Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca

 

MINORI

Un confronto sulla criminalità minorile in ambito europeo con il Progetto Jump. Operatori di Spagna, Germania, Romania e Italia s'incontrano

Prevenire la criminalità minorile nell'ambito dell'Unione Europea e favorire il reinserimento sociale di giovani che hanno commesso dei reati o si trovano in situazioni a rischio di devianza in alcuni Stati membri o Paesi candidati. Sono i temi centrali del progetto “Jump” (“Juveniles and models of prevention”). La scelta dell’acronimo non è casuale, spiega il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma: “Jump, che in inglese significa ‘salto’, sta a significare la ricerca di un ‘salto di qualità’ nella prevenzione del crimine giovanile, che ha assunto una dimensione sempre più preoccupante all’interno dei Paesi membri dell’Unione Europea, sia in termini quantitativi che qualitativi. In effetti, da un lato, si registra un aumento della delittuosità o comunque dell’insicurezza dei cittadini, e dall’altro, si rileva la presenza crescente di una delinquenza urbana, fortemente connessa a situazioni di marginalità, nella quale la presenza giovanile è, quindi, ancora più preoccupante”.


Finanziato dalla Commissione Europea, Jump viene promosso nell'ambito del Programma "Oisin II" (Direzione Generale Giustizia e Affari Interni) con il coordinamento del Censis e si rivolge, in particolare, agli operatori sociali, agli amministratori locali, agli esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura, invitati a mettere in comune le proprie esperienze e a confrontarsi per realizzare un miglioramento delle misure di prevenzione. Il fenomeno della devianza giovanile presenta caratteristiche simili in tutti gli Stati per quanto concerne la delinquenza urbana, ma il problema denota la necessità di affiancare alle azioni repressive “iniziative di prevenzione sociale”, afferma Anna Italia del Censis, responsabile del progetto. Questione complessa, che sarà approfondita nel corso dei seminari previsti nell’ambito di Jump, allo scopo di promuovere lo scambio di esperienze tra gli Stati membri dell'Unione e i Paesi candidati.

 

Il primo si è svolto nel mese di luglio presso la Scuola di Polizia di Catalogna (Spagna). Il 27 settembre a Berlino, nella sede di Camino (Laboratorio per tirocini pratico-professionali e indagini nel settore sociale), si terrà l'incontro sul tema “Il ruolo degli operatori sociali nella gestione dei progetti di prevenzione sociale della criminalità giovanile”. In tale occasione verranno illustrate le più rilevanti iniziative realizzate negli Stati membri che vedono un coinvolgimento degli operatori sociali (della scuola, del volontariato, ecc.). Inoltre, si procederà ad esaminare i sistemi e le azioni avviate dalle organizzazioni di volontariato e dagli operatori sociali che in Germania si occupano di prevenzione sociale della criminalità.


Nel mese di ottobre in Romania si svolgerà il seminario su “La prevenzione della criminalità giovanile nei Paesi candidati”, organizzato dall'Ispettorato Provinciale della Polizia di Costanta.

Si approfondirà lo stato dell’arte delle normative di prevenzione e di contrasto della criminalità minorile negli Stati candidati a far parte dell’Unione Europea. Inoltre, verrà effettuata un’analisi il più dettagliata possibile sulle politiche e sulle iniziative di prevenzione sociale esistenti nei Paesi candidati. Infine il ruolo delle amministrazioni locali verrà esaminato durante seminario conclusivo, in programma a dicembre a Roma, presso la sede del Censis, che curerà i lavori. Saranno riepilogati e valutati criticamente i risultati delle indagini realizzate nel corso del progetto; verranno anche esaminate le più interessanti esperienze locali realizzate a livello europeo (le cosiddette “buone prassi”) e si procederà a una ricognizione degli interventi attivati in Italia, oltre a un confronto delle esperienze di prevenzione e reinserimento sociale di giovani che siano già entrati nei circuiti criminali, ovvero che vivano in condizioni a rischio di illegalità in alcuni Stati membri e nei Paesi che entreranno a fare parte dell’Unione Europea.


“Negli ultimi anni si registra un diffuso malessere giovanile che in molti Paesi dell'Unione Europea spesso sfocia in azioni di teppismo e prevaricazione – fa notare Anna Italia -. A fronte di un benessere per certi versi generalizzato, si rileva la tendenza a commettere azioni in netto contrasto con le regole di convivenza civile che si pensava fossero appannaggio di ragazzi inseriti in realtà di grave emarginazione sociale”. Per rispondere alla domanda di sicurezza della collettività è stata introdotta la “filosofia della prossimità” nell'azione di polizia di molti Stati europei, affiancando alle tradizionali attività di repressione e di contrasto della criminalità “anche politiche di prevenzione sociale”

Ministero dell'Interno  Indirizzo:Via XX Settembre, 8 - 00187  - Roma (RM) Tel: 06/46531  responsabile:Claudio Scajola (ministro)  addetto alla comunicazione:Roberto Arditti (portavoce ministro)  Sito internet:  http://www.poliziadistato.it/  http://www.interno.it/  

E' il ministero preposto prevalentemente a garantire la sicurezza dei cittadini, attraverso il controllo di molteplici settori della macchina organizzativa dello Stato. Nell'arco di circa 150 anni le vicende del Ministero dell'interno hanno rappresentato un caso esemplare dell'evoluzione dell'intero sistema amministrativo, passato da funzioni d'ordine a compiti di regolazione dell'attività economica e di trasferimento di ingenti risorse finanziarie, e da un modello fortemente accentrato ad una progressiva accentuazione dei poteri delle amministrazioni locali. Attualmente gli Uffici di diretta collaborazione con il Ministro sono: il Gabinetto, il Servizio di controllo interno, l’Ufficio centrale per gli affari legislativi e le relazioni internazionali. Inoltre ci sono i Dipartimenti che rappresentano le nuove strutture centrali del Ministero dell'interno e sostituiscono le vecchie direzioni generali, accorpandole tra loro secondo criteri di funzionalità e di omogeneità delle materie: Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile.

