VOLONTARIATO – Il
sottosegretario Sestini convoca per sabato gli stati generali. Sarà
presentata la nuova proposta di revisione della legge 266
Sabato prossimo, 8
novembre, si terrà a Roma, presso la sala convegni dell'Inpdap, la
presentazione della proposta di revisione della legge quadro sul
volontariato. La giornata rappresenta il punto di arrivo di un lungo
percorso che nasce da una proposta dello stesso mondo del volontariato,
'autoconvocatosi' il 20 aprile del 2002 a Roma, e diventata oggetto di
studio di uno specifico gruppo di lavoro nella IV Conferenza Nazionale
del Volontariato, tenutasi ad Arezzo nei giorni 11, 12 e 13 ottobre
2002. Dunque, sabato prossimo, “Giornata degli Stati Generali del
Volontariato”, vi sarà la presentazione della proposta di revisione
della legge 266/1991. Lo stesso sottosegretario al Welfare, Grazia
Sestini, in una nota ricorda come “la legge 266 del 1991, che regola i
rapporti tra le organizzazioni di volontariato e lo Stato, e tra le
legislazioni più avanzate in Europa, ha accompagnato una crescita ed
un'articolazione del fenomeno del volontariato nel nostro Paese, che ha
raggiunto, nel passato decennio, una notevole complessità e
stratificazione. Proprio questa crescente complessità, e i cambiamenti
sociali intercorsi in questo periodo, hanno fatto maturare l'idea di un
necessario aggiornamento della legislazione vigente, teso a colmare
quelle lacune che si sono inevitabilmente venute a formare nel corso
degli anni '90, anche per l'emanazione di altre leggi, prima fra tutte
la 328 del 2000 sui servizi sociali integrati”.
La Sestini ricorda poi come sia stato “il mondo del volontariato, con
una 'autoconvocazione' il 20 aprile del 2002 a Roma, ad indicare una
serie di punti su cui fosse indispensabile procedere con una revisione
della legge quadro. Tali suggerimenti sono stati fatti propri dall'
Osservatorio Nazionale per il Volontariato, organismo presieduto dal
Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha ritenuto opportuno
nominare, nel corso del 2002, una commissione di studio che si occupasse
di redigere una bozza di modifica della legge, e che ha proficuamente
lavorato operando su quei punti sui quali potesse trovarsi un
sostanziale accordo tra il volontariato, gli operatori e le istituzioni.
Tale testo base è stato quindi oggetto di valutazione ed analisi da
parte di uno specifico gruppo di lavoro nella IV Conferenza Nazionale
del Volontariato, tenutasi ad Arezzo nei giorni 11, 12 e 13 ottobre 2002
(tutti i testi e le relazioni sono disponibili sul sito del Ministero
del Lavoro e delle Politiche Sociali,
www.welfare.gov.it )”. E sulla base di tale complesso lavoro, il
Ministero ha costituito un gruppo tecnico per l'elaborazione di un
articolato finale, che è stato discusso con gli attori direttamente
interessati (fra gli altri, organizzazioni di volontariato, Agenzia per
le Onlus, rappresentanti dei Comitati di Gestione, Centri di Servizio
per il Volontariato) e portato all'attenzione del nuovo Osservatorio
Nazionale per il Volontariato.
Adesso l’ultimo atto.
Sabato prossimo vi
sarà la presentazione della proposta di revisione della legge quadro sul
volontariato, in una giornata che rappresenta il punto di arrivo, viene
ribadito, “di un lungo, partecipato processo, e che segna, allo stesso
tempo, l'avvio di una nuova fase tesa all'approvazione di una normativa
che, pur nel mantenimento di un impianto considerato tuttora valido e
vitale, sia tesa a venire incontro alle esigenze di una società civile
sempre più articolata”.
Riforma della
legge 266, le associazioni: ''Serve un percorso partecipato. Preoccupati
dall'idea di volontariato che si evince dal testo''
Forum Permanente
del Terzo Settore, Anpas, Arci, Auser, Avis, Cesiav, Confederazione
Nazionale Misericordie d'Italia, Centro Nazionale per il Volontariato,
Csv.net (Coordinamento Nazionale Centri Servizio per il Volontariato),
Evan., Fish, Focsiv, La Gabbianella, Legambiente, Movi, Seniores Italia,
Società San Vincenzo De Paoli, Uisp. E’ il lungo elenco delle
associazioni che hanno sottoscritto un documento, circolato nei giorni
scorsi, sul tema della riforma della legge sul volontariato.
Il documento completo comprende anche un quadro sinottico con tutte le
proposte in campo di riforma della legge ed un modulo per fare giungere
le osservazioni e per indicare l’adesione ai documenti.
Nel merito, il documento sottoscritto dalle associazioni (che si sono
ritrovate per discutere e 'contestare' punto per punto la proposta di
legge che sarà presentata sabato prossimo dal sottosegretario Grazia
Sestini, nel corso della convocazione degli “Stati generali”) si sono
confrontate sulla proposta stessa e sul percorso da attuare. Queste le
conclusioni.
