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Sostegno: insegnanti ''flessibili'' per un'Italia a macchia di leopardo dal Redattore Sociale Parla il sottosegretario De Torre, che a proposito dei 702 nuovi docenti annunciati ieri da Fioroni, illustra la decisione. Sono nomine dovute a ''nuove certificazioni e aggravamenti''. Il problema delle false certificazioni
“Non sono insegnanti gettati a casaccio: sono casi che conosciamo bene
e che controlliamo”: i 702 docenti di sostegno che si aggiungono ai
circa 90mila già in servizio, e che hanno ricevuto il via libera dal
ministero della Pubblica Istruzione, andranno a supplire a situazioni
ben definite, censite dagli Uffici scolastici regionali e verificate dal
personale ministeriale. A spiegarlo è il sottosegretario all’Istruzione
Letizia De Torre, che a margine della presentazione del Piano per la
disabilità elaborato dal dicastero di viale Trastevere (vedi lanci del
27.09.2007) specifica che si tratta per lo più di “nuove certificazioni
e di aggravamenti” e dunque esigenze e bisogni “che a settembre non si
conoscono e di fronte ai quali siamo intervenuti dopo gli opportuni
controlli”.
Non ci sono ancora, i dati definitivi sul numero degli insegnanti di
sostegno: circa 90mila, per il momento, ma bisognerà attendere fine
ottobre per poter parlare a bocce ferme. Anche perché non è detto che
non vi siano nuovi interventi – e nuove immissioni di docenti - nelle
prossime settimane. Nessun riferimento sulla dislocazione territoriale
delle nuove nomine, ma il problema delle differenze fra regioni e
province – e delle sperequazioni conseguenti – è uno di quelli che
affligge da tempo il settore della scuola e del sostegno. Un dato che –
secondo De Torre e il consulente tecnico Giancarlo Onger - si lega
anche, se non soprattutto, alle certificazioni. “Ci sono differenze
marcate fra regioni e province”, spiegano. Una provincia come Pavia ha
quasi il 3% di alunni disabili certificati sul totale della popolazione
scolastica, mentre appena qualche chilometro più in là, a Lodi, questo
dato cala al 2,2%, e in altre regioni d’Italia diminuisce ancora fino
all’1,8%. “Non è un problema di divisione nord-sud: è un’Italia a
macchia di leopardo, che va studiata attentamente”, dice De Torre che
rilancia: “Il problema è che spesso sono certificati come disabili anche
ragazzi che disabili non sono”.
Un esempio? “Il bambino immigrato che non parla bene l’italiano. E’ un
caso non infrequente: è un bambino che ha una difficoltà, ma non si è
disabili perché si è immigrati! Dovremmo mettergli accanto qualcuno, ma
non un insegnante di sostegno. E così accade in molti altri casi:
bambini o ragazzi che hanno difficoltà, ma non una disabilità, e ai
quali però viene concessa la certificazione perché ci si rende conto che
non potrebbero avere un aiuto se non in questo modo”.
Nocera: ''Disabili a scuola, formazione obbligatoria degli insegnanti curriculari'' Il vicepresidente della Fish: ''No ad una classe apposita di concorso per gli insegnanti di sostegno: meglio innalzare da 5 a 10 anni il periodo di insegnamento obbligatorio e prevedere vantaggi per chi sceglie di rimanere''
No alla “separazione delle carriere” fra insegnanti di sostegno e
docenti curriculari, e innalzamento da 5 a 10 anni del periodo di
insegnamento obbligatorio per i docenti di sostegno, con la previsione
di incentivi per chi sceglie di rimanere ancora. E, più in generale, la
formazione dell’intero corpo docente del nostro paese, perché “tutti gli
insegnanti devono sapersi prendere cura dei ragazzi con disabilità”.
All’indomani della presentazione del “Piano per la disabilità”
predisposto dal ministro Fioroni e dopo le considerazioni espresse dal
sottosegretario Letizia De Torre, sono questi i punti salienti che
Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana
superamento handicap), tiene a sottolineare. “Siamo dell’idea che più
che ad una classe di concorso apposita per il sostegno si debba invece
mettere in piedi un sistema di prolungamento delle norme attuali”,
spiega. “Attualmente gli insegnanti di sostegno hanno l’obbligo di
mantenere la loro funzione per 5 anni, dopo di che possono passare alle
cattedre comuni: per evitare ogni genere di separazione, ci sembra
opportuno innalzare questo periodo minimo a 10 anni, rinnovabili
ulteriormente poi di cinque in cinque, prevedendo per chi sceglie di
rimanere dei vantaggi sui punteggi nelle graduatorie, sull’abbreviazione
della carriera o sul pensionamento anticipato”. Una sorta di bonus per
chi opta per la strada del sostegno e continua a percorrerla, e che fa
il paio con la perplessità di fronte all’ipotesi dell’anno sabbatico di
“riposo” per i docenti di sostegno: “In una situazione di presa in
carico collettiva del ragazzo con disabilità non sarebbe una scelta
azzeccata”.
