Reddito
minimo di inserimento
Reddito minimo di inserimento: che bilancio è possibile
stilare? E quale futuro si prospetta? La rivista Prospettive Sociali
e Sanitarie affronta l’argomento nel suo ultimo numero, a distanza
di circa due mesi dal convegno di Milano su "Reddito minimo di
inserimento in Italia", promosso dall'osservatorio sulla
povertà urbana dell'università "Bicocca" e Laboratorio
di Politica sociale di Milano.
E’ Emanuele Ranci Ortigosa, dell’Irs, a tracciare i possibili
scenari futuri per il Rmi. Ortigosa ricorda l’esperienza francese
del 1988 e la decisione dell’Italia, dieci anni più tardi, di
portare anche da noi il reddito minimo di inserimento, attraverso
una sperimentazione biennale (1999-2000) in trentanove Comuni.
Comuni collocati per la maggior parte nel Mezzogiorno e di ridotte
dimensioni. Un fatto, questo, che secondo Ranci Ortigosa mirava a
convogliare le risorse economiche verso aree dove la povertà era
più diffusa, “ma così facendo si collocava la sperimentazione
nelle situazioni di maggiore difficoltà per il positivo decollo del
nuovo istituto”.
Al momento, tuttavia, il problema é: fra pochi mesi si concluderà
il secondo biennio di sperimentazione e ancora non si sa cosa
accadrà. Il Dpef, infatti, non prevede il rifinanziamento dell’istituto
e i trecento comuni dove la sperimentazione è in corso (tanti sono
diventati con il secondo biennio) sono preoccupati per l’interruzione
di un processo di sviluppo e per i possibili contraccolpi sociali.
“Ritengo che il Rmi vada assunto e generalizzato – afferma Ranci
Ortigosa – in termini istituzionalmente adeguati e coerenti al
nuovo sistema costituzionale. Il Rmi non può certamente essere
introdotto come misura generale attraverso finanziamenti vincolati
erogati dallo Stato ai Comuni. Il Rmi, come ogni altra misura di
politica sociale, ha ora la sua fonte normativa e programmatoria
nelle Regioni. Rimane però, come competenza del livello nazionale,
la garanzia su tutto il territorio nazionale dei diritti civili e
sociali dei cittadini, tramite la determinazione dei livelli
essenziali delle prestazioni, comprese quelle sociali concernenti
tali direttive, oggetto oggi di considerazione congiunta fra Stato e
Regioni e auspicabilmente autonomie locali, assicurabili con il
concorso finanziario dello Stato, delle Regioni, dei Comuni. L’integrazione
dei redditi insufficienti per consentire una vita dignitosa a ogni
famiglia e l’attivazione di misure nei confronti dei componenti
che ne necessitano e possono utilizzarle mi pare siano il primo
cruciale “livello di assistenza” da assicurare a ogni individuo
e a ogni nucleo familiare (...)”.
“Anche in campo sociale – continua Ortigosa – emergono altre
tematiche, sostenute da interlocutori più forti, attrezzati e
competenti di quelli che si muovono attorno al Rmi. Addurre critiche
quali la scarsa produzione di occupazione stabile ad opera degli
interventi Rmi è pretestuoso e fuorviante. Il Rmi è, infatti,
misura di politica sociale contro la povertà, non è un
ammortizzatore sociale attinente le politiche del lavoro. Ha altre
finalità e non può essere bocciato o promosso su quanta
occupazione produca, o ha prodotto, per di più in contesti dove la
disoccupazione è piaga cronica e diffusa”.
“Si affermi una soglia di reddito familiare come diritto
soggettivo – continua Ranci Ortigosa – si affermi come diritto
soggettivo una valutazione della condizione personale e familiare e
l’offerta di conseguenti misure di inserimento. Tali
determinazioni sono di livello e competenza nazionale e vanno
concertate nella Conferenza Stato-Regioni e nella Conferenza
unificata. Toccherà poi alle Regioni esprimere orientamenti e
criteri per la realizzazione dei Liveas, e ai Comuni assicurare
concretamente tali Liveas tramite il sistema integrato di interventi
e servizi sociali programmati e operanti negli ambiti zonali. Si
pone ovviamente il problema delle risorse disponibili per la
realizzazione dei Liveas e, entro questi, del Rmi. Dato che il fondo
sociale viene alimentato da più fonti, si tratta di vedere quale
concorso fra Stato, Regioni e Comuni può alimentare la copertura
dei Liveas e, entro questi, del Rmi nella sua duplice dimensione di
assistenza e di promozione.
