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Relazione annuale Oedt
Calano decessi, nuovi casi di infezione da Hiv e consumo di eroina, ma cresce la preoccupazione per il diffondersi di altre droghe. Estievenart: ''Il rischio è che alcune di queste tendenze positive siano di breve durata''
"Vi sono segnali positivi, nel senso che alcune delle conseguenze peggiori del consumo di stupefacenti si stanno riducendo". Potrebbe essere considerata, questa, l’estrema sintesi della Relazione annuale 2004 dell’Emcdda, secondo le parole del direttore della stessa Agenzia europea delle droghe, Georges Estievenart. "Dopo molti anni di continuo aumento - continua Estievenart -, l'andamento dei decessi dovuti all'uso di sostanze stupefacenti ha cominciato a segnare un declino: il consumo di eroina si è stabilizzato in molti paesi e, in alcuni dei nuovi Stati membri dell'Ue, l'epidemia di Hiv tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale sta rallentando. Nel contempo, si stanno intensificando le misure per ridurre i danni provocati dalle sostanze stupefacenti: in buona parte dell'Europa, i consumatori di stupefacenti hanno ora un accesso migliore alle terapie ed all'assistenza".
L’annuale relazione dell’Agenzia europea delle droghe di Lisbona tiene d’occhio il fenomeno della droga nei Paesi europei e in Norvegia, evidenziando fatti, dati e analisi Paese per Paese, le ultime tendenze e le conseguenti risposte sul piano sociale, giuridico e politico, nonché questioni specifiche. Il lavoro è stato pubblicato oggi, con un commento proprio del direttore dell’Agenzia, Georges Estievenart, espresso in occasione della presentazione a Bruxelles da parte dell’Oedt. Estievenart, evidenziati gli aspetti positivi, così continua: “Vi è tuttavia il rischio che alcune di queste tendenze positive siano di breve durata. Non mancano concrete preoccupazioni per il possibile sviluppo di potenziali epidemie collegate alla droga, soprattutto in alcuni dei nuovi Stati membri dell’Unione europea. Non dobbiamo neanche dimenticare che il consumo di stupefacenti, in generale, resta a livelli storicamente elevati: molti paesi segnalano un consumo crescente di cocaina, aumentano le persone che fanno uso di cannabis ed ecstasy in alcuni Paesi d’Europa, anche se in questo caso il quadro è più variegato”.
In aumento la domanda di trattamento per consumo di cocaina. Segnali di pesante consumo di cannabis tra i teenager e in Europa un adulto su 5 l'ha provata almeno una volta. Maschi più a rischio
Secondo la relazione odierna dell’Oedt, un sempre maggior numero di cittadini europei chiede di entrare in trattamento per problemi correlati al consumo di cocaina. “Nei Paesi Bassi ed in Spagna, la cocaina è ora la seconda sostanza stupefacente, dopo l’eroina, ad essere più frequentemente segnalata nei centri terapeutici specialistici, dove rappresenta rispettivamente oltre un terzo (35%) ed un quarto (26%) di tutte le richieste di trattamento – si legge nel Rapporto -. Nella maggior parte dei paesi, l’intervento terapeutico viene richiesto per il consumo di cocaina in polvere piuttosto che per la cocaina crack “fumata” (ma vi sono eccezioni: i Paesi Bassi, ad esempio, dove circa due terzi delle richieste di trattamento terapeutico per cocaina sono riconducibili al crack). Aumentano le preoccupazioni per il consumo di crack in alcune città della Germania, della Spagna, della Francia, dei Paesi Bassi e del Regno Unito. Finora non è stato individuato nessun trattamento farmacologico sostitutivo per il consumo problematico di cocaina (diversamente dal consumo problematico di oppiacei), ma gli approcci terapeutici miranti a modificare i comportamenti sembrano dare risultati positivi”.
Da alcune indagini condotte in alcuni paesi dell’UE emerge che una percentuale compresa tra l’1% ed il 10% dei giovani europei (15–34 anni) segnala di aver fatto uso di cocaina ad un certo punto della vita, e circa la metà, afferma l’Oedt, ne ha fatto uso recentemente. Dalle indagini emerge anche che il consumo recente di cocaina (negli ultimi 12 mesi) è alquanto aumentato tra i giovani di Danimarca, Germania, Spagna e Regno Unito, nonché localmente in Grecia, Irlanda, Italia ed Austria. Complessivamente, il consumo recente riguarda nell’Ue meno dell’1% di tutti gli adulti (15–64 anni), mentre in Spagna e nel Regno Unito i valori sono superiori al 2% e si avvicinano al dato degli Stati Uniti. Nelle aree urbane ed in sottogruppi specifici i livelli del consumo possono essere molto superiori: da alcune indagini condotte nelle discoteche è emerso un tasso di prevalenza pari al 40%–60% nel corso della vita. “I decessi attribuiti alla sola cocaina restano rari in Europa, ma rischiano di aumentare”, si afferma. Nel 1994 nei Paesi Bassi venivano attribuiti alla cocaina solo due decessi, mentre nel 2001 questo dato era salito a 26; nel Regno Unito, i riferimenti alla cocaina sui certificati di morte sono aumentati tra il 1993 ed il 2001 (anche se questi decessi restano di gran lunga inferiori a quelli correlati all’uso di oppiacei). I dati tossicologici dimostrano che, in alcuni paesi, si riscontra la presenza di cocaina mescolata con oppiacei in un’elevata percentuale dei decessi per droga – il 46% in Spagna ed il 22% in Portogallo -. Nuove preoccupazioni riguardano il fatto che le sostanze utilizzate per “tagliare” la cocaina possono comportare ulteriori rischi alla salute. Un esempio è la fenacetina, una sostanza adulterante relativamente comune, che si trova nella cocaina in polvere ed è stata associata al cancro ed a patologie a carico del fegato, dei reni e del sangue. Tra il 1997 ed il 2002, i quantitativi di cocaina sequestrati nell’UE hanno registrato una tendenza all’aumento in quasi tutti i paesi. Nel 2002, il volume è salito in Germania, Francia ed Italia ma è diminuito in Spagna, nei Paesi Bassi ed in Portogallo, il che potrebbe indicare un cambiamento dei punti di ingresso utilizzati per il traffico della cocaina verso l’Europa.
