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Frammentato e ostacolato dalla burocrazia: il Ssn secondo Cittadinanzattiva Errori medici (18%), accesso alle informazioni (17%) e invalidità (8,2%) risultano in testa alle segnalazioni dei cittadini. Ma è il federalismo (17,4%) il tema emergente dell'anno. Rapporto Pit Salute 2007 Roma - Un servizio sanitario sempre più disomogeneo, con una offerta differenziata da Regione in Regione, e che troppo spesso fa della burocrazia uno strumento per ridurre l'accesso dei cittadini. Questa, in estrema sintesi, la “fotografia” del servizio sanitario nazionale fornita dall'undicesimo rapporto Pit Salute 2007 “Ai confini della sanità. I cittadini alle prese con il federalismo”, realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, presentato oggi a Roma. Sebbene gli errori medici (18%), l'accesso alle informazioni e documentazioni (17%) e l'invalidità (8,2%) risultino in testa alle segnalazioni dei cittadini, una attenta analisi dei dati rivela come sia il federalismo (17,4%) il tema emergente dell'anno. La mobilità sanitaria (8%), sia nazionale (75% della mobilità) che internazionale (25%) e i diversi aspetti legati all'accesso ai farmaci (3,9%), così come la permanenza delle liste di attesa (5,5%) evidenziano come i cittadini si ritrovino sempre più schiacciati da scelte amministrative, più o meno consapevoli, che limitano i loro diritti, anche in contrapposizione a scelte di indirizzo nazionali, come quelle contenute nei Livelli essenziali di assistenza. “I programmi degli schieramenti tacciono sul principale pilastro del nostro welfare - ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva - . Tutto questo è particolarmente grave, proprio alla luce dei dati presentati oggi, che sottolineano l'estrema frantumazione del sistema sanitario. Chiediamo di rimettere al centro dell'interesse del nuovo Governo la questione della sanità in Italia. In particolare: un riequilibrio tra Ministero della Salute e Regioni e l'istituzione di un osservatorio sul federalismo per assicurare l'uniformità del trattamento; potenziare i controlli sull'effettiva erogazione dei Lea; l'adozione della Carta Europea dei diritti del malato da parte del Parlamento, dei consigli regionali e degli ordini professionali; la partecipazione di cittadini alla valutazione delle strutture, dei dirigenti e dei professionisti, e alla formazione dei programmi regionali e aziendali; la riduzione dei tempi di attesa attraverso l'applicazione uniforme della normativa nazionale che prevede tempi massimi per prestazioni, blocco delle prenotazione e l'attesa di non più di 72 ore per le urgenze differibili”. Oltre ai temi direttamente riconducibili ad aspetti legati al federalismo, quest'anno il Rapporto evidenzia con forza anche il peso della burocrazia, in molte occasioni un “muro” difficilmente superabile. Come, ad esempio, la solitudine in cui troppo spesso si ritrovano i cittadini affetti da malattie rare (1,8%) che segnalano la difficoltà a ottenere benefici o una diagnosi (29%), o l'accesso a una cura (16%): fattori che spingono questi pazienti a rivolgersi a cure all'estero (15%). Discorso a parte per il tema dell'invalidità (8,2%), area che registra dal 2004 un aumento costante delle segnalazioni. In questa area, infatti, sembrano concentrarsi più difficoltà: quella burocratica, con il mancato riconoscimento della condizione invalidante e quindi dell'indennità economica (17%) e la difficoltà di accesso alle informazioni durante l'iter per il riconoscimento dell'invalidità (15%). Altro aspetto al centro della Relazione Pit di quest'anno è la “chimera” delle cure primarie (19%). Infatti, se da anni si auspica che questo insieme rappresenti il secondo pilastro del Ssn dopo l'assistenza ospedaliera, la situazione è ben altra. Da ultimo, non per importanza, i tempi di attesa (5,5%) e gli errori nella pratica medica.
