|
|
COME RUMORE
DI CARTA SFOGLIATA Sento e vedo migliaia di persone, di ogni colore e
nazione, diagnosticare terapie politiche e sociali per stabilizzare
diritti e democrazie in paesi dilaniati dalla ferocia della povertà,
dall’ingiustizia oramai globalizzata, che non sottrae religioni e dei
dal taglione del mors tua-vita mea. Guerre e stragi, uomini in armi e bambini depredati
di ogni sorriso, terre divise e derubate dei propri confini, inni alla
pace gridati a tempo di musica, e richieste di giustizia licenziate con
qualche parola travestita di compassione. L’Africa è in fiamme, il Medioriente tra le macerie,
persone in marcia per la pace, altrettante in guerra per difenderla,
altre circondate e maltrattate, per distribuire equamente il residuo di
giustizia. Specialisti in relazioni spediti qui e là, equazioni
e sottrazioni della comunicazione a supporto delle percentuali e delle
statistiche, tutte ben contenute nella negazione del dato esponenziale,
che accerta l’odio e la vendetta covare sotto il primo strato di pelle,
che non si vede, ma si muove sotto carico, pronto a esplodere a ogni
nuovo giorno. Scacchieri e pedine si muovono lentamente intorno a
paesi dimenticati, città violentate, popolazioni abbandonate in confini
inventati e frontiere frantumate. Il Far West non è poi così lontano, moltiplicato per
mille, nelle sue nefandezze inenarrabili. Neppure l’immaginario collettivo riesce a delinearne
i contorni, la proporzione di quelle macchie, sagome indistinte, ma in
continuo spostamento, il tremore della terra, al suo avanzare e
ritrarsi. Poi, ecco improvvisi i colpi sordi, come i cannoni di
ultima generazione, botti ripetuti, alle spalle, tra le scapole, in
mezzo agli occhi, a liquidarne lo zoccolo, quello più duro, fino a
estinguerne lo sguardo in alto, la fierezza ridotta a souvenir di tanti
uomini stanchi delle catene e dalla costrizione a un silenzio
disperante. Le nazioni, i paesi, le città, ridotte a periferie di
oggi, sono un ricordo sbiadito delle democrazie di domani, schiacciate
dalle tante parole che sono state dette, dalle recinzioni che sono
sopravvenute, costruite a misura per non ascoltare. Ma a ben pensarci, delle libertà di ieri, ne
rimangono pochi limpidi esemplari, ma ci sono ancora, per non farci
cadere all’indietro, nel vuoto della memoria. Pochi esemplari-riferimenti certi e in bella vista
nella prateria dimenticata, a sfidare i fucili, i tanti cuori pavidi, i
governi dell’insignificanza sociale, dei poteri esposti controvento, per
meglio difendere la propria inadeguatezza. Come ho scritto tanto tempo fa, le nazioni dei
bisonti non esistono più, bivaccano in una sorta di grande letteratura,
intorno c’è il rumore della carta sfogliata controvoglia, dentro la noia
più impaziente, pagine di storia sradicate dalla miserabilità umana. Da questa maledetta solitudine
del sangue, i tanti e troppi paesi in guerra, gli stati coinvolti per
diffondere la pace e la democrazia, dovrebbero imparare qualcosa di più
davvero da questa assenza,
divenuta presenza costante, un insegnamento a non dissolvere
l’opportunità della riflessione (ancor prima dell’azione), quella che
parte dal cuore, per sentire davvero il bisogno e la necessità di una
libertà che appartenga a tutti, indipendentemente dalla religione e dal
portafoglio che ognuno professa.
Vincenzo Andraous |
La pagina
- Educazione&Scuola©