L'ADIGE
lunedì, 2 luglio 2001 - p. 11, Cultura
Veronese catapultata in Sicilia, grande amica di Alexander Langer
«Occorre investire il massimo delle risorse nel luogo che ha il massimo di responsabilità nella formazione della persona». Il sito «Educazione»
«In
cerchio» e al centro la scuola
La straordinaria figura di Nadia Scardeoni
di LAURA ZANETTI
Mettiamoci in cerchio» con Nadia Scardeoni.
Educazione&Scuola, htpp://www.edscuola.com
è il sito che contestualizza una preziosa esperienza digitale.
Educazione&Scuola, un sito prevalentemente tecnico, ricchissimo e
quotidianamente aggiornato sui documenti ufficiali della Scuola e provvisto di
una sezione rubriche.
Di queste, una in particolare, è merItevole d’essere segnalata, per la grande fertilità comunicativa: «Interlinea… con» (http://www.edscuola.com/interlinea.html) curata da Nadia Scardeoni che, come lei spiega «nasce dal desiderio di valersi della straordinaria potenzialità della rete per realizzare un progetto di educazione all’interculturalità, di educazione alla legalità democratica».
Straordinaria potenzialità della rete, certo! Soprattutto straordinaria potenzialità della curatrice che pur tacitamente, per quel «vincolo del pudore» che è fra le sue note dominanti, si attesta tra le più luminose intelligenze al femminile del contemporaneo.
Pur senza alcuna scuola specifica alle spalle, i suoi scritti di saggista, opinionista e giornalista di razza, trovano immediata pubblicazione. Menzionabili per l’incisività e la profondità dei temi trattati, le sue interviste per «Ecole» a Nino Caponnetto, Mario Lodi, Tullio di Mauro, Eugenio Turri, Serge Latouche, Anna Finocchiaro e le più belle pagine mai scritte, in memoria di Alexander Langer, in «La Pace e la Guerra»: pagine palpitanti in cui traduce con i tratti essenziali del dolore la perdita dell’amico e, con lui, della speranza di un diverso modo di fare politica.
Insostituibili e inquietanti e quindi presto rimossi dalla «società politica» quei possenti convegni da lei curati: «Scuola e Democrazia» (Firenze ’94), «I figli della frammentazione educativa» (Verona ’94), «La Riforma che non c’è» (Verona 95).
Nadia Scardeoni, mantovana di origine, «siciliana» d’adozione, come molti creativi, possiede un «curriculum studi» apparentemente disorganizzato, ma sostanzialmente coerente, dentro una singolarissima esperienza intessuta di variegati interessi culturali e artistici, che ama soprattutto condividere, attraverso l’etica del dono.
In quella sua famiglia mantovana, dal forte temperamento artistico, catturata anch’ella dalla bellezza dell’arte, Nadia Scardeoni Palumbo nasce anzitutto pittrice. Ma quando percepisce che «la creatività è stata deviata in artificio, ........si è spezzata ovunque per la furbizia di chi ne ha tratto vantaggio, .......non più arte come fonte inesorabile di benessere: la comunicazione di sé ed il fare comune,......... ella emette il suo primo "bollettino di guerra"».
È l’inizio di un cammino controcorrente, che sarà poi la cifra della sua intensa vita intellettuale, il suo versare speranza e concretezza nell’integrazione pittorica (il restauro) al servizio dei grandi maestri dell’arte: Bassano il Vecchio, Tiepolo, Farinati. Cosa che le farà scrivere: «L’arte è energia libera da dazi, non sopporta gabelle e tantomeno gabellieri e deve ritornare all’umanità perché l’artista attinge alla memoria collettiva».
Bellissimi quei suoi «strappi» filosofico-letterari con i quali ella si pone di fronte al maestro e alla sua inconoscibilità, in profondo dialogo per meglio servirlo nel recupero della sua arte.
In «Arte al servizio dell’Arte» Nadia Scardeoni definisce il restauro quale «arte sublime per eccellenza affinché la storia dei popoli non vada smarrita dentro i demenziali miraggi dell’epoca contemporanea».
Collabora dal ’99, al «Bollettino telematico dell’arte», Università della Sapienza, (http://www.bta.it), con ritratti di donne artiste.
Arte e scrittura, un binomio in lei inscindibile con «funzione sociale» che trasferisce già negli anni ’80 nelle progettualità e sperimentazioni didattiche in un’epoca di grande aridità politica, indicando le priorità che si imponevano per una conversione radicale sulle problematiche scolastiche a partire dal Sud dell’Italia, di cui Palermo diventa metafora essenziale.
Questo, dopo aver ben indagato la Sicilia. Alla maniera, potremmo dire, di Leonardo Sciascia: la capacità di penetrare dentro le concrezioni culturali di quella terra, comprendendo che la «solitudine storica» nasce dalla «solitudine esistenziale» e che solo attraverso l’abbandono dell’ignoranza è possibile colmare i vuoti lasciati in Sicilia dallo Stato.
