OTE: Vola la spesa sanitaria
Negli ultimi quindici anni la spesa delle famiglie
destinata alle cure sanitarie è più che raddoppiata, mentre lo Stato ha
continuato ad impegnare sempre la stessa percentuale di risorse. Tanto
che i contribuenti, per supplire alla domanda aggiuntiva, nel solo 2004
hanno dovuto mettere mano al portafogli per una cifra che supera i 24
miliardi di euro.
Il risultato è emerso dall’indagine condotta
dall’Osservatorio per la Terza età (Ote) sull’andamento del comparto dal
1990 al 2004.
Il rapporto parla chiaro. Se agli inizi degli anni
’90 la spesa sanitaria privata era pari al 17,5% della spesa complessiva
(60,9 miliardi di euro), lo scorso anno il divario ha superato il 22,5%
dei 107 miliardi di euro spesi in totale in Italia per la salute.
Inoltre, - si legge nel rapporto dell’Ote - in base alle valutazioni a
prezzi costanti, nel 1991 ogni famiglia spendeva in media 690 euro,
mentre nel 2004 l’esborso medio è quasi raddoppiato, spingendosi oltre i
1.102 euro. E ancora: se quindici anni fa lo Stato spendeva 47,3
miliardi di euro per assicurare la salute ai suoi cittadini, lo scorso
anno il Servizio sanitario nazionale (Ssn) ha erogato 86 miliardi di
euro. Gli italiani hanno, quindi, dovuto sborsare di tasca propria un
importo (24 miliardi di euro) due volte e mezzo superiore rispetto agli
inizi degli anni ‘90.
Un salasso che ha colpito soprattutto gli anziani:
nel 2004, marito e moglie pensionati, hanno speso, infatti, circa 1.480
euro per i servizi sanitari e i prodotti farmaceutici, cioè il 34% in
più di una famiglia media.
Situazione che può essere compresa meglio analizzando
anche il valore assoluto della spesa sanitaria applicata negli altri
Paesi europei.
Nel 1990 la spesa sanitaria media Ue era pari al 7,4% del Pil (prodotto
interno lordo), con punte minime nel Regno Unito (6%) e massime in
Francia (8,6%), mentre nel BelPaese si attestava in una posizione
intermedia del 7,4%.
Oggi, tenendo presente che l’incidenza della spesa
sanitaria pubblica sul Pil è cresciuta in quasi tutti gli stati, in
Germania ha raggiunto l’8,6%), in Svezia il 7,9%, in Francia il 7,4%,
mentre l’Italia non ha subito nessuna variazione sostanziale: era pari
al 6,4% nel 1991, ha toccato un valore minimo del 5,2% nel 1995 ed è
risalita man mano soprattutto negli ultimi anni, tornando al 6,4%
dell’anno scorso.
Capitolo a parte per la componente privata: secondo
l’Osservatorio, le spese per la salute delle famiglie italiane sono
passate dall’1,3% del 1991 all’1,8% attuali.
L’Osservatorio della Terza Età scopre la singolare dinamica che
penalizza le famiglie e soprattutto gli anziani.
CRESCE LA SPESA SANITARIA, MA LE CURE LE PAGANO DI TASCA PROPRIA GLI
ITALIANI CON 24 MLD DI EURO.
MESSINA: “NEL 2004 IL SSN HA SPESO COME NEL 1991 (6,4% DEL PIL), LE
FAMIGLIE, INVECE, il 40% IN PIU’”.
Gli
italiani chiedono più cure; cresce la spesa complessiva destinata alla
sanità, ma mentre lo Stato impegna la stessa percentuale di risorse del
1991, la domanda aggiuntiva la finanziano, invece, i contribuenti di
tasca propria, tirando fuori la ragguardevole cifra di 24 mld di euro.
Dati inequivocabili quelli elaborati dall’Osservatorio della Terza Età
sul trend che ha interessato il comparto negli ultimi quattordici anni.
Il risultato e’ che alla ‘parsimonia’ del Servizio sanitario nazionale
fa da contraltare il salasso per le famiglie, e soprattutto per i
maggiori “acquirenti” di cure: gli anziani. Per capire cosa e’ successo
in questo periodo basta considerare il valore assoluto della spesa:
raddoppiata nel caso del pubblico, mentre quella privata, cioè pagata
dai cittadini, si è moltiplicata per due volte e mezzo.
