|
|
Un anno di governo sulle politiche sociali di Don Vinicio Albanesi Non
ci vuole molto per commentare il primo anno dell'attuale governo
sulle politiche sociali in Italia. Sostanzialmente
sono stati due gli impegni: l'integrazione al milione della pensione
ai vecchi poveri, la legge sull'immigrazione. Il resto è tutto uno
slogan; un faremo, un vedremo, infiniti "libri bianchi"
che vorrebbero ricominciare dall'anno zero, in realtà prendono
tempo in attesa di...
La
prima constatazione è l'assoluta indifferenza governativa alle
politiche sociali della popolazione debole. Nessuna risorsa
aggiuntiva, nessun interesse ai cittadini e cittadine in
difficoltà. Non fanno parte della strategia governativa, tutta
incentrata su chi ha già risorse. La stessa legge sull'immigrazione
è concepita come occasione di risorse e non come legge sociale:
questa legge sembra dire agli immigrati "mi spiace per voi, ma
noi non possiamo che guadagnare dalla vostra presenza in Italia; in
caso contrario statevene pure a casa: con le buone, altrimenti
useremo le cattive". Su questa proposta di legge l'attenzione
è stata posta eccessivamente sulla sicurezza e sull'integrazione.
In realtà è un mix dal doppio volto, sociale ed economico: il
secondo è prevalente. Altro elemento di riflessione: il Ministero del Welfare è
debolissimo nella compagine governativa. I grandi temi sociali
(immigrazione, prostituzione, carcere...) sono appannaggio dei
leader massimi; il resto è talmente routine che il lavoro consiste
nello stoppare l'esistente e nel prendere tempo per il futuro. Ciò
significa che l’attenzione è verso la popolazione “normale” e
non verso “i vulnerabili”. Altro
dato ancora è l'assoluta mancanza di risorse: non sono previsti
investimenti nel sociale, anzi; si tenta di spolpare quel poco che
esiste: la voracità non ha mai limite. Il
terzo elemento è la filosofia che sottostà alla concezione di
politiche sociali. Può essere sintetizzata con la regola della
doppia g: "guarire, guardare". La politica è attiva se
c'è speranza di guarigione. Chi non ce la fa può essere reso solo
innocuo (cfr. tossicodipendenza, prostituzione, psichiatria). Per
chi è cronico, strutturalmente debole e senza speranze, pazienza.
Non si possono investire risorse su chi non ha speranza. Quarto
elemento: immissione del privato profit e non profit nelle politiche
sociali. Largo spazio alle imprese profit (a svantaggio di chi
utilizza i servizi) in linea con le politiche di sviluppo economico,
appello a quelle non profit perchè sostanzialmente a basso costo. Nel
complesso dunque la politica del governo sta esaltando, con estrema
chiarezza, la concezione del cittadino produttore di economia. Solo
costui ha diritti di parola e di tutela. Da questo punto di vista è
lineare l'innalzamento della pensione agli ultrasettantenni poveri,
i fondi per gli asili nido, le promesse per le famiglie. Chi, per
motivi diversi (di razza, di salute, di territorio, d'età) non ha
questi requisiti, non può che essere assistito per bontà da chi
lavora e produce. Sintomatici i gesti del Presidente del Consiglio
di offrire 10 milioni a due prostitute e di esporre la bambina
al rientro dall'Algeria. Questa concezione spazza via d'un colpo
ogni politica di welfare occidentale, per ritornare alle politiche
di sopravvivenza, caratteristiche dei paesi poveri o emergenti. Ma
se in quei paesi è drammatica la scelta in quanto le risorse sono
effettivamente poche, nel nostro paese diventa crudele e colpevole
trattare i cittadini in maniera diversa e discriminatoria. Nel tempo questa politica diventerà più esplicita.
Fa tristezza che non se ne renda conto chi dovrebbe. Tutti coloro
che dicono di aver rispetto della persona - primi fra tutti gli
uomini di Chiesa e i cosiddetti “politici cattolici”- a
prescindere da ogni altra considerazione. Un esempio: la recente
"grande discussione" tra badanti e lavoratori "in
nero" per la sanatoria sull’immigrazione in fondo è solo una
piccola discussione di pochi spiccioli.
Dal
Redattore
Sociale:
L’attuazione
della legge sull’assistenza e il fondo sociale; la povertà e le
pensioni minime. PUBBLICHIAMO un primo bilancio del primo anno dell’esecutivo
Berlusconi sulle politiche sociali. Si tratta di una ricostruzione
centrata sui temi che la nostra agenzia tratta ogni giorno. Ciò
significa che restano volutamente fuori gran parte di quei settori
dell’azione governativa che pure hanno conseguenze indirette sulle
fasce più deboli della società. Per intendersi, parliamo di
sanità solo riguardo la psichiatria, di previdenza solo riguardo
gli anziani con pensioni minime, di scuola solo riguardo l’integrazione
dei disabili, e così via. Tra gli altri temi non trattati in questa carrellata,
dedicata prevalentemente al disagio sociale in Italia, le annunciate
strategie per gli aiuti allo sviluppo dei paesi poveri e un tema che
in questi mesi ha fatto molto parlare e mobilitare le associazioni:
il ddl di riforma della legge 185 sul commercio delle armi. Il bilancio è suddiviso in 11 aree. Abbiamo incluso in
esso i provvedimenti effettivi e, in mancanza di questi, gli annunci
più rilevanti fatti dai ministri e alcune scelte parlamentari della
maggioranza.
Legge-quadro per l'assistenza La legge-quadro del '92 ha posto fine a una
legislazione che fino ad allora era stata settoriale, e in molti
casi arretrata, esprimendo finalmente una nuova concezione culturale
che pone al centro la persona nella sua globalità,
indipendentemente dallo stato e dal tipo di handicap in cui si
trova. Ciò, con un approccio innovativo che considera la persona
disabile nel suo sviluppo unitario dalla nascita, alla presenza in
famiglia, nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero. Per tutti
questi ambiti, oltre che per la prevenzione, l'informazione e la
comunicazione, la legge individua precisi diritti del disabile,
insistendo particolarmente sulla necessità di rimuovere le
situazioni invalidanti, di predisporre interventi che evitino
processi di emarginazione, di tutelare il rispetto della dignità,
la massima autonomia e partecipazione, il recupero funzionale e
sociale Legge
328/00 (Interventi e Servizi Sociali) Decreti
Attuativi Legge 328/00 La
legge di riforma dei Servizi Sociali 2. POVERTA’ Il
provvedimento più noto riguarda l’innalzamento a 1 milione di
lire delle pensioni minime per gli anziani ultrasettantenni a
basso reddito. Secondo le previsioni del governo, i beneficiari
dovevano essere 2 milioni e 200 mila. Dopo aver ammesso d’ufficio
al trattamento i primi 609 mila anziani fin dal gennaio 2001, l’Inps
ha invitato quasi 1 milione e 700 mila persone a dichiarare i
redditi per la verifica del diritto all’aumento.