Aumentano i ''viaggi della speranza'' all'estero: + 5% Costituiscono il 25% delle segnalazioni relative alla mobilità sanitaria e per la prima volta superano gli spostamenti all’interno della regione di residenza. Una su due fatta da under 35 La sempre maggiore autonomia dei 21 sistemi regionali ha causato, secondo il rapporto 2007 di Cittadinanzattiva, una crescente frammentazione del servizio sanitario. Ciò ha comportato, per esempio, gradi diversificati di accesso alle prestazioni, comprese quelle elencate nei Livelli Essenziali di Assistenza sulle quali lo Stato, viceversa, conserva formalmente una competenza esclusiva. Ma le differenze sono anche in ulteriori e importanti aspetti, come l'assistenza farmaceutica, ospedaliera, nelle residenze sanitarie assistite, nella lungodegenza, nel settore della non autosufficienza, negli hospice, liste di attesa, odontoiatria e malattie rare.
Mobilità sanitaria In un caso su due, le segnalazioni degli oramai tristemente famosi viaggi della speranza indicano quale principale direttrice lo spostamento interno ai confini nazionali, da una Regione ad un’altra: fenomeno in crescita di ben 7 punti percentuali rispetto al 2006. La novità del 2007 è rappresentata dal fatto che per la prima volta le segnalazioni inerenti i viaggi all’estero superano quelle degli spostamenti all’interno della propria regione di residenza. I dati relativi a quest’ultimo fenomeno sono in decisa diminuzione, di ben 12 punti percentuali, rispetto al ‘06; di contro, la mobilità internazionale segnala un +5%.
Mobilità internazionale Registra il 25% delle segnalazioni relative alla mobilità sanitaria. Una segnalazione su due riguarda una persona di non più di 35 anni. Sono quattro i principali motivi che inducono a recarsi all’estero: necessità di sottoporsi ad intervento chirurgico (32% delle segnalazioni di quest'area), necessità di sottoporsi a trapianti (17%) piuttosto che a riabilitazione (11%) e cure per malattie rare (10%). Alcuni esempi di costi segnalati dai cittadini per cure in paesi Europei: trapianto di midollo: 60.000 euro; intervento neurologico: 50.000 euro; intervento per meningioma: 40.000 euro; intervento ginecologico: 35.000 euro.
Mobilità interregionale Costituisce il 51% delle segnalazioni relative alla mobilità sanitaria. L’area specialistica maggiormente interessata in questi viaggi tra regioni diverse è l’oncologia, con il 34% delle segnalazioni, seguita da ortopedia (32%) e neurologia (10%).
Mobilità intraregionale Registra il 24% delle segnalazioni relative alla mobilità sanitaria. A fronte di una mobilità sanitaria ostacolata da regione a regione, si registra una sorta di mobilità “forzata” all’interno della propria regione: in questo caso, gli spostamenti non sono solo frutto di scelta o di capriccio, ma puro stato di necessità, per una serie di motivi, tra i quali spiccano la carenza di strutture sul territorio (44%).
Farmaci Dalle disposizioni in finanziaria sull’uso degli off label alle diverse azioni adottate dalle Regioni per contenere il costo della spesa farmaceutica, molti sono stati i provvedimenti entrati in vigore nel 2007 che si sono fatti sentire sulla pelle – e le tasche - dei cittadini: di certo, in misura ben maggiore rispetto agli auspicati effetti della liberalizzazione dei farmaci avviata da metà 2006, ancora in secondo piano per molti cittadini, visto che il 37% delle segnalazioni denuncia come prioritario le difficoltà di accesso ai farmaci. Seguono, problemi nella loro distribuzione e relativa difficoltà del cittadino ad usufruirne (14%), nonché alti costi inerenti farmaci di fascia C, farmaci innovativi non riconosciuti in Italia e prodotti parafarmaceutici (13%). “Tutte le strategie e le azioni dei diversi attori del sistema, organizzazioni civiche comprese, devono concorrere alla riunificazione del Servizio Sanitario Nazionale – dichiara Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - . E' urgente intervenire per ridurre le disuguaglianze tra le Regioni nell'accesso alle cure, governando il