“Innanzitutto – è scritto nel documento - cogliamo positivamente una
ripresa di iniziativa sul tema della riforma della legge 266/91. Ci ha
però stupito il metodo con il quale si è giunti al testo propostoci.
Infatti nell'incontro dell'Osservatorio tenutosi al termine della
Conferenza nazionale del Volontariato di Arezzo lo scorso 13 ottobre
2002 ci era stato proposto un percorso di raccolta di pareri sulla
proposta presentata nella medesima Conferenza e discussa nel gruppo di
lavoro n.1, che aveva anche elaborato un documento di lavoro ufficiale.
Ci era anche stato preannunciato l'insediamento del nuovo Osservatorio
che avrebbe dovuto accompagnare questa raccolta di pareri. Tale
insediamento è avvenuto invece solo lo scorso settembre”. ”Ci ha inoltre
meravigliato – continuano - la presentazione di un testo, sensibilmente
differente in più punti da quello discusso ad Arezzo, senza comprendere
i motivi dei cambiamenti nuovi e in gran parte differenti da quelli
suggeriti dal gruppo di lavoro di Arezzo, sul quale dovremmo esprimere
in breve tempo osservazioni, limitando così il confronto. Riteniamo
necessario – continuano - che il dibattito sulla riforma della legge
266/91 coinvolga tutto il volontariato italiano, con l'urgenza
necessaria per un aggiornamento di cui si parla da anni, ma anche con i
tempi e i modi per rendere il dibattito realmente partecipato da tutti.
La convention di novembre sarà un utile momento di confronto, ma non
potrà esaurirlo”.
Relativamente al
merito, le associazioni manifestano “una forte preoccupazione per l'idea
di volontariato che si evince dal testo”. Diversi sono i punti non
condivisi, che “tendono a mutare la natura del volontariato nelle sue
intrinseche caratteristiche di gratuità e solidarietà, a limitarne la
sua autonomia nello sviluppo, il suo contributo responsabile alla
cultura della solidarietà, al bene comune, nell'esercizio di una vera
sussidiarietà”.
Specifica il
documento: “In particolare, ci preoccupa la scomparsa da diversi
articoli del vincolo per il volontariato ad agire "esclusivamente per
fini di solidarietà". Il venir meno di quest'obbligo e di questo fine di
fatto fa venir meno una caratteristica fondamentale che ha sinora
distinto il volontariato dalle altre associazioni e da quelle di
promozione sociale in particolare, snaturando nei fatti una peculiarità
che dalle origini ha caratterizzato il volontariato nell'universo del
terzo settore. La riduzione a due terzi dell'elettività delle cariche
associative limita il principio democratico delle organizzazioni che
hanno visto in questo aspetto una garanzia dell'autonomia e del
principio della libera partecipazione democratica. La proposta di
deroghe, avanzata per motivi tecnici da alcune associazioni, qui è così
estesa da rischiare lo snaturamento del volontariato inteso dalla legge.
Diverso, e da tutelare, è il caso nel quale la presenza nelle
organizzazioni di un membro autorevole di un altro ente, promuova il
mantenimento dell'ispirazione a principi e valori che i membri
dell'organizzazione interpretano nell'azione e nella vita associativa”.
Riforma della
legge 266: il documento delle associazioni.
La questione dei
fondi e dei Csv: ''Si compie un vero e proprio capovolgimento''
Le risorse per il
volontariato costituiscono un aspetto importante che si aggiunge al suo
originale "capitale" costituito dall'impegno volontario delle persone
che costituiscono l'organizzazione. Ma l'ampliamento delle possibilità
di entrate per le organizzazione anche a strumenti di "mercato sociale"
quale i titoli sociali (buoni e voucher) rischiano, per le associazioni,
di “snaturarne il ruolo”. Lo affermano le associazioni firmatarie del
documento di critica alla proposta di legge di revisione della legge
266.
“Riteniamo che le
prestazioni delle associazioni di volontariato possono essere regolate
solo da convenzioni - affermano -, solo così associazioni che basano
azioni e servizi sul lavoro gratuito e lo spirito solidale dei volontari
possono raccordarsi con istituzioni ed enti. Infatti, quelli svolti
dalle associazioni di volontariato, sono servizi per definizione fuori
mercato, altrimenti si finisce col snaturare il volontariato e col
mettere in concorrenza volontariato e imprese sociali, soggetti che per
la loro diversa natura sono piuttosto chiamati alla cooperazione”.
Quanto alle
agevolazioni, per le associazioni “l'articolo in merito alle
agevolazioni fiscali ha recepito positivamente le novità introdotte
dalla legge 383/00. Ribadiamo la necessità di affrontare il tema della
riduzione dell'IVA, pur conoscendo le difficoltà di relazione con la
normativa comunitaria”.
