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Rapporto Undp sullo sviluppo umano: ''La percentuale di persone (oltre 1 miliardo) che vive con meno di un dollaro al giorno dimezzata entro il 2015, grazie alla crescita economica di Cina e India'' "La percentuale di persone - oltre 1 miliardo - che vive con meno di un dollaro al giorno verrà dimezzata entro il 2015 grazie alla crescita economica di Cina e India, i 2 paesi più popolosi”. Negli ultimi 10 anni, infatti, la dinamica economia cinese ha tratto fuori dalla povertà 150 milioni di persone, mentre in India, tra il 1990 e il 2000, la crescita pro capite è stata in media del 4% annuo. Lo assicura il Rapporto 2003 sullo sviluppo umano di 173 paesi stilato dal Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), presentato oggi alla Unioncamere in collaborazione con la Fondazione per la cittadinanza attiva. “Le azioni politiche contro la povertà” è il titolo dello studio, giunto alla 14a edizione, che analizza la questione dello sviluppo non solo dal punto di vista economico ma anche politico e culturale, incrociando reddito pro capite e Pnl con aspettativa di vita, tasso di alfabetizzazione e benessere complessivo degli abitanti di ciascun Paese, per elaborare una serie di indicatori quali l'indice di sviluppo umano e l'indice di povertà umana. I contenuti del rapporto sono diventati punto di riferimento per la promozione di strategie di sviluppo negli oltre 100 paesi in cui ogni anno viene presentato.
Un bambino su 5 non finisce le elementari, nel 2001 14 milioni di minori hanno perso un genitore o entrambi a causa dell'Aids: e il numero di orfani dovrebbe raddoppiare entro il 2010. Circa 800 milioni di persone (il 15% della popolazione mondiale) soffrono di fame cronica. In questo scenario l’indagine avanza la richiesta di una partnership tra i paesi ricchi e quelli poveri e delinea un nuovo approccio all’aiuto e allo sviluppo “solo se i paesi poveri attueranno riforme di ampia portata e le nazioni ricche risponderanno con delle migliori condizioni per gli scambi commerciali e degli aiuti maggiori”, evidenzia il Rapporto Undp, introducendo un nuovo piano di azione – il “Patto di Sviluppo del Millennio”- per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, sottoscritti da tutti i membri delle Nazioni Unite con una serie di scadenze: dal dimezzamento della povertà estrema all’arresto della diffusione dell’Hiv/Aids entro il 2015.
Calo del reddito in 54 paesi in via di sviluppo negli ultimi 10 anni. I dati nel Rapporto 2003 Undp
Nell’ultimo decennio in 54 paesi in via di sviluppo si è verificato un calo del reddito. Nonostante la consistente crescita economica verificatasi nel mondo durante gli anni ’90 - in questo decennio 54 paesi hanno registrato una riduzione del proprio reddito medio. Molti dei paesi che nel 2000 erano più poveri rispetto al 1990 si trovano nell’Africa Sub-Sahariana. Per modificare questa tendenza al declino, “le strategie di sviluppo devono incentrarsi non solo sulla crescita economica, ma anche su una più equa distribuzione dei servizi e della ricchezza”, sostiene il Rapporto. “La povertà può essere un problema politico - ha affermato Mark Malloch-Brown, Amministratore dell’Undp -. Questo Rapporto mostra che ci sono molti paesi in cui i livelli di reddito sono sufficientemente elevati per porre fine alla povertà assoluta, ma nei quali permangono sacche di povertà estrema, spesso a causa di preoccupanti modelli di discriminazione nella fornitura dei servizi essenziali”. Il Rapporto introduce il nuovo Patto di Sviluppo del Millennio, che propone nuove politiche regionali e globali per avviare la crescita e ridurre la povertà; l’investimento nell’industria e le attività imprenditoriali che creano occupazione, quali le attività manifatturiere e quelle tessili, “sono più importanti ai fini dello sviluppo umano rispetto alle industrie che richiedono elevati stock di capitali, quali la prospezione e la produzione petrolifera”, sottolinea il documento, invitando anche a sviluppare delle iniziative speciali a sostegno delle piccole attività imprenditoriali nei paesi in via di sviluppo. Inoltre l’indagine esorta i governi dei paesi in via di sviluppo “ad attribuire priorità di spesa ai servizi essenziali di cui le persone povere hanno maggiore bisogno”: scuole elementari, non università; cliniche nelle aree rurali, non ospedali tecnologicamente avanzati nelle grandi città. “I paesi poveri non possono aspettare di aver raggiunto una certa ricchezza prima di investire nelle loro persone - ha affermato Jeffrey Sachs, consulente speciale del Segretario Generale Onu sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e direttore aggiunto del Rapporto sullo Sviluppo Umano di quest’anno -. L’investimento sui bisogni essenziali non è desiderabile solo per il suo fine ultimo di veder eliminata la sofferenza umana, ma anche in quanto fa parte di una strategia globale di crescita economica”.
