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IL RITORNO AL MAESTRO UNICO
di
Salvatore Nocera
Il recente decreto legge
che, tra l’altro, ha anticipato all’anno scolastico 2008/09 il
ripristino del docente unico nella scuola primaria, che il decreto legge
112/08 aveva previsto per il 2009, costringe il mondo della disabilità
ad interrogarsi sul significato e sugli effetti di questo provvedimento.
E ciò non limitando le riflessioni alle sole ricadute sul mondo della
disabilità, ma con riguardo al sistema-scuola, perché l’integrazione
scolastica degli alunni con disabilità non è una realtà separata, come
avviene con le scuole speciali, ma risente dell’andamento di tutto il
sistema.
A parte la stranezza di
un provvedimento oggetto di due decreti legge, emanati a distanza di
pochi giorni, la prima impressione che si riceve è che il Governo,
volendo immediatamente attuare le sue politiche di tagli alla spesa
pubblica, ci ha ripensato ed ha ritenuto necessario anticipare di un
anno, i tagli che poco prima aveva ritenuto necessari effettuare a
partire dal prossimo anno.
Le motivazioni didattiche
addotte dal Governo sono evanescenti, dal momento che il maestro unico
già era ritenuto insufficiente alcuni decenni fa, quando si decise di
sostituirlo col modulo, data la maggiore complessità dell’infanzia di
oggi e dei saperi, nonché dei nuovi modi assai diversificati per
accedervi.
Non per nulla le critiche
sono piovute su questa innovazione retrospettiva e non solo
dall’opposizione, se il Ministro Bossi ha aperto un contenzioso assai
ruvido come è suo costume col Ministro Gelmini che gli ha risposto con
lo stesso stile letterario.
Le motivazioni del
Ministro Bossi, ben diverse da quelle dell’opposizione di ignoranza
governativa dei problemi culturali odierni e di licenziamenti
megagalattici di quasi ottantamila docenti, sono piuttosto qualunquiste,
poiché partono dal presupposto che su tre docenti c’è maggiore
probabilità che uno sia bravo, mentre se trattasi di un docente solo, la
probabilità di uno cattivo è massima.
Io personalmente
condivido le preoccupazioni dei sindacati e di molti uomini di cultura
circa l’errore compiuto , col ritorno al maestro unico per le
conseguenze negative sull’istruzione dei nostri bambini e sul mercato
del lavoro dei docenti (assai più devastanti di quelle dei licenziamenti
di Alitalia).Inoltre in molti ci chiediamo come si farà con un tale
taglio di docenti a garantire il tempo pieno, fondamentale non solo per
tanti alunni, ma specie per moltissimi alunni con disabilità e
stranieri. Il Ministro Gelmini ha dichiarato che il tempo pieno resterà;
ma non ha spiegato come.
Pur non essendo contrario
in via di principio ad alcune innovazioni come il maggior peso del voto
di condotta( che però non risolve da solo il problema sociale del
bullismo) desidero però qui esprimere una breve riflessione
sull’integrazione scolastica. Infatti, ho sempre lamentato la scarsa
collaborazione dei docenti curricolari all’insegnante per il sostegno
all’integrazione degli alunni con disabilità, che troppo spesso, salvo
eccezioni, si riduce ad una delega del processo di integrazione al solo
docente per il sostegno, con palese violazione della cultura e della
prassi pluridecennale italiana di integrazione.
Se questa delega avviene
quando esiste il modulo di tre docenti, sarà molto più facile
giustificarla con la presenza di un solo docente, che dovrà seguire
classi sempre più numerose.
Comunque se le
motivazioni governative sui pro ed i contro di tale pseudo-innovazione
sono solo quelle finanziarie o quelle del calcolo delle probabilità, il
dibattito culturale sulla riforma scolastica non fa alcun passo avanti.
Ed allora mi auguro che
il Ministro Gelmini, se non vuole sentire su ciò i sindacati, voglia
almeno ascoltare gli esperti del Ministero dell’Istruzione e del suo
stesso partito (penso all’On Valentina Aprea, ex Sottosegretario
all’Istruzione ed oggi Presidente della Commissione Istruzione della
Camera )che hanno una più consolidata esperienza della scuola e possono,
forse, farlo ricredere su alcune sue apodittiche certezze.
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