Una scelta si propone: procedere alla revisione generale
delle erogazioni monetarie, prevista alla legge 328/00, o adottare
semplicemente il Rmi come ulteriore misura di protezione per tutti
coloro che non beneficiano delle altre attuali tutele del reddito,
anche se queste sono prive della dimensione di inserimento sociale?
Personalmente opto per la prima ipotesi, perché più equitativa,
più omogenea al sistema dei Liveas, integrabile anche con misure
volte a coprire oneri aggiuntivi propri di specifiche condizioni
personali o sociali. Il Rmi non può essere, infatti, una misura
isolata e sovraccaricata di funzioni. E’ una rete estrema di
protezione e promozione complementare ad altre erogazioni monetarie,
e ovviamente allo sviluppo dei sistemi territoriali dei servizi
sociali che la stessa attuazione del Rmi richiede e stimola.
Imboccare questa strada offrirebbe maggiore stimolo a un riordino
complessivo del sistema delle erogazioni monetarie che ne
decentrasse anche sul territorio risorse e gestione”.
Sempre per Ranci Ortigosa, “una revisione generale delle
erogazioni monetarie gestite e finanziate tanto dallo Stato che
dalle Regioni e dai Comuni consentirebbe anche di contenere le
risorse aggiuntive che la generalizzazione del Rmi richiederebbe. La
valutazione da noi condotta stimava il fabbisogno aggiuntivo in una
cifra compresa fra i 2300 e i 3000 milioni di euro (...). Certo, il
problema delle risorse c’è e non è ignorabile, ma può essere
anche affrontato con una certa gradualità, definendo un livello di
partenza abbastanza contenuto, ma in crescita programmata e
scadenzata verso una soglia “a regime” dignitosa ed equa.
Ritengo anche che tale soglia debba relazionarsi al costo della vita
che nel nostro Paese è assai differenziato, non solo tra Nord e Sud
ma anche tra contesti urbani e rurali (...)”.
In conclusione, per Ranci Ortigosa, “Il Rmi non è la panacea
della miseria e dell’emarginazione sociale. Ci offre però l’opportunità
di prendere seriamente atto di queste realtà e di intraprendere
politiche e azioni di contrasto immediato e di promozione attiva.
Nell’attuale fase storica e politica può essere un test, un
indicatore, di qual'è la nostra sensibilità etica e la nostra
cultura civile, sociale e politica”.
RMI: Reddito minimo di inserimento
È una misura che si rivolge in primo luogo a soggetti
adulti in età di lavoro e alle loro famiglie, finalizzata a ridurre
il disagio economico integrando il reddito, ed a fornire risorse di
diversa natura affinché gli individui e le famiglie riescano a
contrastare autonomamente i rischi di riproduzione familiare della
povertà. L’ottenimento del RMI è subordinato alla stipula di un
contratto di inserimento (sociale e/o lavorativo) tra il
beneficiario e l’ente o l’agenzia che lo gestisce. Nel caso di
inserimento lavorativo le attività consistono in recuperi o
integrazioni formative, tirocini, stage lavorativi ecc.
