332 pag., Lit. 32.000 - Edizioni Einaudi (Supercoralli)
Prologo
Mia moglie si è sparata ieri pomeriggio.
O almeno questo è quanto ritiene la polizia, e io interpreto la
parte del vedovo affranto con entusiasmo e con successo. Vivere con
Sarah mi ha insegnato a ingannare me stesso, e l'ho trovato anch'io,
come lei, un eccellente modo per imparare a ingannare gli altri.
Naturalmente io so che lei non ha fatto niente del genere. Mia
moglie era troppo equilibrata, troppo ancorata al presente per
pensare di farsi del male. È mia opinione che non si sia mai
preoccupata di quello che aveva fatto. Era incapace di provare
rimorso.
Sono stato io a ucciderla.
E non per i motivi che potreste immaginare. Il nostro non era
affatto un matrimonio infelice, anzi.
Sarah è stata, fino a ieri, un'ottima e affettuosa moglie,
perché, sotto certi aspetti, era profondamente coscienziosa.
È buffo, vero? Come in una persona possano coesistere valori
totalmente contrastanti senza turbarla. Almeno apparentemente, mia
moglie era l'essenza del rigore, della correttezza e della
serenità. "Si è dedicata senza riserve a quest'isola e ai
suoi abitanti", dirà di lei domani il cappellano, e avrà
ragione. Sarah aveva molte virtù, e la principale era uno strenuo
senso del dovere reso più amabile dalla serenità con cui lo
perseguiva. Così sarà ricordata. E la serenità non era una
prerogativa soltanto sua: sapeva rendere serena anche la vita di chi
le stava accanto: serena; ordinata; e sicura. Naturalmente era una
sicurezza alle sue condizioni; ma quando l'ho sposata avevo bisogno
di certezze a qualunque costo, e quelle che mi ha dato lei sono
durate più di quarantacinque anni.
Se mi conosceste, non direste che sono il tipo dell'assassino.
Non mi considero certo un uomo violento, e non penso che l'aver
ucciso Sarah modificherà questa opinione. Dopo settant'anni su
questa terra, conosco i miei difetti, e la violenza, perlomeno in
senso fisico, non è tra questi. Ho ucciso mia moglie perché lo
esigeva la giustizia; e uccidendola ho ristabilito almeno una specie
di giustizia. O no? I dubbi mi tormentano; le antiche ferite si
riaprono. La mia ossessione per il peccato e la punizione, messa a
tacere in modo molto imperfetto tanto tempo fa, torna a farsi
sentire. Mi scopro a chiedermi quale diritto avessi di giudicare
Sarah, e quanto più duramente sarò giudicato per aver giudicato
lei; per averla giudicata e punita in un modo in cui io non sono mai
stato giudicato e punito.