Spesa sanitaria
- Milioni di euro (anni 1991-2004)
Voci |
1991 |
1992 |
1993 |
1994 |
1995 |
1996 |
1997 |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
2003 |
2004 |
Spesa
pubblica |
47.309 |
49.194 |
49.019 |
49.041 |
47.755 |
51.494 |
55.564 |
57.418 |
60.089 |
67.113 |
74.231 |
78.305 |
80.818 |
86.000 |
Servizi
erogati direttamente |
24.594 |
25.939 |
26.557 |
27.293 |
27.090 |
29.303 |
31.846 |
32.606 |
33.564 |
36.807 |
39.843 |
42.013 |
43.483 |
46.000 |
Assistenza farmaceutica convenzionata |
7.016 |
6.777 |
6.068 |
5.047 |
4.994 |
5.468 |
6.017 |
6.628 |
7.372 |
8.743 |
11.661 |
11.723 |
11.145 |
12.000 |
Assistenza medica generica e specialistica convenzionata |
6.121 |
6.095 |
5.768 |
5.510 |
5.234 |
5.696 |
6.301 |
6.488 |
5.971 |
6.588 |
7.220 |
7.582 |
7.618 |
8.000 |
Altri
servizi* |
9.578 |
10.383 |
10.626 |
11.192 |
10.437 |
11.027 |
11.400 |
11.696 |
13.182 |
14.975 |
15.507 |
16.987 |
18.572 |
20.000 |
Spesa
delle famiglie |
9.888 |
11.751 |
13.347 |
15.309 |
17.300 |
18.572 |
19.957 |
21.055 |
21.624 |
22.363 |
21.317 |
22.628 |
23.863 |
24.036 |
Prodotti
medicinali e farmaceutici |
5.026 |
6.008 |
6.391 |
7.765 |
8.794 |
9.590 |
10.404 |
10.902 |
11.373 |
11.750 |
10.300 |
11.443 |
12.377 |
12.242 |
Servizi
medici e paramedici non ospedalieri |
3.885 |
4.476 |
5.436 |
5.903 |
6.562 |
7.034 |
7.620 |
8.008 |
8.146 |
8.457 |
8.802 |
9.060 |
9.332 |
9.667 |
Servizi
ospedalieri |
977 |
1.266 |
1.519 |
1.641 |
1.944 |
1.948 |
1.933 |
2.145 |
2.105 |
2.156 |
2.215 |
2.125 |
2.154 |
2.128 |
Totale
spesa sanitaria |
57.197 |
60.945 |
62.366 |
64.350 |
65.055 |
70.066 |
75.521 |
78.473 |
81.713 |
89.476 |
95.548 |
100.933 |
104.681 |
110.036 |
Spesa
pubblica/Pil |
6,4 |
6,3 |
6,1 |
5,7 |
5,2 |
5,2 |
5,4 |
5,4 |
5,4 |
5,8 |
6,1 |
6,2 |
6,2 |
6,4 |
Spesa
famiglie/Pil |
1,3 |
1,5 |
1,7 |
1,8 |
1,9 |
1,9 |
1,9 |
2,0 |
2,0 |
1,9 |
1,7 |
1,8 |
1,8 |
1,8 |
Totale
spesa/PIL |
7,7 |
7,8 |
7,8 |
7,5 |
7,0 |
7,1 |
7,4 |
7,3 |
7,4 |
7,7 |
7,8 |
8,0 |
8,0 |
8,2 |
*Case di cura
private convenzionate, assistenza protesica, cure balneotermali, ecc.
Nota: la
composizione della spesa sanitaria pubblica nel 2004 è stata stimata
Fonte: Elaborazione OTE su dati ISTAT
Il
gruppo di studio dell’OTE e’ partito dal 1990, quando la spesa sanitaria
media Ue era pari al 7,4% del Prodotto interno lordo, con punte minime
nel Regno Unito (6%) e massime in Francia (8,6%), mentre il nostro paese
si attestava in una posizione intermedia dell’7,4%.