(Piano
Nazionale per l’inclusione 2001)
Reddito minimo di inserimento: nel 1999/2000 presentate
oltre 55mila domande di accesso. Oltre 25mila i nuclei familiari in
carico
Sempre sulla rivista Prospettive Sociali e Sanitarie,
Sergio Pasquinelli riprende il bilancio del primo biennio di
sperimentazione del Reddito minimo di inserimento, tracciato dal
Dipartimento affari sociali nel maggio del 2001. Afferma Pasquinelli:
“A conclusione dei due anni di sperimentazione, si può affermare
che, nei 39 Comuni dove la sperimentazione si è realizzata, si sono
certo manifestate diverse difficoltà, ma che nella maggior parte di
essi si osservano cambiamenti e innovazioni significativi, sia in
termini culturali, sia organizzativi e amministrativi, di diversa
entità naturalmente, a seconda delle differenti situazioni di
partenza. Si riscontra cioè l’avvio di un processo evolutivo
apprezzato tanto dai beneficiari quanto dagli operatori e dai
dirigenti dei servizi, dai soggetti del territorio, dagli
amministratori coinvolti”.
Dunque, attenzione sull’andamento del primo biennio di
sperimentazione. I 39 Comuni interessati riflettono, per
collocazione territoriale, la distribuzione della povertà nel
nostro Paese. Ben 24 sono situati nelle regioni del Mezzogiorno, 10
nel centro Italia e solo 5 al Nord. In quattro dei 39 Comuni prima
dell’avvio della sperimentazione del Rmi non veniva erogata alcuna
forma di sussidio economico; in altri 17, nel corso del 1998, sono
stati invece erogati esclusivamente contributi economici
straordinari. Solo nei restanti 18 Comuni si riscontrava la presenza
tanto di assistenza ordinaria continuativa quanto di assistenza
straordinaria una tantum.
Nei due anni di sperimentazione sono state presentate 55.522 domande
di accesso alla misura e di queste ne sono state accolte 34.730,
ossia il 62,5%. Il tasso medio di incidenza delle domande accolte
sul totale delle famiglie residenti nei 39 Comuni è risultato pari
al 4,2%. Questo tasso registra il suo minimo a Rovigo, con l’1,1%,
e i suoi livelli massimi (intorno al 40%) in 3 piccoli Comuni del
Sud, con popolazione di circa 10mila abitanti ciascuno. Le soglie di
incidenza dei beneficiari, secondo il rapporto, evidenziano in
alcune situazioni locali serie carenze in merito alla gestione della
misura e all’adeguatezza dei controlli”.
Al dicembre 2000 risultavano in carico al Rmi 25.591 nuclei
familiari, caratterizzati per il 64% da coppie con figli,
prevalentemente del Sud; per il 15% da famiglie monoparentali e per
il 13,6% da persone sole, per lo più residenti al Nord. Alla stessa
data erano inseriti in programmi di inserimento 37.087 persone, pari
al 42,3% dei soggetti complessivamente in carico.
La tipologia di programmi più diffusa è costituita da programmi di
integrazione socio-relazionale, che coinvolgono 8.783 individui,
pari al 24% del totale. Tra gli altri, il Comune di Napoli ha
ampiamente fatto ricorso a questa tipologia di interventi. Alle
diverse attività di integrazione sociale si affiancano le attività
di cura e sostegno intra-familiare (di minori, anziani non
autosufficienti, ecc...) che riguardano 7351 persone (20,5% del
totale). Relativamente bassa, soprattutto al Sud, la quota di
programmi di tipo occupazionale (14,9%), tra i quali figurano anche
attività di orientamento al lavoro, di accompagnamento all’inserimento
lavorativo e di incontro tra domanda e offerta.
Pasquinelli sottolinea come “una serie di elementi convergono a
far ritenere che l’introduzione del Rmi abbia concorso a
contrastare e ridurre fenomeni di esclusione sociale nei Comuni
interessati. L’impatto positivo si può cogliere in termini di
iniziale superamento di un approccio discrezionale e anche
clientelare ai problemi dell’assistenza; del tendenziale
instaurarsi di rapporti più dignitosi e corretti fra
amministrazioni e famiglie in stato di bisogno su criteri più certi
e obiettivi e con modalità di gestione trasparenti; di
responsabilizzazione dei beneficiari e di impegno e valorizzazione
delle loro risorse personali e familiari; di diagnosi delle
situazioni e di progettazione di interventi e percorsi di
inserimento più professionali e personalizzate”.