federalismo, piuttosto che lasciare il governo della sanità a scelte localistiche”. “Questo vuole dire - continua Moccia - potenziare i controlli sulla effettiva erogazione dei Lea, aggiornare e verificare al livello regionale i tempi di attesa, blocco delle prenotazioni, accesso e qualità delle prestazioni. Ancora, programmare l'erogazione della sanità al livello regionale basandosi su quelli che sono gli effettivi bisogni dei cittadini del territorio di riferimento e lavorare insieme per dare una cornice nazionale al Servizio sanitario, oggi troppo frammentato e disomogeneo. Per farlo, vogliamo che si riconosca e favorisca il ruolo delle organizzazioni civiche, rendendole parte del Comitato paritetico per la verifica dell'erogazione dei Lea presso il Ministero della Salute”
Errori medici, diminuiscono le segnalazioni: - 2% Due aree risultano invece in controtendenza: cardiologia (+2%) e chirurgia generale (+1%). Gli interventi chirurgici riguardano il 66% del totale. Moccia: ''Rendere obbligatorie le misure di sicurezza'' Diminuiscono le segnalazioni per gli errori medici: - 2%. Ma due aree risultano invece in controtendenza: cardiologia (+2%) e chirurgia generale (+1%). I presunti errori medici riguardano prevalentemente gli interventi chirurgici (66% del totale delle segnalazioni di malpractice), e in particolare ortopedia (18%), oncologia (12%), chirurgia generale (9%), ginecologia-ostetricia (7%), odontoiatria e oculistica (5% ciascuno). Segue il presunto errore durante la diagnosi, con il 28% dei dati generali. In ortopedia, spiccano quelli all’anca (15%), al ginocchio (14%), al piede (11%) e alla colonna vertebrale (10%), che nel loro insieme sommano la metà delle segnalazioni relative alla citata area specialistica. La malpractice in oncologia sembrerebbe accanirsi nei confronti dell’apparato genitale femminile, l’apparato gastrointestinale e i polmoni. Ad indicarlo, sia il fatto che la metà delle segnalazioni in tema di malpractice in oncologia lo riguardino, sia il fatto che i principali tumori interessati dalla malpractice sono quello alla mammella, al polmone e al colon. In particolare, in un contesto di diminuzione di segnalazioni, sono in aumento le segnalazioni riguardanti presunti errori medici collegato a casi di tumore al fegato (+3%) e all’utero (+2%). In positivo, si sono ridotte ciascuna del 3% le segnalazioni relative a malpractice abbinata a tumore alla mammella e al polmone. Limitatamente ai singoli interventi nell'area della chirurgia, registriamo un forte aumento di casi di chirurgia addominale (+10 punti percentuali rispetto al 2006) e di colecisti (+3%) a fronte di una diminuzione di casi in merito a interventi di ernia (-4%), prolassi (-3%), noduli & cisti (-1%), mano (-3%), tiroide (-3%), soprattutto interventi gastrici (-6%). Rispetto al 2006, sono aumentate (del 14%) le segnalazioni inerenti sia problemi o complicanze verificatisi durante interventi ginecologici che problemi per la partoriente insorti durante l’assistenza al parto (+3%). In aumento anche i casi di errate o mancate diagnosi di patologie ginecologiche (+3%). Di contro, diminuiscono i problemi insorti al bambino a causa del parto (-12%); le errate diagnosi di patologie prenatale (-4%). “E' evidente come sia davvero urgente, per dare un segnale di discontinuità con il passato – ha dichiarato Francesca Moccia, coordinatrice del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - rendere obbligatorie su tutto il territorio nazionale alcune misure come: analisi delle segnalazioni dei cittadini in tema di sicurezza (carenze igieniche, comportamenti degli operatori, errori, infezioni); mappatura dei rischi; piani aziendali per la prevenzione del rischio; presenza del risk manager in tutte le strutture sanitarie; campagne per la sicurezza su temi come il lavaggio delle mani, la corretta identificazione del paziente, prevenzione delle cadute, ecc…;valutazione dei dirigenti in relazione alle politiche aziendali messe in campo per la prevenzione del rischio; registro nazionale degli errori”.