Povertà assoluta in Italia La povertà assoluta: valore monetario
di un paniere di beni e servizi indispensabili affinché una
famiglia di data ampiezza possa raggiungere un livello di vita “socialmente
accettabile” nel paese. Viene calcolato per ciascuna ampiezza
familiare aggregando le componenti alimentare, per l’abitazione e
residuale. Il suo valore monetario viene annualmente aggiornato
tenendo conto della variazione dei prezzi di consumo (1 milione e 55
mila lire per il 2000). Vengono definite povere le famiglie che
presentano una spesa media mensile familiare inferiore o uguale al
valore del paniere. La povertà assoluta tocca il 4,3% delle
famiglie italiane (954 mila famiglie) per un totale di 2 milioni 937
mila individui. Nel Mezzogiorno l’incidenza è del 9,4% mentre nel
Centro e nel Nord è pari rispettivamente al 2,7% e all’1,6%. L’intensità
della povertà assoluta a livello nazionale è del 19,3%: nel centro
e nel Mezzogiorno i valori sono prossimi al 20% mentre nelle regioni
settentrionali l’intensità è pari al 15,4%. Le famiglie di 4 o
più componenti sono quelle che presentano l’incidenza di povertà
assoluta più alta pari al 7%. Anche le famiglie di altra tipologia
con membri aggregati, e gli anziani sono categorie ad alto rischio
di povertà assoluta con valori dell’incidenza rispettivamente del
7,6% e del 5,3%. È sempre nelle regioni del Mezzogiorno che si
evidenzia una maggiore concentrazione del fenomeno, vi risiede
infatti il 70,7% delle famiglie assolutamente povere. Fonte: ISTAT
Reddito minimo di inserimento Il Reddito minimo di inserimento (RMI),
introdotto in via sperimentale nel 1998 con funzioni di contrasto
della povertà, fornisce un sostegno economico ai soggetti a rischio
di marginalità sociale e impossibilitati a provvedere al
mantenimento proprio e dei figli per cause psichiche, fisiche e
sociali. Il
RMI non consiste solamente in un assegno monetario ma prevede anche
interventi di integrazione sociale finalizzati alla promozione delle
capacità individuali e dell’autonomia economica degli individui.
La sperimentazione, la cui conclusione era inizialmente prevista per
il 31 dicembre 2000, riguarda 39 comuni: 6 nel Nord, 11 nel Centro e
22 nel Mezzogiorno. L’importo mensile del RMI per un nucleo
familiare di un solo componente è pari alla differenza tra una
soglia prefissata (520.000 lire nel 2000) e il reddito disponibile
della famiglia.
Povertà relativa in Italia L’incidenza della povertà viene calcolata
sulla base del numero di famiglie (e relativi componenti) che
presentano spese per consumi. Per la misurazione della povertà
relativa viene utilizzata la definizione della International
Standard of Poverty Line applicata ai dati per la spesa per consumo
delle famiglie. Secondo questa definizione si definisce povera una
famiglia di due persone la cui spesa mensile per consumi è pari o
inferiore al consumo medio pro-capite del paese. In Italia tale
valore nel 2000 è pari a 1 milione e 568 mila 791 lire mensili
correnti. In Italia la valutazione del fenomeno povertà viene
effettuata sulla base di entrambe le soglie (povertà assoluta e
relativa) utilizzando i dati dell’indagine sui consumi delle
famiglie. Nel 2000 circa 2 milioni e 707 mila famiglie,
pari al 12,3% del totale delle famiglie residenti, vivono in
condizione di povertà relativa per un totale di 7 milioni 948 mila
individui (il 13,9% dell’intera popolazione). A caratterizzare le
famiglie dove è maggiormente diffuso il fenomeno della povertà
relativa sono: la presenza di più figli, l’elevata dimensione, i
bassi livelli di istruzione, l’esclusione dal mercato del lavoro,
la presenza di anziani o anziano solo. A fronte di una sostanziale
stabilità a livello nazionale tra il 1999 e il 2000 si osserva un
aumento significativo dell’incidenza di povertà nel Nord, dove il
valore passa dal 5% nel ’99 al 5,7% nel 2000. Le famiglie povere
spendono in media 1 milione 216 mila lire mensili, il 22,5% in meno
della soglia. Fonte: ISTAT Osservatorio
sulle Povertà - Rapporto 2000 IPU - Indice
di Povertà Umana Indice messo a punto dall'UNDP (United Nations Development Programme) per misurare le deprivazioni nello sviluppo umano di base nelle tre dimensioni dell'ISU: longevità, conoscenza e standard di vita dignitoso (IPU-1). L'IPU per i paesi dell'OCSE (IPU-2) aggiunge, a quelle tre dimensioni, l'esclusione sociale ISU - Indice
di Sviluppo Umano Indice messo a punto dall'UNDP (United
Nations Development Programme) a partire dal 1990, con il contributo
determinante del Premio Nobel Amartya Sen, per misurare le
performance dei vari paesi nel raggiungimento di uno stato di
benessere e di sviluppo che vada oltre la sola dimensione economica.
Le dimensioni analizzate dall'ISU, attraverso un insieme di
variabili (speranza di vita, tasso di alfabetizzazione semplice e
congiunto, PIL pro capite), sono quelle della longevità, della
conoscenza, e del raggiungimento di uno standard di vita dignitoso.