Non mancano segnali di pesante consumo di cannabis tra i teenager. La cannabis, infatti, resta la droga illecita di consumo più comune nell’Ue, con circa un adulto su cinque (20%) che l’ha provata almeno una volta nel corso della sua vita. La prevalenza della cannabis è generalmente massima tra i giovani (15–34 anni), essa va dal 15% in Estonia, Portogallo e Svezia al 35% e più in Danimarca, Spagna, Francia e Regno Unito. Dalle indagini emerge che circa il 5%–20% dei giovani europei ha fatto uso di questa droga negli ultimi 12 mesi. In Grecia, a Malta, in Finlandia, in Svezia ed in Norvegia circa il 10% degli studenti di 15–16 anni ha provato la cannabis, contro il 30% e più nella Repubblica ceca, in Spagna, Francia e Regno Unito. La maggior parte delle persone che fa uso della cannabis, ne fa soltanto un uso occasionale, per periodi limitati di tempo. La relazione odierna rivela tuttavia che circa il 15% degli studenti di 15–16 anni dell’UE che hanno fatto uso di cannabis nel corso dell’anno precedente sono “forti” consumatori di cannabis (intendendo per forti i consumatori che fumano cannabis 40 volte o più all’anno). La probabilità che i giovani studenti di sesso maschile siano “consumatori pesanti” è doppia rispetto a quella delle studentesse. Tra i maschi la percentuale dei “consumatori pesanti” va dall’1% in Lettonia, Lituania, Malta, Finlandia e Svezia al 5%–10% in Belgio, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Slovenia e Regno Unito, a fronte di una forbice percentuale tra lo 0% e il 4,6% per le studentesse (per maggiori informazioni sulla cannabis, si veda il comunicato intitolato “Questioni specifiche”). Per quanto riguarda l’andamento del consumo di cannabis, il quadro è nell’insieme piuttosto variegato, ma i dati disponibili fanno pensare che il numero dei giovani consumatori di cannabis negli ultimi 2–4 anni si sia stabilizzato nei Paesi Bassi, in Finlandia, Svezia e Norvegia, pur restando a livelli storicamente elevati. Nell’Ue la cannabis è la droga maggiormente sequestrata, fatta eccezione per la Lettonia, dove predominano i sequestri di eroina. Il maggior numero di sequestri di cannabis è avvenuto nel Regno Unito, seguito da Spagna e Francia. In termini di volumi, invece, la Spagna ha rappresentato oltre la metà del quantitativo totale di cannabis sequestrato negli ultimi cinque anni. Nel 2002, dopo il calo registrato nel 2001, sono aumentati il numero ed il volume dei sequestri nell’Ue.
L'ecstasy contende alle anfetamine il secondo posto nella classifica delle droghe più usate. In due terzi degli Stati Ue un consumo di ecstasy più frequente di quello delle anfetamine nella fascia 15-34 anni
L’ecstasy contende alle anfetamine il secondo posto nella classifica delle droghe più usate. I dati pubblicati, mostrano che in alcuni paesi – Repubblica Ceca, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito – l’ecstasy sta raggiungendo o sorpassando le anfetamine come droga numero 2 in Europa, dopo la cannabis. Complessivamente, i dati disponibili mostrano che l’andamento in Europa del consumo recente di ecstasy è in continuo aumento, mentre l’andamento del consumo recente di anfetamine è più variegato nella maggioranza dei paesi. Tra lo 0,5% ed il 7% dei adulti (15–64 anni) ha provato l’ecstasy almeno una volta nella vita, rispetto allo 0,5%–6% per le anfetamine – il tasso di prevalenza delle anfetamine nel Regno Unito nel corso della vita arriva al 12%. Circa due terzi degli Stati membri dell’UE segnalano che il consumo di ecstasy è più frequente di quello delle anfetamine tra i giovani d’età compresa tra 15 e 34 anni. Nella Repubblica ceca, in Spagna, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi e nel Regno Unito una percentuale compresa tra il 5% ed il 13% dei giovani di sesso maschile della fascia d’età 15–24 anni, segnala di avere consumato ecstasy nell’anno precedente. Complessivamente comunque, le percentuali del consumo di ecstasy ed anfetamine nelle indagini condotte a livello scolastico (15–16 anni) sembrano essere più stabili, od anche in lieve calo in alcuni paesi.