Reddito
Medio di Inserimento
Composizione delle famiglie in carico al 31/12/2000
|
Comuni
|
N.
di fam. in carico
|
N.
medio mebri per nucleo
|
Composizione
familiare
(valori %)
|
|
|
|
soli
|
coppie senza figli
|
con figli
|
con figli e altri
membri
|
monogen.
|
altre
tipol.
|
Nichelino
|
232
|
2,7
|
32,3
|
8,6
|
27,2
|
2,2
|
25,9
|
3,9
|
Limbiate
|
121
|
2,9
|
22,3
|
5,8
|
32,2
|
1,7
|
28,9
|
9,1
|
Cologno
Monzese
|
124
|
2,4
|
38,7
|
7,3
|
30,6
|
1,6
|
20,2
|
1,6
|
Rovigo
|
137
|
2,0
|
47,4
|
5,1
|
19,7
|
2,2
|
16,8
|
8,8
|
Genova
(Voltri/Pra)
|
325
|
2,8
|
23,4
|
9,2
|
26,8
|
1,5
|
36,6
|
2,5
|
Massa
|
543
|
24
|
36,2
|
6,2
|
25,0
|
2,4
|
27,0
|
3,3
|
Civita
Castellana
|
131
|
2,3
|
29,0
|
7,6
|
29,8
|
1,5
|
31,3
|
0,8
|
Corchiano
|
18
|
n.d.
|
22,2
|
11,1
|
27,8
|
-
|
33,3
|
5,6
|
Monterosi
|
14
|
2,9
|
71
|
14,3
|
78,6
|
-
|
-
|
-
|
Onano
|
12
|
2,1
|
25,0
|
-
|
33,3
|
-
|
41,7
|
-
|
Gallese
|
20
|
2,0
|
4,0
|
-
|
3,0
|
-
|
3,0
|
-
|
Fabrica
di Roma
|
38
|
2,4
|
18,4
|
18,4
|
21,1
|
5,3
|
36,8
|
-
|
Canepina
|
18
|
n.d.
|
27,8
|
16,7
|
5-
|
-
|
5,6
|
-
|
Pontecorvo
|
238
|
2,9
|
20,6
|
4,6
|
58,8
|
9,7
|
6,3
|
-
|
Alatri
|
258
|
2,0
|
14,7
|
5,4
|
54,3
|
1,6
|
20,2
|
3,9
|
Caserta
|
1.476
|
2,0
|
24,0
|
3,5
|
44,5
|
7,0
|
17,8
|
3,2
|
Orta
di Atella
|
1.768
|
3,1
|
20,7
|
8,9
|
62,7
|
-
|
6,6
|
1,1
|
Napoli
|
3.695
|
4,8
|
0,6
|
0,6
|
7-
|
10,1
|
17,7
|
1,1
|
L'Aquila
|
607
|
n.d.
|
29,3
|
5,9
|
30,6
|
2,1
|
24,7
|
7,2
|
Isernia
|
202
|
3,6
|
12,9
|
9,9
|
46,0
|
2,5
|
19,8
|
8,9
|
Foggia
|
2.649
|
3,5
|
10,6
|
4,7
|
59,9
|
3,7
|
20,5
|
0,6
|
Andria
|
1.497
|
3,6
|
6,0
|
9,0
|
78,9
|
1,0
|
5,1
|
-
|
Bernalda
|
211
|
3,2
|
15,2
|
16,1
|
68,7
|
-
|
-
|
-
|
Grassano
|
130
|
2,6
|
37,7
|
-
|
62,3
|
-
|
-
|
-
|
Isola
di Capo Rizzuto
|
1.472
|
n.d.
|
9,1
|
4,4
|
86,5
|
-
|
-
|
-
|
Cutro
|
1.106
|
2,8
|
34,4
|
8,0
|
49,0
|
-
|
5,7
|
2,9
|
S.