RMI: Reddito
minimo di inserimento È una misura che si rivolge in primo luogo a
soggetti adulti in età di lavoro e alle loro famiglie, finalizzata
a ridurre il disagio economico integrando il reddito, ed a fornire
risorse di diversa natura affinché gli individui e le famiglie
riescano a contrastare autonomamente i rischi di riproduzione
familiare della povertà. L’ottenimento del RMI è subordinato
alla stipula di un contratto di inserimento (sociale e/o lavorativo)
tra il beneficiario e l’ente o l’agenzia che lo gestisce. Nel
caso di inserimento lavorativo le attività consistono in recuperi o
integrazioni formative, tirocini, stage lavorativi ecc. Piano
Nazionale di Inclusione sociale (giugno 2001)
ISG - Indice
di Sviluppo di Genere L'ISG, secondo la definizione contenuta nel
Rapporto dell'UNDP (United Nations Development Programme),
"misura i risultati raggiunti nelle stesse tre dimensioni e
variabili dell'ISU, ma sottolinea le ineguaglianze tra uomini e
donne (...): maggiore è la disparità nello sviluppo umano di base,
minore sarà l'ISG di un paese rispetto al suo ISU ".
MEG - Misura
dell'empowerment di genere Messo a punto dall'UNDP (United Nations Development Programme) indica il grado di partecipazione attiva delle donne alla vita politica ed economica. Gli indici a cui fa riferimento sono: partecipazione economica e alle decisioni, partecipazione politica e alle decisioni, potere sulle risorse economiche
Per
Conso presidente del Consiglio italiano per i rifugiati e Presidente
emerito della Corte Costituzionale: “viene prima il diritto
o la politica?”: una domanda provocatoria e allo stesso
tempo densa di riflessioni. “Quale legge per il diritto di
asilo? Dalla Legge Martelli al ddl Bossi-Fini”. I
due articoli riguardanti l’asilo inseriti nel ddl sull’immigrazione
si oppongono a principi della Costituzione e ad aspetti del diritto
internazionale già esistenti. Sarebbe necessaria “una legge ad
hoc” sull’argomento, dato che gli eventuali emendamenti
equivalgono al “tallone d’Achille della legge stessa, centrata
sugli immigrati”. Quindi lo stralcio degli articoli “dovrebbe
essere un corollario obbligato”, per ripartire e ripensare un ddl
esclusivamente dedicato ai rifugiati e richiedenti asilo. Certamente
“occorre stroncare le irregolarità di chi usa lo slogan della
richiesta di asilo per mascherare l’immigrazione clandestina, ma
bisogna anche prendere tempo per esaminare i casi dubbi.
Nodo
della questione resta la “tutela giurisdizionale” per i
richiedenti asilo, dando loro la possibilità di fare ricorso e di
attenderne l’esito, mentre il ddl prevede l’allontanamento (che
per Conso equivale all’espulsione) per chi non abbia i requisiti
necessari per essere considerato rifugiato. In caso di errore,
però, “verranno violati i diritti fondamentali della persona,
rimandandola nel paese di origine dove rischia la tortura – con
segni che rimangono addosso per tutta la vita - o anche la pena di
morte. Le difficoltà per i richiedenti asilo si moltiplicano anche
dei centri di accoglienza dove sono ospitati per 2 o 3 mesi in
attesa dell’esame della loro domanda. In
Italia i rifugiati sono appena 0,4 su mille abitanti, mentre in
Germania il rapporto è 13 su mille, in Svizzera sale addirittura a
20. Numeri esigui, se si pensa che “in Pakistan i rifugiati sono 3
milioni, 2 milioni in Iran”. Profugo: Termine generico che indica chi lascia il
proprio paese a causa di eventi esterni (guerre, invasioni, rivolte,
catastrofi naturali). Fonte: CIR (Consiglio italiano per i rifugiati) Rifugiato: Il rifugiato è colui che è costretto
a lasciare il proprio paese a causa di persecuzione per motivi di
razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo
sociale o per le opinioni politiche (Convenzione di Ginevra, 1951).
A differenza del migrante, egli non ha scelta: non può tornare nel
proprio paese d’origine se non a scapito della propria sicurezza e
incolumità. Dal punto di vista giuridico-amministrativo, un
rifugiato è una persona cui è riconosciuto lo status di rifugiato. Fonte: CIR (Consiglio italiano per i rifugiati) Richiedente asilo:
Colui che fugge dal proprio paese e inoltra, in un altro Stato, una
domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato. La
sua domanda viene poi esaminata dalle autorità competenti di quel
paese (in Italia, la Commissione Centrale per il Riconoscimento
dello Status di Rifugiato). Fino al momento della decisione in
merito alla domanda, egli è un richiedente asilo. Fonte: CIR (Consiglio italiano per i rifugiati) Sfollato: In
alcuni contesti, si parla genericamente di sfollato come di chi
fugge a causa di catastrofi naturali o guerre e viene accolto
temporaneamente sul territorio di un paese estero, con un soggiorno
per "protezione umanitaria". Spesso, il termine è usato
come traduzione dall’inglese: "Internally Displaced Person"
(IDP), colui che abbandona la propria dimora per gli stessi motivi
del rifugiato, ma non oltrepassa un confine internazionale, restando
dunque all'interno del proprio paese.
Raccolta
di fonti internazionali: Leggi e convenzione di Ginevra 28
luglio 1951
L’intesa raggiunta sulla presentazione di
un emendamento da parte del governo al disegno di legge
sull''immigrazione, attualmente all''esame di Palazzo Madama,
riguarda la regolarizzazione delle colf e di tutti i lavoratori
extracomunitari che svolgono lavoro a domicilio (i cosiddetti
badanti). All’indomani della presentazione del ddl, infatti, le
associazioni di categoria avevano avanzato molte critiche al
provvedimento, sottolineando come la legge andasse a danneggiare non
solo le lavoratrici domestiche straniere in attesa di essere
regolarizzate, ma soprattutto le famiglie, impossibilitate a
metterle in regola, stando all’applicazione della nuova normativa. L’emendamento ora proposto dovrebbe andare
a sanare questa specifica situazione attraverso una serie di
garanzie a cui lavoratori e famiglie interessate dovranno attenersi.
Le colf per ottenere la regolarizzazione dovranno dimostrare di
avere un lavoro solido, un alloggio e di non avere carichi pendenti.
Sarà inoltre tenuto in considerazione da quanto tempo esse
risiedono nel nostro paese. Per
quanto riguarda invece gli obblighi del datore di lavoro, l’emendamento
dovrebbe ipotizzare il pagamento di una quota dei contributi
pregressi non versati, così come il pagamento da parte del
lavoratore da regolarizzare di una parte delle tasse non pagate per
il periodo in nero.