Nel 2002, l’Europa ha continuato a registrare la maggior parte dei sequestri globali di anfetamine (86% in termini di volume). Nell’arco degli ultimi cinque anni, il paese dell’Ue in cui è avvenuto il maggior numero di sequestri è stato il Regno Unito. È raro che il consumo di sostanze stimolanti del tipo delle anfetamine (ATS) sia la ragione primaria per la quale si chiede di entrare in terapia, con alcune eccezioni: il 52% dei pazienti in trattamento nella Repubblica ceca, il 35,3% in Finlandia ed il 29% in Svezia segnalano le ATS come ragione primaria per la quale hanno chiesto il trattamento. Nonostante che in Asia e negli Stati Uniti si registrino problemi crescenti legati al consumo di metanfetamine, nell’Ue un consumo significativo di questa droga sembra essere limitato alla Repubblica ceca, dove le metanfetamine vengono prodotte dagli anni Ottanta. Alcune indagini alimenterebbero tuttavia il timore che queste sostanze stiano guadagnando terreno in altri Paesi d’Europa. Una produzione minore di anfetamine è stata segnalata in Belgio, Germania, Estonia, Francia, Lettonia, Lituania e Regno Unito, mentre nel 2002 sono stati segnalati sequestri nella Repubblica ceca, in Danimarca, Estonia, Lituania, Norvegia e Svezia. Per quanto riguarda la produzione di ecstasy, l’Europa resta una delle aree più importanti del mondo, per quanto la sua produzione sia in aumento nel Nord America ed in Asia. In una certa misura, la produzione avviene in vari paesi europei, ma il Belgio ed i Paesi Bassi restano le aree in cui la produzione è più significativa. Nel 2002, i quantitativi di ecstasy sequestrati sono aumentati nella maggior parte dei paesi dell’UE.
Nella maggior parte dei paesi dell’Ue i decessi in cui sia coinvolta l’ecstasy sono relativamente rari. I decessi provocati direttamente dall’ecstasy sono ancora più rari: nel 2002, la Germania segnalava otto decessi in cui l’ecstasy era direttamente coinvolto, la Francia e l’Austria ne segnalavano due ciascuno e la Grecia uno. Le attività di prevenzione nei contesti ricreativi, dove è probabile il consumo di tale sostanza, sono aumentate leggermente, in special modo nei nuovi Stati membri. Si tratta di interventi mirati sia ad incoraggiare il non consumo sia di promozione di ambienti più sicuri (per esempio, attraverso la prevenzione delle emergenze, il primo soccorso, la predisposizione di misure di sicurezza).
Il consumo problematico di stupefacenti cambia aspetto. In Italia, Danimarca, Lussemburgo, Portogallo e Regno Unito le stime più elevate di consumatori problematici (6-10 casi ogni mille adulti). Calano i decessi
Il consumo problematico di stupefacenti cambia aspetto. Secondo l’Oedt, i modelli di consumo problematico di stupefacenti continuano ad evolvere. In alcuni paesi nei quali i consumatori problematici di stupefacenti erano tradizionalmente oppiomani cronici, oggi si trovano in misura crescente poliassuntori o consumatori di sostanze stimolanti. Il problema interessa Germania e Paesi Bassi, che segnalano una percentuale crescente di consumatori di cocaina-crack tra i propri consumatori problematici di stupefacenti, nonché la Spagna e l’Italia, che registrano un aumento del numero dei consumatori problematici di cocaina. Meno dell’1% della popolazione europea in età adulta (15–64 anni) può rientrare nella definizione di consumatori problematici di stupefacenti, per un totale variabile da 1,2 a 2,1 milioni di consumatori problematici di stupefacenti nell’UE allargata. Le stime più elevate sono segnalate da Danimarca, Italia, Lussemburgo, Portogallo e Regno Unito (6–10 casi ogni 1000 adulti), le più basse da Germania, Grecia, Paesi Bassi, Polonia e Finlandia (meno di 4 casi ogni 1 000 adulti). Nella fascia medio-bassa si trovano la Repubblica ceca (4,9 casi ogni 1 000 adulti) e la Slovenia (5,3). I dati indicano un aumento del consumo problematico di stupefacenti a partire dagli anni Novanta in Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Lussemburgo, Finlandia, Regno Unito e Norvegia. In Estonia, come afferma la relazione, gli indicatori suggeriscono “forti aumenti”.