L'Osservatorio
Nazionale del Volontariato rimane strumento di consulenza del Ministro
sulle tematiche del volontariato. “Ma nell'ampliare da dieci a venti il
numero dei rappresentanti delle organizzazioni di volontariato – si
precisa - si tralascia di indicare che essi, o almeno una parte di essi,
siano individuati tra le organizzazioni operanti in almeno sei regioni,
affinché possano essere maggiormente rappresentativi della realtà
multiforme del volontariato italiano. Trattandosi infatti di un
organismo nazionale riteniamo opportuno e necessario che veda la
partecipazione di soggetti che abbiano il più possibile uno sguardo e
un'esperienza non solo locale, ma il più possibile ampia e
rappresentativa...”.
In tema di Centri di Servizio per il Volontariato, secondo i firmatari
del documento “si compie un vero e proprio capovolgimento oltre ad una
riduzione dei fondi che rischia di limitare la capacità di lavoro dei
Centri (…). Con la proposta del Ministero, si rischia di limitare la
possibilità per il volontariato di autodeterminare il proprio sviluppo,
di determinare liberamente i propri indirizzi, di realizzare forme
trasparenti, efficaci ed efficienti di promozione del suo ruolo a
beneficio dell'interesse generale. Si rischia così di contrastare lo
spirito stesso della nostra Carta costituzionale nello stabilire i
rapporti tra società civile e istituzioni, confermato dalle sentenze,
355/92 e 300/93 della Corte costituzionale, che, ben prima della
modifica dell'art. 118 che introduce della nostra Costituzione il
principio di sussidiarietà, affermano l' «irrinunciabile autonomia alle
organizzazioni di volontariato e alle loro attività istituzionali». I
fondi dei Centri di servizio sono aumentati in questi anni portando
diversi Centri a scegliere di utilizzarne una parte anche per il
sostegno economico ai progetti delle organizzazioni di volontariato, per
permettere e favorire così lo sviluppo del volontariato e della cultura
della solidarietà”. Nella proposta del Ministero i Comitati di Gestione
assumono invece un ruolo diretto, “scavalcando i Centri di Servizio
gestiti dal Volontariato – continuano -, riservandosi il 40% dei fondi
per il loro funzionamento, per il finanziamento diretto dei progetti e
del funzionamento delle organizzazioni di volontariato. Ciò comporta
anche un problema di verifica e controllo che viene a mancare sui
Comitati di Gestione, mentre i Centri sono controllati dai Comitati ai
quali rendicontano annualmente sulla base di programmi di attività
approvati da essi. Il meccanismo di calcolo del fondo da destinare ai
Centri di Servizio, attualmente dell'ordine di un quindicesimo della
differenza tra proventi e spese delle fondazioni, è diminuito da un
diverso sistema di calcolo proposto sempre nella bozza di riforma. Senza
contare che a partire dal 2001 i fondi stanno diminuendo sensibilmente a
seguito dell'esiguità delle rendite finanziarie. Meglio sarebbe
mantenere un differenziazione tra organismi: da una parte quelli di
indirizzo e gestione e dall'altra quelli di controllo, valorizzando la
sperimentazione attuata in alcuni ambiti regionali dai centri di
Servizio in sinergia con i rispettivi Comitati di Gestione, dove i primi
hanno proposto un bando di finanziamento al volontariato con meccanismi
trasparenti e pubblici, attuati da commissioni miste con la presenza
diretta anche di rappresentanti dello stesso Comitato di Gestione,
mentre i secondi approvano il bando all'interno del programma annuale
del Centro ed effettuano un reale controllo, lasciando invece
l'autonomia dell'indirizzo e dei contenuti al volontariato”.
Ed ancora: “Sarà opportuno individuare forme che favoriscano e normino
la compresenza equilibrata nell'azione dei Centri di fondi per i servizi
e fondi per il sostegno economico ai progetti delle organizzazioni. Ma
queste dovranno evitare rigidi meccanismi che non considerino le
diversità di situazione locale, di entità dei fondi, di necessità
specifiche e dell'evoluzione dei bisogni del volontariato. Il
Volontariato ha sicuramente bisogno di maggiori risorse, di maggiore
efficacia ed efficienza nei servizi rivolti al suo sviluppo – si precisa
-. Per questo la strada che proponiamo non è quella della diminuzione
dei fondi e della loro suddivisione affidata ad altri "illuminati"
perché esterni. Proponiamo la strada di una maggiore, più significativa,
più vincolante partecipazione del volontariato nei Centri di Servizio
come governo dell'indirizzo e della gestione, come utilizzatore attento
ed esigente dei servizi, chiedendo maggiore qualità, tempestività,
appropriatezza delle risposte. Proponiamo la strada della valutazione
attenta e continuativa ed esigente, realizzata dal mondo del
volontariato, e dai Comitati di gestione. Riteniamo possibile su questo
terreno un'alleanza forte con le fondazioni di origine bancaria,
rendendole soggetto riconosciuto e conosciuto dal volontariato per le
risorse che mettono a disposizione, su cui sono chiamate nei Comitati ad
esercitare un controllo reale, finalizzato a rendere più efficaci le
risorse messe a disposizione. Per questo non serve essere soggetto di
indirizzo, ma soggetto terzo che "misura" il grado di rispondenza delle
azioni al progetto presentato”. |