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DOMANDE CHE SALVANO LA
VITA PIU’ DELLE RISPOSTE Nonostante i tanti giovani caduti malamente, le
famiglie distrutte dai lutti e dalle rese, i sogni e le passioni rase al
suolo dalla bugia più grande qual è la droga, il risultato è un
dispendio irresponsabile di parole, di ottusità, di cecità, che scadono
in una indifferente fatalità, come a voler significare che è così e
sempre lo sarà. Contro l’uso e abuso di sostanze, il suo consumo ad
alzo zero, contro questa
mattanza psico-fisica, c’è una offensiva incrinata e finanche dubbiosa,
persino quando questa battaglia riguarda l’annientamento delle
personalità e delle persone. Non c’è una azione chiara e leggibile,
rigorismo puro e attenuanti generiche prevalenti alle aggravanti
rendono impraticabile
l’obiettivo primario, fortificare le coscienze per condurre in porto
positivamente gli eventi della vita, usando moderazione con le proprie
possibilità, per esser pronti ad aiutare concretamente l’altro. E’ incredibile leggere tesi e sintesi completamente
slegate le une dalle altre: le droghe sono differenti, alcune più usate,
altre assai meno, calano i consumatori, i giovani sono finalmente più
tutelati, l’alcol impazza, le dipendenze segnano il passo. Grafici e
piramidali ci dicono che è tutto sotto controllo, obiettivi e risultati
eccellenti sono convergenti, inducono
a un certo entusiasmo. Ma qualcosa non quadra, soprattutto
nell’incontrare, nell’accompagnare, nell’ascoltare, tanti ragazzi in
riserva permanente di passioni, emozioni, giovanissimi rasenti i muri
per non scivolare giù, entrano ed escono da una comunità terapeutica, da
un centro servizio dipendenze, da uno spazio adibito alla raccolta delle
ultime energie rimaste per tentare di risalire la china. Qualcosa fa intuire che proprio bene non va sul
versante della prevenzione, infatti sulle problematiche riguardanti le
tossicodipendenze ci sono in atto veri e propri tafferugli ideologici
che aumentano l’inconsistenza del contrasto all’uso e abuso di sostanze. A cominciare dalla scuola, che sul fronte formativo
delude le aspettative degli studenti, per non parlare dell’informazione
spesso e volentieri una vera e propria induzione a trasgredire, a fare
propria la fascinazione del limite infranto, apparentemente più
piacevole di una fatica vissuta male, di una sconfitta mai accettata, di
una consapevolezza presa a bastonate. Aggiornamenti, ricerche e traguardi raggiunti, non
consentono di vivere di allori, tanto meno illuderci di ipotecare un
pezzo di futuro, di colmare le distanze che separano le sofferenze dalle
follie quotidiane. Ogni anno lo spartito è sempre quello, non mutano
le problematiche adolescenziali, i buchi neri affettivi, le eccitazioni
derivanti dalle insubordinazioni, un quotidiano che furbescamente non
coinvolge né riguarda tutti, ma i giovani se la intagliano, prendono
atto di un consorzio sociale che ha coscienza di sé, soltanto quando è
con le spalle al muro. Nuovamente la comunicazione non aiuta ad accorciare
le distanze, a sostituire la parola “paura” con la parola “amore”,
fagocita uno stile di vita basato sulle fandonie, sulla manipolazione
delle emozioni che suscitiamo, fino a trattenerle sottopelle, perché è
meglio non fidarsi. La droga è parente stretta di un amore tradito, di
un altro disperato, forse è il caso di smetterla con i soliti sermoni, e
ascoltare S. Agostino: il vero maestro non è chi fornisce risposte
sempre pronte, ma chi suscita le domande. Quelle che salvano davvero
la vita.
Vincenzo Andraous |
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