Fondazione CENSIS - Centro studi investimenti sociali  Indirizzo:Piazza di Novella, 2 - 00199  - Roma (RM)  Tel: 06/860911, Fax: 06/86211367 E-mail:censis@censis.it  responsabile:Giuseppe De Rita addetto alla comunicazione:Raffaele Pastore Sito/i internet: http://www.censis.it/ 

La fondazione Censis svolge dal 1964 una costante e articolata attività di ricerca in campo socio-economico, con un'attenzione particolare ai fenomeni di trasformazione del paese, con frequenti riferimenti internazionali. L'attività della fondazione si è sviluppata negli anni con indagini sociologiche ed economiche, rapporti di consulenza e iniziative culturali di diverso tipo (convegnistiche, seminariali, editoriali). Queste attività vengono svolte sia autonomamente sia attraverso contratti con istituzioni pubbliche e private, banche, aziende ecc. Dal 1967 il Censis realizza il "Rapporto sulla situazione sociale del paese, dove confluiscono tutti i materiali di ricerca e di studio svolti nel corso dell'anno.

Siti web:

http://www.mir.es/policia/pproxi/px_indi.htm

http://www.info-zone.be/PROGFR/progprox/proximite.htm

http://www.haute-garonne.pref.gouv.fr/sommaire/Police_de_proximite206.html

http://www.homeoffice.gov.uk/prghome.htm

http://www.kriminalpraevention.de/aufgaben.htm

 

Criminalità in Italia, fenomeno di dimensioni ridotte che nel 1999 ha riguardato il 2,8% delle denunce

La criminalità minorile in Italia? Fenomeno preoccupante, ma di dimensioni decisamente ridotte – per quanto concerne furti e omicidi, non lo spaccio di stupefacenti - rispetto a ciò che accade in altri paesi europei. Lo ha evidenziato Giuseppe Roma, direttore generale della Fondazione Censis, illustrando i risultati della sua analisi durante il primo seminario previsto dal progetto “Jump”, che si concluderà a dicembre. Già da alcuni anni, grazie al contributo dell’Unione Europea, il Censis si occupa di prevenzione della criminalità minorile. Dati alla mano, Roma ha illustrato la consistenza del fenomeno nell’ambito dell’Ue. Secondo lo studio “H.o.p.e.” condotto dal Censis sui sistemi di prevenzione della criminalità adottati negli Stati membri, nel 1999 in Italia i minori rappresentavano il 2,8 % del totale delle persone denunciate alle forze dell’ordine, mentre erano il 13,1% in Germania, il 21,3% in Francia e il 23,9% nel Regno Unito, paese in cui vengono considerati imputabili a partire dai 10 anni.

Analizzando i reati in cui i minori risultano coinvolti, emerge un quadro non omogeneo e differenziato da un paese all’altro: “In Italia la percentuale di infradiciottenni denunciati per tipologia di reato risulta più bassa rispetto alle altre nazioni prese in considerazione, eccezion fatta per l’omicidio ed i reati legati agli stupefacenti – ha illustrato Roma -. Nel primo caso la percentuale di minorenni denunciati sul totale è del 2,2 %, nel secondo del 3,9%: solo in Spagna si registrano valori percentuali più bassi (pari a 0,8% e 1,3% rispettivamente)”. La percentuale più alta di minori denunciati per rapine viene rilevata nel Regno Unito (43,8%), seguito dalla Francia (39,9 %). Invece, nel caso delle denuncie per furto, è la Francia ad evidenziare la maggior incidenza percentuale di minorenni (33,3%) rispetto al Regno Unito (32,9%). Per quanto concerne lo spaccio di stupefacenti, la Francia è di nuovo al primo posto, con il 19,9% di minori denunciati. Seguono Germania e Regno Unito, con un’incidenza rispettivamente del 16,7% e 12,8% del totale.

Sembra che in Italia dal punto di vista quantitativo “la delinquenza minorile tenda, nel suo complesso, a diminuire in maniera lenta ma costante – ha commentato il direttore generale del Censis -. Tuttavia, disaggregando i dati in base alla fattispecie di reato, ne emerge un quadro in chiaro scuro”. Gli omicidi appaiono in netta diminuzione: all'inizio del periodo preso in considerazione, risultavano presentate 24 denunce, che si riducono a 11 nel 2000, (- 54,17%). Anche per i furti - che in valore assoluto sono il reato più “praticato” - si osserva una contrazione, più incisiva con riferimento ai furti d'auto (- 59,15%) e in appartamento (-5 8,85%). Però i minorenni risultano maggiormente coinvolti in rapine e nei reati connessi alla produzione e spaccio di stupefacenti (in aumento rispettivamente del 69,25% e del 20,22%). “Risulta davvero preoccupante la prevalenza di quest'ultimo tipo di reato rispetto a tutte le altre categorie delittuose: oltre ad esser un segno particolarmente indicativo della stretta relazione esistente tra devianza minorile e tossicodipendenza, si potrebbe ipotizzare che tale incremento sia dovuto ad un aumento della partecipazione dei minori alle attività gestite dalle organizzazioni criminali”.

Sembrerebbe dunque che “la tendenza alla commissione di comportamenti penalmente rilevanti non rappresenti una condizione generalizzata nella popolazione giovanile – ha concluso Roma -, mentre è innegabile la presenza di un malessere diffuso, che sfocia non solo in atti delittuosi o di teppismo, ma anche in forme autolesioniste, come testimoniano i suicidi commessi dai giovanissimi: la quantità di popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni deceduta per tale motivo nel 1991 è stata di 328 unità, che diventano 394 nel 1997, anno per cui sono disponibili i dati più aggiornati”.

