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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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 la Newsletter della Cgil Scuola
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settimanale telematico a cura della CGIL Scuola 
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Anno II
n. 11 del 19 marzo 2003

Le scadenze a scuola

 

Edizione straordinaria di Valore Scuola News

NO ALLA GUERRA!

Sommario

UN’ALTRA GUERRA!

La guerra in Iraq è imminente. Forse nel momento in cui vi arriverà questa newsletter l’inferno per milioni di Iracheni sarà già cominciato. A nulla sono valse le numerose iniziative, manifestazioni che in questi giorni da più parte hanno cercato di scongiurare l’evento. A nulla sono valse le invocazioni che si sono levate contro questa guerra da parte di autorità politiche e religiose, prima fra tutte quella del Papa. A nulla sono valse le incrinature in vecchie e nuove alleanze che questa scelta ha determinato. A nulla è valso il fatto che finora l’Onu abbia rifiutato di inquadrare l’operazione tra i mezzi necessari per disarmare Saddam Hussein.

Nella grande manifestazione di 700.000 persone che sabato scorso ha attraversato Milano, il segretario della Cgil Epifani ha dichiarato che non c’è una sola ragione etica, giuridica, morale, politica che giustifichi un intervento militare e un intervento di guerra e che è la razionalità politica, l’etica della responsabilità, la fede nel confronto e nella democrazia che sostengono oggi il no alla guerra, non l’ideologia o l’antiamericanismo. Per questo il governo italiano ha sbagliato due volte: quando ha rotto il fronte europeo per schierarsi dalla parte dell’intervento e oggi quando cerca di dissimulare questa scelta davanti a una opinione pubblica che ha ampiamente dimostrato di non essere d’accordo.

Il sindacato europeo, a differenza dei governi, invece non si è diviso e dopo la fermata simbolica del 14 marzo ha lanciato l’appello a fermare il lavoro in tutto il continente  nel momento in cui inizieranno le ostilità. Questo appello è stato raccolto dai  sindacati italiani Cgil Cisl Uil e dai rispettivi sindacati scuola.

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CGIL CISL UIL: SCIOPERO CONTRO LA GUERRA!

“Cgil, Cisl e Uil ritengono illegittima la decisione dell'ultimatum degli Usa all'Iraq presa al di fuori di ogni mandato delle Nazioni Unite, non motivata politicamente e tale da compromettere un ordine mondiale fondato sulla sicurezza e sul rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Coerentemente alle scelte assunte a livello europeo dalla Confederazione Europea Sindacati, Cgil, Cisl e Uil intendono mettere in campo, nel pieno rispetto della legalità, tutti gli strumenti democratici per scongiurare la guerra ed esprimere la più netta contrarietà, il più fermo dissenso del mondo del lavoro. Chiederanno da subito un incontro urgente al Presidente del Consiglio dei Ministri per esprimere le loro opinioni, per riconfermare che l’Italia è vincolata al rispetto della Costituzione e alla Carta dell’Onu, per chiedere che il Governo Italiano non metta a disposizione di questa avventura uomini,  strutture militari e infrastrutture logistiche. Qualora dovesse scoppiare la  guerra, Cgil, Cisl e Uil unitariamente proclameranno in  tutta Italia azioni di sciopero, fermate di tutte le lavoratrici e i lavoratori, manifestazioni in ogni città. Di fronte a questo scenario drammatico, confermano di voler tenere la manifestazione del 1° maggio unitariamente ad Assisi, città simbolo della convivenza e del dialogo fra i popoli e della pace.”

Con queste parole Cgil Cisl e Uil il 19 marzo  hanno raccolto l’appello del sindacato europeo e hanno proclamato due ore di sciopero.

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LO SCIOPERO NELLA SCUOLA

Cgil, Cisl e Uil Scuola hanno annunciato che, a seguito della proclamazione dello sciopero da parte delle Confederazioni nel caso in cui dovesse scoppiare la guerra, aderiranno con lo sciopero generale del comparto per tutti i lavoratori (ata, docenti e dirigenti scolastici) da effettuarsi nell’ultima ora del turno di funzionamento antimeridiano o, in caso di attività protratta per l’intera giornata, del turno di funzionamento pomeridiano.