Liste d’attesa, record della mammografia: 540 giorni Aumento di 140 giorni rispetto al 2006. Fenomeno in aumento da 5 anni, ostacolo principale all'effettiva fruizione delle prestazioni sanitarie individuate dai Lea. Il ''ricatto'' dell'intramoenia
Da cinque anni in
preoccupante aumento, il fenomeno delle lunghe liste di attesa
rappresenta non solo una delle cause della mobilità sanitaria, ma
l'ostacolo principale all"effettiva fruizione delle prestazioni
sanitarie individuate nei Livelli essenziali di assistenza nonché alla
tempestività e qualità delle cure. Il rapporto 2007 di Cittadinanzattiva
registra il 5,5% delle segnalazioni per le liste d’attesa, +0,9% sul
2006. L’area che guida questa triste classifica è la diagnostica
(58%), seguita dalla specialistica (31%) e dagli interventi chirurgici
(9%). I cittadini segnalano l'uso diffuso (soprattutto nelle aree di
diagnostica e specialistica) del blocco delle liste di attesa,
nonostante l'esplicito divieto introdotto dalla legge nel 2006; mancato
rispetto dei tempi previsti dalla normativa a livello nazionale; attese
incompatibili con le necessità diagnostico-terapeutiche; tempi di
attesa superiori alla periodicità dei controlli; tempi notevolmente più
brevi per l’erogazione della prestazione in intramoenia rispetto al
canale istituzionale; carenza di informazioni sulla normativa e sui
rimborsi; conseguente necessità (se non obbligo) di dover ricorrere al
privato e all’intramoenia.
La prestazione
specialistica con il più ampio tempo massimo segnalato è la visita
oculistica con 630 giorni di attesa e un aumento rispetto al '06 di 510
giorni. L’intervento chirurgico che presenta la maggiore attesa massima
è quello di protesi al ginocchio con 480 giorni. "Per ridurre i tempi di
attesa per le prestazioni di diagnostica strumentale, specialistica e
per gli interventi chirurgici, secondo noi - ha dichiarato Francesca
Moccia, coordinatrice del Tribunale per i diritti del malato-
Cittadinanzattiva - si deve intervenire attraverso l’applicazione
uniforme della normativa nazionale che prevede tempi massimi per
prestazioni, divieto del blocco delle prenotazioni e, con la recente
legge, l’attesa di sole 72 ore per le urgenze differibili; l’ampliamento
delle prestazioni soggette a tempi massimi di attesa e fissare tempi
congrui anche per i controlli successivi alla prima visita (in
particolare per malati cronici e malati oncologici”. Al di la di un 9% di casi dove la scelta dell’intramoenia è stata una scelta del cittadino, per il restante 91% la scelta è guidata: proposta dall’operatore in modo esplicito (73%) piuttosto che velato: "sarebbe meglio non tardare" (18%) Malattie rare e invalidità: tanti ostacoli per l'accesso alle cure Per le malattie rare è difficile ottenere una diagnosi (29%). Tra le altre denunce: mancato riconoscimento della condizione invalidante e carenza di strutture per la riabilitazione Accesso a informazioni e documentazione registrano il 17% delle segnalazioni, in aumento dell’1,2% rispetto all’anno precedente nel rapporto Pit Salute 2007 di Cittadinanzattiva. Si tratta di un tema trasversale che troviamo al secondo posto, dopo la malpractice, nella classifica delle segnalazioni più frequenti, con netta preponderanza di lamentele legate a difficoltà di accesso più alle informazioni che alla documentazione. Il dato relativo all’accesso alle informazioni (13% delle segnalazioni totali) si conferma sugli stessi valori registrati dal 2005, e contempla principalmente richieste generiche su come accedere ai servizi sanitari e su come orientarsi nelle scelte (rispettivamente 26% e 22%).
Malattie rare Registrano l’1,8% del totale delle segnalazioni, +0,2% sul 2006. Nonostante sia aumentata l’informazione e la conoscenza di queste malattie, i cittadini affetti da patologie degenerative e invalidanti sono costretti ad affrontare oltre gli ostacoli della malattia stessa, anche quelli della burocrazia. Il numero maggiore di segnalazioni riguarda la difficoltà ad ottenere benefici o semplicemente una diagnosi (29%). Dalla comparsa dei sintomi alla diagnosi passano a volte anni in cui i malati si sottopongono a visite di ogni genere e spesso all’umiliazione di non essere creduti. I costi delle cure sono spesso elevati.