Ddl Immigrazione: cosa cambierà
rispetto all'attuale Testo Unico Lavoro e contrasto all'immigrazione
clandestina. Sono questi i capisaldi del nuovo disegno di
legge (S.795), approvato dal Consiglio dei ministri, che
definisce le modifiche al Testo Unico contenente le disposizioni
sulla disciplina dell'immigrazione.
Contratto di soggiorno La nuova normativa introduce il principio del
“contratto di soggiorno”, condizione che permette allo straniero
di ottenere il permesso per motivi di lavoro, la cui durata è
quella prevista dal contratto stesso. Questo, se riferito ad un
impiego stagionale, ha una durata massima di nove mesi; se riferito
ad un lavoro subordinato a tempo determinato, non può essere
superiore ad un anno; se, infine, è in relazione ad un lavoro
subordinato a tempo indeterminato, deve concludersi entro due anni.
Stesso limite viene imposto anche per il lavoro autonomo. Al datore
di lavoro rimane l’obbligo di garantire un’adeguata sistemazione
alloggiativa per il lavoratore, di garantire la copertura delle
spese di un eventuale rimpatrio del lavoratore e del preventivo
accertamento di indisponibilità di manodopera nazionale e
comunitaria. Proposta l’abolizione dell’art. 23 del Testo Unico,
che prevedeva l'istituto dello "sponsor”, cioè la garanzia
per l’accesso regolare al lavoro, determinata dalla possibilità
di chiamate nominative di lavoratori residenti all’estero. Questo
sistema faceva leva sulla cosiddetta “catena migratoria” o in
altre parole sul legame tra gli stranieri che vivono all’estero e
quelli integrati nel nostro paese. In sostituzione allo sponsor, si
introduce il nuovo istituto dei titoli di prelazione: corsi di
formazione professionale nei paesi di origine degli stranieri, con
assunzioni preferenziali per chi li superi.
Permesso di soggiorno Rispetto alla normativa vigente, che
stabilisce che la durata del permesso di soggiorno deve essere
quella prevista dal visto d'ingresso, nel nuovo disegno di legge il
tempo viene dimezzato e viene portata da 5 a 6 anni la durata di
permanenza regolare, necessaria al conseguimento della carta di
soggiorno. Il nuovo disegno di legge richiede un tempo di novanta
giorni prima della scadenza, mentre la durata non può superare
quella richiesta inizialmente. Il rilascio della carta di soggiorno,
secondo le disposizioni del nuovo disegno di legge, può essere
richiesto dallo straniero regolarmente soggiornante in Italia da
almeno otto anni, contro i cinque richiesti dal Testo Unico.
Il disegno di legge introduce all’art. 30
del Testo Unico un comma 1 bis che prende in considerazione il caso
dei matrimoni simulati. Si prevede che il permesso di soggiorno sia
immediatamente revocato qualora sia accertato che al matrimonio non
è seguita l’effettiva convivenza. Unica eccezione che dal
matrimonio sia nati dei figli.
Il disegno di legge propone una ri-scrittura
completa della disciplina degli allontanamenti ed introduce inoltre
l’accompagnamento coatto alla frontiera come forma ordinaria di
esecuzione dell’espulsione amministrativa. L'arresto effettivo e
"immediato" per l'immigrato clandestino scatta al terzo
tentativo di rientro in Italia senza permesso. Il clandestino,
processato per direttissima, rischia il carcere da uno a quattro
anni. Ma già al primo tentativo di rientro senza permesso, lo
straniero irregolare può finire in carcere con una pena che va da
sei mesi a un anno, commutabile in espulsione. Poiché la maggiore
difficoltà nel contrasto alla clandestinità riguarda
l'identificazione dell'immigrato e la definizione dello Stato di
provenienza, il disegno di legge prevede l'allungamento del
soggiorno nei Centri di permanenza temporanea: 30 giorni,
prorogabili a 60 (contro i 20 prorogabili a 30 del Testo Unico).
Il nuovo disegno di legge restringe l’area
del ricongiungimento familiare, prevedendo l'abrogazione di due
norme del Testo Unico. Vengono esclusi dal ricongiungimento i
parenti entro il terzo grado e subordinato l’ingresso nel paese
dei genitori alla condizione che essi non abbiano altri figli.
Le quote saranno fissate con uno o più
decreti l'anno sulla base delle esigenze e delle richieste di
manodopera da parte del mondo produttivo.
Due gli elementi di novità: il decentramento
a livello provinciale della Commissione deputata all’esame delle
domande di asilo e la previsione di un trattamento obbligatorio
degli stranieri che chiedano il diritto di asilo, essendo già
destinatari di un procedimento di espulsione o dopo essere stati
intercettati in situazioni di ingresso o soggiorno illegale. Lo
scopo è di "garantire la tutela di colui che richiede asilo,
ma di evitare che questo istituto sia impropriamente utilizzato per
aggirare le disposizioni sull'immigrazione”.
Vengono limitati gli ingressi degli sportivi
extracomunitari. Il limite massimo annuale d’ingresso degli
stranieri che svolgono attività sportiva a titolo professionistico
o comunque retribuita, viene stabilito ogni anno dal ministero dei
Beni culturali su proposta del Coni e ripartito tra le società
sportive da ripartire tra le federazioni sportive nazionali. Le
altre novità contenute nel disegno di legge, che prima di essere
discusso in Parlamento deve passare al vaglio della Conferenza
Stato-Regioni, riguardano i lavoratori di origine italiana residenti
in paesi non comunitari (per parte di almeno uno dei genitori fino
al terzo grado di parentela) che avranno una corsia preferenziale
nel mercato del lavoro Il disegno di legge, inoltre, prevede aiuti e
cooperazione solo agli Stati che si impegneranno a contrastare
l'immigrazione clandestina e la tratta di donne e minori. Infine,
uno Sportello unico per l'immigrazione, istituito presso le
prefetture, avrà il compito di monitorare il fenomeno e di
coordinare le politiche territoriali. Delibera
del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe)
riguardante l'assistenza sanitaria agli stranieri presenti nel
territorio nazionale. (Art. 33, legge 6 marzo 1998, n. 40).