Al di là degli incentivi agli insegnanti di sostegno, però, il punto
focale per la Fish è quello della formazione obbligatoria degli
insegnanti curriculari: “Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione
folle, per cui se non c’è l’insegnante di sostegno l’alunno è di fatto
costretto a uscire dalla classe, visto che non c’è nessuno che sia in
grado di lavorare con lui: servono allora – illustra Nocera - corsi di
formazione a tutto campo e una seria preparazione di tutti gli 800mila
docenti della scuola italiana, perché è la scuola nel suo complesso che
deve interessarsi al ragazzo, non solo il singolo insegnante di
sostegno”. Se l’integrazione del ragazzo non dipendesse cioè in maniera
quasi esclusiva dalla presenza del docente di sostegno, ma coinvolgesse
invece l’intero mondo della scuola, i genitori non avrebbero interesse a
richiedere l’aumento delle ore di sostegno. “Ma oggi lo fanno” – dice
Nocera – “perché in sua assenza vedono il proprio bambino completamente
isolato”.
Convidide, il vicepresidente della Fish, anche l’esistenza del
problema delle false certificazioni: ragazzi con problemi di
apprendimento o di relazione che pur non essendo disabili vengono
certificati come tali per consentire loro di avere una qualche forma
di supporto che altrimenti non avrebbero: “Sono d’accordo sulla
gravità della questione, e sul fatto che la scuola debba individuare
le soluzioni migliori alle esigenze di questi ragazzi”, che sono
differenti da quelle dei ragazzi con disabilità e in modo diverso
devono essere affrontate. Finora i ragazzi certificati, secondo i
dati provvisori del Ministero aggiornati al 26 settembre, sono
174.586. “In base alle nostre informazioni i disabili certificati si
aggirano nell’ordine delle 180mila unità: sarà quella la cifra
definitiva, con un numero di insegnanti di sostegno pari a circa
90mila”. Così come riferito dagli uffici del dicastero di viale
Trastevere. L’incrocio delle due cifre mette in evidenza dunque
proprio quel rapporto di un insegnante di sostegno ogni due ragazzi
disabili che è individuato come ottimale sia dal Ministero che dalle
associazioni: “Il rapporto medio nazionale è ottimo” – conclude
Nocera: “Ma sono gli squilibri fra regione e regione a rendere
difficile la situazione in alcune zone del nostro paese”.
Sostegno, il ''grimaldello'' per diventare insegnanti di ruolo Le cifre del paradosso secondo il sottosegretario De Torre: 60 mila docenti specializzati fanno altro; dei 90 mila oggi destinati ai disabili la metà non è formata allo scopo. Altissimo il turn-over. Verso la separazione delle carriere
Una questione è stata più volte sollevata in questi mesi, a proposito
del sostegno scolastico degli alunni disabili: quella della
specializzazione dei docenti. Nel nostro paese l’insegnamento di
sostegno è usato come “grimaldello” per entrare in ruolo, o come
anticipazione di un trasferimento: come gli altri lavoratori, cioè,
anche il personale didattico docente utilizza tutte le possibilità che
la legge concede loro. Il problema è che questo rende altissimo il
turn-over e che una marea di docenti specializzati nella disabilità si
allontana e diventa insegnante curriculare. “Ci sono circa 60mila
docenti specializzati nel nostro paese che non fanno sostegno e
paradossalmente dei 90mila che lo fanno solamente la metà è
specializzata. E’ un problema serio di risorse umane, perché noi
investiamo nella formazione e poi chi abbiamo formato opta per percorsi
diversi dalla docenza di sostegno”, afferma il sottosegretario
all’Istruzione, Letizia De Torre.
I corsi di specializzazione per docenti di sostegno iniziarono nel 1975:
“E’ impressionante il numero di persone che li hanno seguiti, che hanno
raggiunto un grado di specializzazione alto e che poi non possono essere
affiancati ai ragazzi disabili”. Ecco allora la necessità – e il
ministro Fioroni lo ha posto come uno degli obiettivi del Piano per la
disabilità – di separare le carriere, e di fare in modo che quella del
sostegno sia come una “scelta di vita”: chi sceglierà di esserlo lo sarà
(tendenzialmente) per sempre. E fondamentale a quel punto, ancor più di
oggi, sarà la condivisione della presa in carico del ragazzo da parte di
tutta la scuola e non solo di quella, perché lasciar solo l’insegnante
di sostegno, fargli passare anni a far fronte a situazioni difficili
come quelle del sostegno significa metterlo in grave difficoltà
personali. “E pensiamo anche alla possibilità di istituire l’anno
sabbatico, come già alcune regioni stanno facendo”, dice De Torre che
ricorda anche un altro fattore: l’importanza di accostare ad un ragazzo
disabile un insegnante specializzato nel trattamento della sua
patologia. L’obiettivo è cioè realizzare un puzzle per cui in presenza –
ad esempio - di un alunno con autismo dovrebbe essere impiegato un
docente che ha acquisito conoscenza specifiche su quel disturbo. E se
territorialmente si trovano in zone diverse, “non sarà l’alunno a
spostarsi, ma deve essere l’insegnante”. Nessun trasferimento coatto,
naturalmente, ma una tendenza di massima a favorire questa tipologia di
azioni. E le possibili reazioni dei sindacati della scuola? Nessuna
paura a viale Trastevere: “Il nostro centro focale è l’alunno, e intorno
a lui deve ruotare la nostra attenzione: ma qui parliamo di docenti di
sostegno specializzati che nelle nostre intenzioni entreranno a far
parte dell’organico di diritto. Esattamente quello che aspettano da
sempre”.
