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DISVALORI DELL’INDIFEFRENZA A Milano, ma potrebbe tranquillamente accadere domani in un’altra città, oltre a chiudere le porte dei centri pubblici di accoglienza, sbarreranno i portoni pure ai mezzanini, così i luoghi del dolore metteranno radici nei dormitori privati, che per disincanto e indifferenza si tramuteranno nei soliti lazzaretti disidratati. Ma tanto stiamo parlando di clochard, di barboni, di imperfezioni umane, di rimasugli che stanno ai bordi, ben emarginati, per cui quale peso e quale carico potrà mai sgomitare la nostra coscienza così ben addestrata ? Tante cose accadono, altre meno, come questa di chiudere ciò che non è possibile scacciare lontano, perché comunque ne avverti la presenza così vicina, così prossima da costituire un’appartenenza persino nel dolore, nella tristezza, nella solitudine, nel baccano che fa male. Quanta umanità derelitta deve ancora inondarci per la nostra incapacità a spenderci davvero in idee e ideali per una società che se non possiamo reinventare quanto meno abbiamo il dovere-diritto di migliorare e liberare dalle sue periferie esistenziali colpevolmente disabitate? E’ vero, uomini e donne lacerati e soli non moriranno più di freddo, rimarranno in attesa di qualcosa, di qualcuno, che tarda a venire, per aggirare la trappola di questa postmodernità, che solitamente osserva il disagio delle generazioni giovani, ma che invece è solo un aspetto del disadattamento che viviamo tutti, e che potrà trovare soluzione all’interno di un vero e proprio ripensamento culturale. Quante volte è stato ribadito che nessuna persona è isolata, un atomo vagante in un ambiente vuoto o neutro? Quante volte queste note ci sono scivolate dentro, come sinuosità del più astuto messaggio subliminale? Si, sono tante cose che magari non fanno una, oppure per mille altre, una cosa dopo l’altra, una sopra l’altra, una sotto l’altra, come a voler celare che le relazioni e i rapporti implicano reciprocità, inducono ad azioni corrispondenti. Chissà forse sono questi gli indubbi vantaggi del progresso, inseriti a piene mani come “valori”: indifferenza e profitto, a dispetto dei valori come solidarietà e giustizia che rimangono simboli altisonanti in vuote parole, mentre nei fatti conta il resto, che è appunto assai di più. Inutile nasconderlo, questa eredità è fardello di tutti e non è possibile pensare di limitarne il sopracarico, scaricandone responsabilità e fatiche sugli spazi esistenti dei pochi privati, di per se già inchiodati su quella linea di confine. Vincenzo Andraous Carcere di Pavia e
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