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Prisma a cura di Elena Duccillo Senza Assistenza Mi capita di sovente, per tenermi informata, di curiosare tra i titoli della rassegna stampa di questa rubrica e ogni volta vado a cercarmi articoli di cronaca cercando di capire dal solo titolo se il contenuto mi interessa in particolar modo. A lungo andare i titoli si assomigliano e i contenuti mi fanno riflettere e insieme ribollire il sangue. Nelle nostre frasi fatte si cela spesso l’aspirazione a qualcosa di diverso dal quotidiano. "Non vorrei più leggere frasi come queste!": quante volte lo diciamo ma poi nella sostanza bisogna fare i conti con la realtà che è un’altra. Il 4 febbraio ho aperto la pagina su una notizia proveniente da Marsala, ma che poteva non essere di quella città, nel senso che ogni città è in questo momento alle prese con lo stesso problema. Un comune assume assistenti igienico-personali fino alle vacanze di Pasqua, ma nessuna assistenza educativa è data agli alunni disabili di una scuola. Chi viene intervistato su questo problema è un genitore. Sarà una casualità? Chi si espone, chi va alla caccia di un giornalista per il bene del bambino? Un genitore. Che cosa dichiara? Di aver cessato di lavorare per seguire più da vicino il proprio figlio. Denuncia il problema che riguarda tutti gli alunni, spiega il suo caso e ribadisce quello che nessun censore tagliafondi sembra avere recepito. I nostri figli, se assistiti sul piano didattico adeguatamente, possono migliorare, in mancanza di supporto andranno indietro. Di assistenza si fa un gran parlare da quando è stata conferita alla scuola la competenza di organizzare l’assistenza materiale agli alunni non autonomi che dovrebbe essere svolta dai collaboratori scolastici. Non entro nel merito del grande tira e molla suscitato da questa novità che ha fornito solo alibi a scuola ed enti locali per eludere ancora una volta precise responsabilità e calpestare il diritto allo studio dei portatori di handicap. Tasto solo il polso della situazione quando vedo dei collaboratori scolastici della mia scuola leggere senza comprendere la circolare relativa all’attribuzione di funzioni aggiuntive al personale A.T.A. "E’ solo un proforma, l’assistenza non la dobbiamo fare noi!" Mi faccio ripetere per capire dal di dentro fino a dove arriva la disinformazione. Nessuno di loro sa che cosa è una sentenza del T.A.R., sui loro diritti sono informatissimi. Rari i collaboratori che ignorano il loro dovere di pulire un vetro solo fino a dove arrivano con il braccio. Nessuno ancora che abbia chiaro come sta mutando la loro figura anche solo a livello contrattuale. A Catania, solo due mesi fa, un’ordinanza recita: "I dirigenti degli istituti scolastici devono garantire l’assistenza igienico personale" delle persone disabili " a mezzo collaboratrici scolastiche in servizio nell’istituto" Per sapere questo ancora una volta era necessario che ,guardacaso, una mamma ed un papà presentassero un ricorso contestando le modalità di assistenza alla figlia. I collaboratori, che spesso non vengono eruditi da nessuno nemmeno su cose che li riguardano dal punto di vista contrattuale, ignorano quanto i giudici rilevano nel provvedimento, sottolineando che il contratto nazionale di lavoro prevede che nei confronti di studenti disabili possano svolgere " mansioni di ausilio materiale nell’accesso dalle aree esterne alle strutture scolastiche e nell’uscita da esse" ma anche " assistenza all’interno delle strutture scolastiche, nell’uso dei servizi igienici e nella cura dell’igiene personale". Sul " possono" ci sono mille leggende metropolitane se così si vogliono definire le interpretazioni e i chiarimenti sul verbo utilizzato nel contratto. Al lettore verrà da pensare che io ho qualcosa contro i collaboratori, mentre responsabilità più alte sono implicate nei problemi legati all’assistenza. E’ vero: molta responsabilità ricade sul dirigente scolastico, ma andiamoci piano. Lo scorso anno il mio dirigente scolastico, che ha chiuso la sua carriera di una vita dedicata alla disabilità con un’ultimo sguardo al futuro, organizzò per primo il corso specifico previsto dalla norma per qualificare i collaboratori scolastici come si era sbandierato tanto ma realizzato niente. Il corso era gremito e la frequenza impegnativa. Riuscì benissimo, ma molti dei collaboratori formati, a tutt’oggi, si sono tenuti, come si suol dire, il pezzo di carta ma la funzione aggiuntiva non l’hanno proprio richiesta. Che si fa? Ci vuole un esercito di mamme che facciano cambiare le regole o è ora di smetterla che i genitori passino la vita imparando a giocare all’avvocato o passando la mattina a scuola a fare assistenza su chiamata al loro figliolo? Mettiamoci nei panni dei genitori di un bambino che necessita di assistenza continua: sarà una minoranza, ma una minoranza che non si può mica ignorare. Poniamo il caso reale che il caos regna nelle competenze e che delle sentenze del T.A.R. non se ne spaventa nessuno. Perché mio figlio dovrebbe avere un diritto in meno degli altri esseri umani che crescono frequentando la scuola? Perché non devo essere sereno e guardare con fiducia alla capacità della scuola di organizzarsi? Non verrò giudicato dunque come ansioso, invadente, insopportabile, se non ho un quadro rassicurante di fronte a me? Devo, ogni mattina all’alba, prepararmi per la battaglia o aumentare i miei nemici tra gli ignavi? Pensate quante domande, riflettete su quali vissuti e poi tornate con la mente a quel collaboratore scolastico a cui sembrano insufficienti poche centinaia di euro per spendersi il titolo che ha in tasca. Allora non è colpa nemmeno del dirigente scolastico, del collaboratore forse indirettamente. Vediamo se i sindacati c’entrano, visto che il contratto lo siglano loro. Non posso dimostrarlo anche perché di sindacalismo non me ne intendo affatto, ma torno ad insistere ormai spesso che vale più il diritto dei lavoratori che il diritto dei nostri figli. La finanziaria 2003 avrà il suo peso, vista la riduzione del personale che avverrà a scaglioni. Le previsioni sono peggiori di questo anno scolastico in corso e i collaboratori saranno sempre meno: chi lo sa se rimanendo in pochi collaboreranno sempre meno? Non voglio per giustizia tralasciare la buona volontà di alcuni di loro, perché bisogna dire pane al pane e vino al vino. Ci sono collaboratori che da soli valgono quanto un dirigente scolastico, vedi i custodi delle scuole, quelli con la C maiuscola. Conoscono la realtà scolastica ed hanno un’esperienza vissuta che li fa senatori a vita della scuola. Io ne proporrei alcuni per gli osservatori e conferirei loro il potere di decidere delle riforme scolastiche con più autorità dei ministri che la scuola dal di dentro non l’hanno vissuta appieno. Forse non ci ritroveremmo a dover chiedere l’applicazione di norme varate solo per essere raggirate. Forse troveremmo qualcuno sulla porta la mattina che lo sta aspettando il nostro bambino, per quanto grave possa apparire, forse troveremmo qualcuno a salutarlo mentre torna a casa profumato e soddisfatto per essere stato trattato come merita. |
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