Invalidità Costituisce l’8,2% del totale delle segnalazioni, +1,6% rispetto all’anno passato. In aumento dal 2004, nelle segnalazioni in tema di invalidità civile – al di là di una consistente domanda di informazioni di carattere generale (pari al 36% delle segnalazioni sulla invalidità) - emerge con forza un atteggiamento di denuncia che con diverse sfaccettature raccoglie il 40% delle segnalazioni. In particolare, viene denunciato il mancato riconoscimento della condizione invalidante e quindi della indennità economica (17% delle segnalazioni); si denuncia una difficoltà di accesso alle informazioni durante l’iter che dovrebbe portare al riconoscimento dell’invalidità (15%); si denuncia altresì la violazione dei propri diritti con contestuale necessità di intraprendere azioni legali (8%). Limitatamente ai soli casi di mancato riconoscimento della invalidità, la principale segnalazione riguarda il mancato riconoscimento dell’indennità di accompagnamento (30%).
Riabilitazione Registra il 4,4% delle segnalazioni, +0,6% su 2006. La riabilitazione sempre più si sta imponendo quale problema emergente nella sanità italiana: lo testimoniano le relative segnalazioni, in costante e sostenuta ascesa dal 2004. Un terzo delle segnalazioni si riferiscono alla riabilitazione ambulatoriale (27%) e a quella domiciliare (6%), la maggior parte (67%) riguarda invece il ricovero in strutture riabilitative. Al riguardo, rispetto all’anno passato, a fronte di un netto calo di segnalazioni in tema di liste di attesa (-16% rispetto al ‘06), carenza di strutture e scarsa qualità del servizio (-10% ciascuno), si registra un forte incremento di problemi legati all’accettazione e alle dimissioni di pazienti complessi (23% delle segnalazioni in tema di riabilitazione presso strutture riabilitative, +12% rispetto al ‘06) e costi elevati (15% delle segnalazioni in tema di riabilitazione presso strutture riabilitative, +7%).
Odontoiatria Registra il 3,2% del totale delle segnalazioni, -0,4% rispetto all’anno passato. “I dati del Rapporto evidenziano come sia urgente aggiornare ed integrare i Livelli Essenziali di Assistenza”, commenta Francesca Moccia, coordinatrice di Cittadinanzattiva –Tribunale del malato - affrontando innanzitutto il tema dell’odontoiatria, parto indolore, malattie rare, assistenza domiciliare, assistenza residenziale e protesica”. Dalla medicina di base all’assistenza residenziale: la chimera delle cure primarie Aumentano le lamentele verso i medici di base per indisponibilità e irreperibilità (+7%). In costante ascesa, le segnalazioni per l'assistenza sanitaria residenziale riguardano per l'80% le Rsa Roma - Sembra davvero molto difficile definire oggi “sistema” l’insieme eterogeneo dei servizi delle cure primarie, ben lontano dall’essere l’auspicato secondo pilastro della sanità italiana accanto all’assistenza ospedaliera. L’aumento dei malati cronici e l’invecchiamento della popolazione richiederebbero la presa in carico dei bisogni e la continuità delle cure, attraverso la de-ospedalizzazione e il potenziamento dei servizi territoriali. Al contrario, i dati del Rapporto 2007 di Cittadinanzattiva relativi a ricoveri e dimissioni, assistenza residenziale, domiciliare e protesica, salute mentale, medicina generale, confermano l’urgenza di dare delle risposte ai cittadini.
Ricoveri e dimissioni Registrano il 5% del totale delle segnalazioni, -1,4% su 2006. Al dato in costante diminuzione da cinque anni sui ricoveri, si affianca la novità della diminuzione di segnalazioni anche per quel che riguarda le dimissioni. In tema di ricoveri (3% sul totale), le principali lamentele riguardano sospetti e dubbi sull’inadeguatezza della terapia (21%), ricoveri negati (19%), difficoltà di accesso alle informazioni in ospedale (16%) e ricoveri in reparti inadeguati (9%).