Deliberazione n. 117/2001 che fissa gli stanziamenti complessivi e
la ripartizione tra le Regioni dei finanziamenti destinati alla
copertura delle spese destinate agli stranieri non in regola con la
normativa sul soggiorno presenti sul territorio italiano. La sanità per i cittadini immigrati (Ministero della
Sanità) Italiano
- Inglese
- Francese
- Spagnolo
ASSISTENZA
SANITARIA AGLI STRANIERI IMMIGRATI SECONDO
RAPPORTO SUL RAZZISMO IN ITALIA a cura del'ECRI (Commissione Europea contro il razzismo e
l'intolleranza) IN ITALIANO
DECRETO
MINISTERIALE LAVORO STAGIONALE DEL 04.02.02 >> [leggi]
22/05/2002
Immigrati:
Maroni aumenta flussi per il 2002 IMMIGRATI
SPREMI E GETTA NELLA NUOVA LEGGE DI BOSSI di Giovanni Palombarini >> [leggi]
Note: (**) Per un numero significativo di rifugiati,
soprattutto nei paesi più sviluppati, non disponibile una
ripartizione per paese d'origine. Inoltre, molti rifugiati come ad
esempio i vietnamiti negli Stati Uniti - hanno acquisito la
cittadinanza del paese di asilo, pertanto non sono inclusi nelle
statistiche dei rifugiati. Fonte: UNHCR - 2001
Fonte:
Caritas Roma su dati Ministero dell'Interno
Sintesi
Dossier Statistico Immigrazione 2001 Dossier
Statistico 2001 - Roma e Lazio Relazione
di mons. Guerino Di Tora alla Presentazione del Dossier Immigrazione
2001 Relazione
di Franco Pittau alla Presentazione del Dossier Immigrazione 2001 Considerazioni
della Caritas al DDL sull'immigrazione del Governo
Fonte:
RS
*dati
Ministero dell'Interno
Fonte: Caritas/Dossier statistico immigrazione 2001 4. DROGA
Annunciato
dal vice-premier Fini il 26 ottobre 2001 ad un convegno presso la
Comunità San Patrignano (presenti vari esponenti del governo), è
stato istituito con un decreto del novembre 2001 il Dipartimento
nazionale per le politiche contro la droga. Formalmente è una
struttura di “missione” del governo: è operativo dai primi mesi
del 2002, anche se non è stato ancora nominato un capo
dipartimento. Di
fatto, a dirigerlo è stato invece nominato per la durata di due
anni il Commissario straordinario per le politiche contro la
droga, nella persona dell’ex-prefetto Pietro Soggiu, già a capo
della direzione centrale antidroga del ministero dell’interno. Tra
le modifiche annunciate, la riforma dei Ser.T.
(servizi pubblici per le tossicodipendenze). Una bozza di decreto in
tal senso ha circolato per qualche tempo, ma è stata in seguito
accantonata per una discussione più ampia. Punti centrali della
bozza erano: la creazione presso le Asl di un dipartimento unico per
droghe, alcolismo, minori a rischio, salute mentale; l’eliminazione
del “filtro” obbligatorio dei Ser.T.
per accedere alle comunità terapeutiche; l’affermazione di una
forte centralità di queste ultime e della loro pari dignità con il
servizio pubblico.
DROGA
Legenda
Fonte: Ministero della Sanità
Note:
Fonte: Ministero dell'Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza
Fonte:
Ministero dell'Interno
* Dati raccolti da un progetto europeo di
indagine scolastica sull'alcol e altre droghe (Studio ESPAD)
Il
Governo ha presentato un Piano nazionale degli asili nido che vuole
essere una disciplina quadro in materia, in sostituzione alla legge
vigente che risale al 1971. L'elemento essenziale del disegno di
legge è rappresentato dalla previsione del doppio binario "pubblico-privato"
nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà nella gestione
dei servizi. In quest’ottica lo Stato definisce con le regioni e
gli enti locali i criteri generali per la realizzazione e lo
sviluppo degli asili nido, i requisiti minimi per autorizzare il
funzionamento degli asili nido e dei micro-nidi, gli orientamenti
nazionali in materia e la ripartizione delle risorse, le regioni
stesse programmano lo sviluppo degli asili nido, definiscono i
criteri per l'autorizzazione, stabiliscono i profili professionali e
promuovono interventi per la creazione di micro-nidi nei luoghi di
lavoro. Inoltre determinano le modalità per il controllo di
gestione, e ripartiscono i fondi attribuiti sulla base delle
richieste trasmesse dai comuni. La proposta prevede che anche i
privati, comprese le famiglie, in forma individuale o associata,
possano presentare ai comuni progetti per la organizzazione e la
gestione di servizi inerenti gli asili nido, anche sostitutivi
integralmente di quelli pubblici, chiedendone il finanziamento
totale o parziale.
Note:
In Italia i figli coinvolti nella
separazione dei genitori sono circa un milione e vivono un’esperienza
che, anche quando è gestita civilmente, rimane uno dei momenti più
difficili e delicati della loro vita. Per l'attuale Governo, le
famiglie da aiutare sono soltanto quelle basate sul matrimonio. Asili
nido in Italia: alcuni dati: Secondo l’indagine “I Servizi per le famiglie”
condotta dall’Eurispes ed inclusa nel 'Rapporto Italia 2002' su
100 bambini di età compresa tra 0 e 2 anni, solo 6 sono iscritti al
nido: 10% sono del Nord , 7,5% del Centro e 2% del Sud. L’asilo nido non sarebbe più considerato dagli italiani
come un ‘parcheggio’ obbligato per motivi di lavoro, anzi, ne
verrebbe sempre più apprezzata la funzione educativa, un 40,3% di
genitori infatti ha affermato che l’asilo ‘è importante per
l’educazione’, un 26% ‘per stare con altri bambini’ e
solo un 23,1% ha dichiarato che ‘nessun familiare può tenerlo’. Secondo dati dell’osservatorio regionale del Lazio sull’infanzia
e l’adolescenza la quasi totalità dei bambini disabili o con
problemi nella fascia 3-5 anni frequenta le scuole pubbliche.