Minori e giustizia: denunciati in alcuni Stati membri dell'UE Anno 1999*

Stati

Tot. minori denunciati

Minori denunciati sul 
tot. dei sogg. denunciati

Tot. soggetti denunciati

Danimarca

8.159

11,0

74.176

Finlandia

41.676

7,0

595.365

Francia

170.181

21,3

798.973

Germania

296.471

13,1

2.263.140

Italia

22.330

2,8

797.488

Regno Unito**

127.146

23,9

531.992

Spagna

11.981

3,9

307.201

In Italia, Germania e Spagna sono imputabili i minori tra i 14 e i 17 anni; in Francia i minori tra i 13 e i 17 anni; in Danimarca e Finlandia i minori tra i 15 ed i 17; nel Regno Unito i minori tra i 10 e i 17 anni.

** Per il Regno Unito i dati si riferiscono al 1998

Fonte: Censis  su dati
Interpol, Istat, Danish Crime Prevention Council, Finnish Crime Prevention Council 

 

Minori e giustizia: la criminalità minorile in Italia
Anni 1990 - 2000 - Valori ass. e variazione %

 

Minori denunciati dalle F. O.

 

1990

1995

1999

2000

Var. % 1990/2000

Omicidi dolosi

24

17

14

11

-54,17

Rapine

517

534

833

875

69,25

Furti 

11.561

10.015

8.560

6.797

-41,21

di cui:

 

 

 

 

 

- furti d'auto

1.513

782

732

1.831

-59,15

- furti in appartamento

4.450

4.418

2.772

618

-58,85

- scippi e borseggi

931

843

1.126

1.831

-17,19

Produzione, commercio ecc. di stupefacenti

1.167

1.460

1.930

771

20,22

Tot. minori denunciati

24.817

23.367

22.132

17.240

-30,53


Fonte: Censis  su dati
Istat

 

Minori e giustizia: reati commessi 
per tipologia e partecipazione dei minori alle attività criminali in alcuni Stati membri dell'UE  - Anno 1999*

 

Minori denunciati per:

Stati

Omicidi
(% su totale)

Rapine
(% su totale)

Furti 
(% su totale)

Detenzione e spaccio di stupefacenti (% su totale)

Finlandia

6,8

16,2

11,0

8,0

Francia

6,9

39,9

33,3

19,9

Germania

6,7

31,2

20,6

16,7

Italia

2,2

6,6

8,9

3,9

Regno Unito**

5,1

43,8

32,9

12,8

Spagna

0,8

11,7

9,3

1,3

Per il Regno Unito i dati si riferiscono al 1998

Fonte: Censis  su dati
Interpol, Istat, Finnish Crime Prevention Council 

Istituto Penale Minorile Casal del Marmo

L’istituto in cifre
41 ragazzi detenuti
25 uomini
17 donne (una con una bambina di due anni)
16/17 anni è l’età media

Nazionalità presenti
16 ragazzi provengono dalla Ex Jugoslavia
5 ragazzi provengono dalla Romania
1 dalla Moldavia
3 dall’Albania
2 dall’Algeria 3 dal Marocco
1 dalla Polonia
2 dalla Colombia

Proposte formative

Nel 1989 vengono riattivati i laboratori di falegnameria e tappezzeria inutilizzati da tre anni e nel 1997 viene realizzato un terzo laboratorio quello della pizzeria che si pensava dapprima di rivolgere ai ragazzi nordafricani per farli poi rientrare nel loro paese con una professione acquisita. Attualmente vi lavorano ragazzi italiani e nomadi. Attraverso le Borse lavoro nel 1998 e nel 1999 è stata possibile la partecipazione ad attività fuori dall’istituto rallentate poi nell’anno 2000. L’attività di pizzeria vede coinvolti ragazzi per lo più condannati, agli altri laboratori partecipano soprattutto ragazzi in custodia cautelare. Nei laboratori artigianali lavorano ragazzi prevalentemente stranieri che provengono dal Nord Africa e dall’Albania

Fonti: Ministero di Grazia e Giustizia – settembre 2002 e Gianni Fulvi (Responsabile Area Minori Caritas diocesana)

Contrasto alla criminalità minorile in Italia e in Europa. Quale la funzione delle forze dell'ordine.

Quale funzione assumono le forze dell’ordine, italiane ed europee, nelle politiche di prevenzione della criminalità minorile? Analizza le diverse modalità di azione della polizia il progetto Jump, che nel corso del primo seminario di approfondimento – svoltosi nel mese di luglio a Barcellona - ha cercato di mettere a fuoco le tipologie d’intervento. Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, ha messo a fuoco la situazione nei vari paesi dell’Unione europea. Infatti negli Stati membri “il ruolo della polizia è in continua evoluzione: alle tradizionali attività di repressione e di contrasto della criminalità vengono affiancate politiche di prevenzione sociale. Le forze dell’ordine tendono ad avvicinarsi sempre più al cittadino, non apparendo più come soggetti antagonisti dediti unicamente a compiti repressivi, bensì come partner della cittadinanza nella gestione della sicurezza, in particolare attraverso la polizia di prossimità”.