Medicina di base Registra il 4,5% del totale delle segnalazioni, -1,7% su 2006. Diminuiscono le segnalazioni relative al rapporto dei cittadini con l’assistenza primaria: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici dei servizi di continuità assistenziale (ex guardia medica). L’attenzione rispetto a questo tema, così vicino all’esperienza di ciascuno di noi, rimane però alta, anche perché rappresentano il primo contatto e la porta di accesso dei cittadini al sistema sanitario.
Medici di medicina generale Le segnalazioni, pari al 3% del totale, come nel 2006 evidenziano un aggravarsi di casi di indisponibilità e irreperibilità (+7% rispetto all’anno passato: consistenti lamentele per mancate visite a domicilio), un marcato deficit di orientamento da parte di un numero sempre maggiore di pazienti (+4%), comportamenti scorretti (+3%). Diminuiscono le lamentele per gli orari di studio inadeguati (-3%). Pediatri di libera scelta 0,8% del totale delle segnalazioni, - 0,9% rispetto al 2006. Le segnalazioni, che toccano il valore più basso degli ultimi dieci anni, denunciano un fenomeno opposto rispetto a quanto registrato per i medici di medicina generale. Continuità assistenziale 0,7% del totale delle segnalazioni, - 0,8% rispetto al 2006. Dopo il picco di segnalazioni registrato nel 2005, i casi di continuità assistenziale mostrano da due anni un decremento percentuale significativo.
Assistenza residenziale 2% del totale delle segnalazioni, +0,6% su 2006. In costante ascesa dal 2004, le segnalazioni in tema di assistenza sanitaria residenziale riguardano prevalentemente (80%) le Rsa, seguite da lungodegenza (14%) e hospice (6%). Le lamentele afferiscono principalmente quattro aspetti: gli elevati costi per degenza e integrazione retta (19%), le lunghe liste di attesa (16%), la scarsa assistenza medico–infermieristica e il loro discutibile comportamento (15% ciascuno delle segnalazioni). Assistenza domiciliare 1,7% del totale delle segnalazioni, +0,1% su 2006. In costante aumento da cinque anni (anche se di lieve entità negli ultimi due), le segnalazioni relative all’assistenza domiciliare evidenziano quattro problemi irrisolti: richiesta di informazioni e ostacoli burocratici (28%), liste di attesa (15%), comportamento professionale non irreprensibile e mancata attivazione dell’assistenza (13% ciascuno delle segnalazioni relative all’assistenza domiciliare). Rispetto al 2006, in particolare, le segnalazioni sulle liste di attesa sono quasi triplicate.
Assistenza protesica 1,3% del totale delle segnalazioni, -2,1% su 2006. Nel 2007, le segnalazioni in tema di assistenza protesica accentuano quel trend discendente già evidenziatosi a partire dal 2005, dopo sette anni di continui aumenti. ….''Il federalismo attuale non è soddisfacente'' "Il federalismo, cosi' come e' applicato adesso con 21 sistemi sanitari diversi, non e' soddisfacente. Non e' logico, ad esempio, che il Veneto decida di non rendere obbligatorie le vaccinazioni". E' quanto afferma il presidente della commissione Sanita' del Senato, Ignazio Marino, nel corso della presentazione del XI Rapporto Pit Salute. "Lo studio, che ritengo prezioso, mette in evidenza come sia necessario un percorso su alcuni settori- aggiunge- una nuova legge sulle malattie rare per poter incentivare la ricerca su questi farmaci o la terapia per il dolore". Secondo Marino, poi, "abbiamo ancora il problema della mobilita' interregionale. Ogni anno, infatti, circa un milione di persone si sposta da sud a nord per farsi curare: e' quindi indicativo di come ci siano differenze significative tra i vari sistemi sanitari regionali". Il presidente della commissione Sanita' del Senato sottolinea che "e' intollerabile attendere 540 giorni per una mammografia. Sulle liste d'attesa un miglioramento lo si potra' fare se applicheremo la legge che abbiamo approvato, la 120 del 2007, che introduce il termine di 'urgenza differita'". (DIRE) |
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