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UNA INVENZIONE DELLA NOSTRA SCARSA VOLONTA’ Don Enzo Boschetti, il fondatore della Comunità Casa del Giovane di Pavia, ci ha lasciato in eredità una grande verità: “gli irrecuperabili non esistono, sono solo un’invenzione della nostra scarsa volontà”. Morgan è la devastazione causata dall’assunzione smodata di alcol, gli occhi pieni di lacrime a supplicare per avere una sigaretta, un euro da spendere in vino, in quella solitudine rumorosa e sofferente che rende le persone distanti per essere vedute, incontrate, ascoltate, oppresse da un tempo e da un dolore che inutilmente si affannano a travestirsi di fastidiosa banalità. Morgan prigioniero del suo vagabondare senza sosta, senza un arrivo da agognare, accattonando una bugia, tutta dentro un cartone di vino. Lo incontravo spesso mentre svolgevo il mio servizio in comunità, sapevo delle sue notti sotto i ponti a tentare di sopravvivere, giorni sempre uguali che diventano disperazione di esistere, non esistendo. Il vino è stato suo compagno di viaggio per lungo tempo, al punto da non accorgersi di aver perduto la famiglia, gli amici, il lavoro, il rispetto di se stesso e degli altri, “usati” per calmare la sete, diventata pratica incessante e inconcludente. Morgan è un uomo che ha deciso di ascoltare, di rimanere in vita a cercare un senso nuovo, non ha più gettato via opportunità e possibilità, insieme agli altri ha deciso di rimettere insieme i cocci, uno per uno, senza fretta cattiva consigliera. Affidandosi a quelli che non gli hanno voltato le spalle, né sono rimasti alla finestra a guardare, sempre più capace nelle mansioni che è chiamato a svolgere, nelle responsabilità delle scelte che ora possiede e affronta a testa alta, chiedendo aiuto agli operatori ogni qual volta lo necessita. Sa sorridere ora Morgan, e quando parli con lui, appare nitido il quadro dei suoi tanti ieri, il suo amico più fedele, quello sempre presente, il bicchiere di vino mai lontano, mai di spalle. La bottiglia è là, silenziosa, ascolta e non consegna noiose lezioni, né abusa di parole spese male, neppure interrompe con le solite prediche. La bottiglia ascolta i sussurri, i fischi nelle orecchie, la bile che esce a valanga, buona amica la bottiglia, non registra compiti né fatiche, neanche impone di pensare, ascolta e non disturba, non batte ciglio quando Morgan beve fino a svuotare di senso i valori della dignità umana, fino ad annientare quella dimensione in cui si tiene conto del bene degli altri. Morgan per un tempo impossibile da calcolare, ha vissuto così, tra una malattia dura da accettare e curare, e un territorio da trasformare in un tempio, dove anestetizzare le proprie debolezze e fragilità, sentimenti e passioni. D’improvviso ecco l’incontro con le persone che hanno saputo tendergli la mano, persone che non hanno avuto bisogno di passargli sopra, ma di stargli accanto, per sostenerlo e accompagnarlo alla vita. Le sue mani non tremano più come prima, ora sono protese alle cose, agli oggetti, agli strumenti di lavoro che lo impegnano, lo tengono lontano dalla strada, dai ponti, dai vicoli senza uscita.
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