Asili nido. L''articolo 70 della Legge finanziaria 2002 Disposizioni in materia di asili nido:
2. Gli asili nido, quali strutture dirette a garantire la
formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini di età
compresa tra i tre mesi ed i tre anni ed a sostenere le famiglie ed
i genitori, rientrano tra le competenze fondamentali dello Stato,
delle regioni e degli enti locali. 4. Le regioni, nei limiti delle proprie risorse ordinarie
di bilancio e di quelle aggiuntive di cui al comma 3, provvedono a
ripartire le risorse finanziarie tra i comuni, singoli o associati,
che ne fanno richiesta per la costruzione e la gestione degli asili
nido nonché di micro-nidi nei luoghi di lavoro. 6. Le spese di partecipazione alla gestione dei micro-nidi
e dei nidi nei luoghi di lavoro sono deducibili dall’imposta sul
reddito dei genitori e dei datori di lavoro nella misura che verrà
determinata con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze
da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore
della presente legge. L’onere complessivo non potrà superare
rispettivamente 6, 20 e 25 milioni di euro per ciascuno degli anni
2002, 2003 e 2004. 8. La dotazione del Fondo di cui al comma 1 è fissata in
50 milioni di euro per l’anno 2002, 100 milioni di euro per l’anno
2003 e 150 milioni di euro per l’anno 2004. A decorrere dal 2005
alla determinazione del Fondo si provvede ai sensi dell’articolo
11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e
successive modificazioni.
Fonte: Centro analisi e studi sull'infanzia e l'adolescenza di Firenze 6.
MINORI
Sul
fronte penale, il ddl prevede un inasprimento delle pene a
carico dei minori che delinquono attraverso l'innalzamento delle
pene (la riduzione passa da 1/3 ad 1/4), l’ampliamento delle
ipotesi di custodia cautelare per i minori (modalità che investe
anche l’istituto della “messa in prova”) e la possibilità che
il minore, compiuti 18 anni, sconti la pena in istituti carcerari
per maggiorenni.
Il
15 maggio 2002 il ministro per le pari opportunità ha annunciato la
nascita di “Ciclope”, il Comitato di coordinamento
anti-pedofilia, che sarà composto dai rappresentanti dei
ministeri interessati al contrasto del fenomeno: Interno, Giustizia,
Esteri, attività Produttive, Comunicazione, Innovazione
Tecnologica, Istruzione, Welfare e Politiche comunitarie, oltre ad
esperti, rappresentanti del mondo dell’associazionismo e il
presidente della Rai.
Il governo ha inoltre dichiarato di volersi impegnare nel contrasto al lavoro minorile, annunciando per il 12 giugno 2002 la presentazione della prima ricerca Istat realizzata in Italia su questo tema. MINORI
Note:
Associazione
Papa Giovanni XXIII:
"La proposta di riaprire le case chiuse
o di creare zone riservate alla prostituzione (zoning) ed istituire
le cooperative per esercitare la prostituzione, sono il regalo più
bello fatto dallo Stato ai criminali, perché così potranno
sfruttare legalmente, anzi con l’approvazione istituzionale, le
donne ridotte a merce”
Anche il ministro del Welfare Roberto Maroni
sostiene il progetto degli “Eros center”, le zone a luci rosse,
lanciato nei giorni scorsi dal leghista Umberto Bossi Case chiuse: Il termine indica i luoghi dove si esercitava
legittimamente la prostituzione, chiusi dopo l'approvazione della
legge Merlin (nome della prima firmataria della Legge 20 febbraio
1958, n.75, che ha chiuso i luoghi in cui la prostituzione veniva
esercitata con il beneplacito dello Stato).
Case squillo: Case e/o appartamenti dove viene esercitata illegalmente la
prostituzione, attraverso chiamate telefoniche o annunci (da cui il
nome "squillo").
Fonte: Elaborazione RS su dati PARSEC 2000 e Dipartimento per le Pari Opportunità 2001
Fonte: Centro documentazione dell'Eurispes, 2000
Fonte: "Relazione sul traffico degli esseri umani " Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari su dati Ministero dell'Interno
Fonte:
Ministero delle Pari Opportunità Il
Ddl “Norme relative allo sfruttamento della prostituzione
straniera”, a firma del senatore di Forza Italia Giampaolo
Bettamio, mira a:
-
sancire la punibilità per il
cliente che compie atti sessuali con il minore.
-
Il disegno di legge in questione
propone allora di sancire che chiunque compie atti sessuali con una
donna straniera che esercita la prostituzione venga punito con la
reclusione fino a 6 mesi e con la multa da 2 a 10 milioni di lire.
Oltre a ciò, si stabilisce che qualora la prostituta risultasse
minorenne, sarà applicata la disciplina sancita dagli artt. 600 bis
e 609 quater (intangibilità del minore di 14 anni, con cui è non
è possibile compiere atti sessuali) del Codice penale. La pena per
il cliente può essere sostituita, in caso di prima condanna e a
richiesta di parte, dalla frequentazione del condannato di un corso
di recupero sociale (per almeno tre mesi). A tal proposito Il
Ministero dell’Interno è autorizzato a stipulare convenzioni con
le Comunità e le Associazioni no-profit impegnate nelle attività
di contrasto della prostituzione, al fine di istituire i corsi per i
condannati. Sono anche istituiti fondi per l’attività di
risocializzazione delle vittime dei reati, mediante l’utilizzazione
dei beni e delle risorse sottoposte a sequestro e appartenenti alle
organizzazioni criminali e alle persone coinvolte nelle attività
illecite Prostituzione:
i Ddl in discussione (2001-2002) Sostenitori
dell'abolizione e della legalizzazione della prostituzione si stanno
confrontando fuori e dentro l’Aula parlamentare. Sono 8 le
proposte in discussione. Vediamole.
Alcune
associazioni di familiari hanno però denunciato che con
l'applicazione dei Lea la situazione dei malati mentali diventerà
insostenibile. Il 60% dei costi finirà per gravare sulle famiglie
che in caso di difficoltà economiche e nei casi di malattia più
gravi potrebbero essere impossibilitate a curare i propri familiari.
Rilievi simili sono stati mossi da organizzazioni di tutela di
malati di Aids.
Psichiatria
– Il
processo storico e culturale che ha portato alla Legge 180 L’istituzione
manicomiale vede negli anni ’50 oltre 100mila cittadini internati.