Giovanni in Fiore
|
1.095
|
2,9
|
22,9
|
6,8
|
54,5
|
0,1
|
12,0
|
3,7
|
Reggio
Calabria
|
1.313
|
4,1
|
-
|
-
|
67,7
|
2,3
|
22,5
|
7,5
|
Nardodipace
|
60
|
3,1
|
13,3
|
6,7
|
71,7
|
-
|
8,3
|
-
|
Enna
|
694
|
n.d.
|
21,7
|
13,3
|
65,0
|
-
|
-
|
-
|
Barrafranca
|
632
|
3,3
|
9,2
|
12,2
|
69,1
|
1,6
|
7,4
|
0,5
|
Leonforte
|
623
|
2,9
|
17,8
|
6,3
|
67,9
|
2,1
|
5,5
|
0,5
|
Catenanuova
|
160
|
2,9
|
23,8
|
8,1
|
49,4
|
0,6
|
15,6
|
2,5
|
Agira
|
364
|
3,1
|
31,6
|
11,8
|
52,5
|
-
|
4,1
|
-
|
Centuripe
|
150
|
2,8
|
21,3
|
10,7
|
52,0
|
-
|
12,0
|
4,0
|
Catania
(VII-IX-X)
|
2.165
|
n.d.
|
4,0
|
5,4
|
62,9
|
6,6
|
19,6
|
1,6
|
Sassari
|
726
|
4,1
|
-
|
-
|
62,9
|
6,3
|
23,1
|
7,6
|
S.Nicolò
D'Arcidano
|
40
|
n.d.
|
9,5
|
3,6
|
75,0
|
11,9
|
-
|
-
|
Oristano
|
527
|
3,0
|
23,0
|
7,0
|
35,3
|
3,6
|
23,9
|
7,2
|
TOTALE
|
25.591
|
3,5
|
13,6
|
5,4
|
61,5
|
3,7
|
14,6
|
2,2
|
Nord
|
939
|
2,7
|
31,0
|
7,8
|
27,1
|
1,8
|
27,9
|
4,5
|
Centro
|
1.290
|
2,7
|
27,2
|
6,4
|
38,5
|
3,4
|
22,2
|
2,3
|
Sud
e Isole
|
23.362
|
3,7
|
12,4
|
5,3
|
62,8
|
3,7
|
13,7
|
2,1
|
Fonte: Irs,
Fondazione Zancan, Cles, 2001
RMI
- Distribuzione % dei principali esiti dei programmi al
31/12/2000
|
Aree
regionali
|
ESITI
|
Trovata occupazione
(v.%)
|
Diploma scolastico
(v.%)
|
Diploma
professionale
(v.%)
|
NORD
|
59,2
|
15,1
|
25,8
|
CENTRO
|
61,6
|
15,1
|
23,2
|
SUD
e ISOLE
|
8,5
|
36,2
|
55,3
|
Fonte: IRS
Reddito
Minimo di Inserimento
La gestione delle domande al 31 dicembre 2000
|
Comuni
|
abitanti
|
domande
presentate
|
domande
accolte
|
%
accolte presentate
|
Tot.
beneficari
|
%
benef. per ab.
|
Nichelino
|
45.609
|
518
|
352
|
68,0
|
620
|
1,4
|
Limbiate
|
32.469
|
196
|
148
|
75,5
|
340
|
1,0
|
Cologno
Monzese
|
49.790
|
351
|
212
|
60,4
|
307
|
0,6
|
Rovigo
|
50.925
|
276
|
217
|
78,6
|
250
|
0,5
|
Genova
(Voltri/Pra)
|
39.000
|
709
|
537
|
75,7
|
898
|
2,3
|
Massa
|
67.999
|
1.295
|
834
|
64,4
|
1.288
|
1,9
|
Civita
Castellana
|
15.992
|
213
|
186
|
87,3
|
303
|
1,9
|
Corchiano
|
3.319
|
65
|
37
|
56,9
|
43
|
1,3
|
Monterosi
|
2.232
|
26
|
19
|
73,1
|
14
|
0,6
|
Onano
|
1.211
|
24
|
20
|
83,3
|
25
|
2,1
|
Gallese
|
2.798
|
41
|
29
|
70,7
|
43
|
1,5
|
Fabrica
di Roma
|
6.296
|
97
|
58
|
59,8
|
104
|
1,7
|
Canepina
|
3.072
|
35
|
28
|
80,0
|
46
|
1,5
|
Pontecorvo
|
13.345
|
375
|
238
|
63,5
|
694
|
5,2
|
Alatri
|
26.848
|
503
|
340
|
67,6
|
846
|
3,2
|
Caserta
|
73.797
|
2.320
|
1.851
|
79,8
|
4.582
|
6,2
|
Orta
di Atella
|
12.154
|
2.400
|
1.830
|
76,3
|
6.188
|
50,9
|
