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Le Regioni chiedono al governo la fine della ''incomunicabilità'' e l’apertura di un tavolo sull’handicap MONTEGROTTO TERME (PD) - Veneto, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Liguria, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Campania, Valle d’Aosta: è stata significativa la partecipazione alla sessione straordinaria della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, che si è svolta oggi pomeriggio a Montegrotto Terme al meeting regionale sulla disabilità organizzato dalla Regione Veneto e al quale hanno partecipato anche i Ministri della Salute Girolamo Sirchia e degli Affari Regionali Enrico La Loggia. La Conferenza ha messo sul tappeto del confronto col Governo un documento che, arricchito dei contributi delle associazioni, è stato presentato dal Presidente della Regione Piemonte e della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome Enzo Ghigo ai rappresentanti del Governo Berlusconi. Il documento in particolare punta l’attenzione sulla rimozione delle barriere architettoniche (rifinanziamento della legge 13/89), sul problema del “dopo di noi” (proposta di rifinanziamento per almeno un triennio del progetto per il sostegno di disabili senza più famiglia) e sugli interventi in ambito scolastico a favore dell’integrazione. Le Regioni, soprattutto, chiedono al Governo che finisca l’incomunicabilità che dura da due anni e che venga avviato sul tema della disabilità un tavolo di concertazione. Sirchia, dal canto suo, si è augurato che quanto chiesto dalle Regioni trovi una prima applicazione già con la prossima finanziaria. Fra le altre richieste che hanno trovato il sostegno convinto dei partecipanti, ci sono state quelle relative all’approvazione di nuove modalità di accertamento della disabilità, della disciplina di nuove forme di intervento per la non autosufficienza, dell’estensione della definizione di lavoro usurante per i lavoratori che accudiscono quotidianamente a domicilio un disabile grave, della definizione dei livelli minimi di assistenza sociale (Liveas). PROPOSTE E DI RICHIESTE DELLE REGIONI IN MATERIA DI DISABILITA’ 1. Premessa: Il 2003 è l'anno europeo delle persone con disabilità. Il confronto, a cui le Regioni invitano il Governo e il Parlamento, i disabili e le loro Associazioni, nonchè l'intera collettività, supera le competenze proprie degli Enti in materia di disabilità per proporre: 1) un'attenzione politica globale sui temi della salute e della qualità di vita; 2) la condivisione di un progetto da parte di chi "eroga una prestazione" e da parte di chi "la riceve" perchè, solo una responsabilità condivisa, supportata dalla volontà politica, dalla conoscenza dei processi e dalla professionalità degli operatori, potrà indirizzare Enti, Associazioni e Società Civile, verso l'obiettivo comune di rimuovere i problemi collegati alla disabilità. L'obiettivo politico di questo lavoro è quello di affrontare all'interno di questa Conferenza, alcuni degli argomenti primari per migliorare le condizioni di vita dei disabili e delle loro famiglie, con particolare riferimento a: a) migliorare le opportunità offerte dai servizi sanitari, socio-sanitari e assistenziali; b) adeguare il sistema scolastico, della formazione e delle politiche del lavoro; c) impegnarsi maggiormente per la eliminazione delle barriere architettoniche; d) porre un'attenzione continuativa alle politiche dei disabili senza famiglia; e) aumentare le opportunità per il tempo libero, lo sport e la cultura. La Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome riunita in seduta straordinaria ad Abano, per le politiche sulla disabilità, agendo nel pieno del nuovo ruolo derivato dalle modifiche costituzionali e della recente legge "La Loggia" che le vede protagoniste del disegno del Welfare sociale e delle politiche formative, nonché, principali interpreti della programmazione sanitaria, sociosanitaria e delle politiche attive per il lavoro, intende analizzare le criticità che rallentano o impediscono i processi