Il consumo di eroina è oggi relativamente stabile in molti paesi dell’UE ed il numero dei nuovi consumatori, a partire dagli anni Novanta, è diminuito. Può darsi però che la situazione sia diversa nei nuovi Stati membri dell’Ue, dove i dati sono ancora limitati. Nell’UE meno della metà dei consumatori di oppiacei da poco in trattamento segnala di farne uso per via parenterale. In Spagna, nei Paesi Bassi ed in Portogallo, questa modalità di assunzione viene usata da una percentuale relativamente modesta di eroinomani. Ma nella Repubblica ceca, in Slovenia ed in Finlandia l’uso di eroina per via parenterale è segnalato con maggiore frequenza; in Germania, Irlanda, Finlandia e nei nuovi Stati membri dell’UE, i dati sembrano dimostrare addirittura un incremento. L’Oedt stima oggi che nell’Ue ci siano tra 850.000 e 1,3 milioni di persone che fanno correntemente uso di eroina per via parenterale. Limitate segnalazioni di traffico di fentanil – un oppiaceo di sintesi fino a 100 volte più potente dell’eroina – hanno suscitato di recente qualche preoccupazione in Europa, con sequestri segnalati in Russia e nei paesi del Mar Baltico. Il fentanil ed il metilfentanil sono apparsi sui mercati della droga in Estonia, Finlandia e Svezia, e negli ultimi due anni sono stati segnalati alcuni casi di overdose dovuti a queste sostanze. La relazione afferma che “un aumento rilevante di fentanil sul mercato europeo delle sostanze stupefacenti sarebbe molto preoccupante, in quanto questa sostanza è potenzialmente in grado di provocare danni notevoli”. Calo modesto, ma significativo, dei decessi per droga. Secondo la relazione odierna, nell’UE il numero dei decessi per droga ha registrato un modesto calo in questi ultimi anni. I decessi per droga sono diminuiti da 8.838 nel 2000 a 8.306 nel 2001, il che rappresenta un decremento del 6%, piccolo ma significativo. Dalla metà degli anni Novanta la Francia e la Spagna registrano una tendenza alla diminuzione; la Germania, la Grecia, l’Irlanda, l’Italia, il Portogallo e la Norvegia segnalano un calo più marcato dopo il 2000. È probabile che questa evoluzione positiva sia dovuta ad una contrazione del consumo di droghe per via parenterale in alcuni paesi, nonché all’aumentato accesso alle terapie sostitutive ed ai servizi di prevenzione (interventi tra pari in casi di emergenze per droga, materiale formativo sui rischi di overdose). Tuttavia, afferma l’Oedt, il numero di decessi per overdose resta storicamente elevato; può darsi inoltre che questa tendenza alla diminuzione non sia duratura. Vi sono segnali che fanno pensare che i decessi per droga possano presto aumentare nei nuovi Stati membri dell’Ue.
Il virus dell'Hiv è in calo in alcuni Paesi, ma il rischio di una diffusione epidemica resta elevato. La situazione dei nuovi Stati membri
Il virus dell’Hiv è in calo in alcuni paesi, ma il rischio di una diffusione epidemica resta elevato È con profonda preoccupazione che si assiste al diffondersi dell’epidemia da Hiv in alcuni dei nuovi Stati membri dell’Ue e nei paesi confinanti. Estonia, Lettonia, Russia e Ucraina sono i paesi che registrano la più rapida diffusione dell’epidemia da Hiv del mondo, anche se vi sono segnali che in Estonia e Lettonia si sia già raggiunto l’apice. Nell’Europa occidentale, l’epidemia sembra essersi stabilizzata o essere in calo tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale, ma anche svariati “vecchi” paesi dell’Ue stanno mostrando segnali crescenti di comportamenti a rischio, a livello locale o in determinati sottogruppi. In Estonia e Lettonia, dove l’incidenza dell’Hiv tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale sottoposti a test ha registrato un picco nel 2001, l’incidenza è scesa tra il 2001 ed il 2002, da 991 a 525 per milione di abitanti in Estonia e da 281 a 170 in Lettonia, anche se l’incidenza complessiva resta molto elevata. Le stime nazionali più elevate sulla prevalenza della Hiv tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale si registrano in Estonia, Lettonia e Polonia, pur facendo pensare ad un calo negli ultimi tempi. In questi paesi, studi di carattere locale hanno evidenziato tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale una prevalenza molto più elevata (circa il 40% in Estonia, il 20% in Lettonia e il 30% in Polonia), mentre la prevalenza locale a Riga (Lettonia), continua ad aumentare. In altri nuovi Stati membri dell’UE – Repubblica ceca, Slovenia e Repubblica slovacca – l’incidenza dell’Hiv tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale è molto bassa, inferiore all’1%.
La prevalenza degli anticorpi al virus dell’epatite B (HBV) (fino all’85%) ed al virus dell’epatite C (HCV) (fino al 95%) tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale resta estremamente elevata, il che sottolinea la necessità del trattamento e della prevenzione. La prevalenza, in alcuni paesi, del virus Hcv è inferiore (25%–33%): in essi si segnala anche una bassa prevalenza del virus Hiv tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale (Ungheria, Slovenia e Repubblica slovacca). Nei paesi Ue la prevalenza della tubercolosi tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale resta bassa, con la possibile eccezione di alcuni dei paesi baltici, livelli elevati di infezione si trovano però in alcuni dei paesi che confinano con l’Unione europea, il che sottolinea l’esigenza di accrescere la vigilanza. Il numero e la copertura geografica dei programmi di scambio di aghi e siringhe hanno continuato ad aumentare in molti paesi Ue. In Estonia e Lettonia in particolare, in risposta alle epidemie di Hiv di questi ultimi anni, si è registrata una rapida diffusione, a livello nazionale, di nuovi servizi.