L’accelerazione del ritmo di sviluppo tecnologico e il progressivo
invecchiamento della popolazione hanno provocato, nel tempo, l’aumento
della spesa totale: in forma accentuata in Germania, Grecia, Regno Unito
e Belgio e in maniera piuttosto contenuta nei paesi scandinavi e in
Italia. Se nelle nazioni del Nord la circostanza si giustifica in
considerazione dei più elevati livelli di partenza delle spese per le
prestazioni sanitarie, nel caso dell’Italia, essa dipende essenzialmente
dal tendenziale contenimento dei costi per contenere il deficit
pubblico.
Per notare la divaricazione tra quanto fa carico allo stato e quello che
pagano i cittadini, bisogna disaggregare i valori, tenendo presente che
l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil e’ cresciuta in quasi
tutti gli Stati europei. In particolare, in Germania (8,6%), Svezia
(7,9%) Francia (7,4%), mentre in Italia, il rapporto rispetto al
prodotto interno lordo non ha evidenziato alcuna variazione sostanziale:
era pari al 6,4% nel 1991, ha toccato un valore minimo del 5,2% nel 1995
ed e’ risalita man mano soprattutto negli ultimi anni, tornando al 6,4%
dell’anno scorso. Le rilevazioni dell’Osservatorio relative alla
componente privata indicano, invece, che le spese delle famiglie per la
salute, sempre in rapporto al Pil, sono passate dall’1,3% del 1991
all’1,8% nel 2004 ( 8,2% il dato totale sul Pil).
Una dinamica che non accenna ad arrestarsi perchè le famiglie,.
soprattutto quelle con anziani, sono state costrette ad acquistare
direttamente prodotti medicinali e farmaceutici, a causa dei vuoti
assistenziali creati dalle revisioni al prontuario da parte dell’Agenzia
del farmaco (Aifa). La voce di spesa più vivace per il Ssn, invece, è
rappresentata dalle prestazioni erogate dagli ospedali pubblici e, a
partire dal 2001, anche per la sensibile lievitazione dei costi
dell’assistenza farmaceutica convenzionata. Così, mentre la popolazione
anziana cresce trascinando in alto la domanda di sanità, lo Stato si e’
ben guardato dall’aumentare le risorse a disposizione del settore,
costringendo, invece, i cittadini ad aumentare la spesa privata, che nel
1991 era pari al 17,5% della spesa complessiva (60,9 mld), mentre nel
2004 ha superato il 22,5% dei 107 mld spesi in totale in Italia per la
salute. Quindici anni fa, in base alle valutazioni a prezzi costanti,
ogni famiglia spendeva in media 690 euro; l’anno scorso l’esborso medio
si è attestato a 1.102 euro (+50%). E ancora: nel 1991 lo Stato spendeva
47,3 mld di euro per assicurare la salute ai suoi cittadini, mentre
quest’ultimi “compravano” circa 9,8 mld di cure; l’anno scorso il Ssn ha
sborsato 86 mld di euro, praticamente il doppio in valore assoluto; gli
italiani hanno dovuto mettere mano al portafogli per una cifra che
supera i 24 mld di euro, cioè due volte mezzo rispetto agli inizi degli
anni ‘90.
E’ superfluo affermare che sui nuclei anziani l’effetto di tale fenomeno
e’ stato ed e’ devastante, cosa che porta il Segretario Generale
dell’Osservatorio della Terza Età, Roberto Messina, a chiedere immediati
“correttivi”, da prevedere già nel programma del prossimo governo.
“L’aumento della spesa per la salute a carico delle famiglie – rimarca
Messina - è risultato decisamente superiore a quello della spesa a
carico del Servizio sanitario nazionale. Secondo le nostre stime, poi, -
tuona l’esponente dell’Osservatorio – nel 2004, marito e moglie
pensionati, hanno speso circa 1.480 euro per servizi sanitari e prodotti
farmaceutici, cioè il 34% in più di una famiglia media. Una cosa del
genere non credo possa essere condivisibile. Da tempo andiamo affermando
che la revisione dei prontuari farmaceutici ha creato dei buchi nelle
prestazioni, costringendo a pagare in proprio. In più – conclude il
Segretario Generale dell’OTE – il mancato abbattimento delle liste
d’attesa ha costretto e costringe i pazienti a curarsi in proprio. E
questo e’ il risultato”. |