migliorativi delle condizioni di vita delle persone con disabilità e proporre una regia sinergica, attraverso specifiche azioni, che coinvolgano le Regioni al loro interno, lo Stato a livello di Governo e di Parlamento e le Associazioni che operano nel campo della disabilità. Va precisato in proposito che per approfondire e discutere i problemi collegati alla disabilità, i Presidenti delle Regioni hanno chiesto la costituzione in Conferenza Unificata di un Tavolo tra Governo, Regioni, Comuni, Province e Comunità Montane per definire e condividere percorsi derivanti dalla legge 104/92, dalla legge 328/2000 e dal DPCM 21 novembre 2001 sui Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria e sociosanitaria, alla luce della Riforma del Titolo V della Costituzione. Il "Tavolo" interistituzionale, insediato il 28 maggio u.s. e le cui proposte di lavoro sono state approvate nella Conferenza Unificata del 19 giugno scorso, ha già individuato alcune tematiche da approfondire, in quanto per la disabilità, più che in altri ambiti, è necessaria una forte integrazione tra Enti per favorire un progetto globale sulla persona disabile. Compito primario del tavolo sarà quindi quello di sviluppare percorsi integrati e politiche concertative non solo tra Enti ma, con le persone, le famiglie, le loro rappresentanze associative, per avviare sinergie indispensabili alla presa in carico del disabile e della sua famiglia, alla soluzione dei problemi. 2. Impegni prevalentemente a carico delle Regioni Per entrare nel merito di quanto indicato in premessa sulla necessità di "fare un punto" in ordine all'applicazione delle politiche socio sanitarie, assistenziali e di avvio al lavoro, per un miglioramento delle opportunità già offerte dalle reti locali dei servizi, le Regioni, insieme agli Enti locali e alle Aziende Sanitarie, provvederanno ad effettuare in tempi brevi e medio-brevi e comunque entro il 2003: 1. una ricognizione sulle iniziative regionali adottate in materia socio-sanitaria, in riferimento all'atto di indirizzo del 14 febbraio 2001 ed ai LEA di cui al DPCM del 29.11.2001 confermato dalla finanziaria 2003, nonché sull’applicazione delle linee- guida sulla riabilitazione e del Dm 332/99 sugli ausili; 2. la verifica dello stato di attuazione della legge 104/92. Su questo argomento anche molte Associazioni stanno chiedendo modifiche per gli aspetti che attengono le modalità di accertamento della disabilità, con la necessità di introdurre una valutazione multidisciplinare ed una presa in carico globale da parte dei distretti sociosanitari, "prassi" in oggi auspicata per tutti gli interventi sociosanitari e socioeducativi; 3. un’ ulteriore valutazione sullo stato della materia concessoria per le invalidità civili, precisando inadempienze da parte del Governo sugli obblighi economici e sul trasferimento delle risorse umane, che ancora rendono assai problematica l’attuazione delle competenze da parte delle Regioni in tale materia; 4. una verifica sull'applicazione della legge 68/99, particolarmente per l’attivazione dei Servizi di mediazione al lavoro (SIL) sollecitando il Governo affinchè i finanziamenti giungano alle Regioni con regolarità e tra gli stessi sia individuato un finanziamento dedicato ai supporti sociali per l'inserimento al lavoro. E' necessario inoltre promuovere forti innovazioni politico-culturali perchè tutti gli Enti pubblici siano in prima linea nella garanzia al lavoro dei disabili (lo Stato ad oggi non effettua assunzioni).5. una prima proposta sui livelli essenziali di assistenza sociale (LIVEAS) che prenda in considerazione anche la qualità delle prestazioni, per poter aprire un dialogo con il Governo e con le parti sociali. 