Caro
Ministro...
dalla Mailing List di Educazione&Scuola
a cura di Nadia Scardeoni
AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
PROF. LUIGI BERLINGUER
Carissimo Ministro Berlinguer,
Le allego le domande scritte in collaborazione con i colleghi di E&S, come Le ho anticipato a Verona, durante i lavori di Job, e che Lei gentilmente ci ha accordato, per le quali sollecitiamo una Sua attenta risposta. Nell'attesa Le rinnoviamo la nostra fiducia nel cambiamento di cui Lei si è fatto interprete.
Grazie per l'attenzione.
Nadia Scardeoni
Carissimo Ministro , come pensa di garantire il diritto alla qualità della scuola che è sostanzialmente tutelato dal corretto rapporto pedagogico e quindi anche da un corretto rapporto numerico docente/discenti- quando la finanziaria propone soluzioni di segno opposto sia per quanto riguarda linserimento di alunni portatori di handicap che attraverso la mancata definizione del numero di alunni per classe?
Nadia Scardeoni, Edda Foggin
Caro Ministro perché mai "glissa" il mondo della scuola (=studenti e docenti) tutte le volte che ne ha l'occasione? Mi spiego la vediamo e la sentiamo parlare di noi in convegni, meeting e quant'altro ma... tutte le volte che un serio confronto a quattr'occhi potrebbe delinearsi... i suoi mille impegni "la costringono" a defilarsi o ad ignorare chi vive la scuola:
vedi
- la commissione saggi,
- la costituenda commissione per l'autonomia
- le delegazioni studentesche che vorrebbero chiarimenti sulle sottigliezze verbali tra "scuola privata e scuola a prevalente interesse pubblico"
Perché ministro , contrariamente a quello che afferma, di fatto ci offre una scuola "militarizzata" in cui tutto si decide nelle segrete stanze?
cordialmente,
anna balducci
Caro Ministro
alle soglie del terzo millennio, non le sembra ancora troppo vincolante e anacronistica la contrapposizione storica fra la scuola "confessionale" e quella "aconfessionale"? La scuola non dovrebbe essere un luogo in cui perseguire l'obiettivo del superamento delle disuguaglianze? Gli intellettuali della sinistra, "progressisti", hanno mai sostenuto una tale concezione?
2] La spesa pubblica è indubbiamente un dato da ridimensionare e CIÒ sembra valere anche per quella scolastica. Come conciliare allora questa esigenza con quella, diametralmente opposta, di una formazione qualificata e qualificante che faccia sentire i suoi benefici influssi sulla edificazione della nostra futura società civile ?
3] Non crede che investire moltissimo nel settore dell'istruzione e con obiettivi di lunghissimo periodo (tenuto conto anche del momento favorevole dovuto alla contrazione della popolazione scolastica), oltre ad avere delle positive ripercussioni sull'economia e sulla socialità, possa anche contribuire a risolvere l'annoso problema dei precari? Oppure ritiene facilmente ed economicamente rimpiazzabile una così consistente risorsa di esperienza ?
4] Quali sono gli obiettivi (con quali priorità, strumenti e metodi) di breve, medio e lunghissimo termine che intenderà' perseguire attraverso l'attuale politica scolastica ?
Davide Suraci
Cara Ministro le domande da rivolgerLe sarebbero come minimo un milione, ma ormai siamo così stanchi che verrebbe voglia di porgliene solo una: Com'è che in Svizzera (che certo sul piano scolastico non è più scarsa di noi) non hanno mai avvertito l'esigenza di darsi un Ministero della P.I.?
Le prime che mi vengono in mente (ma quelle dei precari saranno sicuramente più' urgenti delle mie) sono le seguenti:
1. Il Ministero s'è impegnato ad aggiornare i dirigenti scolastici in previsione della futura gestione della scuola dell'autonomia. Com'è che non riesce ad accettare l'idea, molto più' pratica e meno dispendiosa, di assegnare al Collegio Docenti il potere di eleggere il proprio dirigente scolastico, conferendogli l'incarico per almeno un triennio?
2. Perché le scuole non vengono messe in grado di poter "vendere" i propri servizi (corsi di formazione, utilizzo di laboratori, strutture ecc.) o i propri beni (si veda p.es. la produzione di cd-rom), esattamente come un'azienda, a prezzi di mercato? Oggi gli istituti non sono proprietari neppure dei servizi di ristorazione al loro interno!
3. Oppure, se è così difficile immaginare una "scuola-azienda", perché non agevolarci nei pagamenti dell'IVA, del copyright, degli abbonamenti alla Rai e alle riviste ad uso scolastico, nell'acquisto delle licenze del software, nell'accesso ai musei, nei viaggi d'istruzione all'estero ecc.?