Il Rapporto sullo Sviluppo Umano mostra che in molti paesi le donne, i poveri delle aree rurali e le minoranze etniche non percepiscono una percentuale equa nell’aumento della spesa sociale, evidenziando modelli di discriminazione in termini di accesso all’istruzione, alla sanità, all’acqua potabile e alle strutture sanitarie. Nella maggior parte dei paesi del mondo in via di sviluppo per i quali si dispone di statistiche che attestano gli standard sanitari delle aree rurali, così come in quelle urbane, i progressi verso la riduzione dei tassi di mortalità infantile sono stati più contenuti nelle campagne che non nelle città. In Cambogia, ad esempio, dove l’85% della popolazione vive nelle campagne, lavora nelle aree rurali solo il 13% degli impiegati pubblici appartenenti al settore sanitario. Tuttavia gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio confermano che “la sola crescita economica non riuscirà a sollevare il mondo dalla povertà che affligge 1 miliardo di persone”. Se non verranno affrontati problemi quali la malnutrizione e l’analfabetismo, entrambi causa e sintomo della povertà, “gli Obiettivi non verranno raggiunti”. Nell’ultimo decennio 13 milioni di bambini sono morti a causa di malattie diarroiche; ogni anno oltre 500mila donne, una al minuto, muore durante la gravidanza e il parto. Molte soluzioni ai problemi della fame, delle malattie e dell’analfabetismo sono conosciute: zanzariere sui letti per prevenire la malaria, ostetriche per assistere le donne, fertilizzanti per accrescere la produttività agricola, educazione all’igiene per salvaguardare le sorgenti d’acqua potabile. “Si tratta di strategie che difficilmente possono essere definite ad alta tecnologia ma che, combinate, potrebbero salvare milioni di vite umane”.
Rapporto Undp, preoccupate le Ong italiane: ''Grave il peggioramento socio-economico di ben 21 Paesi''
Sono preoccupanti i dati contenuti nel Rapporto sullo Sviluppo Umano secondo l’Associazione delle Ong Italiane. “Riteniamo particolarmente grave il peggioramento socio-economico di ben 21 Paesi - ha dichiarato il Presidente Sergio Marelli, intervenendo alla presentazione del Rapporto – e la diminuzione della crescita economica in 54 Paesi non fa che dimostrare a cosa porta la totale incoerenza di politiche che riducono le risorse alla cooperazione e favoriscono la liberalizzazione del commercio internazionale.” Secondo le Ong i Paesi ricchi “hanno delle chiare responsabilità affinché assicurino aiuti maggiori, scambi commerciali più equi e una considerevole riduzione del debito”. “Fissare obiettivi con scadenze precise è la sfida enfatizzata dal Rapporto 2003 – continua Marelli. Tra i principali, ricordiamo l’aumento dell’aiuto globale di almeno 50 milioni di dollari, il raggiungimento dello 0,7% del PIL da destinare all’aiuto allo sviluppo, l’eliminazione delle tariffe sui prodotti esportati dai Paesi poveri, l’eliminazione dei sussidi alle esportazioni agricole, una ulteriore riduzione del debito, l’applicazione dei TRIPS per garantire l’accesso ai farmaci.” “Il nostro Paese – ha concluso – che ha promesso di raggiungere lo 0,33% del PIL entro il 2006, rimane ancora il fanalino di coda dei Paesi europei per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo erogati a favore dei Paesi poveri. I dati contenuti nel Rapporto dimostrano ampiamente come un maggior sostegno al commercio estero non serva affatto a migliorare le condizioni di vita nei Paesi in via di sviluppo. Ai fini dello sviluppo umano, gli investimenti in progetti e iniziative che sostengano i servizi essenziali e le piccole attività locali sono prioritarie rispetto ad elevati capitali investiti a favore di grandi industrie e multinazionali. Non possiamo ignorare ulteriormente le promesse più volte ribadite in ambiti internazionali e che siamo chiamati a rispettare non come carità, ma in quanto responsabilità condivise in un mondo sempre più interdipendente.”
UNDP : Rapporto 2003 sullo sviluppo umano: “Le azioni politiche contro la povertà” Ogni anno, dal 1990, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) ha commissionato il Rapporto sullo Sviluppo Umano a un team indipendente di esperti allo scopo di analizzare i principali problemi di interesse globale. Una rete consultiva mondiale di leader in ambito accademico, governativo e della società civile contribuisce con dati, idee e procedure di successo a sostegno dell’analisi e delle proposte pubblicate nel Rapporto. Il concetto di Sviluppo Umano va al di là del reddito pro capite, dello sviluppo delle risorse umane e dei bisogni essenziali quali misura del progresso umano, e considera anche alcuni fattori quali la libertà, la dignità e la forza umana, vale a dire il ruolo delle persone nello sviluppo. Il Rapporto 2003 sostiene che lo sviluppo è in ultima analisi “un processo di ampliamento delle scelte delle persone”, non solo un aumento dei redditi nazionali. Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003 è pubblicato in italiano dalla Rosenberg & Sellier Editori.
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