6. L'adozione di norme o atti amministrativi per favorire la mobilità sul territorio e far si che tutti i trasporti urbani, extra urbani, pubblici e privati, siano privi di barriere e abbiano costi “facilitati” per i disabili, operando d’intesa con il Gruppo interregionale sulle barriere architettoniche e secondo gli indirizzi già elaborati nella Conferenze sull’handicap di Roma e Bari;7. L'adozione di iniziative per sollecitare Comuni e Province, in base alle normative regionali, a provvedere, secondo le competenze istituzionali, al trasporto scolastico e sui luoghi di lavoro, adottando anche linee guida che vedano coinvolti per le specifiche competenze Enti pubblici e parti sociali;8. Il sostegno alle associazioni sportive che inseriscono nei programmi, manifestazioni che coinvolgano anche i disabili;9. Azioni di sviluppo e miglioramento dell’accesso per via informatica a biblioteche ed eventi culturali dotando i locali ed i servizi pubblici di strumenti audiovisivi che facilitino l’accesso per tutti portatori di handicap e la comunicazione con gli audiolesi.Come si può osservare, le proposte non riguardano esclusive competenze regionali, ma per molti aspetti va coinvolto anche il Governo, soprattutto per quanto attiene le risorse finanziarie e umane e gli strumenti da impiegarsi nelle azioni che si intende svolgere, particolarmente per il sociosanitario, il sociale ed il trasporto. 3. Impegni prevalentemente a carico dello Stato: La disabilità è una condizione derivante dall'impatto sociale delle minori abilità di una persona, conseguenza di patologie congenite o acquisite che hanno ormai raggiunto la stabilizzazione. Uno degli aspetti "essenziali" per andare incontro a chi è disabile è la modalità di accertamento della disabilità, che valuti non solo le carenze psico-fisiche, ma ponga enfasi sulle abilità, per favorire processi di integrazione sociale nelle diverse fasi di vita: dalla prima infanzia, all'età scolare, all'ingresso nel lavoro. All'accertamento seguono le diverse misure sanitarie, sociosanitarie e sociali di cui si è detto nei compiti delle Regioni, nonché i benefici economici da parte dello Stato. Si aggiunge il grave problema della non autosufficienza che richiede al più presto una disciplina. Nei punti seguenti si evidenziano le criticità degli aspetti richiamati: 3.1 Accertamento della disabilità: - Il trasferimento alle Regioni della materia concessoria delle invalidità civili non ha permesso alle stesse di intervenire in tutto il processo, e, le condizioni di accertamento non possono migliorare in maniera consistente nei tempi e nei diversi passaggi burocratici, perché si inserisce un controllo sistematico del Ministero dell'Economia su tutte le pratiche, trattenendole 60 giorni, prima di riconoscere il grado di invalidità. Questo, senza considerare che per controllare gli eventuali "falsi invalidi", esiste un controllo a campione con periodicità annuale, dei titolari dei benefici economici, per verificare la permanenza dei requisiti di invalidità. Devono fare eccezione ai controlli gli invalidi con patologie clinicamente irreversibili. - L'accertamento, da parte del Ministero dell'Economia, nato con il fenomeno dei falsi invalidi, si svolge al solo scopo di controllare l'operato delle Commissioni del Servizio Sanitario che formulano la diagnosi di invalidità; la finalità è solo sanzionatoria, senza alcun fine propositivo di modificare in maniera preventiva eventuali cause di errore. Risulta pertanto un appesantimento di un processo, già complesso, che allunga molto i tempi di rilascio delle certificazioni e rappresenta una ulteriore spesa, e, dopo le modifiche del Titolo V della Costituzione vi sono dubbi che possa continuare ad esistere in una funzione ormai trasferita alle Regioni. - Le tabelle ministeriali in uso per accertare l'invalidità non sono più ritenute idonee a valutare la disabilità come in precedenza indicato. Devono essere utilizzate moderne tecniche di valutazione della carenza o mancanza di abilità che inseriscano anche patologie non comprese nelle attuali tabelle ministeriali, in modo da allinearci all'Europa (es: ICF International Classification of functioning, disability and health, etc.) Semplificare al massimo l'accertamento delle condizioni psico-fisiche, specialmente per i soggetti gravi, e, allinearlo ai paesi europei, è l'obiettivo a cui traguardare a partire da questo anno europeo della disabilità, assicurando una metodica di accertamento omogenea, indipendentemente dalle misure che si mettono in atto per rispondere alla mancanza di abilità. 