo ha trovato l’ufficio provinciale. Ora Giorgio lavora negli uffici del Comune del Paese dove abita. Ha continuato a scrivere poesie che sono pubblicate nel locale giornalino.
LE POESIE DA ALTRE SCUOLE
POESIA SULLA PACE
Dalla gabietta chiusa La pace volò via E mangiò le guerre Come un uccello rapace Dormì silenziosaNel cuore degli uomini E colorò tutto il mondo MAGDA
Questa poesiache mi è stata inviata da Claudio, non doveva fare parte di questa raccolta:.Infatti Magda, quando l’ha scritta ,nel 1998, aveva nove anni e frequentava la quarta elementare.Ma come potevo non includerla?
DIVERSITA’
Essere diversi, è un problemaUna responsabilità?Siamo di diverso colore:bianchi,neri, gialli;siamo di qualsiasi colorema l’importante non è quello.Un odio profondo tra noi,che ci ha oscurato gli occhi,il cuore;non proviamo niente per gli altrima solo odio.Una persona diversa da noi èUn rifiuto.IVAN
Anche il primo fascicolo contiene poesie di Ivan ,uno studente iscritto alla prima classe dell’istituto d’arte. Ivan scrive molte bellissime poesie, abita vicino a me e mi arriva puntualmente il giornalino del locale Consiglio Comunale dei Ragazzi.(CCR) a cui Ivan collabora. Questa poesia si trova ne “Il Lazzarone,n.11,2004”il giornale del CCR.pag.30. IL motivo che mi ha fatto includere questa poesia è la domanda che Ivan pone:”la diversità è un problema o una responsabilità?” Ci sto pensando da alcuni giorni.Pensateci anche voi.
Indice
Le poesie dagli istituti professionaliMio zio Carlo Nicola Una storia..LisaUn sogno..Lisa Un gatto perfetto SilviaLa mia età Riccardo Cara nonna Simone Il tempo Luisa Il calendario Luisa Il libro mio amico PieroIl mio fratello Luca L’esame è terminato Giorgio
Le poesie da altre scuole Poesia sulla pace Magda Diversità Ivan
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