I manicomi svolgono una funzione prevalente di contenitore sociale
di una serie di problemi diversificati, la popolazione è costituita
non soltanto da persone con disturbi mentali, ma anche da disabili
gravi e gravissimi, disadattati sociali, emarginati, alcoolisti. C’è
perfino chi nasce in manicomio e vi trascorre tutta la vita. Il
ricovero, quasi sempre deciso da altri, è obbligatorio e spesso
dura fino alla morte, in quanto non esistono stimoli o soluzioni
alternative. Il criterio per l’internamento non è la malattia
mentale ma la pericolosità o il "pubblico scandalo" ed è
quindi evidente che la funzione del manicomio è solo in minima
parte di "cura”.
Fonte:
Ornella Bortolotti, Fogli di informazione e di coordinamento, n. 2
marzo-aprile 2000, Movi
Salute
mentale: i Ddl di modifica della legge 180/78 I
disegni di legge (C.174
e C.152)
tutt’ora in discussione presso la Commissione Affari Sociali e
concernente rispettivamente “Norme per la prevenzione e la cura
delle malattie mentali” e “Norme per la riorganizzazione
dell'assistenza psichiatrica e per la tutela dei malati di mente”
intendono modificare la legge 180/78, e in particolare gli articoli
33 e seguenti della legge 833/78, in cui i contenuti della legge
n.180 sono incorporati.
Psichiatria:
i componenti dell''Osservatorio per la salute mentale I
nomi dei componenti dell'Osservatorio e del Comitato di presidenza
sono indicati nel decreto firmato il 10 aprile dal ministro della
Salute, Girolamo Sirchia. Sono 38 in tutto, di cui 15 esperti tra
psichiatri, pediatri, geriatri e neuropsichiatri infantili. Ad essi
si affiancano i vari rappresentanti regionali, delle associazioni di
volontariato e dei ministeri.
Antonio
Guidi, sottosegretario
alla Salute Il
Segretario dell'Osservatorio è Giuliana Moriconi, collaboratore
amministrativo presso la direzione generale della Prevenzione. Il Comitato di Presidenza è composto, oltre che dal sottosegretario Guidi nella funzione di coordinatore, da Fabrizio Oleari, Sergio Schiaffino, Fabrizio Starace, Giovanni Bollea, Mario Maj, Ernesto Muggia, Anna Rosa Andretta, Guido Ditta.
Fonte:
Ministero di Grazia e Giustizia - 1998
Il
gran numero dei rinchiusi negli OPG è composto da persone che hanno
commesso reati contro il patrimonio; molti sono tossicodipendenti,
sieropositivi, alcooldipendenti, persone sole, anziani. Fonte: RS 10.
DISABILITA’
Il
Governo ha bloccato il decreto, varato nella precedente legislatura,
che prevedeva il finanziamento di 600 miliardi per il “Dopo di noi”,
perché “centralista” ovvero perché prevedeva che la gestione
fosse affidata al Dipartimento Affari Sociali e non alle regioni. Il
Governo si è impegnato a riformulare il testo del decreto. Il
Segretario dell'Osservatorio è Giuliana Moriconi, collaboratore
amministrativo presso la direzione generale della Prevenzione. Il
Comitato di Presidenza è composto, oltre che dal sottosegretario
Guidi nella funzione di coordinatore, da Fabrizio Oleari, Sergio
Schiaffino, Fabrizio Starace, Giovanni Bollea, Mario Maj, Ernesto
Muggia, Anna Rosa Andretta, Guido Ditta.
'Dopo
di noi': come saranno assegnati i soldi L’iniziativa
del “Dopo di noi”, che prevede interventi a favore di soggetti
con handicap grave privi dell’assistenza dei familiari, è
disciplinata da un regolamento adottato dal Ministro per la
Solidarietà sociale, concernente i criteri e le modalità per la
concessione e l’erogazione dei finanziamenti agli organismi che ne
faranno richiesta. Tali
finanziamenti dovranno essere finalizzati alla realizzazione di
nuove strutture destinate al mantenimento e all’assistenza di
soggetti con handicap grave e privi dei familiari che ad essi
provvedevano. Il regolamento stabilisce le modalità di verifica
delle attività svolte e disciplina anche le ipotesi di revoca dei
finanziamenti già concessi. I
soggetti abilitati a presentare la domanda sono le organizzazioni di
volontariato, le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus)
che dimostrino una comprovata e diretta esperienza nel settore dell’assistenza
a soggetti con handicap grave. I
progetti finanziabili, come detto, sono quelli che prevedono l’apertura
di nuove strutture di accoglienza. In questo ambito sono
finanziabili l’acquisto, la ristrutturazione, la locazione di
immobili necessari per l’apertura di tali strutture; l’acquisto
e la messa in opera degli impianti e delle attrezzature, compreso l’arredamento;
l’avvio e la prosecuzione per l’anno 2001 delle attività
assistenziali, di tutela e di sostegno da realizzare nelle strutture
di accoglienza. Strutture che, ovviamente, devono avere dei
requisiti minimi necessari, come ad esempio una dimensione tale da
assicurare l’accoglienza di non meno di otto e di non più di
sedici soggetti con handicap grave. Garanzie
sono richieste circa l’impiego di personale qualificato e gli
standard delle prestazioni. Le domande, in generale, dovranno
offrire la maggiori garanzie sia in tema di qualità che dei tempi
di realizzazione. L’istruttoria sui progetti sarà effettuata dalla specifica Commissione. E i controlli continueranno anche dopo l’erogazione dei finanziamenti. Il rappresentante legale dell’organizzazione dovrà presentare ogni due anni una relazione che illustra le attività svolte mentre il Dipartimento per gli affari sociali potrà effettuare verifiche e ispezioni. In caso di irregolarità (mancato rispetto delle prescrizioni, non veridicità della documentazione) i finanziamenti concessi potranno essere revocati.
Note:
Fonte:
Istat 1999 - 2000
Norme
per il diritto al lavoro dei disabili - Legge sul lavoro per i
disabili
La legge n.68 ha come finalità la promozione
dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone
disabili nel mondo del lavoro, attraverso servizi di sostegno e di
collocamento mirato. Essa si applica alle persone in età
lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e
ai portatori di handicap intellettivo, che comportino una riduzione
della capacità lavorativa superiore al 45%, accertata da competenti
commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile. La
legge si applica anche alle persone invalide del lavoro con un grado
di invalidità superiore al 33%, accertata dall’Inail, nonché
alle persone non vedenti o sordomute e agli invalidi di guerra,
invalidi civili di guerra e invalidi per servizio.