In questo nuovo contesto una cosa dovrà però rimanere ferma, tiene a
puntualizzare il sottosegretario: “L’insegnante è dato alla scuola,
non all’alunno” e le scuole possono gestirli come meglio credono”. A
livello nazionale è deciso solo il rapporto insegnanti-alunni, che
(“E le associazioni come la Fish in questo sono concordi”) deve
essere di uno a due. Si tratta di una media, perché poi una scuola
può anche scegliere di usare due insegnanti con lo stesso ragazzo,
ma è necessario superare la convinzione che “quell’insegnante è per
lui”. No, dicono al Ministero – quel ragazzo ha con sé tutti gli
insegnanti della scuola, e tutti gli operatori e il personale non
docente che lo prende in carico: “In caso contrario si calpesta lo
spirito della legge, quella 517/77 che ha sancito un passo
fondamentale nella storia civile di questo paese”.
Le cifre del ministero: 90 mila insegnanti di sostegno e 175 mila alunni disabili Le cifre, ancora provvisorie, della Pubblica istruzione. Che annuncia ''702 docenti in più su tutto il territorio nazionale''
Settecentodue insegnanti di sostegno in più su tutto il territorio
nazionale. E’ questa la decisione che il Ministero della Pubblica
Istruzione ha assunto dopo aver ricevuto dalle Direzioni regionali
scolastiche i primi dati della verifica avviata sulla situazione degli
alunni con disabilità; una verifica richiesta dal ministro Fioroni a
seguito delle polemiche sul numero degli insegnanti e sul possibile
“taglio” delle ore di sostegno. E’ stato lo stesso titolare del
dicastero della Pubblica Istruzione a darne notizia questa mattina nel
corso della presentazione del “Piano per la disabilità” elaborato dagli
uffici del ministero.
“Ho scelto di non rispondere alle polemiche delle settimane passate – ha
affermato Fioroni – perché ritengo prioritario rimettere mano all’intero
complesso delle politiche italiane sul tema di quella integrazione
scolastica dei diversamente abili che costituisce una cifra di civiltà
del nostro paese ma che deve essere considerata non solo sul versante
della quantità ma anche su quello della qualità”. Il provvedimento
adottato va a coprire squilibri individuati a livello provinciale e dei
singoli istituti scolastici e – come ha riferito il sottosegretario
Letizia De Torre – “è stato attentamente valutato dai nostri tecnici”,
che hanno riscontrato la necessità di provvedere alle nomine di nuovo
personale docente. Il via libera potrebbe non essere l’ultimo, perché
“la verifica globale è ancora in corso e qualora si riscontrassero nuove
esigenze verrà deciso un ulteriore adeguamento del personale docente.
Ad oggi, secondo i dati del Ministero, i ragazzi disabili iscritti
all’anno scolastico 2007/08 sono 174.586, con un personale docente
impegnato nel sostegno che si aggira nell’orbita delle 90mila unità:
un numero che diventerà definitivo solamente alla fine del mese di
ottobre, quando tutte le Direzioni generali avranno comunicato a
viale Trastevere i dati relativi all’anno scolastico in corso. “Lo
sforzo che stiamo compiendo” – ha precisato Fioroni – “è quello di
garantire il diritto all’integrazione scolastica in forma più
omogenea su tutto il territorio nazionale: vi sono infatti grandi
differenze su base regionale e provinciale nel rapporto fra
insegnanti di sostegno e alunni disabili e non dobbiamo permettere
che il lusso non necessario di alcune realtà pregiudichi i diritti
di altre”. L’obiettivo di fondo, ha spiegato il ministro, è che la
presa in carico degli alunni con disabilità non ricada
esclusivamente sulla scuola o sull’insegnante di sostegno, ma “sia
portata avanti da tutte le istituzioni, coinvolgendo le famiglie e
tutte le realtà sociali del territorio”.
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