Secondo Roma è necessario “rafforzare il coinvolgimento di esperti impegnati in settori diversi (non solo esponenti delle forze dell’ordine e magistrati, ma anche amministratori locali, sociologi, operatori del volontariato, insegnanti, imprenditori...) nelle azioni di prevenzione, per realizzare un’azione a tutto campo, in grado di sostenere i giovani sotto ogni profilo, anche quello educativo, sanitario, ecc.”. L’impegno deve orientarsi su un’area territoriale ben delimitata, come i quartieri, le piccole città, “con la quale la polizia dovrebbe instaurare un rapporto privilegiato, al fine di conoscerne gli specifici bisogni di prevenzione che spesso sono assai diversi anche tra realtà territoriali contigue”. Inoltre occorre sviluppare la formazione “e un sistema di professionalità specifiche e mirate ai bisogni dei giovani”, quindi vanno incrementate le risorse finanziarie. Infatti le esperienze condotte nei diversi paesi dimostrano “che gli interventi di maggiore successo sono quelli in cui vi è quanto meno una compartecipazione alle spese da parte delle comunità locali”. Infine, si deve agire nel rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo: “Poiché alcuni interventi tendono a limitare le libertà individuali e il diritto alla privacy – osserva il direttore generale del Censis -, è necessario raggiungere un punto di equilibrio tra l’esigenza di sicurezza della collettività ed i diritti a cui non si intende rinunciare”.

“In Italia, solo di recente si è cominciata a riconoscere l’importanza delle attività di prevenzione della criminalità, non solo di quelle mirate a creare le condizioni per inibire la commissione di un reato ma, più in generale, di tutte quelle attività finalizzate a creare un clima sociale positivo, a sostenere i gruppi sociali a più elevato rischio di devianza, a mettere in rete (per renderne l'azione più immediata, efficace e produttiva) i soggetti che, all’interno di una stessa area, si dedicano ad attività di prevenzione e recupero”, ha osservato Roma, precisando: “La politica di prevenzione appare essere ancora ferma ad uno stato embrionale e marcatamente settoriale. Pur non mancando alcuni significativi programmi di prevenzione e sostegno dei giovani, si rileva che a livello centrale, manca un soggetto cui sia stata assegnata esplicitamente la titolarità e il coordinamento delle politiche e delle azioni di prevenzione sociale della criminalità in generale, risultando coinvolti il Ministero dell’Interno, della Giustizia, del Welfare nonché le forze dell’ordine”. Sono stati istituiti presso le Questure gli Uffici per i Minori, apposite sezioni operanti sul territorio in un’ottica globale comprensiva sia della delinquenza minorile – con interventi di recupero e risocializzazione – sia dei reati commessi in pregiudizio dei minori. Importanti per la prevenzione le iniziative mirate a realizzare la cosiddetta “polizia di prossimità, che nell’esperienza italiana è qualcosa di più di una ridistribuzione della presenza sul territorio. Alla sua base vi è una vera e propria filosofia di intervento complessivo, che implica una modifica delle quotidiane modalità operative della polizia: l’operatore delle forze dell’ordine destinato al controllo del territorio si deve porre come parte attiva di un più diretto e costante rapporto con la cittadinanza, consolidando la propria presenza nei luoghi in cui svolge il servizio, rendendosi un punto di riferimento permanente, informato, qualificato e affidabile per le necessità dei cittadini”. In questo solco vanno inseriti sia il “vigile di quartiere”, sia il progetto attuato in 17 città nel marzo 2001, denominato “Il poliziotto: un amico in più”, che ha previsto una serie di incontri per avvicinare i giovani alla polizia. Rilevanti soprattutto i programmi locali, attuati di solito grazie al partenariato tra amministrazioni locali, associazioni del volontariato, scuola, forze dell’ordine. È in via di adozione un “Protocollo di Intesa”, al quale prendono parte rappresentanti del Ministero dell’Interno, della Giustizia, dell’Istruzione e del Lavoro nonché esponenti della categoria degli artigiani, con l’obiettivo di istituzionalizzare “un intervento multistituzionale per prevenire fenomeni come la dispersione scolastica, il lavoro nero, la devianza e la delinquenza minorile. Le direttive adottate a livello centrale troveranno concreta attuazione, a livello periferico, tramite l’intervento di Tavoli permanenti di consultazione, che verranno istituiti in ambito provinciale a questo specifico scopo e manterranno la medesima composizione istituzionale”.

Giustizia minorile: alcuni dei primi commenti sulla bozza di riforma

“E’ una politica regressiva rispetto all’apertura di questi anni che consentiva la realizzazione di recupero dei soggetti minori che hanno commesso dei reati. - ha commentato Ferrari - Il ridurre la messa in prova, la possibilità di sconto di pena per questi soggetti sicuramente è una tendenza a voler dare delle risposte repressive rispetto invece a problemi sociali che hanno bisogno di tutt’altro tipo di risposta. La risposta di una società che riesca a percorrere strade di comprensione e attenzione con tutta la difficoltà del caso, perché molti di questi minori possono aver compiuto atti gravi come l’omicidio. Non è attraverso una più lunga carcerazione che noi riusciamo a dare delle risposte reali a questi disagi”. (Livio Ferrari, Conferenza nazionale volontariato giustizia)

“Questa proposta va dietro a quello che la gente vuole. Lo dico spesso quando parlo di Erika ed Omar. Quando c’è incapacità di gestire le regole in famiglia piuttosto che nella società di fatto chiediamo che siano altri a gestirle al posto nostro. Noi abbiamo oggi una reale difficoltà a gestire il mondo degli adolescenti e non ci siamo messi in testa che questa difficoltà sta dentro di noi, genitori, scuole, parrocchie. Tutti. E’ più facile pensare che la maggior punibilità possa aiutare, ma io non sono convinto per nulla”. (Don Domenico Ricca, Cappellano "Ferrante Aporti" Torino)

“I ministri fanno a gara a rendere più sicura la società dei benestanti: prima i tossicodipendenti poi le prostitute, passando per gli immigrati e ora per i minori “delinquenti”. A nessuno interessa la vita di queste persone, ma esse possono esistere e vivere solo in funzione dei benestanti i quali, guarda caso, si sono sistemate bene le leggi per l’abbassamento della soglia del loro “delinquere”. La logica è semplice: tolleranza per i ricchi, pugno di ferro per i “poveri cristi”. (don Vinicio Albanesi, presidente del Cnca)