3.2 Delega per il riordino degli emolumenti dell'invalidità: Non è stata ancora disciplinata la delega inserita nella legge 328/2000 " Sistema integrato di interventi e servizi sociali", all'articolo 24, strumento indispensabile, per modificare la materia dei benefici economici, in funzione di modalità più appropriate di erogazione con la previsione di a) forme di reddito minimo per i disabili totali e parziali; b) indennità per favorire la vita autonoma e la comunicazione, commisurata alla gravità del disabile; c) indennità per favorire l'autonomia dei disabili gravi o pluriminorati; d) indennità per la cura e l'assistenza per ultrasessantacinquenni gravemente dipendenti; e) revisione e snellimento delle procedure per l'accertamento dell'invalidità con l'adozione di metodi più idonei alla valutazione della disabilità. Lo Stato, attualmente, eroga le misure economiche, compreso l'indennità di accompagnamento senza alcun progetto; sappiamo che nell'ambito della disabilità il denaro non è sufficiente a risolvere i complessi problemi della persona e del nucleo familiare. Quindi ad una nuova modalità di accertamento si deve accompagnare un progetto personalizzato in cui l'uso dei benefici economici è programmato con gli altri servizi alla persona. 3.3 Disabilità grave e non autosufficienza: il problema è in parte preso in considerazione anche nella delega sopra descritta; va però introdotta, come da più parti auspicato, anche da membri del Governo, una misura per sostenere, non solo sul piano sanitario, ma assistenziale e della quotidianità di vita, la non autosufficienza. Ogni Regione, in oggi vi provvede con modalità differenziata. Tale materia rientra senz'altro nei livelli essenziali di assistenza sociosanitari e assistenziali, vi è quindi la necessità di una disciplina nazionale, che peraltro è stata già presa in considerazione da diverse proposte di legge, approdando ad un testo unificato di cui si dirà di seguito. 3.4 Barriere architettoniche: Va innanzitutto precisato che non trattasi solo di quelle edilizie, ma più largamente di tutte le barriere sociali che condizionano la partecipazione alla vita attiva del disabile. Un programma per la rimozione delle barriere architettoniche esistenti , richiede una dotazione finanziaria sia a livello centrale che regionale: va rifinanziata la legge 13/89. Si può inoltre proporre la utilizzazione di una percentuale degli oneri di urbanizzazione da dedicarsi all’abbattimento delle barriere (10/20%). 3.5 Programma organico per i disabili senza famiglia (“Dopo di noi”): Oltre ad un rifinanziamento, per almeno un triennio, del progetto “Dopo di noi” o “Insieme a noi” è da prevedersi un'azione organica a regime per i disabili orfani soli e non, dove l'edilizia pubblica preveda negli immobili di nuova costruzione o ristrutturati, una dotazione di appartamenti per accogliere disabili o anziani. Obiettivo del programma organico deve essere quello di favorire la vita “indipendente” del disabile, sia attraverso abitazioni dedicate che tramite “assistenza indiretta” per l’intera giornata. Si propone anche a favore dell'edilizia privata ad opera di soggetti del terzo settore, l'adozione di incentivi laddove si costruiscano immobili per il “Dopo di noi”.(es: riduzione e/o esclusione dall'IVA, etc) 3.6 Interventi per la scuolaVanno promosse dal Governo politiche a favore dell'integrazione scolastica, anche attraverso l’emanazione di apposite linee guida che prevedano un adeguato supporto ed il mantenimento degli attuali organici per gli insegnanti di sostegno, in quanto, ad oggi, si registrano gravi difficoltà e pesanti carenze a livello locale, che impediscono la piena integrazione dei disabili nella scuola.3.7 Tempo libero, cultura e Sport:Si dovranno prevedere incentivi per le strutture turistiche che non hanno barriere architettoniche ed ospitano disabili e che offrono vacanze a disabili ed