Nell'Ue oltre 410.000 persone in terapia sostitutiva. Migliora l'attività di prevenzione, ''che tuttavia resta debole''. In Spagna, Germania e Paesi Bassi 39 locali dedicati al consumo. In Italia meno reati per droga
Dalla metà degli anni Novanta, a livello aggregato Ue, si è registrato un continuo incremento di tutte le tipologie di trattamento per tossicodipendenze. La terapia sostitutiva è diventata la forma più comunemente disponibile di terapia specializzata per gli oppiomani. Secondo le ultime stime, mentre nel 1999 nell’Ue a 15 Stati membri figuravano in terapia sostitutiva circa 320.000 individui, nel 2003 questo dato era salito ad oltre 410.000. Tuttavia, in alcuni paesi la domanda continua ad essere complessivamente superiore all’offerta. La terapia sostitutiva è meno diffusamente disponibile nei nuovi Stati membri dell’Ue (tranne che a Malta, dove è disponibile dal 1987, ed in Slovenia, dove è stata introdotta nel 1991).
L’attività di prevenzione sta migliorando in alcuni paesi Ue grazie a migliori controlli di qualità e ad una migliore attività di monitoraggio (Repubblica ceca, Spagna, Irlanda, Lituania, Portogallo, Slovenia, Svezia e Regno Unito). In Grecia, Portogallo e Svezia le politiche di prevenzione si basano sempre di più su concetti moderni e strutture più chiare, con programmi di prevenzione imperniati sulla scuola meglio definiti ed applicati che in passato. Complessivamente, comunque, l’attività di prevenzione nell’Ue resta debole e si avverte l’esigenza di investire di più nei programmi di prevenzione. Ciò vale in particolare per la “prevenzione selettiva”, che si rivolge ai soggetti più vulnerabili e che, in molti paesi, resta poco sviluppata. È dimostrato sempre di più come questo approccio possa dare risultati tangibili; alcuni paesi vi hanno recentemente dedicato una maggiore attenzione (Ungheria, Finlandia e Svezia).
I locali dedicati al consumo di stupefacenti – dove i consumatori problematici di stupefacenti possono assumere droghe in condizioni igieniche vigilate – esistono in 39 città di tre paesi dell’UE, Spagna, Germania e Paesi Bassi, oltre che in Svizzera. Sembra comprovato che questi locali possano aiutare veramente i gruppi difficili da raggiungere, consentendo l’accesso ad un’assistenza sanitaria primaria ed a servizi sociali e terapeutici, nonché riducendo i rischi per la salute, come l’ overdose. Ciononostante, la loro istituzione resta oggetto di controversia e la loro legittimità, in termini di obblighi imposti dai trattati internazionali delle Nazioni Unite sul controllo delle droghe, è stata messa in discussione.
Il consumo di sostanze stupefacenti in carcere varia considerevolmente nell’Ue. Alcuni studi rivelano che una percentuale della popolazione carceraria compresa tra l’8% ed il 60% segnala di aver fatto uso di droghe durante la detenzione, mentre una percentuale compresa tra il 10% ed il 36% segnala un uso recente. Variazioni analoghe si riscontrano tra chi fa uso di droghe per via parenterale, una prassi segnalata dallo 0,2% appena a ben il 34% della popolazione carceraria, a seconda dei penitenziari facenti parte del campione. La terapia sostitutiva viene oggi fornita in maniera crescente ed è disponibile in tutte le carceri del Belgio, della Danimarca, della Spagna, dell’Austria e della Slovenia.
Nella Repubblica ceca, in Estonia, in Lituania, in Ungheria, in Polonia ed in Slovenia i reati segnalati contro la legislazione in materia di stupefacenti sono più che raddoppiati tra il 1997 ed il 2002. Tuttavia, nel 2002 i reati riconducibili alla droga in Estonia, Irlanda, Italia, Lettonia, Portogallo, Finlandia e Slovenia sono diminuiti. (“Tali decrementi – si legge - vanno interpretati con cautela, in quanto essi potrebbero rappresentare soltanto fluttuazioni a breve termine”). Nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue la cannabis è la droga maggiormente coinvolta nei reati segnalati di questo tipo, anche se in Lituania e nel Lussemburgo la droga coinvolta con maggiore frequenza è l’eroina.
In aumento il numero dei giovani che entrano in terapia per la cannabis. La sostanza sta diventando più potente? Le risposte dei ricercatori di Lisbona
In molti paesi dell’Ue i centri terapeutici specializzati nel trattamento delle tossicodipendenze segnalano un aumento del numero dei consumatori di cannabis. Nel complesso, la cannabis è diventata, dopo l’eroina, la droga primaria per la quale i consumatori chiedono aiuto con maggiore frequenza. In una sezione dedicata alle “problematiche legate alla cannabis nel loro contesto”, la relazione esamina le problematiche legate alla crescente domanda di trattamento per la sostanza illecita più prodotta, smerciata e consumata del mondo. “Capire perché un numero sempre maggiore di consumatori di cannabis, in molti paesi europei, si rivolge ai centri terapeutici è cruciale per la politica della salute - afferma il presidente dell’Oedt, Marcel Reimen - È solo perché il consumo della cannabis è in aumento in quasi tutti i paesi dell’Unione europea? Oppure entrano in gioco altri fattori, come modelli di consumo diversi, una maggiore potenza, una più accurata segnalazione dei dati o la tendenza di alcuni paesi a dirottare i consumatori di cannabis dal sistema giudiziario penale ai servizi terapeutici e sociali? Capire questo fenomeno è di importanza cruciale per sviluppare risposte adeguate al consumo della cannabis”.