4. Col decreto sul Novecento si è finalmente introdotto uno studio più' sistematico di questo periodo storico. Ma qual è stato il risultato? Non avendo modificato (o data la possibilità' di farlo) la didattica della storia (e quindi l'impostazione dei libri di testo), ci si ritrova a fare in maniera nozionistica anche il Novecento!
5. Per quale ragione il Ministero continua a ribadire lobbligatorietà' dell'adozione dei libri di testo, quando poi mostra di rendersi perfettamente conto che in una scuola dell'autonomia (che presume una grande diversificazione di strumenti didattici) questa regola non ha più' ragione di esistere?
6. Qual è la sua opinione sulle ore di 60 minuti? Le ritiene fattibili con le 36 ore settimanali che i ragazzi di molti Istituti tecnici e professionali già adesso si fanno?
7. Non le sembra ridicolo incentivare gli insegnanti che lavorano in commissioni, in corsi di formazione (escludendo quelli della 282), per la "scuola aperta" ecc. con L. 19.100 lorde l'ora (come da ultimo contratto)?
8. Chi deciderà' i criteri per stabilire nella scuola dell'autonomia la differenza tra "materie fondamentali" ("caratterizzanti") e "materie facoltative"? Il Ministero o i singoli istituti o entrambi?
Enrico Galavotti
Sono un Preside incaricato nella scuola media, con quattro anni di incarico. Vorrei chiedere al Ministro, che cosa ha intenzione di fare di noi Presidi incaricati nel contesto della drastica riorganizzazione in corso e dell'autonomia. Se intende, come si dice, farci ritornare all'insegmamento, con gravi effetti negativi per tutti, o valorizzare la nostra esperienza, acquisita sul campo, facendoci partecipare al corso di formazione per la dirigenza.
Vito Crocchiolo
Egregio Signor Ministro
in troppe occasioni la nostra scuola è tale sole nel nome, le conoscenze e la formazione umana e civile risultano eccessivamente carenti e tuttavia l'istituzione continua a rilasciare titoli di studio a valore legale.
La riforma della scuola non dovrebbe prevedere un affidabile sistema per dare un sicuro significato al titolo di studio a valore legale?
Orazio Casella
1) L'abolizione degli esami di riparazione sembrava una misura risolutiva che eliminasse il "malcostume" delle lezioni private, ma non si pensò alle modalità con cui l'allievo dovesse sanare le carenze.
Vennero gli I.D.E.I. che, nello spirito, potevano essere ottimo strumento.
In realtà l'esiguo numero di ore assegnate alle singole discipline è una farsa che offende utenti e operatori perché non viene sanata nessuna carenza! Si è solo svuotato ulteriormente il significato formativo della scuola di Stato.
Come pensa il sig. Ministro di intervenire?
2) Invece di sovvenzionare la scuola privata perché non si pensa di valorizzare la scuola statale, migliorando lo status dei docenti, curando una seria opera di aggiornamento, procedendo ad un attento riesame dello stato economico del docente e senza disperdere in mille rivoli i fondi (circa 1000 miliardi) dedicati a non meglio indentificate attività di incentivazione?
3) Ultimo quesito di natura squisitamente burocratica: l'IPSIAM Colombo di Catania è stato aggregato allo ITN della stessa città e di fatto da oltre due mesi non è stato possibile svolgere lezioni in quanto la struttura ospitante necessità di alcune modifiche dei locali che la Provincia Regionale, nel suo atavico immobilismo, rimanda "sine die".
Non crede il sig. Ministro di dover prontamente intervenire affinché sia garantito ai nostri allievi il diritto allo studio già troppo a lungo bistrattato?
Angela Chillemi
Cara Nadia, vorrei chiedere al Ministro:
1) se non ritenga utile per il futuro, anche al fine di una preventiva azione di smorzamento delle proteste studentesche, coinvolgere maggiormente, con opportuni strumenti partecipativi, il personale della scuola nelle scelte di politica scolastica di particolare rilevanza, o quanto meno prevedere ed assicurare una più adeguata e tempestiva informazione in itinere che, anche solo attraverso una migliore e diffusa conoscenza delle motivazioni alla base dei provvedimenti, potrebbe consentire il superamento di eventuali posizioni di contrapposizione.
2) premesso che presso l'Istituto "A. Masullo" di Nola (Napoli), esiste il doppio turno da almeno venti anni, che non si è riusciti ad eliminare completamente nonostante il calo delle iscrizioni e le varie azioni intraprese soprattutto nei confronti dell'Amm. Prov.le, se non reputi tale situazione fortemente penalizzante, anche in relazione alle innovazioni in atto, per la comunità scolastica e per le famiglie degli allievi e quali suggerimenti, pur non conoscendo la realtà locale, ritenga utile dare, anche alla luce di eventuali nuove disposizioni (piani di intervento, fondi resi disponibili, ecc.), per l'eliminazione del problema in questione.
Francesco Sommese