anziani, nonché per le strutture turistiche che abbatteranno barriere nel corso del 2004 e proporranno pacchetti vacanze per disabili (IVA agevolata sulle fatture).3.8 Tutela della persona con disabilità grave: - Occorre pervenire al più presto all'emanazione del provvedimento che introduce la figura dell'Amministratore di Sostegno, nonché altri istituti a sostegno del disabile (affido familiare, trust) - E' da estendere l'applicazione del "lavoro usurante", ai lavoratori che accudiscono quotidianamente a domicilio un figlio disabile grave, permettendo ad essi di fruire delle agevolazioni previste in materia di orari, congedi e trattamento anticipato di quiescenza; - Va prevista una norma che agisca sull’eliminazione del cumulo tra pensione sociale e indennità, nonché per la reversibilità della pensione del genitore, al fine di favorire al massimo l’autonomia finanziaria del disabile e quindi la sua qualità di vita al domicilio; Per riassumere, le richieste delle Regioni nei confronti del Governo sono le seguenti: 1. approvazione delle nuove modalità di accertamento della disabilità, con metodologie riconosciute a livello internazionale che riconoscano la reale invalidità in tempi brevi, procedendo attraverso la modifica della legge 104/92 e delle norme collegate all'accertamento delle invalidità civili; 2. approvazione della delega ex art. 24 legge 328/2000 nei tempi indicati dalla legge 6 luglio 2002 n. 137, che reitera la delega fino a gennaio 2004, valutando anche l'opportunità coordinare il decreto legislativo con le modifiche della legge 104/92, per una risistemazione organica del rapporto tra accertamento della disabilità e misure che ne derivano; ricordando anche la posizione delle Regioni a Statuto speciale; 3. disciplina di nuove forme di intervento per la non autosufficienza, introducendo tale tematica in tutti i documenti programmatici (es: Libro Bianco), per adottare misure atte a consentire il massimo dell'autonomia anche ai soggetti più gravi, evitando ricoveri costosi, ma soprattutto dolorosi per il disabile e per la famiglia; 4. Rifinanziamento della legge 13/89 in materia di eliminazione delle barriere architettoniche; 5. Rifinanziamento per un triennio del progetto Dopo di Noi, procedendo contestualmente ad una ridefinizione organica dei programmi per i disabili orfani necessitanti di specifica assistenza; 6. Adottare idonei interventi per facilitare il sostegno scolastico, ai fini di un corretto inserimento dei disabili; 7. Adottare possibili agevolazioni sull'IVA a strutture turistiche che agevolano i disabili; 8. Estensione del "lavoro usurante", ai lavoratori che accudiscono quotidianamente a domicilio un figlio disabile grave; 9. Norma che influisca sulla eliminazione del cumulo tra pensione sociale e indennità, nonché sulle reversibilità dei genitori. Le materie indicate, anche se di prevalente competenza statale non possono prescindere dall'apporto regionale e degli enti locali che sul piano istituzionale realizzano le prestazioni per le quali si chiede una nuova disciplina o il rifinanziamento di norme. 4. Rapporti delle Regioni con il Parlamento Nelle materie di cui si tratta, esistono anche proposte di legge parlamentari, che devono tenere conto delle rinnovate competenze regionali derivate dal Titolo V della Costituzione. In particolare, sono due i progetti di legge in oggi all’esame delle Commissioni parlamentari che affrontano la materia della disabilità e non autosufficienza disciplinando competenze dello Stato, delle Regioni e dei Comuni: 1. Riordino delle modalità di accertamento di talune disabilità fisiche e mentali di natura cronica, con la costituzione di un Comitato Ristretto nell'aprile 2003 (esame C. 2213 Perlini - relatore Francesca Martini) 2. Protezione sociale per persone non autosufficienti (il PDL è frutto dell'integrazione di diverse proposte di legge di maggioranza e minoranza, rielaborate in un Comitato ristretto che ha raccolto in sette articoli la disciplina del Fondo per il sostegno alle persone non autosufficienti. Il documento unificato