|
|
MA DI QUALE NORMALITA’ STIAMO
PARLANDO La voce normalità nel dizionario italiano fa
riferimento a quanto è conforme a una regola, a ciò che serve a dare una
norma. Concetto ondivago la normalità, a seconda del
punto di vista, dell’angolazione, ma non è più dissertazione di poco
conto se diviene pratica per non rispettare la persona. Mi sono chiesto quanta normale tolleranza c’è,
sull’uso e abuso di sostanze, sulla possibilità di ognuno di comprarne
una dose, di venderne altre, di averci a che fare per una serata o per
il resto della propria vita. Quando parliamo di droga, di tutte le droghe,
parliamo di persone allo sbando, giovani e sordità
al futuro che bussa alla porta, stiamo parlando di una parte
della nostra vita davvero difficile, allora bisogna discuterne senza
lacrime di coccodrillo che derubano tempo a una indagine seria e agli
interventi più efficaci. C’è urgenza di vestirci di dignità sufficiente a
opporci al boia di questo terzo millennio, l’indifferenza.
Come può essere normale un affaire che supera di gran lunga
qualsiasi altro commercio di prodotti, un vero e proprio attentato alla
vita, illegale e
omicidiario, cosa c’è di normale nella disattenzione che attanaglia la
tragedia “roba”, è forse normale spalancare gli occhi, quando le fogne
ci danno le dritte giuste, ( se andassimo a verificare nuovamente, non
mi stupirei se la percentuale di sostanza fosse aumentata ) per arrivare
al buco nero che manda in rovina intere famiglie. Quelle fogne ci confidano l’inconfessabile, ci
accusano non solo di essere città galleggianti sulla droga, ma che nel
paese del precariato, dei licenziamenti, delle estorsioni più o meno
autorizzate, dei mutui che non si riescono a pagare, coca e fumo sono
morte annunciata della speranza di legalità, unica fonte di vita per la
crescita sana di una società. C’è necessità di normalità, ma non quella che
appare come una cosa, un dato, addirittura una e l’altra, a seconda
dell’interesse, del guadagno, e così facendo scompare l’identità stessa
del suo significato originario. Dove sta rintanata la normalità nel ritenere
sostenibile l’assunzione di una droga: quando nell’usarla si certifica
la convinzione-bugia che
non tutte le droghe uccidono, diventa un disvalore il coraggio di
vivere. E’ forse normale leggere che è ora di
liberalizzare le droghe, di rendere legale ciò che non lo è, sostenendo
che uno stato consenziente a questa pratica autolesionista, fornirebbe
risorse sufficienti alla società per equlibrare prevenzione e
repressione, di contrasto alla criminalità organizzata che ne fa il più
grande dei business. E’ normale avere timore di chiamare con il
proprio nome i morti e i feriti per la loro età, non per la sola
quantità, le sofferenze e le tragedie di tanti figli e genitori ridotti
a manichini privi di un amore irrinunciabile.
Vincenzo Andraous |
La pagina
- Educazione&Scuola©