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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

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Gruppo Solidarietà, Via S. D’acquisto 7, 60030 Moie di Maiolati (AN), Tel. e fax 0731.703327.  grusol@tin.it

 

Lì 30 luglio 2002

 

-          Presidente Giunta regionale

-          Assessore alla sanità

-          Assessore ai servizi sociali

-          Direttore Dipartimento Servizi alla persona

-          Direttore Agenzia sanitaria regionale

         e p.c. -     Capigruppo Consiglio Regionale

                                                                             -     Segreterie regionali Cgil - Cisl - Uil

 

Oggetto: Riordino sanitario.

 

Vorremmo sottoporre nella discussione riguardante il riordino del sistema sanitario regionale alcuni aspetti riguardanti interventi e servizi rivolti a cittadini in particolare situazione di debolezza.

 

Posti letto ospedalieri. Segnaliamo la necessità che all’interno dei p.l. ospedalieri si preveda il rispetto dell’1x1000 abitanti (circa 1440 posti) per la funzione riabilitazione lungodegenza. Ricordiamo che tale dotazione è rimasta inalterata anche dopo la legge 405/2001 che ha ridotto dello 0,5x1000 i già sovrastimati p.l. per acuti (con una riduzione per la regione Marche di circa 1400 p.l.). Tale funzione è assolutamente carente nella nostra regione con una offerta che non supera lo 0,30 per 1000 ab., nonostante la previsione dei 937 p.l. del Piano sanitario per il triennio 1998-2001. In più occasioni in tabelle prodotte dall’assessorato abbiamo visto la previsione del raggiungimento dell’1x1000 sommando, in modo non corretto, anche l’attuale offerta di p.l. di riabilitazione extraospedaliera. Ribadiamo che tale carenza determina o la mancata effettuazione di alcuni interventi o l’utilizzo improprio di strutture extraospedaliere (RSA prime fra tutte). Si chiede pertanto su questo punto una chiara indicazione volta al rispetto delle indicazioni della programmazione nazionale. Ma chiediamo anche chiarezza riguardo l’attivazione dei p.l. di lungodegenza per evitare che si realizzi una riconversione visibile solo nelle classificazioni e non nelle funzioni. Ci riferiamo in particolare alle trasformazioni riguardanti i reparti di medicina.

 

Posti letto extraospedalieri. Ricordiamo che:

- alcune delle residenze previste dal PSR sono del tutto indefinite;

-                     - il fabbisogno di p.l. di RSA anziani è del tutto sottostimato (1600) e che tale previsione (vedi documento Prospettive del welfare marchigiano) viene addirittura ridotta di 600 posti;

-                     - il Manuale di autorizzazione ha stralciato la definizione degli standard di personale per RSA anziani e demenze, RST, NAR. Pertanto queste strutture funzionano - quando presenti -  nell’assoluta indefinizione degli standard di personale e la stessa definizione della quota alberghiera a carico degli utenti viene definita senza alcuna indicazione regionale.

-                     - per la quota alberghiera nelle RSA derivante dalla disattivazione della funzione ospedaliera del 1992 la quota è stata fissata in modo forfetario dalla DGR 3240 in 40.000 £ al giorno (ora rivalutate a circa 50.000 £) dopo 90 giorni di degenza. Per l’ennesima volta ripetiamo che queste strutture seppur classificate in RSA (per circa 300 posti letto), in realtà per la stragrande maggioranza - sicuramente tutte quelle nella provincia di Ancona - gestiscono pazienti in post acuzie con una utenza del tutto assimilabile a quella dei p.l. di riabilitazione lungodegenza. Dunque con degenza assolutamente a termine e con possibilità di “scatto” della quota alberghiera anche nei casi di situazioni ancora per nulla stabilizzate (episodi di acuzie durante la degenza, esiti di nuovi episodi di natura neurologica rimasti in Rsa, ecc…).

 

In questa situazione le residenze assistenziali autorizzate ai sensi delle legge 43/1988 rivolte a soggetti autonomi vicariano l’assenza di RSA ospitando del tutto illegittimamente “soggetti non autosufficienti non curabili a domicilio, portatori di patologie geriatriche, neurologiche e neuropsichiatriche stabilizzate” (DPR 14-1-97 in riferimento all’utenza delle RSA). Rimandiamo su questi aspetti alle osservazioni sul documento Prospettive del welfare marchigiano inviate lo scorso 16 giugno.

 

Le cure domiciliari. Naturalmente il ricorso alla residenzialità permanente può essere contrastato in presenza di compiuti servizi di cure domiciliari. Ricordiamo che la stragrande maggioranza del fondo regionale riguardante l’ADI viene utilizzato dalle Aziende sanitarie per il pagamento di figure professionali all’interno delle strutture assistenziali e che la stragrande maggioranza delle stesse non eroga il servizio di igiene alla persona così come previsto dalla delibera 105/96. Se a questo si associa il prevalere di una logica prestazionale, pare difficile si possa incidere in maniera rilevante sulla riduzione dell’istituzionalizzazione.

 

L’applicazione dell’Atto di indirizzo sull’integrazione e del Decreto sui LEA. Ribadiamo quanto già sottoscritto da 15 associazioni di volontariato lo scorso 12 giugno. Ci auguriamo in particolare che in fase di elaborazione degli atti applicativi di questi decreti - così come nella fase di aggiornamento del PSR - si abbia una effettiva possibilità di partecipazione.

 

 

In conclusione ci auguriamo che il necessario dibattito sulla riorganizzazione del sistema sanitario non determini una sottovalutazione (lo temiamo fortemente) dei tanti problemi riguardanti i servizi per le fasce più deboli della popolazione. Come abbiamo avuto occasione di dire, in una fase di assoluta esigenza di ripianamento, per alcuni cittadini in alcune fasi della malattia non si tratta di ridurre e contenere la spesa sanitaria ma finalmente di spendere.

 

Distinti saluti

Per Gruppo Solidarietà

   Fabio Ragaini


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