risale al 7 maggio 2003). Il testo del Comitato presenta, particolarmente incongruenze e difformità rispetto l’attuale assetto istituzionale e di spesa per il comparto sanitario, sociosanitario e sociale. Esiste poca chiarezza nell'individuazione delle prestazioni finanziate dal Fondo, sul riparto delle competenze tra i diversi livelli istituzionali e circa le forme, le modalità e i tempi di attuazione dell'alimentazione del Fondo, anche in relazione al federalismo fiscale. I progetti di legge agiscono in parte nella materia della disabilità, ma particolarmente quello della non-autosufficicienza, che si rivolge in prevalenza a "disabili anziani", deve essere maggiormente definito tenendo conto degli assetti organizzativi regionali e locali. I provvedimenti citati, se approvati senza l'apporto delle Regioni rischiano di avere un impatto complesso e difficile con gli attuali assetti istituzionali. Da sottolineare, in merito a quanto evidenziato in materia di accertamento della disabilità, che il provvedimento sul sostegno alla non autosufficienza prevede, di definire entro tre mesi dall'approvazione, una modalità di accertamento della stessa non autosufficienza, aggiungendo così, un altro metodo di valutazione, nel momento in cui si chiede la razionalizzazione di quelli in vigore, rischiando di aumentare la confusione tra diverse modalità che accertano la condizione univoca, anche se gradualmente differenziata, di disabilità. La richiesta delle Regioni al Parlamento è quindi quella di operare in sintonia, per quella semplificazione, trasparenza ed essenzialità che più volte è stata richiamata nel presente documento, in particolare: 1. Regioni e Parlamento possono valutare con il Governo la elaborazione di un "testo unico" sugli interventi per la disabilità, che tenga conto dei rilievi precedentemente esposti in ordine ad una metodica omogenea di accertamento delle condizioni di disabilità, dei benefici economici e delle misure che si mettono in atto per rispondere alla mancanza di abilità e alla totale dipendenza. 2. Per la semplificazione delle agevolazioni fiscali e tributarie a favore dei disabili si propone di adottare un'interpretazione organica di tutte le norme e gli atti amministrativi in materia, che può essere introdotta anche nel Testo Unico. 3. Si chiede l'emanazione del provvedimento che introduce la figura dell'Amministratore di Sostegno e di altri istituti a favore del disabile. 2mila i partecipanti. De Poli: ''Solleciteremo il Governo a tener fede agli impegni presi''
La voce delle persone con disabilità, le testimonianze dei loro familiari; la loro vita quotidiana fatta anche di tante difficoltà, di barriere di ogni tipo. Ma anche della loro voglia di essere quello che sono. Persone. In famiglia, al lavoro, nelle relazioni sociali, nel tempo libero. Questo, soprattutto, emerge dalle tre giornate di Meeting a Montegrotto Terme, chiusosi ieri. Si è trattato del primo vero momento di confronto a più voci dell’Anno europeo della disabilità, un evento promosso dall’Assessorato alle Politiche sociali della regione Veneto e costruito insieme alle associazioni locali delle persone con disabilità e dei loro familiari, sia nell’individuazione dei temi da trattare che nell’organizzazione concreta. Interessante il bilancio: oltre 2000 i partecipanti alle tre giornate alle terme, di cui 1300 da tutto il Veneto e 700 dalle altre regioni d’Italia. Di loro 340 i disabili e 160 accompagnatori, e poi responsabili, operatori e volontari delle associazioni e delle cooperative sociali impegnate nell’ambito della disabilità, amministratori politici, operatori dei servizi sociali…; 500 gli enti, le istituzioni e le associazioni rappresentate, 60 le realtà associative intervenute ai dibattiti; 60 giornalisti accreditati, oltre 40 le testate presenti. 