“Si tratta di un moralismo, gretto e sterile, che si illude che con la punizione o il fantasma della punizione si possa disincentivare o prevenire la criminalità. Se questo Ministro conoscesse le esperienze delle altre nazioni, dove le misure cono certamente più aspre, saprebbe che ad un inasprimento della pena corrisponde in genere un aumento della criminalità. Quando si crea questo clima tra i soggetti che delinquono e forze di polizia, la cultura che ne nasce è quella della durezza: un incremento di repressione produce più criminalità. Questo è un aspetto ancora più tragico. Nel momento in cui gli adulti non sono più capaci per mille motivi di essere degli educatori o, se vogliamo usare una brutta parola, dei “rieducatori” questa è la scorciatoia, ma è una scorciatoia assolutamente sterile ed una dichiarazione di fallimento.” (don Gino Rigoldi, Comunità Nuova, cappellano del carcere minorile "Beccaria" di Milano)
1 marzo 2002.

Giustizia minorile: cosa cambia con il nuovo ddl

Giudici onorari

Vengono ridotti da due a uno (art. 1, 2 e 3). Il ddl infatti mira a far prevalere il profilo giurisdizionale dell''organo giudicante, pur non privandolo del supporto di specialisti di carattere sociale, tradizionalmente assicurato attraverso la partecipazione dei componenti privati dei Tribunali per i minorenni. La riduzione comunque fa si che la maggioranza rispecchi una specializzazione di carattere giuridico.


Imputabilità

Si introduce un diverso regime sansonatorio per i soggetti compresi tra i 16 e i 18 anni, per i quali la pena può essere ridotta solo fino ad un quarto. Rimane inalterata invece la riduzione di un terzo per i minori di 16 anni (art. 4). La motivazione di fondo risiede nella convinzione che i fenomeni di devianza che suscitano maggiore allarme hanno più spesso interessato proprio questo fascia d''età.

Misure cautelari

Gli articoli 7, 8, 9 e 10 ridefiniscono il sistema delle misure cautelari riducendo i margini di discrezionalità del giudice, aumentando la durata dei termini della custodia cautelare e distinguendo secondo fasce di età e distinti livelli di devianza. Si introduce l'ipotesi del pericolo di fuga, anche in considerazione della "condotta di vita dell'imputato”, come ulteriore criterio per definire i provvedimenti di adozione di misure cautelari restrittive, stabilendo un parallelismo con quanto prevede il codice di procedura penale per i maggiorenni. Viene inoltre indicato un elenco di delitti ritenuti “di particolare allarme sociale” rispetto a cui viene determinata l’adozione delle misure cautelari. Tra questi anche la “resistenza aggravata”.

Messa alla prova

Il ddl conferma l''istituto della sospensione del processo e della messa alla prova ma stabilendo che la durata della sospensione del processo non sia superiore a tre anni, modalità oggi prevista solo per i reati di maggiore gravità. La sospensione del processo e la messa alla prova sono escluse per i delitti di omicidio volontario, consumato o tentato.

Compimento della maggiore età

Al compimento del diciottesimo anno di età il giudice competente può disporre anche di ufficio, tenuto conto della personalità dell'imputato o del condannato, delle esigenze del trattamento e della durata della pena o del residuo di pena, che la misura della custodia cautelare in carcere o la pena detentiva siano eseguite negli istituti per adulti.

 

Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose - Interventi per i minori a rischio

La legge prevede l'erogazione di contributi a favore di enti locali, di volontariato, associazioni e cooperative di solidarietà sociale che realizzino iniziative e servizi volti a tutelare e favorire la crescita, la maturazione individuale e la socializzazione del minore mediante la creazione di comunità di accoglienza, interventi a sostegno delle famiglie, centri di incontro e interventi di varia natura nelle strutture scolastiche ma in orario extra-scolastico.

"LEGGE 216/91"

Progetto jump: a confronto i sistemi di prevenzione dei paesi dell’Unione europea.

In sintesi, una breve presentazione delle attività di prevenzione della delinquenza giovanile nei paesi dell’Unione europea messe in atto dalle forze di polizia, in collaborazione con le istituzioni e il mondo del volontariato.

Regno Unito.

Nel sistema di prevenzione anglosassone (Regno Unito e Irlanda) il lavoro degli agenti si svolge in stretta collaborazione con i cittadini e si fonda sul controllo congiunto del territorio, “tanto da assumere delle connotazioni di carattere quasi repressivo”. Da qui nascono i “Neighbourhood Watch Schemes” (Piani di vigilanza di quartiere): gruppi di cittadini volontari, coordinati dalle forze dell’ordine, che svolgono un’attività di sorveglianza nell’ambito del quartiere e che riferiscono alla polizia tutti i movimenti o le situazioni che destino in loro qualche sospetto di illegalità. Interessante è la “Strategia per la riduzione della criminalità”, pubblicata nel 1999, con un ruolo centrale delle politiche di prevenzione e controllo della criminalità attuate nel paese; tra le priorità individuate, le azioni nei confronti della delinquenza giovanile e nei comportamenti antisociali. Un altro strumento introdotto nel Regno Unito per contrastare la criminalità giovanile: “Youth Offendings Teams”, costituiti da esperti - psicologi, operatori sociali e sanitari ed esponenti delle forze dell’ordine – con il compito di seguire i giovani con una storia criminale alle spalle, aiutandoli a reinserirsi nella società.

 Irlanda.