Legge-quadro
per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate - Legge quadro per l'handicap
La legge-quadro del '92 ha posto fine a una
legislazione che fino ad allora era stata settoriale, e in molti
casi arretrata, esprimendo finalmente una nuova concezione culturale
che pone al centro la persona nella sua globalità,
indipendentemente dallo stato e dal tipo di handicap in cui si
trova. Ciò, con un approccio innovativo che considera la persona
disabile nel suo sviluppo unitario dalla nascita, alla presenza in
famiglia, nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero. Per tutti
questi ambiti, oltre che per la prevenzione, l'informazione e la
comunicazione, la legge individua precisi diritti del disabile,
insistendo particolarmente sulla necessità di rimuovere le
situazioni invalidanti, di predisporre interventi che evitino
processi di emarginazione, di tutelare il rispetto della dignità,
la massima autonomia e partecipazione, il recupero funzionale e
sociale
Impresa sociale: la proposta del Forum Terzo
Settore
Ecco il testo di legge sull’impresa sociale
elaborato dal Forum del Terzo Settore di concerto con il Governo.
Definizione dell''impresa sociale
Disciplina dell''impresa sociale
a)
determinare i settori di utilità sociale in cui opera l''impresa
sociale;
b)
definire caratteristiche e vincoli della struttura proprietaria o
di controllo, escludendo la possibilità che soggetti pubblici o
imprese private con finalità lucrative possano detenere il
controllo, anche attraverso la facoltà di nomina maggioritaria
degli organi di amministrazionE, Definire le caratteristiche e i vincolo
organizzativi e di funzionamento in relazione a:
SERVIZIO CIVILE Come cambiano le regole dell’esercito dei volontari
L’approvazione della legge di riforma del
servizio civile era molto attesa. La norma apporta alcune
significative novità, stabilendo soprattutto la sopravvivenza del
servizio civile nonostante la cessazione del servizio militare
obbligatorio e aprendosi stabilmente anche alle donne, fatto questo
già previsto dalle norme in vigore. Ulteriore aspetto importante, e
non solo formale, è la definizione di “servizio civile nazionale”
apportata dal provvedimento, quasi a conferire una dignità di
struttura stabile ad un ambito spesso sottovalutato. Cambiano inoltre le finalità del servizio
civile volontario che opereranno per favorire i principi
costituzionali di solidarietà e per la salvaguardia del patrimonio
storico-artistico e ambientale. Il sunto sembra essere: l’approvazione deve rappresentare solo un primo passo, adesso serve far crescere in forza e dignità l’intero settore. Impresa sociale
Ddl
di riforma Articolo 1 - Impresa Sociale
- delle caratteristiche e dei vincoli della
struttura proprietaria e di controllo, escludendo la possibilità
che soggetti pubblici o imprese private con finalità lucrative
possono detenere il controllo, anche attraverso la facoltà di
nomina maggioritaria degli organi di amministrazione;
Fondazioni
bancarie: Distribuzione % delle erogazioni per finalizzazione degli
interventi
Fonte: ACRI,
Sesto rapporto sulle fondazioni bancarie
Fonte: ACRI, Sesto rapporto sulle fondazioni bancarie Fondazioni
bancarie: Enti designanti gli Organi di indirizzo
Fonte: ACRI, Sesto rapporto sulle fondazioni bancarie
Fondazioni
bancarie: Distribuzione del patrimonio per gruppi dimensionali e
aree geografiche
Fonte:
ACRI, Sesto rapporto sulle fondazioni bancarie Legge-quadro sul volontariato
La normativa in questione, oltre a dare una
definizione ben precisa dell'attività di volontariato (intesa come
attività prestata in modo personale e gratuito, incompatibile con
qualsiasi forma di lavoro subordinato), stabilisce soprattutto i
criteri a cui devono uniformarsi i rapporti tra le istituzioni
pubbliche e le organizzazioni di volontariato e i principi che
devono essere presenti nella ragolamentazione di tali rapporti, di
competenza delle Regioni e delle Province autonome.
Legge sul servizio civile
La norma apporta alcune significative
novità, stabilendo soprattutto la sopravvivenza del servizio civile
nonostante la cessazione del servizio militare obbligatorio e
aprendosi stabilmente anche alle donne, fatto questo già previsto
dalle norme in vigore. Ulteriore aspetto importante, e non solo
formale, è la definizione di “servizio civile nazionale”
apportata dal provvedimento, quasi a conferire una dignità di
struttura stabile ad un ambito spesso sottovalutato. Cambiano inoltre le finalità del servizio
civile volontario che opereranno per favorire i principi
costituzionali di solidarietà e per la salvaguardia del patrimonio
storico-artistico e ambientale.
Commenti
di Vecchiato
e Ianes
WELFARE
– Un anno di governo sulle politiche sociali. Vecchiato (Zancan):
''Verso un sistema che tutela i diritti dei consumatori''
PADOVA
– Un bilancio del primo anno di attività in materia di politiche
sociali dell'esecutivo Berlusconi lo abbiamo chiesto a Tiziano
Vecchiato, direttore della Fondazione “Zancan” di Padova.
Un
anno di governo sulle politiche sociali. Ianes (Centro studi
Erickson): ''Bilancio
negativo. Spaventano il ritorno all’assistenzialismo e la
devoluzione''
TRENTO
– "L’attività del primo anno del governo Berlusconi sulle
politiche sociali? La valuto in modo negativo, è stata priva di
qualsiasi iniziativa positiva e costruttiva". E’ netto il
commento del professore Dario Ianes, responsabile del Centro studi
Erickson di Trento, sul lavoro del Governo Berlusconi riguardo alle
politiche sociali e, in particolare, alle questioni più legate al
disagio.
“Sicuramente la devoluzione – conclude Ianes -. La politica della regionalizzazione porta con sé il rischio che le Regioni si occupino sempre meno di sociale e di sanità. La devoluzione crea differenze, tra Regioni e Regioni prima di tutto, e poi tra Nord e Sud. Con la perdita del centro c’è il concreto pericolo che aumentino le differenze, e già si è visto con la questione dei ticket. Ma anche la legge Bossi-Fini sull’immigrazione e in genere le proposte ‘targate Bossi’, compresa quella sulla prostituzione, non lasciano intravedere buone prospettive per il futuro”. |
La pagina
- Educazione&Scuola©