Di questa decisione sarà data, dopo la proclamazione dello sciopero da parte delle Confederazioni, formale comunicazione al Ministero interessato.

Inoltre, i sindacati scuola confederali hanno deciso che:

- lo sciopero generale del 24 marzo non solo è confermato ma, in questa drammatica contingenza,  rappresenterà un’ulteriore importante occasione per manifestare il fermo no dei lavoratori della scuola alla guerra;

- da subito in tutte le scuole, luoghi di pace e di accoglienza per eccellenza, si attivino iniziative nelle classi che collochino al centro i temi del rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e della pace come modalità di relazione fra le persone.

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L’ORA DI SCIOPERO

Il contenimento dello sciopero nella scuola nell’arco di un’ora deriva dalla normativa in vigore che considera lo sciopero superiore all’ora ultrattivo con la conseguente trattenuta dell’intera giornata. La collocazione al termine della giornata lavorativa (le ultime ore del mattino per i tempi normali, l’ultima del pomeriggio per i tempi pieni e prolungati) fa riferimento alla impossibilità di stabilire a priori la data e l’ora esatta dell’inizio delle ostilità. Essa risponde perciò all’esigenza di informare sul posto di lavoro sia i lavoratori che l’utenza. Ci si può rendere conto che nella scuola la situazione è più delicata che altrove, soprattutto in presenza di minori. E’ evidente anche che diversi saranno i comportamenti dell’utenza in relazione alle diverse situazioni. Le organizzazioni studentesche sono mobilitate, ma la loro incisività sarà differente da località a località. Diversa sarà perciò la condizione oggettiva a cui potranno trovarsi davanti i lavoratori della scuola. E’ evidente che diversa sarà la situazione tra scuola dell’infanzia o dell’obbligo e scuola secondaria superiore. Ma anche in quest’ultimo caso ci saranno differenze determinate dal diverso comportamento degli studenti.

Nondimeno è importante che gli insegnanti e il personale Ata manifestino comunque: la collocazione dello sciopero orario alla fine dei turni è volta favorire la partecipazione alle manifestazioni che si svolgeranno sul territorio.

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LO SCIOPERO E LA NORMA

Da un punto di vista puramente formale lo sciopero nella scuola avviene in deroga alle disposizioni previste dal comma 5 dell’art. 2 della legge 146/90  in tema di preavviso minimo in caso di sciopero. L’argomento e le circostanze dello sciopero lo rendono piuttosto riconducibile al comma 7 dello stesso articolo che recita: “ Le disposizioni del presente articolo in tema di preavviso minimo e di indicazione della durata non si applicano nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori.”

Al momento della proclamazione dello sciopero verrà perfezionata la definizione della data di inizio dello stesso. Questo, se inibisce la possibilità di definire per tempo servizi minimi, comunicazioni ai superiori ecc., tutela in ogni caso i lavoratori sul fronte del diritto ad esercitare lo sciopero per ciò che riguarda tempi e modi. Sono note a tutti comunque le norme ordinarie circa  la responsabilità civile di ciascuno rispetto alla tutela dei minori.

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L’IMPEGNO DELLA SCUOLA PER LA PACE OVVERO UN’ISTITUZIONE  NATURALMENTE CONTRO LA GUERRA

Ma l’impegno della scuola e dei suoi lavoratori non termina qui. E’ evidente che la scuola riveste un ruolo importante nella diffusione della comprensione e dell’accoglienza. Essa è perciò naturalmente un luogo di pace. E’ a partire da questa considerazione che da subito, ma proseguendo nei giorni successivi, andrà richiesto un impegno su questi temi, per dimostrare che la ricchezza, la forza, la vitalità dell’arte, della cultura, del pensiero non si piegano all’ineluttabile. Forse la pace non si può insegnare ma la cultura dei diritti, dello sviluppo sostenibile, una cultura che fa delle persone la ricchezza dei popoli ne è una condizione fondamentale, tanto più  oggi quando milioni di persone testimoniano questa dimensione etica.

Gli eventi non potranno far tacere questa cultura. E bisognerà cominciare dalla vigilanza contro malcelate propagande belliciste, contro atteggiamenti striscianti di intolleranza religiosa e culturale, contro comportamenti “bullisti” che celano razzismi e xenofobie, che potrebbero risultare incrementati e persino giustificati nel clima di guerra. 

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