In aumento il consumo regolare e intensivo di cannabis. La maggior parte dei consumatori di cannabis ne fa uso in maniera soltanto occasionale o per periodi di tempo limitati. Le preoccupazioni nascono dall’esistenza di un gruppo ristretto, ma significativo e tendenzialmente crescente, composto prevalentemente di giovani di sesso maschile che ne fanno un uso più frequente. Secondo una stima di massima dell’Oedt, i consumatori giornalieri di cannabis sono tre milioni in tutta l’Ue. Dalla relazione emerge che, nella maggior parte dei paesi, le stime del consumo corrente di cannabis (ultimi 30 giorni) vanno dal 3% al 12% dei giovani adulti (d’età compresa tra 15 e 34 anni) e dall’1% al 7% di tutta la popolazione adulta (d’età compresa tra 15 e 64 anni). I valori più alti sono segnalati nella Repubblica ceca, in Spagna, Francia, Irlanda e Regno Unito. Dalle indagini emerge che una percentuale di giovani adulti compresa tra lo 0,9% ed il 3,7% fa un uso intensivo di questa droga (tutti i giorni o quasi). Tra i giovani di sesso maschile la percentuale del consumo quotidiano può essere anche superiore: un’indagine condotta in Francia nell’arco di un anno su giovani della fascia 17–19 anni segnala un consumo quotidiano del 9,2% dei ragazzi e del 3,3% delle ragazze. L’Oedt non ha trovato prove precise dell’esistenza di un collegamento diretto tra l’aumento del consumo regolare ed intensivo di cannabis e l’aumento della domanda di intervento terapeutico. Tuttavia, in questo ambito d’indagine, i dati sono piuttosto scarsi e l’esistenza di un legame non può essere esclusa. “Sono necessarie con urgenza ulteriori ricerche sull’entità del fenomeno, in particolare sull’evoluzione dei danni sociali o alla salute che inducono i consumatori di cannabis a chiedere aiuto”, viene rilevato.
La cannabis sta diventando più potente? Si è ipotizzato che il numero crescente di persone che chiedono di entrare in terapia per problemi dovuti alla cannabis sia in parte collegato all’aumento della potenza della sostanza. Da alcune segnalazioni sembra emergere che la cannabis oggi disponibile è fino a 10 volte più forte di quanto non fosse in passato. La relazione oggi presentata chiarisce la questione, sulla base di recenti risultati scientifici elaborati sui dati disponibili (la potenza della cannabis è definita come la quantità di ingrediente attivo primario – tetraidrocannabinolo -Thc presente nella sostanza). L’Oedt afferma che dal calcolo generale della potenza dei prodotti derivati dalla cannabis disponibili sul mercato europeo non risulta un significativo aumento della potenza. Ciò sembra derivare dal fatto che, in gran parte dei paesi dell’Ue, la cannabis importata (in foglie e sotto forma di resina) domina il mercato e la sua effettiva potenza è rimasta relativamente stabile per molti anni (circa 6%–8%). I Paesi Bassi sono l’unico paese in cui si registri un significativo aumento della potenza effettiva (stimata a 16%), attribuibile pressoché interamente al maggior consumo di cannabis in foglie prodotta in loco e coltivata facendo ricorso a tecniche idroponiche intensive. La produzione locale delle piante di cannabis è oggi diffusa in tutti i paesi europei ed è in generale sempre di potenza elevata, spesso da due a tre volte superiore rispetto alle foglie di cannabis importate da paesi del Nord Africa, dei Caraibi e dell’Estremo oriente. Tuttavia, nell’Ue la quota di mercato della cannabis di produzione domestica/di potenza elevata è ritenuta modesta, anche se suscettibile di aumento in alcuni paesi. Nei Paesi Bassi si calcola che i derivati della cannabis di produzione locale costituiscano più della metà del mercato nazionale della cannabis. “Non è chiaro – afferma l’Oedt - fino a che punto il consumo di cannabis di potenza elevata determini maggiori danni per la salute, ma un impatto negativo non può essere escluso. Le patologie acute (quali attacchi di panico e problemi psicologici minori) potrebbero diventare più frequenti tra i consumatori di cannabis di potenza elevata e ciò potrebbe ripercuotersi sulla domanda di trattamento. Ciò significa che, nei prossimi anni, la priorità dovrà essere quella di monitorare con rigore le tendenze del mercato, i danni correlati alla salute, nonché i livelli di concentrazione di THC”. “Non dobbiamo essere né troppo allarmisti né troppo indulgenti sulla questione della potenza della cannabis oggi disponibile - afferma il direttore dell’Oedt, Georges Estievenart -. La quota di mercato della cannabis di potenza elevata resta relativamente modesta, ma la situazione può cambiare e generare gravi problemi in termini di ripercussioni negative sulla salute pubblica”.