300 le persone dello staff organizzativo al lavoro in questi giorni per la segreteria, la reception e l’accoglienza, la protezione civile, la sicurezza, i servizi di parcheggio e trasporto, la ristorazione…Per far funzionare al meglio l’evento, ospitato all’interno di un’area allestita di 13.000 metri quadrati, resa completamente accessibile a tutti in ogni suo spazio. Un evento, di livello nazionale per i temi affrontati, gli alti esponenti delle istituzioni intervenute, locali e nazionali, la forte presenza delle associazioni di disabili e dei loro familiari. Al termine della tre giorni, l’assessore regionale alle politiche sociali, nonché coordinatore nazionale degli assessori alle politiche sociali, Antonio De Poli, ha affermato: “Come Coordinamento degli assessori regionali ci impegniamo a far nostro e a trasmettere al Governo il memorandum dell’European Disability Forum (Forum europeo delle persone con disabilità) sostenuto dalle associazioni italiane Fish (Federazione italiana superamento handicap) e Fand (Federazione associazioni nazionali disabili), presentato al governo italiano per la presidenza dell’Unione europea del secondo semestre, dove sono indicate le politiche di inclusione sociale e le azioni positive nel campo di tutte le competenze dell’Unione e la legislazione antidiscriminatoria a livello europeo”. Il portavoce del Coordinamento degli assessori regionali ha poi promesso il sostegno al rapido recepimento della direttiva europea 78/2000 (sulla “non discriminazione in materia di impiego”), anche con l’attenzione a includere nel testo il principio dell’onere della prova a carico di chi discrimina e il pieno diritto delle associazioni di persone con disabilità e loro familiari di presentarsi in giudizio accanto e per conto delle persone discriminate. E ancora altre priorità su cui il portavoce del coordinamento degli assessori ha assicurato di continuare a sollecitare il Governo: le nuove modalità di accertamento, un testo unico che accorpi e armonizzi tutta la legislazione in materia di disabilità, il rifinanziamento al progetto “Dopo di noi” e agli interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, la delega al Governo ai sensi dell’art. 24 della 328/2000 per il riordino degli emolumenti dell’invalidità. Infine l’integrazione scolastica: “Ci faremo portavoce della proposta delle associazioni di alcune modifiche alla legge sull’integrazione scolastica, anche riguardo gli insegnanti di sostegno”. L’assessore del Veneto è anche ritornato sulla questione delle risorse, tema emerso in ogni dibattito: “Le risorse devono essere individuate in modo preciso e devono essere certe – ha affermato -, coinvolgendo in modo integrato non solamente Regioni, Stato ed enti locali, ma anche il mondo economico-produttivo, che non può rimanere indifferente a questi temi”. Infine, De Poli ha assicurato l’impegno delle Regioni all’istituzione dell’”advisor”, uno strumento concreto di supporto alle attività del Governo ma anche di controllo, una sorta di “garante” che verifichi l’efficacia degli interventi sul territorio.
Per i figli di un Dio Minore invece:
Presente nell’ultima giornata di lavori il Sottosegretario al Welfare, Maria Grazia Sestini, ha affermato: “Questo Meeting è stato un momento importante, anche per la forte presenza di un soggetto politico fondamentale in tema di politiche sociali per la disabilità, come le Regioni. Ed è una tappa particolarmente significativa di quel percorso di dialogo e confronto con le associazioni avviato da tempo. In queste tre giornate si sono messe a punto le priorità da discutere al tavolo di lavoro comune, costituito nell’ultima Conferenza Stato-Regioni. Vogliamo che quest’anno dedicato alle persone con disabilità non sia solo celebrativo, ma porti anche novità significative concrete. Ci siamo impegnati a riaprire il confronto con le Regioni – ha continuato la Sestini -, in particolare sui temi della non autosufficienza, dell’ammodernamento del progetto “Dopo di noi”. Il Governo è disposto a rivedere la legge 68 del 1999 in materia di inserimento lavorativo: comprendiamo, un esempio per tutti, che il vincolo del 7% (ogni 50 dipendenti le aziende hanno l’obbligo di assumerne uno con disabilità) per molti datori è impossibile a causa dei processi produttivi delicati e pericolosi che