Napoli
|
1.035.835
|
18.873
|
8.895
|
47,1
|
17.336
|
1,7
|
L'Aquila
|
69.516
|
1.008
|
839
|
83,2
|
1.618
|
2,3
|
Isernia
|
21.007
|
314
|
216
|
68,8
|
202
|
1,0
|
Foggia
|
155.785
|
3.867
|
3.696
|
95,6
|
9.312
|
6,0
|
Andria
|
93.446
|
2.794
|
1.497
|
53,6
|
6.297
|
6,7
|
Bernalda
|
12.266
|
774
|
459
|
59,3
|
680
|
5,5
|
Grassano
|
5.929
|
191
|
130
|
68,1
|
371
|
6,3
|
Isola
di Capo Rizzuto
|
12.721
|
1.856
|
1.620
|
87,3
|
1.472
|
11,6
|
Cutro
|
9.866
|
1.991
|
1.106
|
55,5
|
2.459
|
24,9
|
S.
Giovanni in Fiore
|
18.821
|
1.749
|
1.488
|
85,1
|
3.098
|
16,5
|
Reggio
Calabria
|
180.158
|
2.464
|
1.313
|
53,3
|
5.391
|
3,0
|
Nardodipace
|
1.532
|
115
|
79
|
68,7
|
219
|
14,3
|
Enna
|
28.532
|
904
|
694
|
76,8
|
2.025
|
7,1
|
Barrafranca
|
13.466
|
1.331
|
632
|
47,5
|
2.124
|
15,8
|
Leonforte
|
14.407
|
1.228
|
623
|
50,7
|
1.924
|
13,4
|
Catenanuova
|
5.031
|
348
|
238
|
68,4
|
472
|
9,4
|
Agira
|
8.941
|
559
|
437
|
78,2
|
1.009
|
11,3
|
Centuripe
|
6.239
|
324
|
291
|
89,8
|
415
|
6,7
|
Catania
(VII-IX-X)
|
64.379
|
2.352
|
2.165
|
92,0
|
8.397
|
13,0
|
Sassari
|
121.038
|
2.129
|
785
|
36,9
|
2.959
|
2,4
|
S.Nicolò
D'Arcidano
|
2.945
|
106
|
64
|
60,4
|
40
|
1,4
|
Oristano
|
33.066
|
801
|
527
|
65,8
|
1.405
|
4,3
|
|
|
|
|
|
|
|
TOTALE
|
2.361.782
|
55.522
|
34.730
|
62,6
|
85.818
|
3,6
|
Nord
|
217.793
|
2.050
|
1.466
|
71,5
|
2.415
|
1,1
|
Centro
|
143.112
|
2.674
|
1.789
|
66,9
|
3.406
|
2,4
|
Sud
e Isole
|
2.000.877
|
50.798
|
31.475
|
620
|
79.997
|
4,0
|
Fonte: Irs,
Fondazione Zancan, Cles, 2001
Reddito minimo di inserimento: in due anni erogati 426
miliardi, circa 728mila lire a famiglia
Sempre per quel che concerne il bilancio del primo biennio
di sperimentazione del Reddito minimo di inserimento, va detto che
le dimissioni dalla misura, a fine dicembre 2000, indicavano una
quota di uscite di circa il 10%. Tali ‘dimissioni’, tuttavia,
sono il risultato di processi diversi. Ne sono stati individuati 3
tipi fondamentali: il superamento della condizione di bisogno (per
esempio, perché è stato trovato un lavoro) nel 54,1% dei casi, l’abbandono
dei programmi di inserimento per il 14% e altri motivi per il 31,9%
(cambio di residenza, decesso, ricovero, ecc...). Sull’effettivo
grado di riuscita della misura per determinare nuova occupazione, le
testimonianze degli operatori sono diversificate. In Sicilia,
Calabria e in altri Comuni del Meridione gli operatori affermano che
non sempre vi è una correlazione tra Rmi e nuova occupazione.