I dati relativi agli interventi terapeutici registrano un aumento ma con marcate differenze tra i vari paesi Dai dati più recenti raccolti nei centri terapeutici ambulatoriali dell’Ue, emerge che circa il 12% di tutti i pazienti in trattamento ed il 30% dei nuovi pazienti sono oggi registrati come consumatori di cannabis in quanto droga problematica principale. Il numero dei consumatori di cannabis registrati dal sistema sanitario è aumentato costantemente dalla metà degli anni Novanta, quando soltanto il 9% delle nuove domande di trattamento risultava legato al consumo di cannabis (dati del 1996). Fatta eccezione per la Grecia e per il Regno Unito, tutti i paesi segnalano un incremento percentuale dei pazienti che fanno uso di cannabis rispetto ai nuovi pazienti ammessi al trattamento, ma il quadro è tutt’altro che omogeneo. Ciò è dovuto non soltanto a differenze nel numero delle persone che chiedono di essere assistite, ma anche a differenze nell’offerta di servizi, nelle prassi seguite dalle autorità giudiziarie e nelle procedure di segnalazione. La percentuale massima dei nuovi pazienti che chiedono di entrare in terapia per il consumo di cannabis è riscontrata in Germania (48%), mentre la minima è registrata in Lituania (prossima allo zero). In Danimarca, Francia, Finlandia e Svezia si tratta di almeno un terzo, mentre nella Repubblica ceca, nei Paesi Bassi, in Spagna ed in Slovenia è di oltre 20%. Complessivamente, l’aumento della domanda per il trattamento da cannabis è meno evidente nei nuovi Stati membri dell’Ue, anche se in alcuni paesi sono stati notati degli aumenti. Anche negli Stati Uniti è stato registrato un aumento della domanda di trattamento: il numero dei pazienti ammessi per marijuana è salito da circa 20 000 nel 1992 a 90 000 nel 2000.
Rispetto ai pazienti in trattamento per altri problemi di droga, i nuovi pazienti che entrano in terapia per la cannabis tendono ad essere più giovani (hanno in media 22–23 anni) e sono prevalentemente di sesso maschile (83%). Soltanto un numero relativamente modesto di giovanissimi entra nei centri terapeutici specializzati in tossicodipendenze ma, tra questi, la cannabis è spesso segnalata come la droga problematica primaria. La cannabis è responsabile di quasi tutte (80%) le domande di trattamento provenienti dai soggetti con meno di 15 anni d’età e del 40% delle domande provenienti da pazienti d’età compresa tra 15 e 19 anni. Dalla relazione emerge che il 45% dei pazienti in trattamento per cannabis fa parte della popolazione scolastica, contro l’8% circa di chi è in trattamento per altri problemi di droga; un altro 24% ha un’occupazione, mentre i pazienti per eroina sono in prevalenza disoccupati. In generale, i giovani trattati per uso di cannabis hanno una dimora fissa poiché molti di loro vivono ancora con i genitori. La maggior parte di questi consumatori si rivolge al centro terapeutico spinto dalla famiglia o dagli amici, dai servizi sociali o dagli organi giudiziari penali; molto meno numerosi sono quelli che vi si rivolgano spontaneamente. In Europa, la maggioranza (84%) dei consumatori di eroina che entra in terapia ne fa un uso quotidiano. Nel caso della cannabis, circa la metà ne fa un uso regolare (il 36% tutti i giorni ed il 17% da 2 a 6 volte la settimana). L’altra metà segnala modelli di consumo più sporadici: il 15% dichiara di farne uso meno di una volta a la settimana ed il 28% non ne ha fatto uso nel mese precedente l’inizio della terapia. Tra i pazienti in trattamento, la percentuale più elevata di consumatori quotidiani di cannabis è segnalata nei Paesi Bassi (80%) mentre la percentuale più elevata di consumatori occasionali è segnalata in Germania (41%), paese che registra anche la percentuale più elevata di nuovi pazienti per cannabis.
Le risposte. “Per l’elaborazione di risposte efficaci è fondamentale riuscire a comprendere le necessità di chi chiede aiuto per problemi legati alla cannabis”, afferma la relazione. I pazienti per cannabis presentano modelli di consumo diversi rispetto a chi fa uso di altre droghe, ma ci sono anche notevoli differenze fra gli stessi consumatori di cannabis, tra i quali emergono almeno due gruppi. Il primo gruppo è formato da soggetti piuttosto giovani, solitamente indirizzati al centro terapeutico dalla famiglia o dalla scuola: consumano la cannabis da sola o unita ad alcool o sostanze stimolanti. Il secondo gruppo è formato da soggetti leggermente meno giovani, che solitamente sono inviati al centro terapeutico dalla giustizia penale o dai servizi sanitari: hanno maggiore esperienza di altre droghe illecite e tendono a sovrapporsi alla popolazione che fa uso cronico di sostanze stupefacenti. Le esigenze terapeutiche dei due gruppi sono pertanto molto diverse. I centri terapeutici di alcuni paesi – Danimarca, Germania, Grecia, Francia, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Norvegia – offrono servizi ritagliati sulle esigenze dei consumatori di cannabis. Complessivamente, però, in Europa non sono abbastanza sviluppati le opzioni terapeutiche specialistiche ed i modelli di assistenza per i pazienti consumatori di cannabis. Un tema importante sollevato nella relazione che viene presentata oggi riguarda la “opportunità” di inserire i consumatori occasionali di cannabis in centri specializzati per le tossicodipendenze, dove possano entrare in contatto con eroinomani cronici o con poliassuntori. La relazione afferma: “poiché i centri terapeutici specializzati sono spesso strutturati in maniera tale da venire incontro alle esigenze di una popolazione spesso eterogenea ed emarginata, la loro utilità per chi ha problemi meno gravi, come i consumatori di cannabis, è discutibile”. Per trattare con successo chi ha problemi dovuti al consumo di cannabis è fondamentale individuare soluzioni e percorsi terapeutici più adeguati.
