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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

NON E’ ACCETTABILE

Certo che nel nostro paese ogni cosa è al suo posto, proprio per non esserci.

Si varano norme, si scrivono leggi, si sanzionano i trasgressori con voce tonante, da velina consumata, tranne poi dover appurare che a farsi male non è l’uomo, non la persona, non  il buon cristiano, neppure il buon musulmano, bensì è l’ amico dell’uomo, l’essere vivente più bistrattato e umiliato dall’universo, quello meno tutelato nei feudi dei primi.

La disamina che fu fatta sullo scempio e sulla indifferenza con cui si brutalizzavano gli animali, portò alla emissione di una normativa sanzionatoria più stringente, non più solamente amministrativa, ma penale, nei confronti di quanti li trattassero con crudeltà o negligenza.

Ogni tanto si odono echi di qualche sonnolenta rimostranza, di qualche velleitaria ammenda, di qualche pubblicità strappalacrime di coccodrillo, infatti i nostri amici animali continuano a rimanere  al palo, in attesa della prossima mazzata in capo, e non è un eufemismo.

Con cadenza trimestrale fa capolino la consueta battaglia civico-educativa, per stabilire una volta per tutte chi sporca e chi pulisce le nostre strade, e intanto si notano giovani e meno giovani, attraversati dal disagio di vivere, nella rinuncia di convivere con se stessi e gli altri, se non con droghe, alcol, e la solitudine di un ponte o di una copertura di fortuna per tentare di riposare, all’addiaccio, in balia dell’accidente che non perdona, spesso accompagnati da un cane.

Ebbene noi ben allineati nelle nostre certezze, nelle nostre richieste di fritto misto sicurezza, non ci accorgiamo di cosa accade a un palmo dal nostro naso.

Ma quando sono ubriaco posso diventare violento, quanto meno disattento.

Quando ho assunto sostanze, posso essere disamorato, quanto meno distante.

Quando il freddo, la fame, la solitudine che spesso non ho scelto, mi attanagliano, posso essere disposto a tutto, quanto meno scordarmi della mia dignità e di chi mi è vicino.

Dimenticarmi il rispetto per il mio amico a quattrozampe.

Cani, gatti, animali al laccio del dubbio, della circostanza, della condizione che è tutta un’opzione da verificare, amici dell’uomo, fedeli sino alla morte, fedeli al punto da accettare le ingiustizie del padrone.

Non è accettabile.

Animali fedeli come non è consentito essere, silenziosi nel tormento, nel tremore del terrore, nel morso dello stivale calato con forza sulla testa.

Non è accettabile.

Amici fedeli al piede e nelle tormente dell’anima, fedeli persino nella più feroce indifferenza umana, che li rende poco più importanti di una scrollata di spalle.

Non è accettabile, perché avere dignità significa non guardare da un’altra parte,  non alimentare una pratica che ci rende  complici passivi di questa infame ingiustizia.

Vincenzo Andraous
Responsabile Centro Servizi Interni Comunità Casa del Giovane Pavia


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