La politica di prevenzione si distingue per il ruolo centrale assunto dall’ “An Garda Síochána” (Polizia Nazionale) e per il ricorso a strumenti volti ad incidere sulle attività delinquenziali più che sui soggetti deviati. Tra le iniziative di prevenzione sociale, i “Progetti speciali a cura della polizia”, rivolti ai giovani coinvolti in attività criminali o a rischio di coinvolgimento. L’obiettivo di tali iniziative è di rieducare i giovani; le azioni di prevenzione si indirizzano in particolare ai minori a “rischio” tra i 10 e i 18 anni, che evadono i consueti sistemi di educazione e di tutela e sono esposti al pericolo di diventare cronicamente inadatti al lavoro, con tutte le possibili implicazioni criminali che ne derivano.

Francia.

È il paese dove si è maggiormente sviluppata una politica di prevenzione sociale della criminalità minorile, orientata soprattutto a promuovere l’occupazione giovanile e a contrastare le inciviltà (gli atti di vandalismo, l’occupazione e la distruzione di spazi pubblici, i piccoli furti, gli schiamazzi notturni), a incentivare l’azione della “police de proximité”, che agisce su un territorio ben definito (zona, quartiere, via). Tra le più rilevanti iniziative nazionali in vigore: il programma “Ville, Vie, Vacances”, tramite il quale vengono attivate delle azioni specifiche rivolte ai giovani tra i 13 e i 18 anni provenienti da quartieri sensibili, allo scopo di tenerli occupati durante il periodo estivo; il programma “Noveaux services, emplois jeunes” a titolarità del Ministero del lavoro e della solidarietà, con cui lo Stato conclude convenzioni per lo sviluppo di attività che presentano un carattere di utilità sociale, impiegando giovani disoccupati. Promosse anche nuove figure professionali, come gli “Agenti locali di mediazione sociale” (Alms): giovani assunti da soggetti pubblici o privati, essendo impegnati nell’animazione diretta dei giovani nel campo dello sport, della cultura, dell’educazione, così come nel dialogo e nella mediazione tra la popolazione e le istituzioni (anche di notte e a distanza, ad esempio rispondendo ad un numero verde). “Il sistema, tuttavia, non è esente da critiche, che in questi giorni stanno portando ad un ripensamento: per tessere un legame tra polizia e cittadini, interi servizi sono stati scompaginati e privati di numerose unità destinate ad attività di carattere preventivo a tutto discapito del necessario e primario compito repressivo, mentre sul territorio sono stati dislocati 15.000 ausiliari di sicurezza dopo appena 5 settimane di formazione”, ha commentato Roma.

Spagna.

La Polizia “svolge un ruolo fondamentale nella politica di prevenzione, avendo preso coscienza della necessità di operare non solo come servizio repressivo, ma soprattutto come mediatore sociale”, ha rilevato il direttore generale del Censis. Sono state adottati il “Programa policìa-menor” e il “Programa Policia-jovenes a riesgo”, per avviare iniziative che favoriscano un intervento di polizia più mirato per i reati nel contesto giovanile e nel cui ambito assume un ruolo particolarmente importante la politica di prevenzione, con azioni dirette sia alle vittime che agli aggressori.

Portogallo.

Negli anni ’90, è stato avviato un programma di modernizzazione delle forze dell’ordine, culminato nel 1998 con l’adozione del “Programma integrato di Polizia di prossimità”. L’iniziativa permette lo sviluppo articolato, in cooperazione con altre entità pubbliche, delle azioni preventive in favore dei gruppi più vulnerabili (giovani, anziani, vittime), mirate alla sensibilizzazione della popolazione sulla tematica della sicurezza. Tra le attività nel campo della prevenzione della devianza giovanile, il Programma “Sicurezza a scuola”, iniziativa congiunta del Ministero dell’Interno e dell’Educazione che prevede un sistema di sorveglianza rinforzata da parte delle forze dell’ordine a beneficio di alcuni istituti scolastici inseriti in aeree particolarmente problematiche. La polizia assicura, inoltre, delle azioni speciali di contatto e di informazione per i giovani, al fine di promuovere delle condotte più consapevoli del rispetto della legalità.

Paesi scandinavi.

Sono valorizzati i sistemi di prevenzione sociale diretti ai giovani a rischio di ingresso nel circuito dell’illegalità. Le prime iniziative hanno coinvolto la scuola e la polizia. I principali destinatari degli interventi di prevenzione sono i giovanissimi emarginati o a rischio di emarginazione, che cominciano generalmente a delinquere prima di raggiungere i 15 anni e provengono da situazioni sociali di forte emarginazione o di ricorso precoce all’utilizzo di alcool e di sostanze stupefacenti. “Tale connessione crea un circolo vizioso e senza uscita: l’emarginazione incrementa il crimine, e una volta divenuti criminali ci si trova sempre più emarginati”. La politica di contenimento della devianza giovanile è caratterizzata anche dalla collaborazione ad “ampio raggio” a livello locale: tutti sono considerati responsabili del corretto andamento della società (“We are all responsible”)

Ingressi di italiani e stranieri negli Istituti penali minorili suddivisi per nazionalità e territorio
(1994-1998)

Anni

Italia

Italiani

Stranieri

Totale

1994

Centro - nord

498

859

1.357

 

Sud

824

59

883

1995

Centro - nord

363

868

1.231

 

Sud

747

35

782

1996

Centro - nord

383

807

1.190

 

Sud

710

75

785

1997

Centro - nord

343

848

1.191

 

Sud

591

106

697

1998

Centro - nord

291

922

1.213

 

Sud

593

82

675

Fonte: Annuario Sociale 2000 -  Gruppo Abele

 

Minori stranieri denunciati in Italia
alle Procure per i minorenni (Anni 1991-1998)

 

