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(regioni.it) La Conferenza delle Regioni ha approvato (nella riunione del 17 maggio) un documento di “Proposte per la Conferenza nazionale della famiglia” (Firenze 24-26 maggio 2007)”.
Partendo proprio dal contributo della Conferenza delle Regioni, il
Presidente, Ecco il testo integrale del documento approvato dalla Conferenza delle Regioni:
“Il
disegno Costituzionale del nuovo titolo V, specie in ambito sociale,
nasce fortemente integrato e implica una fattiva collaborazione e
concertazione tra i vari livelli di governo.
Le
Regioni rivestono un ruolo di primo piano nella promozione, sviluppo,
attuazione di politiche familiari, come soggetti istituzionalmente
competenti in via esclusiva o concorrente, in un contesto di leale
collaborazione e di reciproco riconoscimento dei ruoli nel rispetto del
principio di sussidiarietà verticale, perseguendo:
a) l’integrazione delle politiche, sia a livello di aree di
competenza, che di livelli istituzionali, dove la collaborazione è
l’unica prospettiva di successo delle politiche stesse;
b) lo sviluppo del welfare delle responsabilità e delle pluralità,
sorretto da responsabilità condivise che valorizzino il federalismo
solidale;
c) il supporto e la facilitazione alle responsabilità familiari, né
invasivo, né delegante.
La
famiglia va sostenuta come valore pubblico e luogo di relazioni
significative che intercorrono tra i componenti con differenti età,
bisogni e diritti, sapendone utilizzare le competenze, il tempo, i
saperi sociali, inserendola nelle attività di riproduzione sociale e
integrandola con l’offerta pubblica, in termini di sussidiarietà
orizzontale, servizi di mutualità, forme di partenariato sociale
pubblico/privato e associazionismo familiare.
Le
politiche per la famiglia devono essere affrontate in un’ottica
integrata di sviluppo sociale con interventi strutturali. In questo
senso le Regioni sono impegnate al superamento della logica
assistenziale e orientate a politiche di tipo universalistico che
favoriscano strumenti di libertà e opportunità di scelta negli ambiti di
intervento relativi a:
-
secondo criteri di progressività e che prevedano interventi di sgravio
per le fasce deboli e sul numero dei minori a carico;
-
concertate a livello di Conferenza Unificata per evitare duplicazioni,
lacune e sovrapposizioni tra i vari provvedimenti realizzati dai diversi
livelli istituzionali.
Passano attraverso le famiglie i più rilevanti mutamenti della società
italiana:
- l’invecchiamento della popolazione con la conseguente
dilatazione del lavoro di cura;
- l’immigrazione degli stranieri con l’insediamento di nuove
famiglie portatrici di altre culture e stili di vita e la costituzione
di famiglie miste;
- la femminilizzazione del fenomeno immigrazione con l’ingresso
dai paesi dell’est di forza lavoro impegnata prevalentemente nel lavoro
di cura delle famiglie italiane;
- il mutato ruolo delle donne nella società italiana, più
scolarizzate, più qualificate e non sempre disponibili alla scelta
alternativa fra lavoro e figli.
Accanto al mutamento sociale va rilevata una profonda trasformazione
della struttura familiare che ne esce indebolita anche sotto il profilo
delle risorse non materiali. Diminuiscono, infatti, le persone adulte in
grado di “prendersi cura” dei soggetti non autonomi e diminuisce il
tempo a disposizione da dedicare alla cura dei singoli componenti della
famiglia.
Parimenti crescono le responsabilità e i compiti, rispetto a queste
nuove fragilità, che ricadono principalmente sulle donne, quali figure
di riferimento della famiglia.
Vanno consolidati e incrementati servizi che sappiano rispondere ai
bisogni dell’infanzia (asili nido, servizi integrativi, affidi e
adozioni), e delle persone in difficoltà (non autosufficienza,
disabilità, tossicodipendenza, salute mentale, malattie terminali) e che
contemporaneamente siano in grado di sostenere
Vanno sostenuti all’interno della famiglia i rapporti intergenerazionali
e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Devono essere recuperate anche all’interno dei consultori
familiari, nel rispetto degli assetti organizzativi delle singole
Regioni, accanto alla funzione sanitaria, le forme di appoggio e di
sostegno sociale alla genitorialità in funzione delle mutate necessità e
bisogni della famiglia.
In questi termini le Regioni chiedono di procedere in tempi
rapidi all’individuazione dei livelli essenziali complessivi per il
settore sociale, adeguatamente finanziati, in grado di definire i
diritti sociali esigibili su tutto il territorio nazionale, in maniera
da rispondere adeguatamente ai bisogni della famiglia.
Il complesso degli interventi e delle politiche illustrate
richiede, a tutti i livelli istituzionali, certezza e non frammentazione
delle risorse, nella piena attuazione del federalismo fiscale di cui
all’art. 119 della Costituzione.
Roma, 17 maggio
(red/24.05.07) |
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