sono costretti a operare”. E ancora la Sestini ha parlato di cooperazione sociale: “Credo che in questi ultimi anni sia stata considerata un rifugio per tutti coloro che non riuscivano a essere inseriti in un contesto lavorativo pubblico o privato. È importante dare maggior impulso alla cooperazione sociale, perché, a mio giudizio, è meglio per un disabile lavorare in una cooperativa con altri 20 disabili piuttosto che stare a casa ad attendere un posto in Comune che forse non arriverà mai. Per il Governo – ha aggiunto - è indispensabile rimettersi intorno a uno stesso tavolo di confronto e progettazione insieme alle cooperative sociali, alle imprese e agli enti locali per ridefinire le leggi in materia di integrazione lavorativa”.
Dall’accessibilità all'usabilità. L'ottica rovesciata per integrare i ''normali'' con i disabili
“Bisogna passare dal concetto di accessibilità a quello di usabilità”. La suggestione di Paola Maria Fiocco, docente all’università di Verona, è stata tra le più apprezzate dell’ultima giornata del Meeting veneto sulla disabilità, concluso ieri a Montegrotto Terme. La Fiocco, parlando all’interno di un dibattito su handicap e informazione, ha per così dire costruito un impianto teorico a una sollecitazione che ha attraversato molti degli interventi nei tre giorni di dibattito (v. intervista a Griffo in un prossimo lancio): quella di “pensare a rovescio”. “Mentre le barriere architettoniche sono visibili – ha detto la Fiocco – le barriere cognitive della società nei confronti dei disabili sono spesso nascoste dall’empatia e dal pietismo. Dobbiamo quindi lavorare molto alla nostra autoeducazione, e il sistema più efficace può essere quello di non pensare all’accessibilità dei disabili ad un mondo di normali, ma di adattare completamente il mondo dell’abilità a quello della disabilità”. Nel suo breve intervento, la studiosa ha parlato della necessità di “rovesciare l’ottica” e di “mettere sotto osservazione l’abilità”; e ha quindi introdotto il concetto di “usabilità” in opposizione a quello di “accessibilità”. Quest’ultimo espone infatti al rischio di “creare due binari: uno a scartamento ridotto, perché accessibile, e un altro per tutti gli altri, i normali”. Puntare sulla usabilità rappresenterebbe invece una rivoluzione culturale, perché identifica una società che può essere usata da tutti, dove le persone normodotate si integrano con quelle che hanno limitazioni dovute all’handicap. “Costa fra l’altro molto di più – ha concluso la Fiocco – costruire una società accessibile, che una usabile”. Al dibattito conclusivo sull’informazione, moderato da Franco Bomprezzi, sono intervenuti tra gli altri il direttore de “La difesa del Popolo” di Padova, don Cesare Contarini (“La sfida è far sì che la disabilità arrivi ad occupare sui giornali almeno lo stesso spazio che è oggi riservato al gossip…”); la giornalista di Rai veneto Maria Luisa Vincenzoni (“Occorre tempo e dedizione per comprendere in profondità e raccontare con correttezza questo mondo”), il direttore di Redattore Sociale Stefano Trasatti (“Nella rappresentazione della disabilità in tv sono stati fatti molti passi avanti, ma è ancora forte il pietismo e la strumentalità delle storie; ed è ancora troppo poco lo spazio dedicato a questo tema, che va raccontato con continuità perché il nostro atteggiamento verso la disabilità è una delle spie di dove siamo arrivati nella nostra crescita civile”). Franco Bomprezzi ha sottolineato come la crescita delle associazioni e del “movimento” dei disabili abbia contribuito in modo decisivo a cambiare l’informazione sulla disabilità: dagli “eroi” come Rosanna Benzi e Enzo Aprea, alla tv del dolore, alla consapevolezza dei diritti essenziali che si sta consolidando oggi. Ha quindi definito cruciale il tema dell’informazione nel semestre di presidenza italiana della Ue affinché si possa far capire le caratteristiche della via italiana all’integrazione, “parlando non solo di chi vince nella vita, ma anche di chi… pareggia”. |
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