Minori denunciati

Provenienza

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

Paesi CEE

129

173

228

383

413

321

251

245

Altri Paesi 
europei

7.179

7.116

7.550

8.695

9.819

9.441

8.821

8.206

Albania

-

-

-

-

-

1.137

1.008

1.305

Ex Jugoslavia

6.901

6.895

7.349

8.695

8.891

8.025

7.325

5.881

Romania

-

-

-

-

-

188

396

893

Africa

526

585

1.117

1.683

2.176

1.443

1.809

2.123

Algeria

-

-

-

-

-

143

161

242

Marocco

226

361

814

1.377

1.803

1.189

1.531

1.660

Asia

55

69

128

167

165

128

127

140

America 
Centro-Nord

11

28

10

25

21

30

51

43

America Sud

25

30

70

60

106

89

133

168

Oceania

3

1

4

2

1

2

4

1

Totale

7.928

8.002

9.107

11.015

12.701

11.454

11.196

10.926

Fonte:  Istat

 

Ingressi di italiani e stranieri minori nei centri di prima accoglienza suddivisi per nazionalità e territorio

Anni

Italia

Italiani

Stranieri

Totale

1994

Centro - nord

752

1.765

2.517

 

Sud

1.409

159

1.568

1995

Centro - nord

647

2.082

2.729

 

Sud

1.289

157

1.446

1996

Centro - nord

653

1.671

2.324

 

Sud

1.299

167

1.466

1997

Centro - nord

684

1.971

2.655

 

Sud

1.323

218

1.541

1998

Centro - nord

680

2.081

2.761

 

Sud

1.237

224

1.461

Fonte: Annuario Sociale 2000 -  Gruppo Abele

Criminalità, il caso della Romania. Tra i reati commessi più frequentemente furti (85%) e aggressioni.

Parlare di delinquenza minorile in Romania significa anche “di attività che non sempre presentano un carattere penalmente rilevante, quali l’allontanamento dalla famiglia, l’assenza prolungata o l’immotivato abbandono della scuola”. Il tenente del dipartimento di Polizia di Constanta, Razvan Mocanu, ha presentato il quadro della devianza giovanile nel suo paese nel corso del primo seminario previsto dal progetto europeo Jump. La Romania, quale paese candidato all’ingresso nell’Ue, è inserita nell’inziativa insieme a 3 paesi membri: Italia, Germania e Spagna.

In Romania l’attività delle Forze di Polizia si concentra specialmente sul contrasto del crimine, ma anche sulla prevenzione della delinquenza, in particolare giovanile: “In conformità alle direttive del Ministro degli Interni rumeno e del Quartier Generale della Polizia rumena, ogni unità o sottounità di polizia prevede al suo interno un agente ad hoc incaricato a svolgere attività preventiva rivolta ai minori – ha illustrato Mocanu -. Egli deve possedere determinati requisiti come la laurea in giurisprudenza ed un’impeccabile condotta morale, oltre a dover dimostrare interesse a lavorare con i minori. Gli agenti nominati dai comandanti delle unità di polizia a eseguire tale incarico, devono indagare unicamente sui reati commessi dai minori”. Recentemente le iniziative intraprese dalla polizia in tema di prevenzione della delinquenza minorile hanno assunto un rilievo crescente, fino a un incremento del numero di agenti in questo ambito. I minori vengono identificati, inseriti in appositi elenchi, reintegrati nelle famiglie di appartenenza e accompagnati a casa se provenienti da altre regioni. Se i genitori non adempiono agli obblighi di sorveglianza del minore, è prevista una pena a loro carico degli stessi.
Presso il Dipartimento di Polizia di Constanta sono disponibili in archivio i dati relativi a 691 minori; risultano registrati anche quelli provenienti da altre regioni e quelli che sono già stati riaccompagnati a casa. Su 691, 192 sono tenuti sotto stretta sorveglianza. Nel 2001 il Dipartimento ha effettuato 106 operazioni per l’identificazione dei minori e comminato un numero di sanzioni pari a 451 genitori per la loro condotta negligente nei confronti dei figli minorenni. Tra i reati commessi più frequentemente, furti (85%) e aggressioni, ma vengono rilevati anche casi di reati gravi, come la violenza carnale e l’omicidio, che hanno portato a un’intensificazione delle attività preventive. “Altri aspetti allarmanti della delinquenza minorile sono la tendenza dei giovani ad unirsi in bande, nonché la facilità di reclutamento nelle filiere della malavita organizzata, infine il fatto che spesso le vittime della delinquenza minorile sono gli stessi minori”, ha riferito il tenente.

Gli agenti di polizia svolgono anche iniziative di prevenzione della delinquenza minorile all’interno delle scuole: a ogni istituto viene assegnato almeno un agente che si impegna a svolgere attività di natura assistenziale e di orientamento. Inoltre diverse unità delle forze di polizia intervengono in programmi televisivi e radiofonici, locali e nazionali, che affrontano temi relativi alla prevenzione della delinquenza. Numerose istituzioni rumene, governative e non, realizzano forme di collaborazione con la polizia per lo sviluppo di progetti relativi alla tutela dei minori. Infatti la Direzione generale per la Protezione dei diritti dei minori è il partner più importante a livello locale del Dipartimento di Polizia.(lab)

Quale riforma per i nostri minori? I minorenni condannati sono passati dai 2.306 del 1991 ai 3.466 del 2000. Modifica nella composizione dei Tribunali minorili, innalzamento delle pene. L'attuale riforma pare non tenere in gran conto i principi del diritto internazionale. A colloquio con l'ex Direttore generale dell'Ufficio per la giustizia minorile, Giuseppe Magno.

Vedi testo completo in formato PDF.