Nello stesso tempo, altri affermano che l’inserimento di
soggetti svantaggiati in un percorso di promozione sociale ha
portato quantomeno a determinare una spirale positiva in termini di
motivazioni. Comunque: almeno 873 beneficiari hanno trovato una
occupazione; 2344 hanno conseguito il diploma di licenza
elementare/media e 3588 hanno conseguito un diploma o un attestato
professionale. A ciò va aggiunta l’opera di recupero scolastico
che coinvolgevano più di 900 persone. Inoltre, grazie ai percorsi
di inserimento almeno 800 famiglie (in particolare a Foggia, Genova,
Catania, Napoli e altri) sono rientrate dalla morosità e dagli
arretrati di pagamento. In diverse grandi città del Sud segnalata
la diminuzione dei fenomeni di microcriminalità. Il Rmi ha poi
permesso di prendere in carico cento persone senza fissa dimora,
oltre 200 ex detenuti e diverse centinaia di persone non
autosufficienti.
Infine i costi della sperimentazione. Le risorse complessivamente
erogate alle famiglie nei 2 anni di sperimentazione ammontano a poco
più di 426 miliardi, pari a un’erogazione media mensile di poco
superiore a 728mila lire a famiglia. Di queste risorse, il 90% (pari
a più di 390 miliardi) è stato destinato all’integrazione dei
redditi di beneficiari residenti al Sud o nelle Isole. Oltre il 97%
delle risorse complessivamente erogate alle famiglie è gravato sul
Fondo nazionale per le politiche sociali, mentre la restante quota
è stata sostenuta dalle singole amministrazioni comunali, che hanno
compartecipato ai finanziamenti in misura diversa a seconda delle
diverse disponibilità di budget.
E’ possibile stimare in oltre 12 miliardi e 250 milioni i costi
complessivamente sostenuti dai Comuni per le gestione del primo
biennio di sperimentazione, di cui all’incirca 6 miliardi per il
personale. Sommando questo esborso agli oltre 11 miliardi di
compartecipazione ai finanziamenti a carico dei fondi comunali, si
è arrivati a 23 miliardi e mezzo di spesa complessiva dei 39
Comuni.
Per quanto riguarda il finanziamento per la seconda fase di
sperimentazione, ha provveduto la finanziaria con 350 miliardi per
il 2001 e 430 miliardi per il 2002. Tuttavia, le stime del
fabbisogno finanziario necessario all’estensione del Rmi parlano
di una somma oscillante tra i 4600 e i 6000 miliardi di lire. Cifra
rilevante ma, secondo i promotori, non elevata in termini assoluti.
E, per il futuro, ruolo cruciale dovrà esser svolto dai Comuni,
singoli o associati, a livello di ambito. Spetta ai piani di zona l’individuazione
degli obiettivi strategici e delle priorità di intervento, nonché
la definizione delle risorse sia organizzative che finanziarie:
vanno definiti i livelli essenziali locali, i requisiti e le
priorità di accesso, i criteri di accertamento, gli standard di
qualità della Carta dei servizi.
RMI
- Distribuzione % dei motivi prevalenti di uscita dalla
misura al 31/12/2000
|
Motivi
prevalenti
|
v.%
|
Superamento
condizione di bisogno
|
54,1
|
Abbandono
|
14,0
|
Altro
motivo
|
31,9
|
Fonte: IRS
RMI
- Distribuzione % delle tipologie
di programmi prevalenti al 31/12/2000
|
Tipologie
di programmi
|
v.%
|
Occupazionale
|
14,9
|
Pubblica utilità
|
9,6
|
Formativo
|
11,6
|
Scolastico
|
14,5
|
Riabilitativo
|
2,3
|
Cura e sostegno familiare
|
20,5
|
Integrazione socio-relazionale
|
24,5
|
Fonte: IRS
|