|
|
UNA DEDICA IMPORTANTE Il 3 dicembre 2002 ha assunto una valenza particolare per due ordini di motivi :
Il dedicare un anno intero alle persone disabili è una risposta importante ed autorevole ad un interrogativo che insegnanti e studiosi del “ problema handicap “ si pongono da tempo : chi è handicappato? Tra le varie “risposte “ ,quella che mi è parsa più pertinente alla complessità della situazione ed anche più esaustiva, è stata fornita dal prof. Canevaro << […] la costruzione di un ambiente di apprendimento può voler dire ridurre l’handicap che costituisce il disagio e ridurre l’handicap che è il disagio . Possono esservi dei momenti critici in questo percorso e bisogna fare in modo che non siano esasperati >>(1) Handicappata è la persona alla quale l’ambiente socio -culturale in cui opera e vive e la società in senso lato, non hanno consentito di eliminare o ,quantomeno, di ridurre la situazione di difficoltà derivante dal suo deficit; alla malattia, alla menomazione non sempre è possibile trovare rimedio,ma alle loro conseguenze sul piano umano e sociale è certamente possibile: basta volerlo. Ecco allora che la società deve attivarsi affinchè le abilità “ diverse “ di “ quella “ persona siano valorizzate in modo tale da consentirle di non vivere negativamente il proprio deficit ; ed una delle molte iniziative che la società può attivare è costituita da un’opera capillare di sensibilizzazione , di conoscenza delle varie “ situazioni di disagio “ nelle quali vengono a trovarsi quelle persone con deficit che non trovano ad esso una risposta adeguata . Le istituzioni scolastiche, le amministrazioni comunali,provinciali ed i Consigli regionali si sono impegnate,soprattutto nel corso di questi ultimi mesi dell’anno, affinché l’importante iniziativa della Commissione Europea non passasse inosservata oppure le si dedicasse qualche dibattito molto teorico ,che non avrebbe portato contributi positivi alla soluzione del problema . Sono state attivate “ buone prassi”, progettati interventi concreti che hanno avuto e dovranno avere lo scopo di eliminare gli stereotipi, le false concezioni sui soggetti “ diversamente abili “ . Fra tutti i luoghi comuni il più semplice ed il più ovvio che si deve eliminare subito è questo: ritenere che definire” handicappato” un soggetto oppure ritenerlo “diversamente abile”, non cambi nulla . Ed è un gravissimo errore non solo concettuale ,ma soprattutto di carattere socio-pedagogico : in quanto se si progetta un intervento teso al potenziamento di “ quelle “ particolari abilità piuttosto che mantenere l’ ” esistente “ ,eccome se la situazione cambia ,eccome se si inizia un percorso che porterà il soggetto “ diversamente abile” a dare il meglio di sé e ad essere un membro attivo nella società. La decisione assunta dalla Commissione Europea deve costituire ,quindi, un occasione importantissima per iniziare un “ cambiamento di rotta “da parte di tutta la società civile nei confronti delle persone che la natura o la sfortuna hanno dotate di caratteristiche diverse da quelle della maggior parte dei loro simili . Tornando all’assunto di partenza si può affermare che “ handicappato “ e “ diversamente abile “ non sono sinonimi in quanto fanno riferimento a due “ filosofie “ , a due “ scuole di pensiero “ che riguardano l’essere umano in quanto persona
Ugo Avalle 1) A. Canevaro, Pedagogia speciale. La riduzione dell’handicap, Mondatori, Milano, 1999, pag. 45 |
La pagina
- Educazione&Scuola©