“..Palermo “ ..scriverà.. ”è l’incontro irrisolto di esperienze storiche,sociali ed economiche..e così accade che dentro il cerchio di poche centinaia di metri,convivano,apparentemente senza scandali, nelle “pietre” e nelle persone le espressioni della più raffinata cultura e la “cultura del deserto”, dell’abbandono, del degrado istituzionale, sociale, culturale. Un deserto “sui generis”, brulicante di vita,sottoposto alle leggi ancestrali per la sopravvivenza, strette con l’altra legge, quella non scritta, ma così drammaticamente viva e vera della cultura mafiosa..”
“Mettiamoci in cerchio”, pubblicato allora, in un giornale di frontiera: “Quattrocanti”, è il suo primo scritto politico “..una forma …… di fantasia al potere” ed anche il suo secondo “ bollettino di guerra”: la sua ufficiale entrata in politica con “la Rete”, il suo partire dal basso, scandagliando i luoghi del disagio palermitano: in primis il carcere Malaspina dove 1500 minori, tra i 14 ed i18 anni, entrano annualmente in area penale, ”…..nella città dove la piaga della disoccupazione produce effetti più letali della condanna, tra l’incuria politica e l’arroganza illegale..” E per Ecole scriverà “…dopo anni di frequentazioni in questa città, di incontri, letture…..solo oggi, dopo questo “affondo” ho lo squarcio che svela la vastità del campo di battaglia con tutti i suoi feriti e le sue innocenti“ morti bianche.”
In quel documento del ’93 presentato al Comitato nazionale per l’Unità
di lavoro nazionale dell’Educazione, da lei presieduta, Nadia Scardeoni
Palumbo presenta “il conto” con incisiva puntualità: “Occorre
investire il massimo delle risorse possibili nel luogo che, in ogni società
democratica, ha il massimo della responsabilità nella formazione della persona.
…
“…… Per quanto concerne il piano più strettamente pedagogico, di fronte
alla complessa problematicità del già esistente e ai sempre più vorticosi
ritmi di mutamento del reale scientifico, economico politico e sociale
l'obiettivo prioritario e qualificante di ogni attività educativa, non più
disattendibile, riguarda la formazione della duttilità e autonomia del pensiero
che si esprime in capacità di accogliere, interpretare e governare i
cambiamenti, all'interno di un processo globale di educazione permanente.
Questa necessità sposta la priorità dell’intervento educativo dal piano
dalla trasmissione dei contenuti a quello delle metodologie educative
finalizzate. Da queste considerazioni emerge che la formazione e la
qualificazione della classe docente, di ogni ordine e grado, e di tutto il
personale direttivo deve essere adeguata e ciò costituirà il punto
qualificante del nostro impegno e l'obiettivo prioritario di un progetto
politico/culturale che non si limiti a dare risposte amministrative o
burocratiche, come avviene da decenni, ma che sappia affrontare la questione
educativa nella sua integrità. - Roma, ottobre 1993 (http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/docu.html)
Un documento che segna una tappa fondamentale nella progettualità pedagogica per “…una scuola che,da sola, non può assoggettarsi il carico di tutti i fattori di degrado che vi si riversano, ma che deve diventare il punto qualificato dello “scambio”, il luogo cioè, dove le dinamiche negative, anziché essere emarginate o ignorate,vengano riconosciute, denunciate e indirizzate verso le opportune soluzioni…non ci sfugge che i costi della prevenzione siano alti, ma sono il solo investimento possibile per convertirci ad un futuro vivibile, diverso da quello annunciato..”
Quel documento, quelle concrete proposizioni del “ Mettersi in cerchio”, applicabili come modello pedagogico anche in campo politico, avevano catturato l’interesse entusiasta di Alexander Langer per la loro promozione in sede europea.
“Il cerchio”, dice Nadia Scardeoni “non ha inizio, non ha fine ,comincia e termina dappertutto, ricurvo in se stesso: è una figura sincera, forte e solidale.”
In questo suo canto filosofico, che è l’espressione del suo agire, vi è tutta la forza dell’artista: “..di colui che costruisce l’oggetto della sapienza creativa: il dono: Oltre il dono c’è tutto il resto…”
Finita l’esperienza politica nella “Rete“, Nadia Scardeoni
Palumbo non ha mai smesso di “divulgare” i principi della Ragione, e ha reso
tangibile in “rete” il suo dono: “Interlinea…con” nella
speranza di scuotere le coscienze, anticipando con le sue riflessioni, i
brevi racconti, le poesie, gli interventi critici, la cronica incapacità delle
nostre istituzioni di rimuovere le contraddizioni che stanno alla base di
decennali fallimenti: Vogliamo provare a “Rimetterci in cerchio”, alla
maniera degli antichi, in chiave moderna?
Con Nadia Scardeoni Palumbo…. “http://www.edscuola.com/interlinea.html”
LAURA ZANETTI