La relazione afferma che i consumatori di cannabis trattati in strutture specialistiche rappresentano una “percentuale non irrisoria” delle nuove domande di trattamento e formano un sottogruppo distinto della popolazione complessiva in terapia: questo è un fatto che non si può ignorare. Ciò mostra altresì che, per quanto il consumo intensivo di cannabis sia relativamente raro, il consumo diffuso di questa droga significa che un numero considerevole di giovani può essere interessato dal fenomeno. Potenzialmente, l’impatto in termini di salute pubblica potrebbe essere considerevole. “Molti importanti interrogativi…restano tuttora senza risposta” e va rilevato che non tutti i paesi dispongono dei dati necessari per una corretta valutazione della situazione attuale. Aferma Georges Estievenart: “Abbiamo stabilito che il consumo regolare di cannabis è in aumento e abbiamo fatto luce sui timori riguardanti la potenza della cannabis. Sappiamo anche da studi clinici che alcuni consumatori di cannabis possono subire danni alla salute acuti e cronici, mentre altri non sembrano avvertire danni a lungo termine. Ma ci manca ancora un tassello fondamentale del puzzle che ci permetterebbe di comprendere l’impatto dei nuovi modelli di consumo della cannabis nell’UE, in particolare per quanto riguarda i servizi terapeutici. Quello che ci manca sono i dati che ci consentirebbero di misurare l’entità dei problemi che incontrano i consumatori regolari. Sono le informazioni cruciali per sviluppare, indirizzare ed attuare risposte terapeutiche efficaci contro l’uso della droga più diffusa in Europa”.
La comorbilità. La maggior parte dei tossicodipendenti in terapia presenta problemi psichiatrici. Il consumo di sostanze stupefacenti si accompagna spesso ad un’ampia serie di altre problematiche, quali le malattie infettive (Hiv, Hcv) e le difficoltà sociali. Molto meno riconosciuti sono però i problemi di salute mentale legati alla tossicodipendenza, che possono complicare la prestazione terapeutica. Secondo la relazione, un gran numero, probabilmente in aumento, di tossicodipendenti oggi in terapia sono affetti da “comorbilità” psichiatrica (una combinazione di abuso di sostanze stupefacenti e problemi psichiatrici). Risulta che una percentuale compresa tra il 50% ed il 90% di questi soggetti soffre di disturbi della personalità e che all’incirca un quinto mostra problemi psichiatrici più seri. Purtroppo, né i servizi terapeutici per tossicodipendenze né gli ambulatori psichiatrici riescono ad individuare i pazienti affetti da comorbilità, perché questa condizione è notoriamente difficile da diagnosticare. La tossico-dipendenza e i comportamenti distruttivi spesso mascherano veri e propri disturbi della personalità e le sindromi psichiatriche spesso sono erroneamente interpretate come stati indotti da sostanze stupefacenti. Anche la mancanza di formazione è un ostacolo: i professionisti in psichiatria e in terapia delle tossicodipendenze e viceversa spesso mancano di formazione nel settore e quindi non sono preparati per affrontare il fenomeno della comorbilità e la totalità dei problemi del paziente. Conseguentemente, i pazienti sono spesso rinviati da un servizio all’altro (sindrome della “revolving door”), il che può compromettere il beneficio dell’intervento terapeutico e provocare tassi elevati di abbandono e di frustrazione tanto per il paziente quanto per chi lo assiste. La relazione sottolinea l’esigenza di un approccio basato sulla gestione dei singoli casi altamente strutturato e integrato, che sia mirato all’individuo e continuativo. La relazione afferma tuttavia che: “Nella maggioranza dei paesi ci sono soltanto alcuni programmi integrati specializzati, o unità, per i pazienti con comorbilità; la disponibilità è ben lungi dall’essere adeguata alla domanda”. Alcuni passi avanti nel campo della formazione sono registrati in Italia e nei Paesi Bassi dove si tengono corsi di formazione sulla comorbilità cui partecipano congiuntamente il personale che si occupa di salute mentale ed il personale che si occupa di tossicodipendenze. Altri paesi segnalano interventi formativi “in-service”, ma la loro attuazione è “aleatoria e non uniforme”.
Carlesi (Dipartimento Politiche Antidroga): ''Cannabis, irresponsabile sottovalutare il problema''
Nicola Carlesi, capo del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, interviene sulla Relazione annuale dell’Oedt e dichiara: L”’aumento dell’uso di cannabis nei paesi dell’Unione Europea – così come ricordato dal rapporto dell’Osservatorio di Lisbona – non può essere sottovalutato. Infatti, studi basati sulla evidenza scientifica dimostrano come i derivati della cannabis possano indurre dipendenza in quanto lasciano, soprattutto nei consumatori abituali, una traccia biochimica nel cervello sensibilizzando i circuiti neurotrasmettitoriali della dopamina e della serotonina; trasmettitori che, se alterati nella loro funzione, non solo sensibilizzano alla dipendenza da eroina e da amfetamine, ma provocano anche gravi disturbi psicopatologici”. “Avere, quindi, un atteggiamento di sottovalutazione o, addirittura, di incentivazione all’uso della cannabis appare assolutamente irresponsabile”, conclude Carlesi.
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