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CONOSCENZA E SOLIDARIETA’
LIMITE E REGOLA DELL’ACCOGLIENZA
Ad un incontro sul tema migranti, conoscenza,
solidarietà, insieme a Don
Antonio Sciortino Direttore di Famiglia Cristiana. Dapprima ho ascoltato
con attenzione che si è trasformata in partecipazione,
ricordando le nonne e i nonni partiti tempo addietro per altre città,
altri paesi, altri continenti. Quando si trattano problemi planetari come la povertà,
la fame, la guerra, l’ingiustizia, non ci sono possibilità di chiamarsi
fuori, occorre ripartire dai significati delle parole, da ciò che
rappresentano, senza timore di farci i conti, di impegnarci tempo ed
energie, perchè l’indifferenza “peso morto della storia”, è già violenza
delle dignità costrette a sopravvivere alle rimozioni della memoria. Ho ricordato quei due anziani seduti al bar a darsele
di santa ragione a colpi di asso di bastoni e sette di denari, spesso le
carte da gioco consentono di barare con la voce
agli anni che incalzano. Entra il ragazzo indiano, vende roselline rosse, così
rinsecchite che è un dovere acquistarne una, quanto meno per non averle
più sotto il naso. Le carte sono improvvisamente ferme, gli sguardi ad
altezza di uomo, le voci urticanti spingono a lato il divertimento,
aprendo varchi alle parole lanciate come sassi: “ma vai al tuo paese,
smettila di dare fastidio, tornatene a casa tua”. Il ragazzo non proferisce parola, come un pugile
suonato se ne ritorna al suo angolo nascosto al plotone di esecuzione. Un film gia visto altre volte, ma che non ha insegnato
nulla, mentre la scena va in onda, la mente si posiziona su alcuni
fotogrammi impolverati, che lo sfascio del tempo non ha cancellato:
immagini di spostamenti da una parte all’altra del pianeta, di uomini,
donne e bambini, milioni di migranti, di connazionali, sulle navi, sui
treni, con le valigie di cartone e le suole bucate. E mentre le carte ritornano al piano, tra un bicchiere
di vino e una imprecazione alla sfortuna, c’è dimenticanza per quanti
sono partiti tanti anni fa, e stanno ancora sparsi in terre lontane,
nonostante le avversità, gli ostacoli, le vessazioni, rimangono in quei
continenti a dare il loro contributo per diventarne parte rispettata e
vivificante. Infatti le civiltà si sono formate nell’incontro che
costringe a ricorrere a tutte le nostre energie interiori per risultare
fruttuoso in tutti i sensi. Indipendentemente dai percorsi che porteranno a
rispettare di più noi stessi e gli altri seppur nelle sensibilità
differenti, occorre avere maggiore cura delle parole e del valore insito
in tutte le persone. E’ un itinerario educativo che non possiamo
abbandonare per molto ancora, per non abboccare all’amo di una
disinformazione che alimenta scarsa consapevolezza, dissotterrando
antiche e nuove intolleranze, che portano a conclusioni disumane e non
promuovono solidarietà e integrazione, né fratellanze allargate. Migranti, conoscenza, solidarietà, per starci dentro
bisogna camminare con la giustizia nostra compagna di viaggio, unico
collante che ci fa schierare dalla parte di chi non vede riconosciuti i
propri diritti fondamentali, avendo più cura di occuparci di chi è
calpestato ed è costretto a malapena a sopravvivere. In questa guerra dei più poveri, dei più ultimi,
abbandonando i vessilli da veterani di una battaglia che non è mai stata
nostra, c’è un campo minato di sofferenze e dolore, dove il futuro non è
più domani, ma adesso, perché in ballo ci sono gli affetti, gli ideali,
i valori, le radici profonde di ogni possibile cambiamento.
Vincenzo Andraous |
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