Una classe di un liceo lombardo, adolescenti
molto colorati, qualcuno incuriosito, in attesa di saperne di più di
quest’incontro.
Il luogo del
confronto la Comunità Casa del Giovane, i temi da trattare bullismo,
droga e carcere, argomenti di una socialità vissuta sopravvivendo,
nella sfrontatezza degli anni corti, quelli che non posseggono
ancora residenza.
“Avete sentito di
quei ragazzi che hanno menato un compagno fino a mandarlo in
ospedale?
Sì, a volte
succede, bisogna vedere cosa ha fatto il ragazzo, sarà sicuramente
il solito sfigato”.
Il solito sfigato è
chiaramente quello più debole, più fragile, out rispetto al gruppo
in agguato, è quello lasciato indietro.
Qualche canna me la
faccio, ma non sono un tossico, il fumo non è droga pesante,
somiglia a un paio di birre bevute in fretta, è roba normale”.
Normale come
guidare un auto “prelevata” e andare a sbattere a 140 all’ora contro
un platano, tra una risata sguaiata e l’altra, mentre l’amico seduto
al tuo fianco, meno fortunato di te, c’è rimasto secco.
A 14 anni è facile
indossare l’abito del duro, per essere ammirati all’interno di quel
recinto che viene prima di ogni altra cosa, della famiglia, il cui
rapporto è rarefatto, con gli insegnanti è fittizio, mentre con gli
“amici” è vitalizzato da “segni e scatti” che caratterizzano il
plotone, al punto da relegare in un angolo il morso della colpa,
della vergogna, un fastidio delle regole percepite per ripudiarle
alla bisogna.
“Io non ho paura di
niente, non mi fido di nessuno, il mondo è popolato di gente che è
lì per fregarti”.
Proprio questo modo
di pensare e di agire nell’illusione di risolvere da soli i
problemi, conduce allo sbaraglio, a imbattersi improvvisamente con
la realtà aspra dei dazi da pagare, perché questo è certo, prima o
poi si pagano e molto pesantemente.
Il carcere non è
quello della televisione, non sbarra il passo ai soliti che non
siamo noi, spesso al più furbo toccherà conoscere la solitudine di
una cella, le miserie che vi sono ristrette e contenute, se
continuerà a guarderà allo sfigato di turno come a una cosa, a un
animale, a cui è possibile rapinare la dignità e il rispetto, intesi
come prodotti reperibili al supermercato dei sentimenti.
Non ci troviamo
casualmente in questa comunità, dove centinaia di ragazzi affrontano
quotidianamente la salita, per affrancarsi dall’abbandono a se
stessi, dalla rabbia di un momento o di anni umiliati e sconfitti.
“Tu a 14 anni hai
capito tutto quanto, io che ti sto parlando ho impiegato una intera
vita spesa male per rendermi conto che il futuro non è un
palcoscenico da cui puoi salire e scendere a piacimento, o un’
abitudine a privilegiare la via più corta e facile, ma lastricata
di sfigati, come dici tu, lasciati indietro senza un sussulto di
DIGNITA’.