Criminalità, il caso della Germania. ''Non esiste un sistema nazionale di prevenzione''

Come funziona il sistema di prevenzione della criminalità giovanile in Germania? “Non esiste un sistema nazionale di prevenzione, che rientra tra le competenze dei sedici Stati federali e viene quindi attuata a livello federale e locale”, spiega Sabine Behn, direttore a Camino (Berlino) del Laboratorio per tirocini pratico-professionali e indagini nel settore sociale nell’ambito della polizia. Nella città tedesca, il prossimo 27 settembre, si svolgerà il seminario sul tema “Il ruolo degli operatori sociali nella gestione dei progetti di prevenzione sociale della criminalità giovanile”, previsto dal progetto europeo “Jump”. A livello nazionale sono stati avviati in Germania i “Programmi contro l'estremismo di destra e la xenofobia”, “in seguito al drammatico incremento degli attacchi diretti da gruppi dell'estrema destra contro cittadini stranieri, persone in cerca di asilo e soggetti deboli della società”, ha riferito Behn. Tra le iniziative, “Xenos”, che affianca alle attività contro l'estremismo di destra e il razzismo una serie di misure relative allo sviluppo ed alla promozione dell'occupazione. Alla base di questo programma vi è la convinzione che l’istruzione e la formazione (l’educazione contro il razzismo, la comunicazione, la gestione dei conflitti) costituiscano azioni da promuovere sui luoghi di lavoro e nelle scuole professionali, dove sono più scarse le risorse economiche e quelle attività che facilitano un sano inserimento dei giovani nella società. “Tuttavia, occorre tenere presente che tali misure possono essere efficaci, nel lungo periodo, solo se affiancate da un miglioramento delle opportunità di impiego per i giovani svantaggiati”.

Tuttavia le attività di prevenzione vengono attuate principalmente a livello federale e locale: nell’ultimo decennio i “Comitati statali per la prevenzione” sono stati istituiti nella maggioranza dei 16 stati tedeschi e sono composti da rappresentanti di ministeri, enti statali, polizia, organismi che si occupano di assistenza giovanile, autorità scolastiche e di altre istituzioni pubbliche quali la chiesa, le associazioni sportive e/o le organizzazioni sociali. Talvolta vengono invitati a collaborare anche degli scienziati. Anche i “Comitati di prevenzione locali” si occupano di criminalità giovanile, soprattutto degli episodi di violenza di gruppo perpetrate da e tra i giovani. Ulteriori aree di intervento si riferiscono ai reati connessi al consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti nei grandi centri urbani, la disoccupazione dei giovani immigrati nelle città ove si registra una forte presenza di residenti stranieri o i reati commessi dai gruppi di estrema destra.

La polizia svolge “un ruolo attivo e fondamentale nella maggior parte dei progetti di prevenzione della criminalità – ha evidenziato Behn -. La cooperazione tra le forze dell’ordine e le istituzioni civili come i servizi sociali e giovanili non è, naturalmente, esente da conflitti, in quanto i servizi sociali a volte ritengono che in nome della prevenzione del crimine si persegua, in realtà, il controllo della comunità”. Inoltre alcuni operatori sociali “temono che la polizia possa assumere, con il passare del tempo, incarichi di tipo socio-pedagogico, creando una sovrapposizione di competenze e un incremento dei problemi nella distribuzione dei compiti. Eppure, nonostante tali perplessità, nel corso degli ultimi anni la collaborazione tra la polizia e le altre istituzioni si è intensificata”.

Alcune esperienze: presso il Dipartimento di Polizia del quartiere Schöneberg, zona di Berlino caratterizzata da gravi problemi sociali (criminalità, violenza, uso di stupefacenti e prostituzione), opera la Squadra di Prevenzione e Investigazione, che realizza nelle scuole e in altre istituzioni giovanili programmi di educazione comportamentale. “Considerando il fatto che, soprattutto per gli adolescenti, la polizia rappresenta l'autorità costituita, un intervento tempestivo offre a questi agenti la possibilità di influire positivamente sulla condotta dei giovani, riuscendo ad evitare la commissione di reati”. Come nel caso di Mehmet, un ragazzo che era solito appostarsi davanti all’ingresso della scuola di quartiere maneggiando in modo provocatorio il suo coltello per intimorire alcuni studenti; i loro genitori avvisarono la Squadra di prevenzione e Memhet venne invitato dagli agenti a descrivere la propria situazione familiare. “Essendo il più piccolo tra i fratelli e gli amici che frequentava, aveva sempre dovuto lottare per essere accettato nella propria comunità. Il ragazzo venne così messo in contatto con i responsabili di un progetto di assistenza e recupero per adolescenti inseriti in contesti socio-ambientali problematici o a rischio di devianza – ha raccontato Behn -. Accettò l’aiuto che gli venne offerto e iniziò a modificare la propria condotta, senza più commettere atti illeciti”. Esperienza che dimostra “come sia molto più efficace attivare tempestivi interventi di prevenzione assistenziali e di recupero, che hanno una effettiva azione deterrente, piuttosto che porre in essere attività a carattere essenzialmente repressivo in seguito alla commissione dei reati”.

Un altro esempio di collaborazione tra forze dell’ordine e cittadinanza è il “Servizio Consultivo Giovanile per l'Educazione sociale” (Jubp), progetto del Quartier generale della polizia di Magdeburg. L’obiettivo è prendersi cura dei delinquenti minorenni inseriti nei circuiti criminali immediatamente dopo il primo interrogatorio da parte della polizia, per offrire loro assistenza e istruzione. “Tra il momento dell'arresto e dell'interrogatorio e quello della sentenza intercorre un periodo di circa 1 anno, durante il quale i minori, abbandonati a sé stessi, rischiano di infrangere nuovamente la legge”. Il Jubp entra in azione subito dopo l'interrogatorio, offrendo al minore la consulenza di un assistente sociale. I servizi sociali offrono attività da realizzare nel tempo libero e segnalano i ragazzi a rischio o particolarmente problematici ai servizi sociali specializzati. (lab)

Siti Web: http://www.kriminalpraevention.de/aufgaben.htm 


La pagina
- Educazione&Scuola©